Patto Val D'ofanto

Patto Val D'ofanto

Patto Val d’Ofanto Manifesto per lo sviluppo interregionale sostenibile della Val d’Ofanto nella programmazione europea 2014-2020 Dalla frammentazione alla integrazione, il Mezzogiorno che cresce documento sottoscritto presso la Prefettura di Avellino il 7 maggio 2014 Noi sindaci e amministratori provinciali, rappresentanti degli enti e delle associazioni che operano nella Val d'Ofanto sentiamo il dovere di riprendere la collaborazione interistituzionale e interregionale e offrire un esempio di impegno unitario per la ripresa economica e sociale. La Val d'Ofanto appartiene a quella parte del Sud orgogliosa del grande patrimonio ideale, politico e civile di personalità come Carlo Cafiero di Barletta, Francesco Saverio De Sanctis di Morra Irpina, Giuseppe Di Vittorio di Cerignola, Giustino Fortunato di Rionero in Vulture, Francesco Saverio Nitti di Melfi e di tanti altri illustri figli di un'area che vuole essere protagonista del riscatto del Sud e dello sviluppo dell'intera Nazione. Intorno al fiume Ofanto e al suo bacino idrografico di 2.670 chilometri quadrati, che si estende in tre Regioni, Campania, Basilicata e Puglia, e interessa 51 Comuni con una popolazione complessiva di circa 420.000 abitanti, è cresciuta -a partire dagli interventi di bonifica borbonica di Afan De Rivera e proseguendo, nel tempo, con la Riforma Fondiaria, gli interventi straordinari della Cassa del Mezzogiorno, la ricostruzione del post terremoto dell'Irpinia e gli insediamenti produttivi grandi (la Fiat di Melfi) e piccoli (le diffuse imprese del tessile-calzaturiero e dell'agro-industria)- una realtà territoriale estremamente complessa, dall'interno alla vasta pianura fino alla costa, che oggi manifesta una profonda inquietudine, tra tradizione ed innovazione, ruralità e industrializzazione. Quella della Val d'Ofanto ben si configura come una di quelle "Storie interrotte" che hanno animato l’originale progetto del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo del Ministero dello Sviluppo Economico. Deve essere, però, una storia che riprende a diffondere, soprattutto fra i giovani, lo spirito più profondo della questione meridionale nella realtà del Paese. Vogliamo richiamarci ai personaggi della nostra comune storia per immaginare un progetto di sviluppo territoriale che attualizzi il pensiero dei padri della questione sociale e meridionale e, così, concorrere all'identità originale di una delle aree più vitali del Mezzogiorno. Vogliamo riprendere e dare concreto seguito al Manifesto di Melfi del 2009, che ha già prodotto significativi risultati di sviluppo locale, ma che ora ha bisogno di guardare oltre i confini amministrativi di ciascuna regione per recuperare tutta la forza evocativa di una visione unitaria del territorio ofantino. Vogliamo far avanzare un progetto certamente ambizioso, ma realista, in grado di coordinare l’azione di soggetti pubblici e privati su scala interregionale, da legare all'obiettivo comune dello sviluppo sostenibile interregionale, anche attraverso il buon uso dei finanziamenti nazionali ed europei della programmazione 2014-2020, assumendo la strategia e la priorità di nuove relazioni fra aree urbane e aree rurali. Vogliamo agire nello scenario dell’integrazione fra l’Adriatico e il Tirreno lungo la direttrice Barletta-Salerno, cercando di riconnettere lo sviluppo dei territori compresi fra i Corridoi europei I e VIII che, pur riconosciuti strategici nei documenti delle tre Regioni relativi alla programmazione 2007-2013, non ha purtroppo poi trovato conseguente riconoscimento nei programmi operativi. 2 Vogliamo, a partire dall'ampliamento, dalla riqualificazione ambientale e dalla promozione turistica del Parco Fluviale Ofantino (allo stato istituito solo come Parco naturale regionale pugliese, affidato in gestione provvisoria alla Provincia Barletta-Andria-Trani), costruire una strategia interregionale di tutela del fiume Ofanto e del suo bacino idrografico, così da recuperare una visione integrata e sostenibile dello sviluppo dell'intera area con interventi innovativi e di qualità per l’intero Mezzogiorno. Vogliamo estendere l'adesione al "Contratto di Fiume", previsto dal Piano Paesaggistico Territoriale Regionale della Puglia, per applicarlo all’intero bacino interregionale con un approccio integrato e interdisciplinare di un sistema ambientale omogeneo, così superare lo "sviluppo frammentato" che ha fin qui caratterizzato l’area per cogliere le opportunità dei diversi strumenti di pianificazione e programmazione. Ricercare, cioè, alla scala bioregionale, una possibile sinergia tra la Rete Ecologica e la Rete Economica delle filiere produttive. Vogliamo evidenziare il protagonismo e la collaborazione degli operatori pubblici e privati che hanno già creduto nel Manifesto di Melfi, per rilanciare tutte le potenzialità, vecchie e nuove, dell'uso corretto e finalizzato delle risorse pubbliche, nella prospettiva anche della partecipazione alla Rete europea Borghi Vivi. Vogliamo, insomma, che il fiume Ofanto sia attraversato da ponti di collaborazione interistituzionale, di soluzioni progettuali innovative, di cooperazione pubblico-privato per contribuire a superare l’ormai anacronistica divisione tra il ruolo del Mezzogiorno e la realtà economico-sociale nel resto del Paese, così da far avanzare la lungimirante visione costituzionale dell'Italia “una e indivisibile”. Rivolgiamo, pertanto, ai Presidenti delle Regioni Basilicata, Campania e Puglia e al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alla coesione territoriale, un accorato appello affinchè il territorio interregionale della Val d’Ofanto sia adeguatamente e unitariamente considerato nella imminente programmazione europea e nazionale 2014-2020, con riferimento ai vari strumenti operativi di sviluppo locale e interregionale previsti dai regolamenti attuativi. Ci impegnamo, a tal fine, a collaborare strettamente nei prossimi mesi per promuovere una governance interregionale della Val d’Ofanto e per implementare proposte adeguate di sviluppo, a partire dai risultati delle azioni già realizzate o in corso di realizzazione, in linea con gli obiettivi e le regole della programmazione 2014-2020. Letto e sottoscritto presso la Prefettura di Avellino Avellino, 7 maggio 2014 Il Manifesto resta aperto alla sottoscrizione di altri soggetti, pubblici e privati, che intenderanno contribuire con la propria azione allo sviluppo della Val d’Ofanto. 3 UNA STRATEGIA INTERREGIONALE PER LO SVILUPPO DELLA VAL D’OFANTO A PARTIRE DAI RISULTATI DEL MANIFESTO DI MELFI DEL 2009 La Val d’Ofanto esprime problematiche unitarie, connesse principalmente alla tutela ambientale del fiume Ofanto1 e del suo bacino idrografico, da Torella dei Lombardi, dove il fiume nasce, sino alla foce sull’Adriatico, ma anche di natura economica e sociale, che andrebbero affrontate con un approccio unitario, ma che ancora oggi trovano l’ostacolo più rilevante nei limiti amministrativi regionali e nella scarsa cooperazione fra le Regioni Campania, Basilicata e Puglia. Proprio a partire dal Manifesto di Melfi del 2009, molti soggetti impegnati in azioni di sviluppo locale nei tre ambiti regionali della Val d’Ofanto, hanno portato avanti, con risultati apprezzabili, progetti che oggi andrebbero implementati e sostenuti in una visione più ampia e integrata dell’intera valle ofantina. Fra questi progetti citiamo: nell’Alto Ofanto: il progetto di valorizzazione del grano Senatore Cappelli, che ha portato alla costituzione di un consorzio di produttori agricoli locali, il quale è stato in grado di rilanciare la produzione di una qualità di grano -diffusasi in Italia dopo il 1915- che ebbe grande successo grazie alla sua larga adattabilità, alla sua rusticità ed alla eccellente qualità della sua semola, ma che, dopo la II guerra mondiale, con lo sviluppo della genetica e della produzione di massa e il diffondersi di varietà di grano più produttive, ha conosciuto un progressivo declino. L’interesse odierno dei consumatori verso prodotti di nicchia e di alta qualità ha portato alla riscoperta del grano Cappelli e l’esperienza del Consorzio Formicoso Alta Irpinia, che oggi -con una superficie coltivata di 75 ettari e una capacità produttiva per il 2014 stimata in 1.400 q.li (400 q.li nel 2013) è in grado di dialogare con gli altri soggetti della filiera cerealicola (sementificio, stoccatore, molino, pastificio) da una posizione di forza, anche grazie al marchio d’area “Senatore- Cappelli-Alta Irpinia”- è il risultato di un progetto promosso dal GAL CILSI, proprio in attuazione del Manifesto di Melfi del 2009. L'azione di promozione delle produzioni di pregio delle "Terre dell'Ofanto" è attivata nell'ambito del progetto di rivitalizzazione del "Parco Letterario Francesco De Sanctis", curato dal GAL CILSI. I luoghi del Parco sono quelli dell'irpina descritta dal grande critico letterario in "Un viaggio elettorale" e ne "La giovinezza"; la nascita del “Consorzio-Rete per l’innovazione territoriale” (Co.RIT), sempre ad opera del GAL CILSI, un consorzio che associa 17 Comuni per la promozione della green economy, in particolare per la promozione dell’energia da fonti rinnovabili nel settore agricolo, e la promozione dell’ “high-tech” per una competitività del territoriale legata allo sviluppo sostenibile, in termini ambientale, economico e sociale; nel Medio Ofanto: il progetto per il riconoscimento del marchio DOP all’olio extravergine di oliva del Vulture, che ha portato nel 2012 alla nascita del marchio “Vulture DOP” e alla nascita del Consorzio Olivicolo del Vulture, un progetto frutto della

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