![Ipotesi Sul Castello Di Moggio-Rivisto Buora-Lucci](https://data.docslib.org/img/3a60ab92a6e30910dab9bd827208bcff-1.webp)
Bruno LUCCI Sul “Castello” di Moggio Udinese, dalle origini alla fondazione dell’Abazia di San Gallo. Mozium, nunc Abbatia, olim arx Chazzila 1: è la citazione che Bernardo Maria De Rubeis ci ha tramandato fin dal 1740 2. Numerose, troppe per essere citate nei dettagli, sono le citazioni storiche e bibliografiche che parlano di un “insediamento” situato sul colle, precedente la costruzione dell’abazia nell’XI secolo: insediamento che viene denominano talora arx (= luogo elevato, rocca, fortificazione), talora castra (= accampamento, alloggiamento militare), talora oppidum (= luogo fortificato) 3. Questi termini concordano nel definire una costruzione dalle caratteristiche di tipo militare o difensivo, non di tipo signorile o residenziale. Concorde, in tutti i documenti e in tutte le citazioni, a partire dal XII secolo, è il riferimento a Cacellino 4: figura chiave della storia di Moggio nel periodo in cui avvenne la trasformazione del sito, caratterizzato da manufatti di origini romane, a quello occupato dall’abazia. Copertina del testo di Härtel con la mappa del sito dell’abazia 1 “Moggio, ora abbazia, un tempo rocca di Cacellino”. 2 B.M.De Rubeis, Monumenta Ecclesiae Aquilejensis , Argentinae, 1740. La citazione è a p. 20 dell’ Appendix, in qua vetusta Aquilejensium Patriarcharum..in lucem prodeunt al paragrafo VII che elenca Urbes, Castra, Oppida & Arces Forojulienses ex Codice Ms . 3 vedi nota 11 4 Per la conoscenza storica del conte Cacellino si deve fare riferimento ai contributi di Reinhard Härtel e di Werner Vogler entrambi in Le origini dell’abbazia di Moggio e i suoi rapporti con l’abbazia svizzera di San Gallo , Atti del convegno internazionale, Moggio 5 dicembre 1992, Deputazione di storia patria per il Friuli, pubblicazione n.21, Tavagnacco (Udine), Arti Grafiche Friulane, 1994. I due autori riportano in maniera rigorosa i dati archivistici e storici noti. Altro contributo rilevante è il capitolo 3, Stift Eberndorf (pp. 37-72) di Monika Siedler in Marktgemeinde Eberndorf einst und heute , Marktgemeinde Eberndorf, 1992. Fa parte della tradizione orale di Moggio, diffusasi nella Valle, il racconto che l’abazia sia sorta sul sito del “Castello di Cacellino” 5. Tale racconto si è arricchito di storie leggendarie: fatti storici e leggende si sono tramandati nel tempo senza avere mai trovato e applicato in passato una metodologia per separare gli uni dalle altre; le citazioni bibliografiche ripetute di volta in volta senza la verifica delle fonti originali 6 hanno completato l’opera della confusione storica. La fantasia popolare ha così potuto trovare terreno fertile anche nella letteratura recente per cui l’ arx è diventato “castello” e l’immaginario collettivo ha creato l’idea della presenza di Cacellino a Moggio, coltivata dall’irreale, anche se spettacolare, affresco di Leonardo Rigo nel 1893 nel presbiterio dell’abbazia, rappresentante la donazione del conte Cacellino al patriarca Federico. ˜˜˜˜˜˜ Il colle di Moggio, vista notturna (Archivio storico fotografico-Biblioteca-Comune di Moggio Udinese). É importante contestualizzare geograficamente il colle di Moggio, con il suo insediamento fortificato, nell’antico percorso 7 che, attraverso la Valle del Fella, collegava la ricca pianura (abitata da varie popolazioni: dai Paleoveneti ai Romani) al territorio dei giacimenti di ferro sul Magdalensberg, nei pressi di Virunum , l’attuale Zollfeld, poco a nord di Klagenfurt, dove c’era un importante centro romano, sviluppatosi specialmente nella prima età imperiale (fino alla metà del I sec. d. C.). In età medievale fu proprio tale commercio a dare il nome di Canale del Ferro alla valle e quello di strada del Ferro alla via. É possibile, secondo il Bosio, che anche le miniere d’oro, scoperte nel II sec. a.C., citate da Strabone 8, avessero 5 Il primo documento, noto come testamento di Cacellino, trascritto in R. Härtel, Die älteren Urkunden des Klosters Moggio , Wien, Verlag der Österreichischen Akademie der Wissenschaften, 1985, pp. 77-78. 6 Alla critica non mi devo sottrarre, per essere io stesso in passato caduto nello stesso errore! 7 La trattazione più esaustiva dell’antico percorso si ha in L. Bosio, Le strade romane della Venetia e dell’Histria , Padova, Editoriale Programma Istituto per l’Enciclopedia del Friuli Venezia Giulia, 1991 ( La via da Aquileia a Virunum , pp.156-171) e in M. Faleschini, Viabilità e insediamenti d’epoca romana nel territorio della valle del Fella, “Ce fastu? “, LXXXVI (2010), 2, pp. 177-192. 8 Strabone, Geografia, IV, 6.12, C 208: “Polibio afferma che ai suoi tempi si scoprì che presso gli Aquileiesi e i Taurisci, e soprattutto presso i Norici, il suolo era così ricco di oro che, rimossa la terra per una profondità di due piedi, subito si trovava oro; lo scavo in ogni caso non superava i 15 piedi; l’oro era almeno in parte già puro […].Dopo che gli Italici ebbero aiutato i Barbari per due mesi, subito il valore dell’oro diminuì di un terzo in tutta l’Italia. I Taurisci, avendo notizia di questo, cacciati via i soci dei lavori di scavo, si procacciarono l’oro da soli. Adesso tutte codeste miniere d’oro le portato un flusso commerciale: una vera e propria “corsa all’oro” lungo l’antica strada. Il colle di Moggio è certamente dominante e strategico per il controllo della valle e del territorio. I traffici con il Norico, la crescita della città di Aquileia 9, la sua promozione a Municipium (89 a.C.), e successivamente la sua elevazione a capoluogo della X Regio Venetia et Histria , sono gli elementi chiave che hanno determinato la espansione delle infrastrutture viarie del territorio e dato rilievo al colle. Nella letteratura romana antica e tardoantica sono saltuariamente citati siti della valle, ma non di Moggio: questa mancanza di citazioni letterarie, che sono fonte primaria della ricerca storica, è stata probabilmente una delle cause che non hanno consentito di legare insieme gli sporadici reperti archeologici del passato in una ricostruzione storica degli eventi. Secondo motivo della incompleta ricostruzione è la sporadicità dei reperti archeologici nel passato, che solo negli ultimi decenni sono stati frutto di scavi e di studi più approfonditi. Le fonti scritte Una sintesi storico-bibliografica, peraltro da ritenersi oggi lacunosa, sul castello di Moggio è quella di Tito Miotti del 1977 10 , nel primo volume della sua monumentale opera sui castelli friulani. Il Miotti si esprime in questi termini: “Al posto del castellare e in periodo anteriore al secolo XI dovette sorgere un fortilizio quod Mosnitz appellatur ”; egli riporta l’opinione del Battistella 11 che a sua volta si rifà ad un documento dell’875 rinvenuto nell’archivio comunale di Chiusaforte, ove si cita in castro Mosnicii 12 . I medesimi autori si rifanno al De Rubeis che, per la prima volta a nostra conoscenza, considera la donazione di Cacellino trattandola molto ampiamente nel capitolo LVIII dei Monumenta Ecclesiae Aquileiensis del 1740 13 . Della donazione di Cacellino restano a noi due documenti con date (1070 e 1072) sicuramente false: è noto da più di due secoli essere copie l’una del XIV secolo conservata presso l’Archivio di Stato di Venezia e l’altra del 1263 conservata presso la Biblioteca possiedono i Romani” (trad. dell’Autore). Vedi anche nota 19. Strabone, autore greco, vissuto approssimativamente nel I sec. a.C., ebbe il progetto di continuare l’opera storica di Polibio. 9 Il territorio di Aquileia (nome di origine venetica) fu abitato da più popolazioni e dai Galli, poi arrivarono i Romani che la fondarono quale colonia latina (181 a.C.). I passi della Storia di Roma di Tito Livio in cui si parla di Aquileia sono: libro XXXIX, capitoli 22, 45, 54 e 55; libro XL, capitoli 26 e 34; libro XLI, capitoli 1, 5 e 10; libro XLIII, cap. 1. 10 T. Miotti, Castelli del Friuli , 1, Carnia, feudo di Moggio e capitaneati settentrionali , Udine, Del Bianco, 1977, pp. 88-95. 11 A. Battistella, L’ abbazia di Moggio memoria storica documentata , Udine, tipografia G.B. Doretti, 1903, pag.9-10. Analoga citazione è quella di F. Cordignano: “E’ del tutto verosimile che i Romani vi abbiano eretto un castrum che poi nel Medio Evo si trasformò in quel castello slavo quod Mosnitz appellatur o arx Chazzila ” in L’ abbazia benedettina di Moggio Udinese nella grande cornice storico-giuridica del Patriarcato di Aquileia , stampato postumo a cura della Parrocchia di San Gallo di Moggio Udinese, Tolmezzo, Treu Arti Grafiche, 1989, p.106. 12 “[…] nel giugno 875 si avrebbe memoria d’un Giovanni comes Mosnicii et aliorum locorum in provinciis Charinthiana et Forojuliana et proprietarius quamplurimorum bonorum in illis partibus, in Euganeis (Dignano) et Plaguti (Biauzzo), a proposito d’una donazione da lui fatta, in castro Mosnicii, alla chiesa di Dignano (Vedi: Di Gaspero, Contributo agli studi storici riguardanti il Friuli, Udine, 1898). Ma tale documento, benché in qualche maniera confermato da scritture posteriori, trovate nell’archivio parrocchiale di Dignano al Tagliamento, lascia ancora qualche dubbio sulla sua piena credibilità.” In: A. Battistella, L’abbazia di Moggio… op. cit., p.10. 13 B. M. De Rubeis, Monumenta Ecclesiae Aquilejensis , Argentinae, 1740, cap. LVIII : “ Vodalricus Patriarcha, primum Abbas Sancti Galli. Bello conlatam sibi tuetur Abbatiam. Pro eadem pugnat Patriarche renunciatus. Mosacensem erigit Abbatiam a Cacellino Comite demandatam […]”, col. 542-546. nazionale Marciana. I documenti sono quelli che Härtel 14 riporta sotto le sigle U1 e U2 15 . Nel primo di tali documenti si cita testualmente: “ […]quod dictus
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