“Ti ricordi di Syd?”. Traffic – John Barlycorn must die 10 Marzo 2015 Traffic – John Barlycorn must die Stevie Winwood sta al rock come il monolite sta al film 2001 Odissea nello Spazio, oppure se volete, come quel vecchio amaro che “ci sta sempre bene” Da quando il rock è stato etichettato come tale, il grande musicista, l’inconfondibile vocalist e soprattutto il genio compositore, è sempre stato presente nei momenti migliori. Dall’inizio ancora in età di acne giovanile appena quindicenne con lo Spencer Davis Group per i quali scrisse, suono e cantò “Gimme some lovin”, fino agli hit-single degli anni di fine secolo scorso. Tutto attraverso una serie incredibile di iniziative e collaborazioni. Dal supergruppo del Blind Faith con Eric Clapton, Ginger Baker e Rich Grech, agli Air Force One, all’Hendrix di Electric Ladyland, a Lou Reed, Shawn Philips, Amagazin Blondel, Jade Warrior, Stomu Yamashta. Il musicista di Briminghan, scrive però la storia del rock con il gruppo dei Traffic, del quale ne era ovviamente mente ispirata e leader incontrastato. Dieci album complessivi dal 1967 (Mr Fantasy) al 1994 (Far from home), Partendo da Mr fantasy con l’intramontabile title track e passando attraverso grandi capolavori i quali “Shoot out of the fantasy factory”, il live “On the road” ma soprattutto il sognante “When the eagle flies” del 1974 e il folk-progressive di “John Barlycon must die” pubblicato nel 1970. Essendo inizialmente previsto come un album solo, Winwood si trovò a suonare praticamente tutti gli strumenti salvo i fiati, strumenti per iquali non aveva all’epoca specifica dimestichezza. Venne così coinvolto nuovamente Chris Wood e successivamente Jim Capaldi il quale fece in tempo a dare anche validi contributi alla composizione. John Barlycone viene da tutti segnalato come l’opera più compiuta e matura dei Traffic, qui – come detto – presenti in formazione classica con Winwood alla voce, chitarra e tastiere e autore di pressoche tutte le musiche, Jim Capaldi alla batteria e Chris Wood al flauto e sax. Durante i concerti abili session man si alternavano al basso, mentre nel disco questo strumento è stato affidato allo stesso Winwood. “Glad”, brano di apertura, si basa su un efficace riff ripetuto di sax che coniuga rock e jazz e che rimarrà sempre uno pezzi forti dei concerti. Ma la più forte contaminazione di “Barlycon” è sicuramente quella folk, genere non nuovo nella musica dei Traffic ma qui trainante e non solo perchè la title track è una rielaborazione di un vecchio classico di musica popolare. Tutti i pezzi sono allungati e fungono da veicolo per nuove sonorità e sperimentazioni, caratteristica che sarà sempre più presente nei lavori a venire fino alle suite di “Shoot Out” e “Low Spark” con i quali i Traffic, sull’onda del periodo, entrano di buon diritto nel mondo progressive. Sorprende ancora oggi per freschezza e vitalità Empty Pages dove Wood da sfoggio a tutta la sua abilità. Lo stesso per Freedom Rider che da lì in poi verrà eseguita sempre insieme a Glad per formare una sorta di vivace e scoppiettante suite. Il disco fu il primo d’oro per i Traffic che vissero il loro momento migliore nei primi anni settanta soprattutto negli Stati Uniti. Dopo l’uscita dell’ottimo When the Eagles Fly nel 1974 un vero condensato di buona musica, i Traffic si riunirono nel 1994 per pubblicare Far From Home che nonostante le buone vendite non seppe confermarsi al livello del precedente. Già colpiti per la scomparsa di Chris Wood nel 1983, per stessa ammissione di Winwood, i Traffic non potranno più esistere dopo la scomparsa nel 2005 di Jim Capaldi, elemento essenziale alla storia e alla vita della band stessa. Traffic, una band da riscoprire con risultati garantiti..
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