‘FARE FAMIGLIA’ IN COMUNITA' PER MINORI: FORME DI ORGANIZZAZIONE E PARTECIPAZIONE INDICE – VOLUME I RINGRAZIAMENTI pag. VII INTRODUZIONE pag. IX PARTE I: IMPIANTO TEORICO pag. 1 CAPITOLO 1: LE COMUNITÀ PER MINORI pag. 3 1.1 Introduzione pag. 3 1.1.1 Che cos‟è una comunità per minori pag. 4 1.1.2 Obbiettivi delle comunità per minori pag. 9 1.1.3 Principali dati pag. 11 1.1.3.1 Le comunità per minori in Italia pag. 13 1.1.3.2 I minori ospitati: ragioni dell’allontanamento e caratteristiche della popolazione pag. 19 1.1.3.3 La situazione del Comune di Roma pag. 23 1.1.4 Vincoli giuridici e regolamentativi pag. 27 1.1.5 Comunità e istituti per minori pag. 29 1.1.5.1 L’istituto per minori come istituzione totale pag. 31 1.1.5.2 La deprivazione da istituzionalizzazione pag. 32 1.1.5.3 Principali differenze fra istituti e comunità per minori pag. 34 1.1.6 Aspetti critici pag. 36 1.1.7 Criteri per la valutazione pag. 38 1.2 La letteratura psico-sociale sul fenomeno pag. 42 1.2.1 Studi clinici pag. 42 1.2.2 Studi sociali pag. 45 1.2.3 Studi organizzativi pag. 49 1.2.4 Studi di outcome pag. 53 1.2.5 Aree di sviluppo teorico pag. 56 1.2.6 Aree di sviluppo metodologico pag. 57 1.3 Le sfide dell’approccio alle comunità per minori pag. 58 CAPITOLO 2: LA PSICOLOGIA CULTURALE DELLE ORGANIZZAZIONI, DEI GRUPPI E DELLA FAMIGLIA pag. 61 2.1 Introduzione pag. 61 2.2 L’organizzazione nella prospettiva culturale pag. 62 2.2.1 La psicologia culturale delle organizzazioni pag. 64 2.2.2 Cognizioni organizzative pag. 66 2.2.3 Comunità di pratiche: apprendimento é partecipazione pag. 68 I 2.3 Gruppi e interazioni sociali: il contributo della psicologia discorsiva pag. 69 2.3.1 Gruppi primari e interazioni sociali pag. 70 2.3.2 Strutture di partecipazione nelle interazioni sociali pag. 71 2.3.3 Thinking space come fattore di sviluppo pag. 72 2.4 Famiglie e ‘fare famiglia’ in un’ottica evolutiva pag. 74 2.4.1 Tante famiglie, tante definizioni pag. 74 2.4.2 I processi di socializzazione in famiglia pag. 79 2.4.3 Le interazioni familiari a cena: uno sguardo situato pag. 81 2.5 Obbiettivi teorici della ricerca pag. 85 2.6 Verso una metodologia teoricamente ‘situata’ pag. 86 PARTE II: DENTRO LA RICERCA pag. 89 CAPITOLO 3: IMPIANTO METODOLOGICO pag. 91 3.1 Introduzione pag. 91 3.2 La negoziazione della ricerca in ottica riflessiva pag. 92 3.2.1 La negoziazione della ricerca con le istituzioni: aspetti critici e riflessivi pag. 93 3.2.2 La negoziazione della ricerca con le comunità: fasi e strumenti pag.98 3.1.2.1 Incontri di negoziazione con i coordinatori pag.99 3.1.2.2 Incontri di negoziazione con gli operatori pag. 103 3.1.2.3 Il consenso informato come strumento ‘critico’ pag. 109 3.1.2.4 Incontri di negoziazione con i minori pag. 111 3.2.3 Questioni etiche pag. 114 3.3 Costruzione del corpus di dati pag. 117 3.4 Procedure analitiche pag. 119 3.5 L’etnografia organizzativa come scelta metodologica situata pag. 120 3.5.1 Le osservazioni etnografiche in comunità pag. 123 3.5.1.1 Osservazione in casa: problemi di posizionamento pag. 126 3.5.1.2 I ragazzi come piccoli etnografi: un gioco ‘situato’ pag. 129 3.5.1.3 Osservare a più sensi: il gusto di stare in comunità pag. 132 3.5.2 Le interviste narrative ai responsabili pag. 134 3.5.3 La raccolta di documentazione ambientale pag. 135 3.5.4 Prima restituzione agli operatori: i dati come strumenti di ri-negoziazione pag. 136 3.6 Video-riprese delle cene in comunità: scelte metodologiche e analitiche pag. 137 3.6.1 L‟analisi conversazionale come strumento analitico pag. 143 3.6.1.1 Questioni di trascrizione pag. 145 CAPITOLO 4: UN’ANALISI ORGANIZZATIVA E STORICA DELLE TRE COMUNITÀ pag. 149 4.1 Introduzione pag. 149 4.2 Comunità Staff: il funzionamento organizzativo come investimento pag. 150 4.2.1 Evoluzione storica: dalla residenzialità „rimpianta‟ alla turnazione giornaliera pag. 155 4.2.2 Funzionamento organizzativo pag. 168 4.3 Comunità Famiglia: tra famiglia e comunità pag. 170 II 4.3.1 Evoluzione storica: da volontari a famiglia nella casa-famiglia pag. 174 4.3.2 Funzionamento organizzativo pag. 185 4.4 Comunità Religiose: tra istituto e comunità pag. 187 4.4.1 Evoluzione storica: le eredità del delicato passaggio da istituto a comunità pag. 194 4.4.2 Funzionamento organizzativo pag. 199 4.5 Riassumendo… pag. 201 CAPITOLO 5: FUNZIONAMENTO ORGANIZZATIVO E DIMENSIONI ISTITUZIONALI pag. 203 5.1 Introduzione pag. 203 5.2 Spazi: il peso dell’eredità istituzionale pag. 204 5.3 Tempi di vita: dalla parte del bambino o dell’organizzazione? pag. 208 5.4 Presenza degli adulti e pratiche comunicative pag. 213 5.4.1 Stabilità versus turnazione pag. 214 5.5 La famiglia d’origine come interlocutore del processo di collocamento pag. 224 5.5.1 Teorie implicite della famiglia d‟origine: la parola agli operatori pag. 224 5.5.2 Pratiche organizzative di contatto con la famiglia d‟origine pag. 229 5.5.3 Pratiche di interazione con la famiglia d‟origine pag. 234 CAPITOLO 6: FARE FAMIGLIA ATTRAVERSO LA PARTECIPAZIONE AI SISTEMI INTERATTIVI pag. 241 6.1 Forme di partecipazione nelle comunità per minori pag. 241 6.2 Sistemi interattivi ‘centripeti’ pag. 243 6.2.1 Quando animare e disturbare sono le opzioni partecipative alla preghiera pag. 243 6.2.2 Partecipare alle regole: un modello di socializzazione „centripeta‟ pag. 247 6.2.3 Posizioni, appellativi e competizioni interattive pag. 253 6.2.4 Caratteristiche del sistema „centripeto‟ pag. 262 6.3 Sistemi interattivi ‘aperti’ pag. 263 6.3.1 Essere autori di una preghiera pag. 264 6.3.2 Partecipare al processo regolativo: diversi modelli a seconda della funzione del sistema pag. 267 6.3.3 Ruoli discorsivi, attività e funzioni del parlato pag. 271 6.3.4 Costruire il lessico familiare pag. 279 6.3.5 “Lo faccio per il tuo bene”: account e affetto pag. 282 6.3.6 Caratteristiche del sistema „aperto‟ pag. 287 6.4 Fare famiglia attraverso la partecipazione pag. 287 PARTE III: LA RICERCA AL FUTURO pag. 291 CAPITOLO 7: CONCLUSIONI, INDICAZIONI PRATICHE E RESTITUZIONI pag. 293 7.1 Innovazioni metodologico-analitiche della ricerca pag. 293 7.1.1 Fare ricerca in comunità per minori: sfide e indicazioni pag. 294 7.2 Comunità per minori e interpretazione del mandato sociale pag. 296 III 7.3 Si ‘fa famiglia’ in casa-famiglia? pag. 299 7.4 Indicazioni per una valutazione ‘situata’ delle comunità per minori pag. 302 7.4.1 La de-istituzionalizzazione in pratica pag. 302 7.4.2 Verso la costruzione di buone prassi interattive in comunità pag. 303 7.5 Restituzioni dei risultati pag. 304 7.6 Punti critici di lavoro futuro pag. 305 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI pag. 307 APPENDICE: IL SISTEMA DI TRASCRIZIONE JEFFERSONIANO pag. 331 IV INDICE VOLUME II – ALLEGATI ALLEGATO 1: MODELLO DI DISCUSSIONE PER LA NEGOZIAZIONE DEL CONSENSO CON GLI OPERATORI DELLE COMUNITÀ pag. 3 ALLEGATO 2: CONSENSO INFORMATO pag. 5 ALLEGATO 3: TRASCRITTO INTERVISTA AL COORDINATORE DELLA COMUNITÀ STAFF pag. 7 ALLEGATO 4: TRASCRITTO INTERVISTA AI COORDINATORI DELLA COMUNITÀ FAMIGLIA pag. 39 ALLEGATO 5: TRASCRITTO INTERVISTA ALLE COORDINATRICI DELLA COMUNITÀ RELIGIOSE pag. 53 ALLEGATO 6: TABELLA ACCOGLIENZE COMUNITÀ STAFF pag. 75 ALLEGATO 7: TABELLA ACCOGLIENZE COMUNITÀ FAMIGLIA pag. 77 ALLEGATO 8: TABELLA ACCOGLIENZE COMUNITÀ RELIGIOSE pag. 79 V VI RINGRAZIAMENTI Non potrebbe che essere il primo il ringraziamento che devo a Cristina Zucchermaglio, tutor inflessibil(ment)e al mio fianco in questi anni. Ti devo – lo so – quintali di pazienza, di ansie subite, di richieste di consigli, di sorrisi e di: «Tranquilla Marzia!». Il mio è un grazie sincero, di cuore, per essermi sempre stata vicina come „capo‟ e come amica. Grazie ad Alessandra Fasulo per gli spunti analitici, la spinta all‟internazionalizzazione e la simpatia mostratami. Ringrazio, inoltre, tutto il corpo docenti del Dottorato in Psicologia dell‟Interazione, della Comunicazione e della Socializzazione, dal quale mi sono sempre sentita sostenuta e stimolata. Grazie in particolare a Clotilde Pontecorvo che mi ha ascoltata e finanziata (fondi permettendo!) nelle mie „scorribande‟ scientifiche. Grazie a Francesca Alby per le sue sofisticate osservazioni sul materiale raccolto e per l‟incoraggiamento. Un ringraziamento particolare va a Lucia Lumbelli e a Giuseppe Mantovani, che con le loro indicazioni mi hanno spinto, l‟una, a ragionare in termini scientifici, l‟altro, in termini profondamente interculturali. Grazie al Center for Language, Interaction and Culture (CLIC) del Dipartimento di Antropologia dell‟Università UCLA dove ho svolto un periodo di ricerca. In particolare, grazie a Alessandro Duranti, a cui devo uno dei principali punti di svolta nelle mie ipotesi, a Candy e Chuck Goodwin, a Elinor Ochs e, soprattutto, a Tami Kremer-Sadlik per l‟incoraggiamento e le preziose indicazioni. Grazie a Camilla Monaco e Ilaria Mancini, dalle quali ho imparato che era possibile scrivere una tesi di dottorato (e anche discuterla!) e grazie a tutti i colleghi della stanza dottorandi che mi hanno sempre accolta con il sorriso. Grazie a chi mi ha sostenuto negli anni, ai miei genitori e ai miei più cari amici e amiche. Grazie a Carolina Roggero per la copertina e per il supporto. A Nicolò, che mi ha sopportato con allegria nella difficile fase di scrittura, va un sorriso speciale.
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