ISTITUTO STORICO DELLA RESISTENZA E DELL’ETÀ CONTEMPORANEA DELLA PROVINCIA DI SAVONA Studi e ricerche sulla Resistenza e l’Età contemporanea n. 28 Savona, aprile 2012 Aut. Trib. di Savona n. 463 del 27.8.1996. Poste Italiane S.p.A. sped. abb. post. - 70% - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004, n. 46). Dir. comm.: Business Savona. PRESENTAZIONE elebreremo a giorni, per la 67° volta il 25 aprile, una data scolpita nella Storia del ISTITUTO STORICO DELLA RESISTENZA nostro Paese, come l'inizio di una nuova Italia. E DELL’ETÀ C CONTEMPORANEA DELLA PROVINCIA Dopo di allora infatti e per buona parte del '900 il progresso del Paese, pur tra contrasti e DI SAVONA contraddizioni, sconfitte e successi, è stato assicurato. Negli anni che seguirono, grandi furono le conquiste democratiche: il suffragio universale, la Repubblica, la Costituzione, la ricostruzione di un paese che usciva dalla guerra distrutto, la formazione dei Partiti, strumenti di una democrazia partecipata. E non si trattò solo di libertà formali. L'Italia uscita dalla Resistenza garantirà norme in materia di economia, presenza istituzionale, nuovi diritti di cittadinanza, conquiste sociali e condizioni di lavoro per i lavoratori delle campagne e dell'industria, uomini e donne che sino ad allora vivevano in condizioni di miserie ed arretratezza ed erano state escluse dalle decisioni per le sorti del Paese. La reazione fu forte. Difesa e conquista di migliori condizioni di vita e di lavoro furono pagate a caro prezzo. La libertà fu spesso minacciata. Ma lo spirito unitario che aveva permeato la Lotta di Liberazione resistette nel Paese e pur in momenti difficili, determinati anche dalla situazione internazionale, molte prove furono superate positivamente. Abbiamo tutti presente i pericoli corsi dalla nostra democrazia di fronte ai tentativi di golpe militari, poi all'epoca dello stragismo fascista e dei Servizi deviati dello Stato, del terrorismo delle B. R. concluso con l'assassinio dell' on.le Aldo Moro. A Savona, in particolare, ricordiamo l'eccezionale mobilitazione unitaria, la vigilanza popolare che sconfisse il tentativo nel 1974 di mettere in ginocchio una città che vanta grandi tradizioni antifasciste. Ma ancora pochi anni fa i tentativi di manomettere la Costituzione, nata dalla Resistenza per stravolgerne i caratteri di democrazia rappresentativa, sono stati respinti, grazie al permanere di quel sentimento profondo che lega il popolo italiano all'antifascismo. Eppure l'attacco permane in modo rozzo e vile. Un revisionismo becero tenta di far passare la Resistenza come scontro tra ideologie sanguinarie. Per noi la Resistenza è stata la comunista Clelia Corradini, il sacerdote Nicolò Peluffo, il liberale Aldo Ronzello., il ragazzo Roberto Di Ferro e l'anziana Luigia Comotto, e tanti, tanti altri appartenenti ad ogni ceto sociale, ad ogni cultura e religione, il popolo insomma che per la prima volta nella Storia, in Italia ed in Europa, ha preso in mano il proprio destino per costruire un futuro libero e giusto. Non è dunque vano ricordare, così come facciamo in questo numero dei “ Quaderni savonesi “ alcuni temi che pur riferendosi a periodi storici diversi, restano ancora oggi al centro del dibattito politico: la libertà, il lavoro, l'indipendenza della magistratura. Il Presidente On.le Umberto Scardaoni PRESENTAZIONE elebreremo a giorni, per la 67° volta il 25 aprile, una data scolpita nella Storia del ISTITUTO STORICO DELLA RESISTENZA nostro Paese, come l'inizio di una nuova Italia. E DELL’ETÀ C CONTEMPORANEA DELLA PROVINCIA Dopo di allora infatti e per buona parte del '900 il progresso del Paese, pur tra contrasti e DI SAVONA contraddizioni, sconfitte e successi, è stato assicurato. Negli anni che seguirono, grandi furono le conquiste democratiche: il suffragio universale, la Repubblica, la Costituzione, la ricostruzione di un paese che usciva dalla guerra distrutto, la formazione dei Partiti, strumenti di una democrazia partecipata. E non si trattò solo di libertà formali. L'Italia uscita dalla Resistenza garantirà norme in materia di economia, presenza istituzionale, nuovi diritti di cittadinanza, conquiste sociali e condizioni di lavoro per i lavoratori delle campagne e dell'industria, uomini e donne che sino ad allora vivevano in condizioni di miserie ed arretratezza ed erano state escluse dalle decisioni per le sorti del Paese. La reazione fu forte. Difesa e conquista di migliori condizioni di vita e di lavoro furono pagate a caro prezzo. La libertà fu spesso minacciata. Ma lo spirito unitario che aveva permeato la Lotta di Liberazione resistette nel Paese e pur in momenti difficili, determinati anche dalla situazione internazionale, molte prove furono superate positivamente. Abbiamo tutti presente i pericoli corsi dalla nostra democrazia di fronte ai tentativi di golpe militari, poi all'epoca dello stragismo fascista e dei Servizi deviati dello Stato, del terrorismo delle B. R. concluso con l'assassinio dell' on.le Aldo Moro. A Savona, in particolare, ricordiamo l'eccezionale mobilitazione unitaria, la vigilanza popolare che sconfisse il tentativo nel 1974 di mettere in ginocchio una città che vanta grandi tradizioni antifasciste. Ma ancora pochi anni fa i tentativi di manomettere la Costituzione, nata dalla Resistenza per stravolgerne i caratteri di democrazia rappresentativa, sono stati respinti, grazie al permanere di quel sentimento profondo che lega il popolo italiano all'antifascismo. Eppure l'attacco permane in modo rozzo e vile. Un revisionismo becero tenta di far passare la Resistenza come scontro tra ideologie sanguinarie. Per noi la Resistenza è stata la comunista Clelia Corradini, il sacerdote Nicolò Peluffo, il liberale Aldo Ronzello., il ragazzo Roberto Di Ferro e l'anziana Luigia Comotto, e tanti, tanti altri appartenenti ad ogni ceto sociale, ad ogni cultura e religione, il popolo insomma che per la prima volta nella Storia, in Italia ed in Europa, ha preso in mano il proprio destino per costruire un futuro libero e giusto. Non è dunque vano ricordare, così come facciamo in questo numero dei “ Quaderni savonesi “ alcuni temi che pur riferendosi a periodi storici diversi, restano ancora oggi al centro del dibattito politico: la libertà, il lavoro, l'indipendenza della magistratura. Il Presidente On.le Umberto Scardaoni L’ottocento a Savona. Giuseppe Milazzo L’ottocento a Savona. Giuseppe Milazzo Dalla decadenza alla rinascita suoi visitatori mostrando l'aspetto di un grosso Nell'autunno del 1528, al termine di un lunghissi- borgo ligure affacciato sul mare, popolato di mari- mo periodo di contrasti e rivalità, Savona cadde nai e artigiani, dal vasto entroterra ricco di colline definitivamente sotto il dominio genovese. Fu, boscose. La città era nota soprattutto per le sue per la città ligure, un trauma terribile, che ne manifatture di maioliche e stoviglie in terracotta, segnò in maniera drammatica la storia e lo svilup- per i suoi untori del pellame e per le fornaci per la po e da cui essa non si sarebbe più ripresa; per realizzazione di mattoni, per la produzione di quasi trecento anni, Savona visse un'epoca di cera e sapone, ma anche di cordami da nave, anco- grandissima crisi e di decadenza, dal punto di re e reti. Così come all'inizio del Cinquecento, vista politico, economico, sociale e culturale. Savona continuava ad essere racchiusa tra le sue mura che, dal Castello dello Sperone (posto sul Monticello, sovrastante l'odierna Galleria del Gar- basso) discendevano sino al mare verso la Porta L'OTTOCENTO della Quarda, o di Sant'Agostino, protette dall'omonima torre della Darsena (oggi nota A SAVONA come Torretta, o torre Leon Pancaldo, il simbolo Giuseppe Milazzo stesso della città, ma che allora era solo una tra le tante torri trecentesche che facevano parte della Sottoposta al controllo della Superba, Savona cinta muraria); da questo punto le mura prose- perse definitivamente quel poco di autonomia guivano lungo tutta la Darsena, lungo l'odierna Veduta di Savona alla fine del ‘700. che possedeva e la felice condizione di attivo cen- via Gramsci, sino a raggiungere la Porta del Molo da cui si entrava nell'omonimo borgo. A ponente mercato. L'aspetto del centro abitato savonese di potere del nuovo regime democratico, alla fine tro manifatturiero e grande emporio mediterra- di essa, sul colle del Priamàr, sorgeva la fortezza, quel periodo, sostanzialmente, non differiva molto della primavera del 1797. Annessa all'Impero napo- neo che l'aveva resa florida per alcuni secoli. costruita dai Genovesi in tre fasi (tra il 1542 e il da quello del centro storico della città di Genova leonico, nel giugno del 1805 la città divenne il capo- Negli anni immediatamente successivi, dunque, 1544, tra il 1591 e il 1610 e tra il 1683 e il 1686); tuttora esistente. Accanto ai palazzi sontuosi e ric- luogo del Dipartimento di Montenotte, compren- si ridussero drasticamente i traffici marittimi e da qui le mura proseguivano raggiungendo la chi di marmi e di affreschi esistenti lungo l'odierna dente i quattro circondari di Savona, Porto Mauri- per la città si aprì una crisi profondissima che, nel Porta della Foce (situata nei pressi dell'odierno via Pia, la via principale dell'antica nobiltà savone- zio, Ceva e Acqui. Alla guida di questo Dipartimen- 1536 – l'anno dell'Apparizione della Madonna al bastione di Santa Caterina della fortezza) e arriva- se, sorgevano costruzioni a volte fatiscenti, circon- to, come Prefetto, fu designato dapprima César Beato Botta – sarebbe stata soltanto agli inizi. vano alla Porta Bellaria o Villana (detta anche date da carruggi angusti e spesso maleodoranti, Alexandre Debelle, poi Hugues Nardon e infine, a Per circa trecento anni, dunque, Savona visse una Untoria, perché posta alla fine di via Untoria, bui e per nulla illuminati. partire dal 31 gennaio 1806, Gilbert Chabrol de sorta di letargo, una situazione di decadenza da nell'attuale piazza Giulio II); da quel luogo, Furono, dunque, per Savona, decenni bui e di gran- Volvic (Riom, 1773 – Paris, 1843).
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