IV IV curato in collaborazione con: Dottoressa Norma Ferrara Dottor Edoardo Levantini Progetto Grafco e Infografche a cura di: Pier Luca Mario Dussich © 2019 Osservatorio Tecnico-Scienti- fco per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio La raccolta della documentazione necessaria ai fni del Rapporto è datata, in via preli- minare al 31 gennaio 2019, con un’unica integrazione nel mese di febbraio 2019. La distribuzione è è gratuita. E’ consentito l’utilizzo dei testi solo citando le fonti. Alle donne e agli uomini della Direzione Distrettuale Antimafa di Roma della Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Roma dell’Arma dei Carabinieri della Polizia di Stato della Guardia di Finanza della Polizia Penitenziaria della Direzione Investigativa Antimafa del Tribunale per le Misure di Prevenzione di Roma INDICE INTRODUZIONE 8 Prefazione di Nicola Zingaretti 10 Introduzione di Gianpiero Cioffredi 18 Ringraziamenti 19 Nota PARTE 1 22 Le mafie nella Capitale 54 Il potere di relazione delle “piccole mafie” di Roma 127 Narcotraffico e lo schema Gamba- curta 151 Periferie e nuovi modelli criminali PARTE 2 La Provincia di Roma tra Cosa 162 nostra e ‘Ndrangheta Il clan autoctono dei Di Silvio 191 a Latina I boss della provincia di Frosinone 206 Una nuova mafia a Viterbo 213 PARTE 3 Da beni confiscati a beni comuni 222 La Regione con l’Ipab Asilo Savoia e Tribunale di Roma 227 nella gestione dei beni sequestrati APPENDICE Infografiche 234 Fonti consultate 248 0 INTRODUZIONE Prefazione di Nicola Zingaretti Presidente della Regione Lazio Di fronte agli enormi problemi di questa fase storica, al senso di insi- curezza che percepiscono le persone, al disagio che vivono tante aree del Paese, spesso generato e alimentato dalla presenza di fenomeni criminali, una delle sfde più importanti è affermare la presenza posi- tiva dello Stato. Ciò richiede alle istituzioni come la Regione Lazio il massimo impegno per produrre fatti: dobbiamo contribuire concre- tamente all’effcacia dell’azione di Forze di Polizia e Magistratura e, insieme, combattere per la legalità con tutti i mezzi possibili, e in par- ticolare operando nei luoghi più fragili, togliendo spazio e occasioni alle organizzazioni criminali, investendo in progetti sociali, in cultura, sport, sviluppo. Su questi obiettivi, in questi anni, abbiamo lavorato 8 con convinzione e coerenza, ottenendo tanti risultati. Il primo passo indispensabile per riconquistare terreno rispetto all’aggressione delle mafe e della criminalità è tuttavia la conoscenza, la piena consapevo- lezza di come le organizzazioni criminali inquinino la vita economica e sociale, quali siano i loro interessi e movimenti, i loro affari e i loro obiettivi. Per questo il rapporto sulle Mafe nel Lazio, giunto alla sua quarta edizione, è così importante. A lungo c’è stata una sottovaluta- zione o addirittura una negazione delle mafe, soprattutto in alcune parti d’Italia. Il Lazio è tra queste: per moltissimo tempo si è negato che nella nostra regione e nella Capitale esistessero fenomeni mafosi. Oggi sappiamo che non è così. Anche nel Lazio, le mafe esistono, fanno affari colossali, condizionano la vita sociale ed economica dei territori. Ne abbiamo avuto l’ulteriore conferma da alcune impor- tanti sentenze, proprio quest’anno, confermando ciò che il rapporto Mafe nel Lazio ci ha aiutato a comprendere in questi anni sulla vasti- tà e sulla pericolosità dei fenomeni mafosi nella nostra regione. Ma l’importanza di questo lavoro non è solo nella testimonianza: questa pubblicazione è una delle azioni più importanti su cui è impegnata la Regione, anche perché la redazione del rapporto rappresenta il pri- mo e fondamentale momento d’incontro tra la Regione, attraverso l’Osservatorio Tecnico-Scientifco per la Legalità e la Sicurezza, e le altre parti dello Stato coinvolte nell’obiettivo comune della lotta alla criminalità organizzata. Un terreno profcuo d’incontro da cui sono scaturite tante iniziative che hanno segnato la nostra azione comune in questi anni e a cui dovremo dare continuità in futuro. Dobbiamo difendere le conquiste e rafforzare ulteriormente la nostra azione, senza deleghe, contribuendo ciascuno secondo le proprie funzioni e responsabilità nella battaglia alle organizzazioni criminali. Riconosce- re le mafe, la loro presenza, il loro modo di agire è il primo passo per costituire un fronte comune e generare una reazione che ci chiama tutti in causa. Tutti siamo responsabili. Tutti possiamo fare qualcosa. E se tutti facciamo qualcosa, e quindi diventiamo un insieme, siamo più forti delle mafe. Come diceva Don Puglisi, abbiamo il dovere di guardare “ciò che ci unisce: l’esigenza di riscatto e di rinnovamento sociale”. Questo, al di là dei numeri e della geografa delle mafe nel Lazio, è il messaggio profondo di cui è impregnata ogni pagina di questo rapporto. 9 Nicola Zingaretti Introduzione di Gianpiero Cioffredi Presidente dell’Osservatorio Tecnico-Scientifco per la Sicurezza e la Legalità Quando nell’estate del 2014 l’Osservatorio Tecnico-Scientifco per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio ha cominciato a lavorare per la redazione del primo Rapporto eravamo in un contesto in cui c’era una ritrosia a parlare di mafe nella nostra regione. All’epoca per molti ipotizzare che le mafe avessero messo radici nel Lazio e a Roma, la Capitale del Paese, era sembrata un’ipotesi troppo ardi- ta se non fantasiosa nonostante le evidenze giudiziarie storicamente rintracciabili. In questi anni qualcosa è cambiato anche grazie ad una maggiore attività investigativa. Infatti con l’arrivo a Roma del Procuratore Giuseppe Pignatone e del Procuratore aggiunto Miche- le Prestipino la Procura di Roma è diventata un uffcio giudiziario 10 di eccellenza nazionale dal punto di vista del metodo investigativo e dei risultati raggiunti. Le indagini in questi 7 anni hanno fatto uno straordinario salto di qualità, con il contributo decisivo dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza e della Direzione investigativa antimafa. A tutti i magistrati, alle forze di po- lizia giudiziaria, ai loro collaboratori e agli agenti di scorta, va il nostro grazie più autentico. A loro, non a caso, è dedicata questa pubblica- zione, perché nel loro impegno, come cittadini e come rappresentati delle istituzioni, ci riconosciamo ogni giorno. Dobbiamo in particola- re al Procuratore Giuseppe Pignatone un ringraziamento particolare per aver contributo a spostare in avanti la conoscenza dello scenario criminale complesso dentro il quale operano le mafe a Roma e nel Lazio. Il Rapporto” Le mafe nel Lazio” è il resoconto rigoroso e documen- tato, delle principali inchieste giudiziarie sulle organizzazioni criminali , dei documenti istituzionali e degli interventi pubblici sul fenomeno mafoso relativi all’anno 2018. La sua lettura offre un quadro d’in- sieme per un’analisi sulla penetrazione della criminalità organizzata nella nostra regione. Per questa sua funzione conoscitiva e per gli spunti di rifessione, il Rapporto rappresenta uno strumento fonda- mentale della nostra battaglia comune verso la legalità e la giustizia sociale. Una analisi alimentata, nel tempo, dal confronto con le Forze dell’Ordine, la Magistratura, le Istituzioni, le associazioni e i giornali- sti, chiamati nei rispettivi ambiti di azione, al contrasto e alla denuncia rispetto al fenomeno mafoso nella regione. A ciascuno di loro va il nostro ringraziamento per aver contribuito, negli anni, a costruire un metodo di lavoro che ha messo al centro un approccio tecnico-scien- tifco che fa di questo documento un punto di riferimento affdabile e - per quanto possibile - libero da pregiudizi o tesi precostituite, da allarmismi generici e da sottovalutazioni del fenomeno. E’ una rela- zione istituzionale della Regione Lazio che giunta alla quarta edizione in 5 anni, da il senso della continuità nel nostro impegno antimafa. Dalla sua lettura emerge con nettezza un sistema “complesso” che opera da e verso la Capitale, cuore operativo delle reti criminali che attraversano il Lazio. Nel Lazio le organizzazioni criminali si presen- tano con il volto violento dei clan e con la forza “criminale-impren- ditoriale” rappresentata dai loro capitali sporchi. Così i boss portano 11 avanti attività illegali, occupano interi segmenti dell’economia legale, mettono a rischio la vita dei cittadini e attentano alla democrazia, alle istituzioni. Lo scenario descritto nel quarto rapporto aiuta a confuta- re che il territorio romano e laziale sia immune dal radicamento delle cosche mafose e rappresenti tutto al più solo luogo di investimento di capitali illeciti e non anche di una presenza plurima e diversifcata a carattere sicuramente non monopolistico. Non c’è infatti un soggetto in posizione di forza e quindi di preminenza sugli altri ma sullo stesso territorio convivono e interagiscono diverse organizzazioni criminali, innanzitutto gruppi che costituiscono proiezioni delle mafe tradi- zionali. Insieme a queste proiezioni sullo stesso territorio coesistono inoltre gruppi criminali che danno vita, come abbiamo visto a proprie associazioni di matrice autoctona accomunate dall’utilizzo del cosid- detto metodo mafoso. Si determina cosi un perverso scambio di uti- lità criminali tra gruppi mafosi e criminali che si riconoscono e si rispettano reciprocamente. Queste strutture non appaiono orientate esclusivamente al riciclaggio di capitali illecitamente accumulati altro- ve e al relativo investimento in attività soprattutto imprenditoriali, ma hanno come scopo anche
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