UNIVERSITA’ CATTOLICA DEL SACRO CUORE MILANO Dottorato di ricerca in Studi umanistici. Tradizione e contemporaneità ciclo XXXI S.S.D: L- ART/06 LA FIGURA FEMMINILE NEL FANTASTICO ITALIANO Tesi di Dottorato di : Guido Carlo Colletti Matricola: 4614694 Anno Accademico 2017 / 2018 Dottorato di ricerca in Studi Umanistici. Tradizione e contemporaneità Ciclo: XXXI S.S.D: L-ART/06 La figura femminile nel fantastico italiano Coordinatore: Ch.ma Prof.ssa Cinzia Susanna Bearzot Tesi di dottorato di: Guido Carlo Colletti Matricola: 4614694 Anno accademico 2017/2018 INDICE Introduzione 3 1 Definizione del campo e della metodologia di ricerca 7 1.1 Il sistema dei generi hollywoodiano come premessa 7 1.2 Origini del fantastico italiano. Definizioni e caratteristiche 10 1.3 Corpus della ricerca: periodizzazione e indagine quantitativa 19 1.3.1 Film a prevalenza femminile 23 1.3.2 Film corali 25 1.3.3 Film con protagonisti primari femminili 26 2 La rappresentazione femminile nel cinema horror contemporaneo 28 2.1 La corporeità femminile mediatizzata: choc, eccesso, frammentazione 29 2.2 Il corpo guardato: piacere e anti-piacere femminile. Differenti interpretazioni 36 3. L’ evoluzione del fantastico italiano 50 3.1 Il carattere internazionalista del cinema italiano 51 3.2 La crisi del cinema fantastico: gli anni Settanta 56 3.3 La crisi del cinema fantastico: gli anni Ottanta 61 4.La figura femminile come corpo attore 68 4.1 Modelli estetici femminili nel fantastico italiano: bellezza, stardom 69 4.2 Lo stile della rappresentazione: fascinazione e orrido 98 4.2.1 Volto e sguardo 103 4.2.2 Bocca e altri parti del corpo 113 4.3 Lo stile della rappresentazione: abiezione e degradazione del corpo 117 5. Principali stereotipi femminili nell’horror italiano 124 5.1 Introduzione: tipo e stereotipo 124 5.2 Principali tipi femminili 126 5.2.1 Belle dame sans merci 127 5.2.2 Damsel in distress 146 5.2.3 L’eroina finale (Final girl) 152 6. Analisi dei film 165 6.1 Una lucertola con la pelle di donna 167 6.2 Suspiria 176 6.3 Phenomena 192 6.4 Rosso sangue 202 Conclusioni 210 Appendice fotografica 225 Bibliografia 238 Ringraziamenti 273 INTRODUZIONE Il presente studio nasce prima di tutto da un’idea di fondo: lo stretto collegamento tra il genere horror e la figura femminile nel cinema italiano. Questa intrinseca e fondamentale relazione di dipendenza, messa in rilievo in primis dai gender studies americani degli anni Ottanta e Novanta pone, in effetti, differenti quesiti di ricerca. Innanzitutto, questo contributo vuole mettere al centro le conseguenze culturali del rapporto donna/horror, che sfociano in alcune considerazioni quali l’approccio misogino al genere, sia da parte di chi realizza il film, sia da parte di chi lo fruisce, un approccio che viene identificato e stigmatizzato prima ancora nel cinema americano che italiano. Le teorie di gender formulate da studiose come, Linda Williams, Barbara Creed, Judith Halberstam, Isabel Cristina Pinedo, Teresa De Lauretis sono ritenute indispensabili come unico punto di riferimento teorico per muovere verso un confronto con il cinema italiano. Per colmare parzialmente un vuoto bibliografico per ciò che concerne le teorie di gender relativamente al cinema horror-fantastico italiano, gli studi americani ci forniscono una buona base di partenza per rintracciare analogie e, possibili differenze, per ciò che concerne il sistema produttivo dei generi e la rappresentazione della figura femminile. Queste considerazioni, in ogni caso, portano con sé talvolta pregiudizi nella pubblica opinione, nella critica, tale da rendere l’horror stesso da alcuni ritenuti moralmente discutibile o, addirittura, artisticamente trascurabile. Accanto al pregiudizio negativo, che questo studio non intende comunque né sminuire né esasperare, vi sono comunque posizioni contrarie che sposano una visione emancipatoria e liberatoria della funzione dell’horror e che si espleta proprio attraverso la figura femminile. Fondamentale è qui il concetto di “presenza”, che intende rilevare da un punto di vista sia quantitativo che qualitativo la donna come corpo-attore, ovvero personaggio e persona e da qui cartografare un caleidoscopico campionario di presenze femminili, per età, tratti somatici, carattere e principali stereotipi. L’altra questione in campo riguarda fondamentalmente quali differenze intercorrono tra cinema americano e cinema italiano, con particolare riferimento all’uso e all’immagine della donna. Il cinema anglo-americano è chiamato in causa come punto riferimento per la sua precocità tale da aver creato già a partire dagli anni Trenta, case di produzione specializzate nell’horror e nel fantastico, come la Universal Pictures o la Hammer. 3 Il filone italiano, che in questo studio, verrà chiamato per esigenze metodologiche, “fantastico” sembra seguire le orme del suo progenitore americano, per poi discostarsene sempre di più. La definizione di “fantastico” ha qui un significato estensivo e trasversale traente origine dalla letteratura di intrattenimento dell’Ottocento e intenzionalmente vuole comprendere i sottogeneri “thriller” e “horror” prodotti in Italia. Non si fa riferimento a ciò che comunemente viene identificato con il fantasy di natura fiabesca per ragazzi, né al fanta-mitologico italiano spesso fatto rientrare nel filone del peplum. Il confronto col cinema americano, nonché il dibattito emerso nei cultural studies fa emergere quindi le seguenti questioni: se il cinema horror possa essere o no rivolto a un pubblico maschile, se può proporre altre forme di rappresentazione femminile al di fuori degli stereotipi più comuni del genere (uno dei tanti è la donna come vittima passiva), se i gender studies degli anni Ottanta e Novanta sull’horror americano possono essere applicabili e in quale misura e portata all’horror italiano. I criteri di inclusione del materiale raccolto sono cronologici (testi coevi ai film che cercano di ricostruire il clima culturale dell’epoca e testi più recenti che ricostruiscono del filone, l’ordine di catalogazione non è alfabetico per autore, ma anno per anno. Nel caso di più pubblicazioni in uno stesso anno, vige l’ordine alfabetico per autore); tematici (argomenti circoscritti al tema di interesse, profilo storico di sviluppo del genere e saggi monografici su differenti autori/registi; geografici (sono presi in considerazione sia testi nazionali che internazionali). La bibliografia sul cinema fantastico italiano può essere valutata da quattro punti di vista: relazioni e differenze tra l’analisi e l’archiviazione di testi coevi all’uscita dei film e di testi contemporanei odierni; relazioni e differenze tra testi accademici e divulgativi; rapporto tra testi monografici su un singolo regista o su un singolo tema e testi sul profilo storico dello sviluppo del genere; relazioni tra testi sul cinema horror americano/internazionale e cinema horror italiano relativi al periodo considerato. I testi divulgativi in Italia, spesso scritti direttamente da operatori e protagonisti dello spettacolo, giornalisti, critici, provengono appunto dal settore della critica specializzata, ma sono comunque utili e utilizzabili come surrogati di una letteratura scientifica mancante o scarsamente sufficiente o come indicatori culturali. I testi prodotti dagli anni Sessanta agli anni Ottanta, se si escludono i pochi saggi monografici sull’argomento, constano prevalentemente di articoli, interviste o critiche cinematografiche su singoli autori su riviste di settore, anche di prestigio come “Les cahiers du cinéma”, “La revue du 4 cinéma” o “Filmcritica”. Da questi testi emergono atteggiamenti contrastanti ora encomiastici (soprattutto in Francia) ora di imbarazzo. Dalla fine degli anni Ottanta si moltiplicano monografie su Mario Bava, Dario Argento e Lucio Fulci. L’approccio a molti di questi testi è storico-enciclopedico o storico-critico. Successivamente, negli anni Novanta e nel nuovo Millennio, si cominciano a proporre le prime analisi filmologiche e semiotiche e interviene negli autori una consapevolezza più matura che porta loro ad approfondire i differenti livelli di lettura semantica. Non è soltanto un fenomeno qualitativo, ma anche quantitativo, in quanto questi studi cominciano ad aumentare di produzione, vengono richiesti e si sceglie sempre più di adottare un approccio trasversale-multidisciplinare: si studia questo cinema partendo da una tematica ed evidenziandone gli eventuali collegamenti con altre discipline, come la letteratura, l’estetica, l’arte, la sociologia, la psicologia. Si cerca cioè di indagare il “non detto”, di complicare (in senso positivo) la lineare semplicità di una sceneggiatura, tutto a vantaggio di una analisi scientifica stratificata a più livelli. È proprio riguardo ai temi, agli stereotipi estrapolati dal genere fantastico che è stato possibile indirizzare la ricerca verso un argomento più specifico come quello sulla figura femminile. Il metodo di lavoro consta di due sezioni, una parte teorica e una parte empirico-applicativa. La parte teorica sviluppa e chiarisce in funzione propedeutica la nozione di “fantastico”, la portata di questo termine e l’uso che se ne fa all’interno di questa ricerca. Secondariamente la ricerca approfondirà alcune categorie storico-culturali quali eccesso, choc, intensificazione, che sintetizzano efficacemente il complesso rapporto che un insieme di arti visive, tra cui il cinema di genere horror, hanno stabilito e intrattenuto con la loro epoca; se da un lato verranno definiti in via del tutto transnazionale e trasversale i concetti sopracitati,
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