©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte SILVIA DELL'ORSO CONSIDERAZIONI INTORNO AGLI AFFRESCHI DELLA CHIESA DI SANTA MARIA IN PIANO A LORETO APRUTINO Sottolineava giustamente il Gavini che per la sua strut­ giusto seguito, né si può affermare a pieno titolo che l'arte tura interna - semplicissima nell'unica navata divisa in abruzzese del Quattrocento sia stata riammessa nel con­ cinque campate da arconi a sesto acuto impostati su pie­ testo generale dei fatti storici. dritti -la chiesa di Santa Maria in Piano a Loreto Apru­ tino, nell' entroterra pescarese, sembra essere stata costruita Le improprie modificazioni apportate all'edificio dal­ con la preoccupazione di garantire ampio spazio alla deco­ l'abate Umbriani che, nella seconda metà del Cinquecento, razione pittorica. I) volle trasformarne l'impianto,'3) hanno fortunatamente Attualmente gli affreschi, in condizioni non sempre risparmiato gli affreschi con storie dell'aquinate - così buone,2) si dispiegano esclusivamente lungo le pareti pericolosamente prossimi all'abside - compromettendone delle campate sul lato destro, orientato a sud, dell'edificio e solo qualche brano sulla parete centrale, là dove fu aperta sulla controfacciata, mentre sul lato sinistro resta solo una l'ampia finestra rettangolare. Altri danni sono stati pro­ • Crocifissione' frammentaria del XIV secolo, probabile vocati dal tempo e dall'incuria, causando cadute di colore superstite testimonianza del precedente aspetto dell'aula. nella maggior parte delle scene sulla parete sinistra, che Gli episodi della • Vita di San T ommaso d'Aquino' oggi risultano tutte illeggibili tranne una. In definitiva (figg. 1-4) occupano l'ultima campata prima dell'abside dei quindici episodi originari ne restano intatti sei, mentre ottagonale - aggiunta del XVI secolo - le • Storie di quattro sono solo parzialmente decifrabili. Cristo e della Vergine' (figg. 5-7), insieme ad alcuni Questo gruppo di affreschi, uno dei cicli più vasti dedi­ episodi desunti dalla leggenda di San Giacomo Maggio­ cati alle vicende del santo dottore della chiesa 14) e la cui re (figg. 8 e 9) sono nella terza campata, il • Giudizio redazione trova giustificazione letteraria nella biografia Universale' (fig. IO) sulla parete d'ingresso. Numerose scritta dal domenicano Guglielmo da Tocco, allievo di immagini extra cicliche compaiono qua e là, senza un San Tommaso d'Aquino,'5) è l'unico nella chiesa a godere ordine preciso, eccetto nella quinta cappella, dove sono di una memoria storica che valichi i limiti ottocenteschi. del tutto assenti. È infatti un monaco domenicano di nome Serafino Al di là del cospicuo interesse suscitato in loco sin dai Razzi a segnalarne brevemente l'esistenza nel corso di un primi rinvenimenti ottocenteschi,3) non si può certo dire viaggio compiuto attraverso l'Abruzzo alla fine del XVI che in questi anni i dipinti loretesi abbiano goduto di secolo, fornendoci una testimonianza dell' attenzione buona stampa, pur essendo indubbio il loro valore arti­ allora riservata a questi dipinti.'6) stico e iconografico. Il paese di Loreto Aprutino è storicamente e tradizio­ Van MarIe dedicò loro solo breve spazio all'interno della nalmente legato alla casa d'Aquino,'7) innanzitutto perché sua vastissima e non sempre puntuale rassegna sull'arte i d'Aquino ressero la contea di Loreto per più di un secolo, italiana, dove li classificò come opere della fine del XIV a partire dal 1330, secondariamente per via di una sorta secolo, ravvisandovi anticipazioni del gotico internazio­ di leggenda secondo cui il santo domenicano sarebbe stato nale.4) - in giovane età - ospite presso il borgo abruzzese nel Bernard Berenson, riferendosi in particolare al • Giudi­ settembre del 1237.'8) zio' e alle • Storie di San Tommaso d'Aquino " li asse­ Insignito del titolo di conte di Loreto da Roberto gnò nel 1932 a Lorenzo Salimbeni,5) ma l'estraneità del­ d'Angiò, Berardo d'Aquino, consigliere e familiare del l'artista sanseverinate a questo ciclo di affreschi veniva sovrano, nonché consorte dell'ultimogenita degli Sten­ sottolineata sia dal Serra,6) più propenso ad una lettura dardo di Gallasio, Maria/g) fu il promulgatore all'interno regionale dell'intera decorazione, sia da Pasquale Rotondi del suo feudo del culto per San Tommaso, cui sembra fosse che voleva piuttosto scorgervi .. qualche rispondenza col legato da una lontana parentela.20) crudo realismo tedesco ",7) un dato questo condiviso Tuttavia, nonostante la sua devozione per il santo, non anni dopo dalla Gherardini nel suo studio dedicato ai è a Berardo che si deve l'ordinazione del ciclo - sarebbe Salimbeni.8) infatti assolutamente improponibile una data così remota Ad inaugurare un più concreto e motivato criterio inter­ per questi affreschi il cui aspetto arcaico non deve trarre pretativo del ciclo di Santa Maria in Piano è senza dubbio In inganno 21) - ma, con buone probabilità, il commit­ Enzo CarIi g) che, pur non avendo approfondito l'argo­ tente è Francesco II d'Aquino, penultimo esponente del­ mento, ha il merito indiscutibile di averne impostato la la nobile stirpe a reggere le sorti del piccolo feudo abruz­ lettura alla luce di episodi coevi e similari, liberandolo zese 22) e nominato fra l'altro nel 1427 viceré d'Abruzzo, cosÌ dalle strettoie di una tanto cospicua quanto riduttiva dal papa Martino V.23l letteratura locale. Ricordato dalle fonti come personaggio di grande auto­ Purtroppo il suo intervento, in parte collegabile a certe rità al tempo di Giovanna II d'Angiò che nel 1438 lo fece ipotesi avanzate nel 1936 da Arturo O. Quintavalle IO) Gran Siniscalco del Regno, Francesco passò poi a soste­ e alle fugaci allusioni fatte su questo tema da Giuseppe nere il partito di Alfonso d'Aragona, legandosi stretta­ Scavizzi II ) e da Ferdinando Bologna, I!~) non ha avuto mente al sovrano spagnolo.24) h ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte I - LORETO APRUTINO, CHIESA DI SANTA MARIA IN PIANO 2 - LORETO APRUTINO, CHIESA DI SANTA MARIA IN PIANO QUINTA CAMPATA DESTRA, PARETE SINISTRA QUINTA CAMPATA DESTRA, PARETE DESTRA PRIMO MAESTRO DELLE STORIE DI SAN TOMMASO D'AQUINO: SECONDO MAESTRO DELLE STORIE DI SAN TOMMASO D'AQUINO : IL DISCEPOLATO DI TOMMASO D'AQUINO PRESSO ALBERTO MAGNO IL MIRACOLO DELLE ALICI A confortare l'ipotesi che spetti proprio a Francesco II opera d'arte al membro più illustre dell' antica schiatta, d'Aquino l'iniziativa di far eseguire il gruppo di affreschi propiziandosene ad un tempo il buon auspicio per un dedicato alla vita del santo domenicano è lo stemma aral­ pacifico governo sulla contea testè ereditata, della quale dico più volte effigiato sulla campata, che ci suggerisce fra l'altro San Tommaso era patrono. anche una datazione approssimativa del ciclo. Il leone rampante (fig. 3) inscritto entro clipei e ripetuto Le • Storie di San Tommaso d'Aquino' non sono sei volte lungo il registro inferiore delle pareti è infatti uno dunque opera della seconda metà del Trecento, come dei segni dell' arma gentilizia dei d'Aquino che, quando è avrebbero voluto il Quintavalle 28} e il Carli,29} ma anche completa, consta di uno scudo inquartato con il bandato esse insieme agli altri affreschi presenti nella chiesa costi­ d'oro e di rosso nel primo e quarto, il campo spaccato di tuiscono un momento fondamentale per la ricomposizione rosso ed argento con leone rampante dall'uno all'altro della geografia artistica del XV secolo in Abruzzo. nel secondo e terzo. Ma solo nel 1415 la famiglia d'Aquino Come spiegare dunque l'evidente arcaicità del tessuto aggiunse questo simbolo al suo stemma, quando cioè architettonico di questi dipinti rispetto a quelli della terza Giovannella del Borgo, figlia di Cecco del Borgo, illustre campata, che pure sono stati eseguiti solo pochi anni dopo? capitano al servizio di re Ladislao di Durazzo - cui spet­ L'aspetto "atipico 1/ del ciclo di San Tommaso ha tava appunto l'impresa leonina - andò in sposa al gio­ indotto - come si è appena accennato - alcuni studiosi vane Francesco, nominato conte di Loreto nel 1423, in a ritenerlo opera tardotrecentesca, seppure bisogna dire seguito alla morte del padre Jacopo.25} in termini assai confusi. Una volta escluso quindi il diretto coinvolgimento di È il caso di Enzo Carli il quale, fra l'altro, all'interno Cecco del Borgo nella commissione degli affreschi - nes­ degli episodi dedicati all'aquinate distingueva una non sun elemento infatti induce a ritenerlo uomo sensibile precisata presenza di affreschi di epoca posteriore, da rife­ alle arti, semmai emergono le sue doti di stratega - la rirsi alla vita di un santo certosino, rendendo difficile ipotesi più plausibile è che il vero responsabile sia Fran­ capire quali fossero a suo parere i dipinti della fine del cesco o tutt'al più sua moglie, entrambi ricordati per aver XIV secolo e quali gli altri. 3D} contribuito, intorno al 1432, all'edificazione della chiesa La tendenza ad anticipare la datazione di questo primo di Santa Maria di Caramanico facendovi erigere il campa­ gruppo di affreschi è stata provocata dall'avervi voluto nile, dove ancora oggi è visibile un rilievo con l'insegna scorgere solo le ascendenze meridionali, trascurando a 26 dei d'Aquino. } favore di un "giottismo /I di superficie la vera essenza Ecco quindi che il 1415 funge da termine post quem per dell'opera, che va invece ricercata nell'ambito di una la datazione dell'intero ciclo. Questo, come del resto sug­ koinè più articolata. gerisce anche lo stile dei dipinti, non può essere stato Non si può certo negare la componente meridionale realizzato troppo oltre il 1423 27} e a tale proposito si può nella cultura degli artisti che affrescarono le • Storie di 1 supporre da parte del committente il desiderio di cele­ San Tommaso ',3 } vorrebbe dire non tenere conto fra brare il nuovo titolo acquisito rendendo omaggio con una l'altro della condizione di dipendenza dell' Abruzzo nei ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte Allo spirito "spontaneistico .
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