Istituti di Santa Maria in Accademia nazionale dei Regione Lazio – Assessorato Aquiro – Isma Lincei alla cultura ed alle politiche giovanili Pia casa degli orfani di Santa Maria in Aquiro e Monastero dei Santi Quattro Coronati Collegio Salviati Archivio storico INVENTARIO 1320 - 1893 1076 unità A cura di Alexandra Kolega Con contributi pregressi di Anna Lia Bonella, Giancarlo Ceccacci, Fiorenza Gemini Roma 2015 Sommario Cenni storici Note archivistiche Schemi delle serie Inventario della Pia casa degli orfani e Santi Quattro Coronati Parte prima Parte seconda Inventario del Collegio Salviati Note biografiche Indici Elenco tomi mancanti 2 PIA CASA DEGLI ORFANI E SANTI QUATTRO CORONATI 1529-1891 535 unità Atti fondativi 1541- 1 unità nn. 506 1699 Libri delle congregazioni 1751- 15 unità nn. 507-517 1866 Cause 1529- 2 unità nn. 518-519 1759 Miscellanea istituzionale 1529- 17 unità nn. 520-536 1867 Patrimonio 1647- 3 unità nn. 537-539 1819 Filze dei contratti 1751- 7 unità nn. 540-546 1860 Patenti e luoghi di monte 1684- 3 unità nn. 547-549 1796 Mastri 1572- 32 unità nn. 550-581 1878 Libri di entrata e uscita 1760- 12 unità nn. 582-593 dell'esattore 1877 Registri dei mandati 1810- 6 unità nn. 594-599 1849 Rincontri col Monte di 1834- 2 unità nn. 600-601 pietà 1869 Saldaconti dei debitori e 1801- 11 unità nn. 602-612 creditori 1864 Mastri delle eredità 1754- 5 unità nn. 613-617 1891 Stati attivi e passivi 1817- 10unità nn. 618-627 1836 Esercizi finanziari 1840- 18 unità nn. 628-645 1869 Filze dei mastri delle 1769- 4 unità nn. 646-649 giustificazioni 1824 Giustificazioni 1654- 228 unità nn. 650-877 1872 3 Eredità Antinori 1730- 75 unità nn. 878-952 1849 Eredità Cacciaguerra 1764- 2 unità nn. 953-954 1798 Eredità Clementi 1766- 4 unità nn. 955-958 1798 Eredità Pichi 1605- 17 unità nn. 959-975 1782 Certe Sciamanna 1783- 3 unità nn. 976-978 1808 Eredità Ugolini 1647- 27 unità nn. 979-1005 1891 Eredità Vigevano 1802- 13 unità nn. 1006-1018 1878 Cataloghi degli orfani 1675- 4 unità nn. 1019-1022 1867 Ammissione degli alunni 1703- 7 unità nn. 1023-1029 1871 Fedi dei putti 1737- 8 unità nn. 1030-1037 1852 Amministrazione dei SS. 1695- 3 unità nn. 1038-1040 Quattro Coronati 1807 COLLEGIO SALVIATI 1591-1847 36 unità, nn. 1041-1076 Atti fondativi 1591- 1 unità n. 1041 1752 Istromenti 1594- 2 unità nn. 1042-1043 1797 Libri delle congregazioni 1603- 2 unità nn. 1044-1045 1778 Contabilità diversa 1669- 3 unità 1046-1048 1847 Libri mastri 1603- 10 unità 1049-1058 1797 4 Giustificazioni 1541- 14 unità 1059-1072 1769 Amministrazione degli 1591- 4 unità 1073-1076 alunni 1797 5 CENNI STORICI1 L’Orfanotrofio di Santa Maria in Aquiro2, sorto nel 1540, è la prima grande istituzioni caritativa romana di tipo “residenziale” istituita per alleviare uno specifico problema sociale, quello costituito dagli orfani di uno o entrambi i genitori in condizioni di povertà. In qualche modo questa iniziativa rappresenta una novità nel pur già ampio panorama dell’associazionismo romano a fini devozionali e assistenziali rappresentato delle confraternite3 dedite al conforto religioso e insieme materiale, all’assistenza sanitaria e ospedaliera, centri di aiuto per pellegrini, vagabondi ed indigenti, punti di riferimento in particolari situazioni dell’esperienza umana fino al conforto ai carcerati ed ai moribondi. A fianco di questi luoghi vi era la fitta rete cittadina delle confraternite di mestiere o di ‘nazione’, che offrivano ai propri associati una gamma di protezioni essenziali. L’Arciconfraternita degli orfani di Santa Maria in Aquiro sorge in quella breve fase tra il Sacco di Roma del 1527, con il suo lascito di desolazione materiale e sociale, e il Concilio di Trento che ridisegna le caratteristiche definitive della nuove confraternite e degli istituti di assistenza, negli anni precedenti spesso frutto di iniziative spontanee. Come si vedrà meglio in seguito, anche la creazione dell’Orfanotrofio era sorta dalla pratica della pietà di un gruppo di cittadini. Sono questi anche gli anni di un nuovo fervore religioso e civile che attraversa la città. Cominciano a concretizzarsi in istituzioni assistenziali quelle esperienze di religiosità, di pietà e in genere di quei modelli associativi confraternali, orizzontalmente condivisi da religiosi e da laici, portatori di una visione in cui i bisogni cittadini di protezione materiale e la pratica religiosa formavano un tutt’uno inscindibile nella pratica attiva della carità. Era una Roma che portava ancora le ferite del sacco del 1527 per opera dei lanzichenecchi di Carlo V, nella quale il fervore cristiano di soccorso ed aiuto ai poveri e bisognosi aveva trovato in alcuni personaggi di spicco, Filippo Neri, Miani, Sant’Ignazio di Lojola i propri punti di riferimento. La temperie spirituale che si respira è quella che arriva a Roma attraverso l’insegnamento di alcuni 1 In queste note storiche i rimandi ai tomi sono espressi nella forma (tomo xxx, pagina); i rimandi alle unità della seconda sezione dell’inventario nel formato: sezione. numero di corda. pagina (sez. II, n.507. xx) 2 La prima ricerca sistematica sulle carte d’archivio della Pia casa degli orfani venne effettuata dal padre somasco Silvio Imperi che nel 1865 si diede allo spoglio della documentazione, soprattutto dei tomi già riordinati, indicizzati e regestati dal Magni nella metà del Settecento, ricavandone per la prima volta notizie tratte da fonti dirette. Prima di lui, infatti, Fanucci, Piazza, Moroni, come il Morichini e i diversi censimenti che tra Ottocento e Novecento trattarono dell’eccezionale fioritura assistenziale nella città di Roma delle opere pie, si caratterizzavano più come racconti agiografici sulla nascita dell’istituto, sui primi provvedimenti che papi e benefattori prodigarono per la ricchezza e la funzionalità dell’opera pia, brevi cenni ai primi statuti, ricordi grati dei benefattori. Cfr. FANUCCI C., Trattato di tutte le opere pie dell‟alma città di Roma, in Roma, per Lepido Facij, & Stefano Paolini, 1601; - MORICHINI C.L., Degl‟istituti di pubblica carita e d‟istruzione primaria in Roma. Saggio storico e statistico, Roma, Stamperia dell‟Ospizio Apostolico presso Pietro Aurelj, 1835 [edizioni successive: Degl‟istituti di pubblica carità ed istruzione primaria e delle prigioni in Roma libri tre, nuova edizione, 2 voll., Roma, Marini e compagno, 1842; Degli Istituti di carità per la sussistenza e l‟educazione dei poveri e dei prigionieri in Roma, libri tre, ed. novissima, Roma, Stab. tip. Camerale, 1870]; - MORONI G., Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, 103 voll., 6 voll. di indici, in Venezia, dalla Tip. Emiliana, 1840-1879; - QUERINI Q., Della beneficienza romana dagli antichi tempi fino ad oggi. Studio storico critico, Roma, Tipografia tiberina di F. Setth, 1892; - Statistica opere pie al 31 dicembre 1880 e dei lasciti di beneficenza fatti negli anni 1881-1889. Vol. II, Lazio e Umbria, - Commissione reale d’inchiesta sulle opere pie, Direzione generale della statistica, Roma, s.d; - Guida della beneficenza in Roma, a cura dell’Ufficio d’informazione e indicatore della beneficenza, Roma 1907 3 Sul vastissimo tema delle confraternite romane si indica qui lo studio di Luigi Fiorani, ricco di spunti e problematiche, che potrà costituire anche il punto di partenza per ulteriori approfondimenti: FIORANI F., Discussioni e ricerche sulle confraternite romane, in “Ricerche per la storia religiosa di Roma”, 6 (1985), pp. 11-105. Nello stesso volume è presente un Repertorio degli archivi delle confraternite romane, ivi, pp. 175-413. Si veda inoltre il volume collettaneo Le confraternite romane, esperienza religiosa, società, committenza artistica, a cura di Luigi Fiorani, in “Ricerche per la storia religiosa di Roma”, 5 (1984) 6 grandi personaggi che saranno fonte autorevole di ispirazione per la l’impegno di laici e curiali. Ignazio di Lojola è a Roma dal 1538 per l’approvazione dell’ordine della Compagnia di Gesù e i suoi discepoli alcuni anni dopo avrebbero fondato l’ospedale dei poveri pazzarelli, primo nucleo del futuro manicomio di Santa Maria della Pietà. Filippo Neri giunge a Roma nel 1534 e comincia a percorrere la città e a raccogliere fanciulli abbandonati. Girolamo Emiliani, o Miani, che morirà nel 1537 poco prima del suo viaggio a Roma per presentare al papa l'ordine dei Chierici Regolari di Somasca e che sarà ricordato come patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata. Cominciano a formarsi i primi nuclei di una attività di soccorso, materiale e spirituale assieme, per le diverse emergenze sociali, i fanciulli, le donne abbandonate ed esposte al pericolo, i malati ed incurabili, i pellegrini poveri, i pazzi. Sullo sfondo c’è una Roma nella prima metà del XVI secolo che, malgrado i grandi fasti artistici e culturali del primo Rinascimento romano brutalmente interrotti dal Sacco del 1527, deve ancora trovare una fisionomia e delle strutture politiche economiche e sociali moderne e più definite. Per comprendere meglio questo contesto, Roma, prima metà del ‘500, conviene affidarci alla descrizione di uno storico, Jean Delumeau: “alla prima metà del secolo [XVI, Roma] offriva ancora un aspetto miserando. La zona dei colli era stata abbandonata e la maggior parte della popolazione – 35.000 abitanti sui 55.000 circa – si ammassava intorno al Tevere su due chilometri quadrati. In compenso i due terzi della zona compresa nella cinta aureliana rimanevano disabitati. Le basiliche di San Giovanni in Laterano o Santa Maria Maggiore si trovavano così in campagna [….] All’interno di una cinta divenuta troppo larga i monumenti antichi si deterioravano. Il Colosseo era trasformato in cava di pietre, l’arco di Settimio Severo era sormontato da una torre medievale, mentre quello di Costantino serviva a sorreggere alcune case. Nella zona abitata, le strade di rado lastricate, raccoglievano immondizie dalle case private […] Le strade erano tortuose, strette e rese ancora più anguste da ogni sorta di balconi, scale, botteghe e portici che sporgevano sulla carreggiata.
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