La Terza Pagina» 03

La Terza Pagina» 03

CENTRO INTERUNIVERSITARIO DI RICERCA SU LETTERATURA E GIORNALISMO «La terza pagina» 03 Unità di Ricerca Federico II - Napoli Ciro Riccio «IL MATTINO» 1918 - 1942 LOFFREDO EDITORE La Loffredo Editore Napoli S.r.l. è azienda certificata CertiCarGraf del sistema di qualità aziendale in conformità ai ca- Certificazione Cartaria, Cartotecnica, Grafica noni delle norme UNI ES ISO 9001: 2000 (vision) © 2011 by Loffredo Editore S.r.l. - 80026 Casoria (NA) - Via Capri, 67 WEB: http://www.loffredo.it email: [email protected] A Michele, mio padre INDICE Introduzione . p. 00 Avvertenza . » 00 1. «Il Mattino» durante il fascismo . » 00 1.1. Vincoli e libertà: le ingerenze fasciste sul giornale . » 00 1.2. La geometria della terza pagina e i suoi protagonisti . » 00 1.3. Giornalisti-letterati o letterati-giornalisti? . » 00 2. L’articolo storico . » 00 2.1. La causa irredentista e il protagonismo dannunziano . » 00 2.2. La repubblica napoletana del ’99 . » 00 2.3. Mito e storia: la presenza virgiliana a Napoli . » 00 2.4. Amedeo Maiuri, il «principe dei nostri archeologi» . » 00 2.5. Tra tufo e cemento: Napoli d’un tempo e Napoli mo- derna . » 00 3. La poesia . » 00 3.1. La poesia in lingua . » 00 3.2. La poesia dialettale . » 00 3.3. Anacronismi lirici . » 00 4. La narrativa . » 00 4.1. La corrispondenza di viaggio . » 00 4.2. La novella e il racconto . » 00 4.3. Il romanzo d’appendice . » 00 5. La critica teatrale . » 00 5.1. Fermenti culturali e strategie politiche: la vitalità del Tea- tro . » 00 7 indice 5.2. Le recensioni di Riccardo Forster . p. 00 5.3. Anton Giulio Bragaglia e il «teatro della rivoluzione» . » 00 5.4. Ricordi autobiografici: Ada Negri e Matilde Serao . » 00 5.5. I nuovi collaboratori degli anni Trenta . » 00 6. La critica letteraria . » 00 6.1. Una vocazione cosmopolita. L’attenzione alle letterature straniere . » 00 6.2. La letteratura italiana tra novità editoriali e recuperi . » 00 6.3. La polemica sull’endecasillabo: Flora vs Ungaretti . » 00 6.4. Tra lutti e premi: il 1927 annus mirabilis et horribilis . » 00 6.5. Contro il nichilismo: il dissenso critico di Lorenzo Giusso » 00 6.6. Il clima mutato degli anni Trenta. La vecchia guardia e le nuove firme . » 00 Indice dei nomi . » 00 8 IntroduZIONE Sia quando ne condivida i portati ideologici sia quando li avversi, li di- scuta, li metta in crisi, va da sé che ogni opera letteraria, filosofica, storica o musicale, per restare al solo ambito artistico, non può che essere espres- sione del proprio tempo. Essendo l’uomo che crea l’opera situato nello spazio e nel tempo, le sue corde intellettuali vibreranno col riflesso condi- zionante della luce storica, del momento particolare in cui gli è toccato in sorte di trascorrere la sua esistenza. Questo facile assioma risulta ancor più valido per un’opera collettiva quale può considerarsi il giornale: macchina editoriale, economica e di cultura animata ogni giorno da un folto gruppo di lavoratori della carta stampata, gerarchicamente disposti, dal direttore al più oscuro correttore di bozze, con il fine ultimo di confezionare un pro- dotto che attiri il pubblico e soddisfi le aspettative dell’Editore riguardo alle tirature. La perenne e generale validità della correlazione descritta, tra l’opera e il momento storico che la vede germogliare, s’irrobustisce nelle occasioni più eclatanti, nei frangenti più tragicamente vividi della storia che irrompe nelle vite dei singoli travolgendoli. Se poi l’opera si compie in un perenne divenire sull’onda di quanto accade nel mondo, ed è proprio questo il caso del giornale quotidianamente allestito, allora il legame suddetto s’incre- menta, acquista evidenza. Chiunque intraprenda, come nel nostro caso, lo studio della terza pagi- na del quotidiano napoletano «Il Mattino» in relazione all’arco cronologi- co 1918-1942, non può esimersi dall’istruire un metodo d’indagine critica che tenga in debito conto il nesso storico-culturale descritto sopra. Balza subito agli occhi, difatti, che il periodo demarcato incorpora pressoché per intero il cosiddetto Ventennio, cioè l’irrompere, il consolidarsi e poi il tra- montare del fascismo in Italia. Col precisare ciò, non vogliamo certo inva- dere il campo specifico della professione dello storico: soltanto estendere alla coscienza del lettore un fatto innegabile che si è naturalmente mostra- to durante il lavoro, visto che la fisionomia della terza pagina – e ora s’in- tende non solo quella del «Mattino» ma la terza in generale –, giunge a 9 introduzione completarsi proprio in questo periodo. Se da un lato è corretto ripetere che il carattere preminente della terza, cioè la sua aristocratica separatezza dall’organismo a cui è pur fisicamente connessa, il giornale, si sviluppa come reazione alla progressiva e martellante ingerenza del regime sulla car- ta stampata, per il cui tramite si formava e passava il giudizio, che poi sa- rebbe stato dell’opinione pubblica, sull’operato politico del duce e del suo entourage; se cioè davvero la terza rappresentò la turris eburnea, il salvacon- dotto culturale di scrittori, poeti, critici, professori universitari che su di essa poterono scrivere senza subire le pressioni fasciste così evidenti sulle altre pagine del giornale, non è vero, tuttavia, almeno non lo è fino in fondo, che la terza fu il luogo del totale disinteresse, dell’astrazione concet- tuale impermeabile alla tempesta politica sprizzante fuori dei suoi blasona- ti confini. Non fu mai così, e anzi è spesso ravvisabile come il peso dell’in- formazione eterodiretta schiacciò anche quella fetta di giornale apparente- mente fatta salva dalle imposizioni ogni giorno affidate alle veline uscite dalle agenzie sotto il regime. E fin qui lo schema è anche troppo semplice, quasi manicheo. In realtà, il fermento della terza fu molto più ardimentoso e composito, molto più intricato di un semplice esame teso a verificare fino a che punto essa possa considerarsi davvero avulsa dal resto del giornale, fino a che punto non subì le restrizioni politico-culturali dominanti sul resto del quotidiano. Se si trattasse solo di dirimere tale questione, sarebbe semplice rispondere e dimostrare, articoli alla mano, che il maglio della dittatura colpì anche le penne più rinomate, quelle che appunto firmavano in terza pagina. Ingabbiare la natura molteplice e complessa della terza pagina nella casella schematica provvista di due colonne, una in cui inseri- re gli argomenti a favore della decantata libertà e dell’autarchia della stori- ca pagina affidata al gusto e alla sensibilità dei letterati, l’altra per introdur- vi prove indiziarie che inficiano il comune assunto della sua originale indi- pendenza dentro un organismo invece asservito, è assai limitativo di quan- to ogni giorno accadeva su questa sezione della testata. Conformismo, ri- bellione, ideologico patteggiamento, dissimulazione onesta, intermezzi di fronda, glorificazione delle qualità intellettuali di mediocri uomini del re- gime, unita a numerosissimi e memorabili interventi su autori e temi della storia letteraria o filosofica o teatrale o musicale, con in aggiunta non pochi altri su scrittori stranieri, discutendo e lodando l’opera dei quali il giorna- lista di turno poteva anche spingersi a deplorare il regime in sottili forme ravvisabili soltanto da chi avesse interpretato i suoi articoli con libero acu- 10 introduzione me, oltre che con pazienza ermeneutica: ecco soltanto alcuni degli ingre- dienti che agirono contemporaneamente nel fecondare il tessuto della terza negli anni della dittatura. Pagina per molti aspetti davvero absoluta, sciolta, dissociata, vaccinata contro l’infezione del conformismo ideologico, giar- dino di straordinarie fioriture, di veloci folgorazioni, d’illuminazioni del pensiero critico generosamente “abbandonate” in uno spazio per definizio- ne fugace come quello del giornale quotidiano; e per altri aspetti, invece, pagina essa pure, durante gli anni esaminati, dell’adesione passiva, dell’in- telligenza sacrificata al Potere. Grazie alla sua vitalità, la terza fu durante il Ventennio luogo dinamico di discrepanti pulsioni, di vette altissime del prodotto giornalistico-lettera- rio qua e là opacizzate da alcune palesi “aperture” alla retorica del duce. Come vedremo, infatti, tracce dell’infiltrazione retorica si possono reperire senza difficoltà anche in quell’«intervallo spaziale» statutariamente refratta- rio alla coercitiva vulgata di regime. Nel complesso, dallo scrutinio analitico e dall’esame diacronico degli articoli pubblicati sulla terza del giornale nel periodo delimitato, emerge un quadro policromo, traboccante di riferimenti culturali, gremito di fir- me eccellenti, e in generale di giornalisti, scrittori, professori, e ricercatori attentissimi all’ultima novità editoriale così come al patrimonio classico continuamente ricordato e spiegato. Si realizzarono allora le condizioni più favorevoli alla fioritura della sta- gione aurea del giornalismo culturale napoletano e italiano. 11 AvvertenZA Per quanto concerne la citazione in nota di articoli seguiti da una sigla posta tra parentesi tonde, vuol dire che gli stessi sono collocati all’interno di rubriche ospitate in vari periodi sulla terza pagina del «Mattino». Nel volume vengono citate le seguenti: A.A. (Antro di Apollo); A.M.V. (Api, Mosconi e Vespe originariamente, poi semplicemente Mosconi già dal 1897); C.A.P. (Confessioni a Pamela); N.D.T. (Napoli di un tempo); S.L. (Sabato letterario); T. (I Teatri). Se poi l’articolo racchiuso nella rubrica risulta privo di un suo titolo, allora in nota viene riportata per

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