APPENDICI figura 590 1 Cfr. Capitolo 8. Poiché, come si è detto, “architettura” della biblioteca è architettura sia del servizio sia dell’edifi- 2 Cfr. Capitolo 9. 3 Cfr. paragrafo 3.1. cio, sarà dunque utile analizzare come l’una e l’altra si siano sviluppate nel tempo. 4 Per lo studio dell’evoluzione storica della biblioteca nel Uno degli aspetti caratteristici della civiltà occidentale è la documentazione scritta, utilizzata come periodo antico, sono particolarmente interessanti il volume Biblioteche del mondo antico, di Lionel Casson, Milano: registrazione e interpretazione della vita sociale, politica, economica, religiosa, culturale e scientifi- Edizioni Sylvestre Bonnard, 2003; e i saggi contenuti in Le ca: strumento finalizzato ad assicurare non solo la memoria, ma anche il progresso delle idee. A tali biblioteche del mondo antico e medioevale, a cura di Guglielmo Cavallo, Roma-Bari: Laterza, 1989; in Storia esigenze risponde l’istituto della biblioteca, evolvendosi parallelamente alle forme e ai supporti dei della lettura nel mondo occidentale, a cura di Guglielmo Cavallo e Roger Chartier, Roma-Bari: Laterza, 1995 e in La documenti e al loro utilizzo, in continua oscillazione tra permanenza e mutamento dei suoi carat- città e la parola scritta, a cura di Giovanni Pugliese teri spaziali e tipologici. Carratelli, Milano: Libri Scheiwiller, 1997. 1 5 Blanck riporta la notizia di Aulo Gellio secondo cui Prima di indagare il rapporto tra esigenze funzionali (programma biblioteconomico) e requisiti spa- Pisistrato, tiranno di Atene, avrebbe creato una “bibliote- ziali, tecnici e formali (programma edilizio prestazionale),2 è utile osservare l’evoluzione storica del- ca pubblica” addirittura nel 480 a.C. Mentre non vi è motivo di dubitare dell’esistenza di questa raccolta di l’edificio destinato a biblioteca in rapporto ai cambiamenti intervenuti nelle sue tre funzioni basilari volumina, meno credibile è la sua reale e ampia accessi- di conservazione, mediazione e diffusione della cultura e dell’informazione.3 bilità. Horst Blanck ‘Scriptoria’ e biblioteche nel mondo classico in La città e la parola scritta, Milano: Libri Scheiwiller, 1997, p. 3. 6 Per una narrazione esaustiva sulla Biblioteca di Alessandria vedere il testo di Luciano Canfora La bibliote- ca scomparsa, Palermo: Sellerio Editore, 1988. LE BIBLIOTECHE DELL’ANTICHITÀ, DA TOLOMEO A COSTANTINO Le biblioteche più antiche di cui è rimasta memoria - per esempio quella del re Assurbanipal a Ninive - erano semplici archivi di testi sacri e documenti, annessi al palazzo o al tempio e del tutto inaccessibili. Al contrario, le biblioteche ellenistiche, avendo spesso fini di studio, erano assai più accessibili, sia pure a una cerchia ridottissima di adepti.4 La più importante biblioteca ellenistica fu la biblioteca di Alessandria, una delle cui peculiari- tà, al di là della grande dimensione, era quella di avere una fisionomia bibliografica definita a prio- ri e persino ciò che oggi potremmo chiamare una missione.5 Infatti il fondatore della biblioteca,Tolomeo I Soter (366-283 a.C.), e il suo consigliere nonché idea- tore e ordinatore della biblioteca, Demetrio di Falerone (350 ca.- 285? a.C.), intendevano racco- gliere i libri di tutti i popoli della terra e avevano stabilito che a tal fine erano necessari cinquecen- tomila rotoli.6 La biblioteca era di supporto al Museion, situato accanto al palazzo reale, centro cul- turale dedicato alle muse (da cui il nome) concepito come un istituto di ricerca dove coltivare tutte le scienze e in particolare la filologia. Tolomeo II Filadelfo (208-246 a.C.) accrebbe ulteriormente le raccolte, che giunsero fino a 490mila rotoli. Una seconda biblioteca, il Serapeion, collocata nel tem- pio di Serapide, conteneva circa 42mila rotoli e divenne particolarmente importante dopo la distru- zione della biblioteca del Museion, avvenuta in varie fasi successive, dal primo incendio del 48 a.C. a opera dei soldati di Cesare fino alla totale distruzione del III secolo d.C. La modernità della biblioteca di Alessandria consiste anche in altri fattori. Lo sviluppo delle raccol- te avveniva in modo sistematico: mediante richieste a tutti i sovrani del mondo, con acquisizioni continue e con la copiatura di tutti i testi che pervenivano in città con le navi (l’originale veniva requisito, la copia veniva restituita). I volumina erano accuratamente ordinati e catalogati da biblio- tecari e filologi. Le raccolte erano conservate in magazzini oppure (probabilmente) in nicchie lungo il perimetro della grande sala di rappresentanza (l’oikos), secondo il tipico modello ellenistico. In A pagina 387: questa sala e negli attigui spazi aperti (giardini, peripatoi) si svolgevano le attività speculative, come figura 589 Det Kongelige Bibliotek, Copenaghen, Schmidt, Hammer & Lassen (1993-1999). Schizzo del edificio “dia- nella scuola aristotelica del Lykeion di Atene. mante” affacciato sul canale. Nella biblioteca ellenistica non vi erano spazi univocamente deputati alla consultazione: la bibliote- A pagina 389: ca era costituita dall’insieme degli spazi di deposito dei documenti e dagli spazi di incontro e dis- figura 590 British Library, Londra, Antonio Panizzi e Sidney cussione. È un modello che resterà invariato per diversi secoli e che si ritrova per esempio nella biblio- Smirke (1854-1856). Veduta della sala di lettura e con- sultazione. teca di Attalo I a Pergamo (seconda metà del III sec. a.C.), fino alle biblioteche “pubbliche” romane. 389 Le biblioteche dell’antica Roma, nate dall’influsso della cultura greca e dal processo di istru- 7 Fabio Troncarelli, La comunicazione scritta dall’età tar- doantica al Medioevo, in La Città e la parola scritta, zione generalizzata, portarono allo sviluppo del commercio librario e del collezionismo. Molte Milano: Libri Scheiwiller, 1997, p. 120. biblioteche ebbero origine non tanto da lasciti, quanto da predazioni e da bottini di guerra: il 8 Ivi p. 119. 9 Cfr. pp. 402-403. primo è quello di Lucio Emilio Paolo, che nel 168 a.C. saccheggiò la biblioteca di Perseo di 10 “Il principio di un ampio locale nel quale libri e possi- Macedonia portandola a Roma. bilmente anche sculture venivano inseriti nei recessi delle pareti, esemplificato nella biblioteca di Efeso, poneva La tipologia della biblioteca “pubblica” si sviluppò in periodo imperiale: la prima è quella realizza- un’enfasi considerevole sul libro e sul locale nel quale ta nel Foro nel 39 a.C. da Asinio Pollione, secondo un progetto di Giulio Cesare rimasto incompiu- alloggiarlo: libro e spazio si facevano architettura”, in Michael Brawne, Biblioteche, architettura e ordinamento, to. Augusto, Tiberio, Traiano e gli altri imperatori continuarono a realizzare biblioteche pubbliche, Milano: Edizioni Comunità, 1970, p. 10. 11 Si veda in proposito la ricostruzione di una piccola tanto che al tempo di Costantino (280-337 d.C.) se ne contavano 28 solo a Roma. biblioteca contenuta nel Museo della Civiltà Romana a Il modello tipologico era quello ellenistico: Vitruvio nel De Architectura descrive la biblioteca come Roma, basato sui resti della biblioteca della Villa Adriana di Tivoli, in cui vi sono armadi chiusi da ante ricavati lungo una grande sala rettangolare esposta a oriente, con un portico perimetrale e un’abside con la sta- il perimetro all’interno di nicchie, sollevate di alcuni gradi- tua di Atena nella parete opposta all’entrata. Lungo il perimetro vi erano nicchie con armadi (con- ni rispetto al pavimento. 12 L’Abbazia di San Gallo fu fondata intorno al 720, con tenenti i rotoli), disposti su due o più ballatoi sovrapposti. Molte biblioteche erano composte da due scuola e biblioteca-scriptorium che rimasero per secoli tra sale attigue, una per i testi latini, l’altra per quelli greci. le maggiori in Europa. Particolarmente importante è il disegno della planimetria del complesso monastico, con Ma se il modello tipologico era dedotto da quello ellenistico, assai diverso e ben più moderno era le indicazioni delle principali funzioni degli edifici, che fu utilizzato a partire dall’820 come pianta ideale di riferi- il ruolo sociale della biblioteca nella città: si trattava infatti di edifici con caratteri di forte urbani- mento per la costruzione di monasteri benedettini. Nella tà, non più legati ai luoghi di potere politico o religioso, ma collocati in posizione di centralità e pianta lo scriptorium, con soprastante locale deposito libri (bibliotheca), è collocato a sinistra del coro, simme- prossimità ai maggiori servizi pubblici (le terme, il foro, il mercato). Anche se probabilmente desti- tricamente alla sacrestia. Cfr. Walter Horn e Ernest Born, nate ad un pubblico più ristretto, le biblioteche diventarono dunque simili alle basiliche (dove si The Plan of St. Gall: A study of the Architecture and Economy of Life in a Paradigmatic Carolingian amministrava la giustizia e si conducevano gli affari): luoghi di ritrovo, di socializzazione, di aggre- Monastery, Berkeley: University of California Press gazione e di dibattito per gli eruditi. University of California Press, 1979. 13 Antonella Rosatelli Lo spazio della biblioteca: storia di La biblioteca era diretta da un procurator, che aveva al suo servizio alcuni bibliothecarii. Vi erano due protagonisti, in Nuove biblioteche, architettura e informatica. L’architettura dei luoghi del sapere e l’evolu- cataloghi per autori e titoli, soluzione estremamente moderna che ritornerà in auge solo molti zione delle tecniche informatiche, a cura di Massimo secoli dopo. Lo sviluppo delle raccolte, basato soprattutto sullo
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