La Mostra Della Pittura Ferrarese Del Rinascimento

La Mostra Della Pittura Ferrarese Del Rinascimento

©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte fronte all'incertezza del Fogolari avrebbe finito per ospitava la prosa del mio avversario, concludendo con avere la vittoria, e noi oggi lamenteremmo un danno piena mia soddisfazione la polemica, la chiamò un nobile veramente irrimediabile. dibattito. E nobile fu perchè ristretto rigidamente al Opuscoli, mi si lasci dire, definitivi, ma non acri campo obiettivo dei fatti, come è mio costume, quando affatto. Mi duole, francamente, che il Fogolari parli di abbia di fronte a me avversari che si comportino da acredine in quella discussione. Non da parte mia certo; gentiluomini. Ed ora per mio conto: nè anche, a mio riguardo, da parte altrui; non una claudite iam rivos pueri ; sat prata bibere. parola che possa pungere e che lasci intendere una animosità preconcetta. La stessa Rivista Padova, che ANDREA MOSCHETTI LA MOSTRA DELLA PITTURA FERRARESE DEL RINASCIMENTO Memoranda resterà tra le manifestazioni artistiche del anima le sale e si determinano le condizioni ideali per nostro tempo questa ricostruzione della scuola pittorica potere compiutamente esaminare ogni documento, ogni ferrarese, i cui risultati vanno al di là di una celebrazione creazione artistica. La rassegna è vasta ma non affaticante, centenaria. Essa rappresenta la più bella iniziativa attuata perchè non è stato offerto ricetto ad opere mediocri che non per esaltare ancora una volta la gloria dell'Ariosto. disimpegnassero almeno una funzione storica. Qualche Poichè se lo sviluppo dell'arte ferrarese durante la cassone di nobile stile, qualche tavolo sul quale sono Rinascenza era stato già largamente studiato, non si era esposti tal uni disegni scelti dei pittori ferraresi, qualche mai ricomposto così compiutamente il suo organismo seggiolone bastano ad animare gli ambienti, che han bei per modo che ogni parte giovasse a far meglio intendere soffitti e acquistano una sontuosità mirabile là dove le pa­ le altre, e tutte insieme valessero a favorire la risoluzione reti son tappezzate di un cupo rosso su zoccoli marmorei. dei problemi inerenti alla formazione, agli aspetti, alle Accanto ai problemi già tante volte dibattuti, altri la potenze di questa fiorita pittorica piena di carattere e di Mostra ne propone. Uno si delinea subito nelle prime fascino. La Mostra è raccolta nel Palazzo dei Diamanti, due sale, che accolgono poche ma rappresentative pit­ uno dei più singolari e cospicui edifici del Quattrocento, ture del Trecento e del primo Quattrocento: la pittura a e le opere vi sono esposte con largo respiro, con una sem­ Ferrara prima del Tura ha già il lineamento di una scuola plicità austera e distinta, per modo che un'alta dignità pittorica? In questa sede, che vuoI essere puramente FERRARA, CASA PENDA GLIA - MADONNA E SANTI (Fot. Fiorentini) ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte FERRARA, PINACOTECA COMUNALE - APOTEOSI DI S. AGOSTINO, 1378 (AFFRESCO) (Fot. Frick Art Reference Library) informativa, le questioni si possono accennare non circa 1440, dalla chiesa di S. Domenico; opere di Antonio svolgere. Tuttavia si può dire che se la pittura dal Alberti) si palesa se non proprio il segno specifico di sec. XIV al 1440 circa riflette, com'è naturale data la quella che sarà la vera scuola ferrarese, almeno una posizione geografica della città estense, caratteri emi­ predisposizione, per dir così, a quei modi e a quegli spi­ liani, veneti, veronesi, d'altra parte nell'impronta di riti, che si svilupparono sotto il potente impulso di Dona­ plasticità che spesso presenta e nel tipo umano asciutto tello e del Mantegna raggiante da Padova, e che Piero e rude (Trionfo di S. Agostino, interessantissimo affresco dalla Francesca operoso a Ferrara (si avverte nella Mostra per vigoria di resa e d'impianto oltre che per ragioni la mancanza di un'opera del grande maestro toscano: ma iconografiche, risalente al 1378, già in S. Andrea a Fer­ si comprende anche la difficoltà di procurarse1a) avvivò rara; S. Sebastiano, affresco distaccato dalla medesima con le sue preziosità cromatiche viventi nella luce. Se chiesa; affreschi con la Vita di S. Giovanni Evangelista, l'azione di Piero si rispecchia nitida, animatrice, e non 73 577 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte MODENA, GALLERIA ESTENSE - COSIMO TURA : BEATO GIACOMO DELLA MARCA (Fot. Fiorentini) ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte FERRARA, PINACOTECA COMUNALE - FRANCESCO DEL COSSA : S. GIROLAMO (Fot. Fiorentini) ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte VIENNA, GALLERIA - COSIMO TURA: CRISTO MORTO SORRETTO DA DUE ANGELI (Fot. Fiorentini) solo su opere anonime, ma anche sul Tura, il Cossa, passato invano: certi gialli lievi schiariti e raffinati mira­ il Roberti, è dubbia la penetrazione di un altro grande bilmente dalla luce, certi grigi bagnati di luce discendono maestro che pure lasciò opere a Ferrara, Ruggero van da lui: ma il Tura ha una gamma propria, con tipiche der Weyden, del quale si vede qui il Ritratto di Meliaduse notazioni in viola, che si riscontrano specie nelle prime d'Este, stupendamente inciso con un segno fine e fermo. opere, scarlatti non esasperati, brunastri negli incarnati. Forse qualche traccia se ne potrebbe avvertire nel Cossa, Circa le attribuzioni sono giustificati i due interroga­ e con maggiore evidenza in Baldassarre d'Este, però la tivi che contrassegnano nel catalogo (ottimo per il chiara inclinazione di questo artista verso la pittura fiam­ pacato e sereno carattere informativo) la Madonna di minga non sembra avere il suo fondamento in Ruggero. Ajaccio e il Cristo Porta Croce della raccolta Bonomi a Nè sapremmo avvertire precisi e penetranti testimo­ Milano, e un terzo può essere innalzato davanti al Ri­ nianze di un'azione esercitata dalle opere così mirabili tratto d'ignoto di proprietà Duween. Non solo è da fornite alla corte estense dal Pisa nello e da Jacopo Bellini, dubitare della sua genuinità in ogni parte, ma il model­ il cui Ritratto di Lionello d'Este è un mondo ben più vasto lato, il colorito, l'espressione non risultano proprio di quello pur così avvincente del caposcuola veronese. tipici del Tura. L'attribuzione riesce confortata sopra­ Del Tura, veramente il patriarca della scuola ferra­ tutto dal confronto col S. Sebastiano della Galleria di rese, sono state raccolte tante e così significative opere Dresda, che reca il nome del Costa in certa scritta da offrirne un'immagine completa, anche se qualche ebraica che si legge nel dipinto, ma che tuttavia non dipinto non è stato concesso alle insistenze degli ordi­ impedisce al Catalogo di Dresda di attribuirlo al Tura, natori. Si ha un bello osservare che egli manca di sim­ considerando l'opera del Costa limitata alle parti acces­ patia umana e di sentimento della natura, che pietrifica sorie. Certo la plasticità del modellato, lo sculturale e inaridisce la realtà, che traligna nella smorfia quando prepotente aggetto della testa fan pensare al Tura, ma la drammatizza l'espressione: tuttavia affascina. Il che figuretta d'armigero nel fondo è analoga ad altre della vuoi dire che una forza è in lui. E questa è da ricercarsi Adorazione dei Magi del Costa a Brera, e la stessa espres­ segnatamente nella visione personale della realtà e nella sione del santo, richiama Lorenzo. Però, un fondamento unità dello stile. La sua adesione al Mantegna è profon­ del Tura non si può negare. damente sentita, diviene un lineamento del suo spirito. Del Cossa non v' è molto, anche perchè la sua produzione E, d'altro canto, il sentimento della natura e dell'archi­ è meno ampia di quella del Tura, tuttavia v'ha quanto basta tettura è affatto suo. Il paese, benchè arido, nelle sue ad intendere la sua arte, più umana di quella del Tura, vaste distese prospettiche fino alla linea d'orizzonte, col più sensibile allo spettacolo della natura, pur nella sua fondo tutto, o quasi, occupato dal campo oro o dal cielo, rudezza, e nello stesso tempo monumentale. Il S. Giro­ dà la sensazione dell' infinito e conferisce distacco e ri­ lamo della Pinacoteca di Ferrara, che il Berenson dà al salto alle figure, anche se esse non raggiungono, forse, Roberti, mentre la bassa tonalità, i riflessi violacei che la monumentalità. Più viva è la soggezione a Donatello determinano un singolare mezzo coloristico concordano nel modellato a sbalzo. Per la colorazione, Piero non era con la pala di Bologna, deriva dal B. Giacomo della Marca 580 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte BUDAPEST, GALLERIA - MICHELE PANNONIO : CERERE DRESDA, PINACOTECA - TURA E COSTA (Fot. Fiorentini) s. SEBASTIANO (Fot. Fiorentini) del Tura nella Estense di Modena, come impianto e forta l'assegnazione a questo artista del S. B ernardino inscenamento. Ed è in base al riscontro col S . Girolamo e del S. Ludovico della Pinacoteca di Ferrara, enunciata che si può ascrivere al Cossa la bella Allegoria dell' Au­ dal Gombosi - e due figure allegoriche attribuite dubita­ tunno di Budapest, dal dolce viso tondeggiante, per la tivamente ad Angelo Maccagnino ne erano altri ele­ quale il Catalogo ha fatto bene ad abbandonare l'attri­ menti. E a ragione vediamo tolte al Cossa per darle al buzione a Galasso Galassi, che non aveva seria base. Il Roberti le figure di S . Caterina e di S. Girolamo della dipinto era parte di una serie di allegorie che ornavano Collezione Benson a Londra. la " delizia 11 estense di Belfiore: la Primavera del Tura Ercole de' Roberti è rappresentato con una larghezza a Londra, la Cerere del Pannonio a Budapest - che con- tale da delineare in maniera completa la sua bella figura 58r ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte di artista.

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