STUDI MIGRATION EMIGRAZIONE STUDIES rivista trimestrale quarterly journal CENTRO STUDI EMIGRAZIONE - ROMA ANNO XLVIII - LUGLIO-SETTEMBRE 2011 - N. 183 SOMMARIO 150 anni della nostra storia: la pastorale agli emigrati in Europa e Australia a cura di VINCENZO ROSATO 355 – Introduzione, Vincenzo Rosato 357 – Cronologia e storia dell’emigrazione italiana, Matteo Sanfilippo 371 – Santa Sede e movimenti migratori: una lunga storia di attenzione alla persona umana, Gabriele Bentoglio 385 – Emigrazione italiana in Europa: missione e cura pastorale, Giovanni Graziano Tassello 407 – I pionieri del servizio ai migranti italiani. Gli interventi provvidenziali di Pallotti, Bosco, Scalabrini, Bonomelli e Cabrini a partire dall’Unità d’Italia, Vincenzo Rosato 427 – L’emigrazione nella memoria storica italiana. Una riflessione critica, Roberto Sala 442 – Gli italiani di Bedford: sessant’anni di vita in Inghilterra, Margherita Di Salvo 461 – Guerre fra compagni a cavallo del 1900. Il movimento socialista italiano in Svizzera ed il socialismo elvetico fra classe e nazione, Domenico Guzzo Coordinatore editoriale: Matteo Sanfilippo - Centro Studi Emigrazione - Roma 2011 477 – L’emigrazione italiana in Australia, Fabio Baggio, Matteo Sanfilippo 500 – Identity and cultural maintenance: Observations from a case study of third-generation Italian-Australians in South Australia, Melanie Smans, Diana Glenn 515 – Recensioni 524 – Segnalazioni 354 «Studi Emigrazione/Migration Studies», XLVIII, n. 183, 2011. Introduzione Gli ultimi 150 anni della storia italiana sono stati attraversati da numerose vicende, che hanno segnato profondamente le sorti della na- zione. Il grande sforzo di unificare il paese non ha, però, corrisposto al desiderio pressante di creare un unico popolo, anzi fin dall’inizio l’Ita- lia come il resto dell’Europa ha visto la partenza di tanti, che si sono sparsi per tutti i continenti. La recente celebrazione dell’Unità d’Italia ci offre dunque l’occa- sione di ripensare criticamente i trascorsi della storia antica e moder- na, per analizzare il fenomeno migratorio che ha portato oltre 50 milio- ni di italiani al di fuori della propria patria. Questo volume, dedicato particolarmente all’emigrazione italiana in Europa (Francia, Belgio, Svizzera, Germania) e in Australia (spe- cialmente dopo la seconda guerra mondiale), consta di un paio di arti- coli tesi a mettere in luce le peculiarità e le differenze dei flussi migra- tori nei continenti di arrivo. Inoltre, questi contributi di Tassello e Bag- gio-Sanfilippo evidenziano il grande lavoro svolto dalla Chiesa e le va- rie strutture create dagli istituti religiosi, che lungo gli anni si sono messi a servizio dei migranti italiani. L’attenzione al migrante e ai suoi bisogni ha trovato specialmente un forte richiamo in alcuni fondatori di ordini e congregazioni religiose, quali Pallotti, Bosco, Scalabrini, Bo- nomelli e Cabrini, che dalle emergenze iniziali si sono poi prodigati a creare strutture e associazioni, religiose e laiche, per la cura effettiva degli italiani all’estero. Anche la Santa Sede – come sottolinea Bento- glio nel suo articolo – non ha mai smesso di incoraggiare le chiese di partenza e di arrivo, ad offrire l’accompagnamento necessarioeadi- fendere i diritti dei migranti. Gli studi di Smans-Glenn e di Di Salvo sulle seconde e terze genera- zioni degli italiani all’estero, sia in Australia che in Europa, dimostra- no uno spiccato senso di identificazione con la cultura italiana, deter- minato dall’educazione ricevuta in seno alle famiglie e nel cammino formativo, conservando la lingua e i costumi italiani. Tuttavia, per- mangono forti difficoltà nel mantenere il legame con la madrepatria, a motivo del disinteresse e della non curanza delle seconde generazioni, 355 che spesso rinunciano al proprio patrimonio etnico-familiare. Esisto- no, comunque, delle attività e delle associazioni che cercano di mante- nere vive alcune tradizioni, riproducendo in terra straniera feste, sa- gre, processioni e altre celebrazioni specifiche, che continuano ad entu- siasmare le nuove generazioni, producendone il loro coinvolgimento. Bisogna poi alimentare, come sottolinea Sala, la “memoria” stori- ca, ovvero studiare i grandi flussi migratori che hanno interessato non solo i paesi oltreoceano, ma anche quelli europei. Anzi proprio questi ultimi hanno accolto tantissimi immigrati provenienti da tutte le re- gioni italiane, che hanno formato le loro famiglie stabilendosi definiti- vamente in questi paesi. L’attenzione agli italiani nelle Americhe non è stata allo stesso modo rivolta anche a quelli che si sono diretti nei pa- esi limitrofi; per cui sembra necessario volgere lo sguardo anche verso quei milioni di italiani, che ancora vivono in Europa e stentano ad emergere dall’anonimato e dai duri sacrifici che da sempre li hanno contraddistinti. Certamente, attraverso la lettura attenta e riflessiva dei vari arti- coli proposti, sorge spontanea la domanda sul bisogno di continuare a studiare i fenomeni migratori, per mettere in luce alcune caratteristi- che e dar ragione di alcuni cambiamenti a livello sociale, culturale ed anche religioso. Per una comprensione più profonda e completa del- l’emigrazione, bisogna anche mettere in evidenza il contributo di tanti uomini e donne, che soprattutto agli inizi hanno lavorato duramente, per garantire l’inserimento di ogni emigrante nelle nuove società, at- traverso il mantenimento delle tradizioni natie, l’acquisizione di usi e costumi locali e la preparazione professionale, per diventare veri pro- tagonisti nei luoghi di destinazione. Vincenzo ROSATO [email protected] Direttore CSER 356 «Studi Emigrazione/Migration Studies», XLVIII, n. 183, 2011. Cronologia e storia dell’emigrazione italiana L’emigrazione italiana ha una lunga storia e una lunga tradizione, strettamente legate alle caratteristiche economiche e geografiche del- la Penisola. Ancora prima che l’Italia fosse un paese politicamente uni- to, grandi flussi migratori in entrata e in uscita l’hanno attraversata. Tali correnti avevano spesso natura variegata e hanno contribuito a ri- mescolare gruppi di origini differenti e in moto per motivi divergenti. Esili politici, guerre, carestie, lavori itineranti, trasformazioni natura- li, cicli di espansione e depressione economica hanno fin dal primo me- dioevo generato un movimento continuo che con il tempo ha preso la forma di migrazioni interne alla Penisola e migrazioni dirette oltralpe od oltremare. Per inquadrare correttamente l’emigrazione italiana a partire dall’unificazione politica del paese (1861), o meglio quella che ci è meglio nota grazie alle rilevazioni statistiche a partire dal 1876, dob- biamo ricordare quanto è accaduto nei secoli precedenti: dopo l’Unità e dopo l’introduzione delle misurazioni statistiche non cambiano infatti le modalità già adottate per muoversi dentro e fuori il paese1. Inoltre, per quanto qui non ci interessi direttamente, dobbiamo considerare che le migrazioni italiane, interne ed esterne, hanno sempre interagito a quelle migrazioni verso l’Italia, talvolta combinandosi con esse, spe- cie quando queste ultime erano una tappa di partenze a destinazioni multiple oppure contribuivano alla mobilità interna della Penisola. In 1 Gianfausto Rosoli, a cura di, Un secolo di emigrazione italiana, CSER, Roma 1978. Per le nuove interpretazioni: Piero Bevilacqua, Andreina De Clementi, Emi- lio Franzina, a cura di, Storia dell’emigrazione italiana,I,Partenze, e II, Arrivi, Donzelli, Roma 2001-2002; Donna R. Gabaccia, Emigranti. Le diaspore degli italia- ni dal Medioevo a oggi, Einaudi, Torino 2003; Patrizia Audenino e Maddalena Tira- bassi, Migrazioni italiane. Storia e storie dall’Ancien régime a oggi, Bruno Monda- dori, Milano 2008; Ercole Sori e Anna Treves, a cura di, L’Italia in movimento: due secoli di migrazioni (XIX-XX), Forum, Udine 2008; Alessandro Nicosia e Lorenzo Prencipe, a cura di, Museo Nazionale Emigrazione Italiana, Gangemi, Roma 2009; Michele Colucci e Matteo Sanfilippo, Guida allo studio dell’emigrazione italiana, Sette Città, Viterbo 2010. 357 quei casi gli immigrati potevano aggiungersi agli italiani negli sposta- menti fra località italiane oppure potevano consigliare nuove mete fuo- ri del Paese2. L’antico regime Giovanni Pizzorusso, il maggior specialista delle migrazioni nell’età moderna, sostiene che dal Trecento al primo Ottocento alcune macro- aree hanno generato migrazioni regolari e ripetute protrattesi sino quasi ai nostri giorni, basti pensare alla discesa a valle dall’arco alpino e alla mobilità agricola nell’Italia centro-meridionale3. In alcuni cir- condari tali spostamenti hanno prodotto consuetudini secolari e tra- sformato in modo significativo la mentalità degli individui e le strate- gie demografiche ed economiche delle famiglie. Studiando con atten- zione queste esperienze possiamo mettere in evidenza costanti, che re- stano immutate durante il tardo medioevo e l’età moderna. In primo luogo dobbiamo ricordare gli spostamenti stagionali o comunque tem- poranei dalla montagna alle pianure italiane ed europee. In secondo luogo occorre notare come nelle migrazioni italiane, che siano dirette dentro o fuori della Penisola, prevalgano i movimenti di manodopera specializzata, anche se spesso tale specializzazione è legata a settori poco qualificati del mercato del lavoro. In terzo luogo la necessità di emigrare non sembra traumatizzare chi deve partire, persino nei casi drammatici del fuoriuscitismo politico (si pensi alle lotte nei Comuni medievali) o religioso (dei valdesi e poi
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