SABATO 8 AGOST01992 POLITICA INTERNA PAGINA 3 L'UNITÀ La crisi Confusione e scontri al Cn democristiano che rimanda a settembre la partita sui nuovi dirigenti. Il segretario all'attacco: nella De «Mi avete chiesto di restare, ora che volete da me?» De Mita: «Arnaldo, la fiducia devi meritartela giorno per giorno» Una De divìsa rinvia la resa dei conti Forlani: il cambiamento è il diavolo. Martìnazzoli si candida «Il cambiamento per il cambiamento è come il dia­ vanno a scrivere il documento frettolosa «fa i gattini ciechi». E perdile: sarebbero i Pomicino, ne» per impedire che la legisla­ essere più esplicito l'eterno IL PUNTO volo». Un Forlani teso e irritato ha chiuso con un finale. Forlani resta alla presi­ soprattutto il «cambiamento i Mannino, gli Scotti, quelli più tura franasse subito dopo il 6 «candidato del rinnovamento». denza, in piedi e in maniche di per il cambiamento porta a co­ rinnovatori di me? Vuol tirare aprile. Ma non basta. Se Forla­ Preferisce il gesto sofferto di ENZO nuovo richiamo all'ordine il Consiglio nazionale camicia, lo sguardo un po' as­ se sbagliale: il cambiamento è dritto per la strada che si è as­ ni esorta la De ad «essere» più Trentin ai «sogni» di Occhietto e ROOOI della De. Ha incassato un «si» alla formazione del sente. Sorride solo rivolgendo­ la caratteristica del diavolo». segnato il non più mite Arnal­ che «apparire», condizionata all'«algebra dei trasversalismi», governo Amato, ma tutti i «nodi» politici e la sua si al condizionatori d'aria sul Anche il fascismo è stato un do, e chiude con lo stesso ri­ dal gioco superficiale dei me­ ma la De - conclude - deve di­ stessa legittimazione sono rimandati a settembre. soffitto, che miracolosamente •cambiamento». Non basta la chiamo all'ordine e alla disci­ dia, Martinazzoli capovolge il re qualcosa di intellegibile alle Segni non ha potuto parlale, ma ormai c'è un candi­ funzionano. Ma la De funzio­ •filosofia» di Martìnazzoli per plina di partito con cui aveva concetto: una nuova politica domande inquiete di chi la so­ na? Un «enigma», per usare l'e­ salvare la De. E molti altri dei «aperto». «Una dura replica a ha bisogno immediatamente stiene, deve sciogliere l'«enig- E il partito dato alla successione: Mino Martìnazzoli. spressione di Martìnazzoli. più inquieti - allude Forlani - se stesso», commenterà il «pal­ della sua «immagine». Altri­ ma», che da solo non si scio­ Non funziona bene, si direbbe, si muovono proprio nella logi­ lista» Vito Riggio. menti, schiacciati dal «maci­ glierà. a guardare la concitazione che ca vecchia delle correnti, «dei Forse ha qualche ragione gno» della questione morale, Frasi che restano irrealmen­ del potere ALBERTO LEISS esplode alla presidenza quan­ gruppi e gruppuscoli». Oggi Forlani. Ma certo la sua non è la «dissipazione» è veloce e «ir­ te sospese, nell'aspettativa di do arriva il documento. Gli an- siamo tutti d'accordo sulla ge­ una risposta convincente alle reversibile». Ci vuole un «pas­ un confronto che oggi non c'è, non parla più M ROMA. Una mattinata un nello», come sospetta il capo­ dreottiani e gli «arrabbiati» del­ stione della crisi di governo? Si ragioni sussurrate da Mino saggio straordinario» prima del e nessuno può prevedere in po' surreale, al Consiglio na­ gruppo Gerardo Bianco, irrita­ la sinistra vorrebbero che risul­ domanda con qualche ironia il Martìnazzoli: gli effetti degene­ congresso. Il «vertice» - dice ri­ quali termini riprenderà a set­ zionale della De. 11 presidente to perchè lo stesso trattamento tasse chiaro il consenso di­ segretario. «Sono soddisfattis­ rativi che denuncia il segreta­ volto anche a De Mita - non tembre. Non trascina l'assem­ al paese De Mita arriva con due ore di non viene concesso al suo mezzato alla relazione di For­ simo, perchè mi era sembrato rio «sono il costo di un greve può parlare di «azzerare» il par­ blea Martìnazzoli Ma è chiaro ritardo. Oltre al nervosismo e amico Mario Segni? Già: nella lani. Il segretario si impunta. di capire che non fosse esatta­ immobilismo». Certo egli si è tito, la «base», senza comincia­ che ora un candidato r'c. E Ci­ la tensione accumulati in que­ sala sconcertata di Palazzo Litiga con Paolo Cirino Pomici­ mente cosi». Un modo, forse, sobbarcato «una fatica imma­ re da se stesso. Non potrebbe riaco De Mila, chiudendo a fa­ •• Un segretario «non dimezzato» ma solitario e a termi­ sti giorni di scontri, in cui si è Sturzo il leader referendario no. Dice varie volte «no» alle tica l'assemblea, sente il biso­ ne, un vicesegretario provocatoriamente inopportuno: sono trovato schiacciato tra i conte­ dopo l'intervento di Martìnaz­ implorazioni di De Mita. Poi ha gno di aggiungere qualcosa al­ i volti gerarchici emersi dalle riunioni di vertice della De e statori della «sua» sinistra, l'atti­ zoli rimane a lungo in piedi, una smorfia e uno scatto, spo­ la rigidità del discorso di Forla­ del Psi. Simboli più che soluzioni, messaggi e slide da stato vismo insidioso di Andreotti, e con la mano alzata. Non l'han­ sta quasi di peso Nicola Manci­ ni. Qui non sei e non puoi es­ dì necessita più che annunci di strategìe politiche. È un im­ l'alleato Forlani, che ha respin­ no invitato, alla fine, perchè no seduto tra lui e il microfo­ sere in discussione - dice rivol­ pasto scandaloso perché, sotto la forma di decisioni dì as­ to senza tanti complimenti le spiegasse qui le sue ragioni? no, e comincia a parlare. Un to al segretario - ma, caro setto intemo, denuncia uno stallo, una furbesca fuga dalle sue proposte di mediazione, è intervento a braccio, ma altret- Arnaldo, «la fiducia la si merito responsabilità verso la crisi tremenda degli assetti democra­ «Mario, siediti per favore...» tando netto della relazione. anche addolorato per la salute supplica De Mita tra la confu­ giorno per giorno, e se c'è og­ tici, della compagine sociale, del tessuto solidaristico della del padre. «Scusate per il ritar­ Qui «non c'è alcun rinvio» - di­ gi, non è detto che duri doma­ casa comune italiana. Il maggiore partito del potere, il parti­ do - esordisce - pensavo che sione generale, «ci vuole un ce Forlani - che si dovesse di­ ni qualora non fosse consoli­ to-Stato confessa, con candore burocratico, di non essere in aveste già concluso, in veri­ po' d'ordine». Tocca a Paolo scutere a settembre delle rego­ data dai fatti». Va bene il gover­ grado non diciamo di risolvere ma di affrontare il tema della tà...». Poi spiega quello che lut­ Cirino Pomicino togliere le ca­ le e del congresso l'avevo già no Amato - aggiunge ancora propria crisi di ruolo e di senso, e si pone al riparo di una so­ ti sanno: la discussione vera ci stagne dal fuoco: che discutia­ detto io. Il tempo necessario è De Mita - ma «sarebbe un erro­ luzione di governo che esso per primo sa essere asfittica, sarà a settembre. Ora appro­ mo a fare? Prepariamo e votia­ troppo? «Ma io volevo anticipa­ re immaginare die la soluzio­ provvisoria, incongrua. Il «rinvio a settembre» delle decisioni viamo il sostegno al governo «e mo l'ordine del giorno sul go­ re, le mie dimissioni erano sin­ ne della crisi abbia risolto il politiche (che non sono prioritariamente quelle riguardanti chi può se ne va in ferie...». Ma verno e andiamocene. Brusii, cere - ripete risentilo il segreta­ problema del risultato del voto le famose «nuove regole» congressuali, ma quelle della stra­ mezzi applausi, battutacce, rio - ma siete stati voi, tutti voi tegia e della prospettiva politica del'ltalia post-democristia­ allora perchè prende subito la del 6 aprile». Anche questo è parola Mino Martìnazzoli, per poi si vota, e solo qualche ami­ a chiedermi di restare. Ora che un «macigno» politico sul futu­ na) , questo rinvio ci appare non come una riserva di tempo co di Franco Marini e pochi al­ da far fruttificare su premesse in qualche modo visibili, ma svolgere quella che, pur pro­ cosa volete da me?». Tutta l'a­ ro della De. come un'affannosa fuga dalla apnea del pensiero e della vo­ nunciata sottovoce e con qual­ tri sono contro la proposta del­ gitazione di questi giorni è solo E alla fine tutti approvano il lontà. E cosi vanno a farsi benedire le lezioni spocchiose e che esitazione, è a tutti gli ef­ l'uomo di Andreotti. «chiacchiericcio». Qualcuno testo di un ordine del giorno ipocrite all'opposizione democratica per un delicit di cultu­ fetti una «controrelazione» di C'è una pausa di sospensio­ vuol fare il congresso a otto­ stiracchiato per tutta la mattina ra di governo. La cultura di governo della De che abbiamo radicale contrapposizione a ne: De Mita e Bianco si chiudo­ bre, con le «vecchie regole»? Lo tra Cirino Pomicino e un sem­ visto nel suo Consiglio nazionale è quella di un partito non Forlani? Un «contentino» al no in una stanza con Mario Se­ dica. Il «cambiamento» va fatto pre più irritato Forlani. L'«enig- solo incerto e diviso ma inerte, privo di voce verso il paese: malumore montante nell'ani­ gni. Pomicino, Fracanzani, Le­ subito? State attenti: la gatta ma», direbbe Giulio Andreotti, esso parla ormai solo attraverso le parole senza eco di un mo profondo della De? Un «tra­ ga, Mattarella e qualche altro è rimandato a settembre. Barucci e di un Merloni, parla ormai solo attraverso i decreti e i voti di fiducia di un governo senza paternità. Nel Psi una riflessione politica appare, invece, avviata. Per carità, non si dica che, con la riunione dell 'altro ieri, sia stato Il leader referendario ripreso da De Mita: «Siediti » compiuto quello che Craxi aveva definito «chiarimento poli­ tico».
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