Dizionario Geografico, Fisico e Storico della Toscana (E. Repetti) http://193.205.4.99/repetti/ Dicomano - Foro, Mercatale di Dicomano - Dicomano, Fiume di S. Godenzo - Vivajo ID: 1754 N. scheda: 19630 Volume: 2; 3; 6S Pagina: 6 - 11, 329; 194; 85 - 86, 276 ______________________________________Riferimenti: 42470 Toponimo IGM: Dicomano - Torrente S. Godenzo (a E) Comune: DICOMANO Provincia: FI Quadrante IGM: 107-4 Coordinate (long., lat.) Gauss Boaga: 1702936, 4862935 WGS 1984: 11.52742, 43.89314 ______________________________________ UTM (32N): 702999, 4863109 Denominazione: Dicomano - Foro, Mercatale di Dicomano - Dicomano, Fiume di S. Godenzo - Vivajo Popolo: S. Maria a Dicomano Piviere: S. Maria a Dicomano Comunità: Dicomano Giurisdizione: Dicomano Diocesi: Firenze Compartimento: Firenze Stato: Granducato di Toscana ______________________________________ MERCATALE. - Varii casali e villaggi della Toscana portano questo nome sinonimo di Foro e di Mercato , dove concorrevano i popoli dei contorni per vendere e comprare vettovaglie. - All'Articolo FORO dissi, che tutte le località destinate nel medio evo a servire di Foro o di Mercato divennero paesi, taluni dei quali crebbero di gente e di abitazioni tanto che si convertirono in castelli, borghi o terre le più popolate della contrada. - Sono fra gli altri di questa origine e qualità i seguenti Mercatali : Mercatale di Campoli fra la Val di Pesa e la Val di Greve, Mercatale di Castiglion Fiorentino in Val di Chiana, Mercatale di Galeata, Mercatale a Greve, Mercatale di Val d'Ambra nel Val d'Arno superiore, Mercatale di Val di Pierle sul Nicone in Val Tiberina, Mercatale di Dicomano ( Vedere DICOMANO e POZZO in Val di Sieve), Mercatale di Forcoli ( Vedere FORCOLI in Val d'Era), Mercatale di Ranco ( Vedere RANCO sulla Marecchia), Mercatale di Signa ( Vedere PONTE A SIGNA) e Mercatale di Vernio ( Vedere VERNIO nella Valle del Bisenzio). Page 1/8 Dizionario Geografico, Fisico e Storico della Toscana (E. Repetti) http://193.205.4.99/repetti/ DICOMANO, talvolta COMANO ( Decomanum, e Comanum ) in Val di Sieve. Grosso borgo che porta il nome della fiumana che l'attraversa, con antica pieve (S. Maria) capoluogo di Comunità e residenza di un potestà nel Vicariato R. di Pontassieve, Diocesi e Compartimento di Firenze. ê situato in pianura sulla nuova strada R. di Romagna, nel grado 29° 8 ′ 5 ′ ′ di longitudine e 43° 53 ′ 8 ′ ′ di latitudine, 20 miglia a grecale di Firenze, 10 a settentrione-grecale del Pontassieve, 9 miglia a scirocco del Borgo S. Lorenzo, 7 a libeccio di S. Godenzo, e circa 11 miglia dal varco dell'Alpe di S. Benedetto. Il nome di Dicomano ( Decumanum ) rimontar dovrebbe ai tempi della Repubblica romana, quando costumavasi di nominar in cotal guisa i sentieri o stradelli che limitavano da levante a ponente i terreni delle colonie; siccome decunmani si appellavano gli esattori delle decime, e decumana pure si diceva la porta questoria situata di fronte a quella del pretorio negli accampamenti di quel popolo re. Una tale etimologia per altro viene infirmata da alcune antiche scritture, nelle quali è fatta menzione della pieve di S. Maria in Comano invece di appellarsi in Dicomano . In tal guisa fra le altre trovasi scritta di una membrana archetipa del 25 novembre 1136, appartenuta al monastero della Vallombrosa, ora nell'Archivio Diplomatico Fiorentino; siccome anche è detta in Comano nel registro delle chiese fiorentine redatto nell'anno 1299, e pubblicato dal Lami. Lo ché darebbe luogo a dubitare che il paese di Dicomano fosse derivato dal segnacaso unito al nime della località di Comano , invece di rimontare al Decumano dei tempi romani. Il documento più antico tra i superstiti, che parli di questo borgo, è un'enfiteusi del 1102 (3 marzo) fatta da Ranieri vescovo di Firenze, quando allivellò le sue corti di Dicomano e di Falgano a un Ranuccio figlio di Guelfo e a un Winildo figlio di Davizzo per l'annuo meschino tributo di 5 soldi lucchesi (LAMI, Mon. Eccl. Flor. ) In Dicomano ebbero pure signoria i conti Guidi, per diploma concesso nel 1220 dall'imperatore Federico II ai figli del conte Guido Guerra, e nel 1248 dallo stesso imperante confermato ai di lui nipoti Guido e Simone CC. Di Battifolle e di Poppi. A questa linea pertanto dei CC. Guidi, nelle divise di questa numerosa famiglia magnatizia, restarono di parte i castelli di Colle Cà Martino , con le sue pertinenze, la metà del Mercato e del Mercatale di Dicomano , il castello del Pozzo con la sua cura e distretto, le ville di Fabiano , di Casa Romana , di Corella, di Paterno, di Farneto , di Orticaja e di tanti altri luoghi compresi nell'attuale Comunità di Dicomano o in quelle limitrofe. Dicomano fu sempre un'aperta borgata, cui diede origine la comodità della sua situazione presso allo sbocco in Sieve di due fiumane, la Moscia e il Dicomano, derivanti dall'Appennino della Falterona. Infatti nel suo vasto foro si praticavano i mercati sino dal secolo XII, mentre si parla del Mercatale e non del Castello di Dicomano nel privilegio di Federico II testé accennato. A difesa però dell'aperta borgata sul poggio alla destra del fiume, e a cavaliere di Dicomano, fu eretto un fortilizio appellato il Pozzo , già da qualche tempo caduto in rovina. Era quel castello del Pozzo da Decomano che il conte Guido da Porciano e da Belforte, nel 1337, alienò a Gualterotto de'Bardi di Firenze, e che poi i di lui figli e consorti spesse fiate ai Bardi contrastarono, nonostante le minacce e le condanne di esilio sentenziate dal potestà di Firenze; sino a che quei conti rimessi ai comandi della Repubblica fiorentina, ai 17 gennajo del 1354 (stile comune), vennero liberati dalle precedenti condannagioni. Nel 1358 il territorio di Dicomano non era stato ancora incorporato al distretto fiorentino, e conseguentemente non poteva far parte del suo contado; mentre di costà ottenne il passo, e in Dicomano per tre giorni la compagnia del C. Page 2/8 Dizionario Geografico, Fisico e Storico della Toscana (E. Repetti) http://193.205.4.99/repetti/ Lando soggiornò dopo la mala ventura ad essa accaduta nel salire dalla valle del Lamone per il varco delle scalette sul dorso dell'Appennino di Belforte. Avvegnaché la Signoria di Firenze a niun patto volle che quei soldati di ventura entrassero, neppure di transito, nel suo contado, descrivendo loro a tale effetto lo stradale seguente: “da Marradi valicare l'Appennino per il malagevole sentiero di Belforte , quindi scendere a Dicomano , poi a Vicorata , a Isola (ossia Londa ), a San Leolino , e di là per il varco fra la Falterona e la Consuma penetrare nel Casentino. - Vedere BELFORTE DI MUGELLO . Ciò non ostante furono quei ladroni dai contadini di Val di Sieve cotanto di male in cuore accolti, che presto si trovarono in Dicomano assediati e stretti al punto, che in poco d'ora si saria in questo luogo spento quel morbo politico dell'Italia, se la cura della salvezza di quattro cittadini fiorentini non fosse stata preferita alla pubblica salute. (MAT. VILLANI, Cronic. Lib.VIII. cap. 74 e 79. - AMMIR. Istor. fior. Lib. XI) Essendo probabile, come molti opinano, che il territorio di Dicomano facesse parte della contea di Belforte posta sull'Appennino omonimo, si può ragionevolmente arguire che questo distretto venisse incorporato a quello di Firenze nell'anno 1375, quando appunto la Repubblica accrebbe al suo dominio i castelli di Belforte e di Gattaja mediante il prezzo di 15000 fiorini d'oro pagati al conte Guido da Battifolle in vigore del contratto rogato ai 13 giugno 1374, quindi nel 21 luglio susseguente a un mazziere della Repubblica stessa datone il possesso. (AMMIR. De'conti Guidi , e Istor. fior. Lib. XIII.) La chiesa plebana di S. Maria a Dicomano, da lunga età di padronato dalla mensa arcivescovile di Firenze, risiede sopra un poggetto un quarto di miglio a levante del borgo. Essa fu ricostruita a tre navate, e consacrata lì 3 maggio 1568. Ha un quadro all'altare maggiore dipinto dal cav. Curradi. Dentro il borgo esistono diverse chiese, fra le quali è molto frequentata quella del soppresso ospizio, detto della madonna dello Spedale da una devota immagine che ivi si venera. Assai più grandiosa e ricca di marmi è la chiesa di S. Onofrio con vago disegno edificata e dipinta sulla fine del secolo scorso a spese della famiglia delle Pozze. La bella tavola che adorna l'altar maggiore è pittura di Lorenzo Lippi. In questa chiesa nei giorni festivi ufizia il pievano, per essere della pieve assai più comoda al concorso del popolo. Il piviere di Dicomano nel secolo XIII aveva le seguenti 5 succursali: I. S. Stefano di Vicolagna; 2. S. Jacopo di Orticaja; 3. S. Pietro di Fostia (atualmente annesso a S. Donnino a Celle ); 4. S. Donato a Villa; 5. S. Donnino a Celle; 6. S. Andrea a Samprognano , o a Riconi (attualmente annesso a S. Jacopo di Orticaja ). Nel 1444 le chiese dipendenti dalla predetta pieve erano aumentate sino al numero di nove; poiché vennero in quell'anno tassate tutte all'occasione del Balzello imposto ai pivieri del contado di Firenze; vale a dire la pieve di S. Maria a Dicomano , S. Jacopo di Orticaja, S. Andrea a Samprognano , S. Bartolo a Castello , S, Stefano a Vicolagna , S. Croce a Santo nuovo , S. Donato a Villa , S. Pietro a Fostia, S. Donnino a Celle . Comunità di Dicomano . - Il territorio di questa Comunità abbraccia una superficie di 17474 quadrati; 420 dei quali sono occupati dai corsi d'acqua e da pubbliche strade. Vi stanziava nel 1833 una popolazione di 4232 abitanti, vale a dire 199 individui per ogni miglio quadrato di suolo soggetto all'imposizione. La sua figura è irregolarissima, assai lungo da libeccio a settentrione-grecale angustissima nel fianco e sulla schiena dell'Appennino, più larga alla sua base meridionale circoscritta dal fiume Sieve e dal torrente Moscia .
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