I Massacri Nazisti Nel Mezzogiorno D'italia

I Massacri Nazisti Nel Mezzogiorno D'italia

I massacri nazisti nel Mezzogiorno d’Italia Gloria Chianese Il saggio analizza le tipologie di massacri compiuti dai This essay examines the features of the massacres nazisti nel Mezzogiorno dopo l’8 settembre 1943. perpetrated by the Nazi in the South of Italy after L’occupazione tedesca comportò anche in quest’area the 8th September 1943. Even though for a short del paese, sia pure per una breve fase, un ulteriore ina­ period, also in this area the German occupation sprirsi del conflitto, che acquisì i caratteri di una vera determined a harshening of the conflict, which ac­ e propria guerra di sterminio. Nella strategia nazista i quired the characters of a real extermination war. civili diventavano una sorta di nemico interno che ve­ In Nazi strategy the local population was regar­ niva coinvolto in una tragica sequenza di rastrellamenti, ded as a sort of internal enemy and involved as deportazioni coatte, rappresaglie, saccheggi e distru­ such in a tragic chain of mopping-ups, deporta­ zioni di intere comunità. Nel Sud le rappresaglie na- tions, retaliations, sacks and destructions of enti­ ziste avevano una funzione preventiva perché, non es­ re communities. These reprisals were preventive sendovi resistenza organizzata, in nessun caso pote­ in character, since by no means could they be con­ vano essere poste in relazione con azioni partigiane; nected with partisan actions, any organized resi­ il tenore nazista era teso piuttosto a punire i compor­ stance appearing simply inexistent. Rather, Nazi tamenti di ribellione con cui i civili cercavano di di­ terror was meant to punish the rebellious attitude fendere e proteggere le proprie realtà familiari e co­ of civilians who tried to defend and protect their munitarie. Di questi eccidi, che coinvolsero in parti­ own families and communities.Little memory has colare la provincia di Caserta, è rimasta scarsa me­ survived of these slaughters, which struck mainly moria. Il saggio cerca di indagare le ragioni di tale the province of Caserta. The A. seeks to investi­ profonda rimozione che è stata, nel medesimo tempo, gate the reasons of such deep remotion, both pri­ pubblica e privata. L’ultima fase del conflitto fu vis­ vate and public. The final stage of the conflict was suta come una sorta di tragico epilogo della guerra. Si lived as a kind of tragic epilogue of the war. Hen­ costruì l’immagine del tedesco/massacratore: un ne­ ce the figure of the German/slaughterer: a ter­ mico terribile e vicino contro cui erano possibili stra­ rifying and impending menace, against which in­ tegie individuali o di gruppo, ma che non faceva ma­ dividual or group strategies were practicable, but turare identità collettive. I civili non chiedevano giu­ no collective identity could possibly arise. With stizia per i loro morti. L’unica eccezione è costituita the sole exception of the Caiazzo massacre, howe­ dal massacro di Caiazzo, ma si tratta di una forma di ver a case of postumous justice, the local popula­ giustizia postuma. tion never claimed justice for their dead. ‘Italia contemporanea”, dicembre 1997 - marzo 1998, n. 209 - 210 144 Gloria Chianese Presso Caiazzo nel luogo detto S. Giovanni e Paolo alcune famiglie campagnuole rifugiate in una stessa casa furono il XIII ottobre MCMXLm fucilate e mitragliate per ordine di un giovane ufficiale prussiano uomini donne infanti ventitré umili creature non d’altro colpevoli che di avere inconsce alla domanda dove si trovasse il nemico additato a lui senz’altro la via verso la quale si erano volti i tedeschi improvvisa uscì dalle loro labbra la parola di verità designando non l’umano avversario nelle umane guerre ma l’atroce presente nemico dell’umanità1 . Dalla guerra totale alla guerra di sterminio: il uccisi perché accusati di aver fatto segnalazioni caso italiano luminose agli alleati e la strage fu realizzata da soldati della 3a compagnia del 29° reggimento L’epigrafe dettata da Croce per i morti di Caiaz­ dei granatieri corazzati. Comune ai due eccidi fu zo dava voce, con tutta l’autorevolezza del filo­ lo sterminio di civili: a Boves su 25 morti essi fu­ sofo napoletano, ad un eccidio che è diventato un rono 21, a Caiazzo le 23 vittime furono tutte ci­ po’ il simbolo della breve, durissima occupazio­ vili, tra cui 9 bambini. ne nazista del Mezzogiorno. Intorno a questa stra­ La tipologia di massacro si riproponeva, sia ge è stato possibile costruire un momento pub­ pure con modalità e intensità diverse, nell’ in­ blico di “recupero della memoria” attraverso un tero paese in qualche modo unito da una comu­ processo che, per quanto non soddisfacente ne­ ne strategia del terrore. L’eccidio si configura­ gli esiti, ha riproposto con forza il tema dei “mas­ va come lo strumento attraverso cui si realizza­ sacri ordinari”. va la fase conclusiva del conflitto che assume­ La strage di Caiazzo avvenne il 13 ottobre 1943 va, per alcuni aspetti, caratteri di vera e propria a poco meno di un mese di distanza dal primo ec­ guerra di sterminio. Morte e distruzione non pro­ cidio di Boves del 19 settembre. Le modalità fu­ venivano più soltanto dai bombardamenti an­ rono diverse. A Boves si ebbe un tentativo di re­ gloamericani, ma da un nemico vicino e terri­ sistenza, la cattura di due nazisti e l’uccisione di bile; anche nel Sud il terrore generava un senti­ un terzo. La strage e la distruzione del paese fu­ mento antitedesco fino ad allora sconosciuto, rono condotti a termine da uomini del battaglio­ che si associava alla percezione dei nazisti co­ ne della l a divisione corazzata SS Adolfo Hitler. me esercito in fuga. L’esperienza della violen­ A Caiazzo i contadini e le loro famiglie furono za era connessa cioè ad un momento conclusi- Questa nota è stata presentata in occasione del convegno “La memoria della Repubblica”, Roma, 25-26 giugno 1997, di cui sono in corso di pubblicazione gli atti. 1 Cfr. Benedetto Croce, Il dissidio spirituale della Germania con l’Europa, Bari, Laterza, 1944, p. 59. I massacri nazisti nel Mezzogiorno d’Italia 145 vo del conflitto che si andava trasformando da popolazione un tributo di sangue. [...] L’odio per guerra totale in guerra di sterminio. I civili era­ le popolazioni considerate come copertura di un no stati in precedenza coinvolti attraverso un nemico invisibile faceva parte, ancora una volta, quotidiano devastato da bombardamenti, fame, dei frutti dell’educazione alla guerra di annien­ mercato nero, sfollamento; con l’occupazione tamento’’3. nazista essi furono di fatto considerati alla stre­ Lo scenario italiano si inseriva quindi, sia pu­ gua di un nemico interno. Ciò avrebbe implica­ re con le necessarie differenziazioni, in un qua­ to nuove, tragiche esperienze: rastrellamenti, de­ dro europeo. Gli ebrei italiani e quelli stranieri portazione, rappresaglie, saccheggi e distruzio­ rifugiatisi nel nostro paese, furono tra i primi a ne di intere comunità. sperimentare l’ulteriore escalation del conflitto. In Europa la guerra di annientamento era sta­ E stato opportunamente osservato che con l’oc­ ta già praticata dai nazisti perché rientrava, in­ cupazione nazista e la costituzione della Repub­ sieme con il genocidio degli ebrei, in un pro­ blica di Salò si ebbe per la comunità ebraica il getto di sterminio che avrebbe dovuto realizza­ passaggio dalla fase della persecuzione dei di­ re la totale e incontrastata egemonia del popo­ ritti a quella della persecuzione delle vite, che lo tedesco. Enzo Collotti ha evidenziato l’im­ avrebbe comportato l’esperienza del rastrella­ portanza del Generalplan Ost, ossia di un gi­ mento, della deportazione, dell’internamento nei gantesco piano di conquista territoriale del­ lager4. La deportazione degli ebrei, che determinò l’Europa orientale che richiedeva la sistematica la morte di 6.746 persone, è quindi da leggere in distruzione dell’ identità di gruppi omogenei co­ un continuum con i rastrellamenti e gli eccidi di me gli ebrei e gli slavi. La stessa aggressione al- civili e con la feroce repressione antipartigiana l’Urss fu concepita come guerra di sterminio te­ che segnarono l’occupazione nazifascista. sa a distruggere ogni elemento di identità na­ Tutto ciò rimanda al dibattito, tuttora aperto, zionale2. sulle motivazioni delle stragi naziste. Si tende a Più recentemente lo studioso si è soffermato considerare inaccettabile uno schema di tipo fun- sul caso italiano rilevando che il comportamen­ zionalista5: le stragi non servivano a reprimere to dei nazisti ripeteva pratiche già ampiamente l’azione dei partigiani. Il nesso mezzo-fine è mes­ collaudate. In merito ai numerosi eccidi egli no­ so in crisi proprio dal fatto che in molti casi l’at­ ta che i “massacri ordinari” furono possibili nel tività di resistenza è assai parziale o addirittura contesto di una mentalità nazista che si attribui­ inesistente. Ne costituisce una conferma la disa­ va il diritto di vita e di morte sulle popolazioni: mina delle stragi naziste nel Sud dove, come si “Bisogna concludere che costantemente diffusa avrà modo di approfondire più innanzi, le rap­ era non soltanto nei soldati, ma anche nei co­ presaglie si ebbero per lo più in rapporto a com­ mandi una mentalità che non considerava la po­ portamenti di ribellione dei civili tesi a difende­ polazione inerme degna di alcuna considerazio­ re ed a proteggere le proprie realtà familiari o co­ ne, che faceva parte della guerra fare pagare alla munitarie. 2 Cfr. Enzo Collotti, Grande Germania e gerarchie dei popoli nel progetto nazista del Nuovo ordine europeo: incidenze poli­ tiche, nazionali, sociali, in Spostamenti di popolazione e deportazioni in Europa 1939-1945 (Atti del Convegno, Carpi 1985), Bologna, Cappelli, 1987, pp. 7-42. 3 Cfr. E. Collotti, Occupazione e guerra totale nell’Italia 1943-1945, in Tristano Matta (a cura di), Un percorso della memo­ ria.

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