Giuseppe Pavanello Alberto Craievich Daniele D’Anza Giuseppe Bernardino Bison Collana d’Arte della Fondazione CRTrieste Curatore Giuseppe Pavanello GIUSEPPE PAVANELLO, ALBERTO CRAIEVICH, DANIELE D’ANZA Giuseppe Bernardino Bison Quattordicesimo volume della collana Prima edizione: dicembre 2012 Volumi pubblicati ANGELA TIZIANA CATALDI, Edgardo Sambo, 1999 DANIELA MUGITTU, Bruno Croatto, 2000 GIANFRANCO SGUBBI, Adolfo Levier, 2001 NICOLETTA ZAR, Giorgio Carmelich, 2002 CLAUDIA RAGAZZONI, Gino Parin, 2003 GIANFRANCO SGUBBI, Glauco Cambon, 2004 FRANCA MARRI, Vito Timmel, 2005 MATTEO GARDONIO, Giuseppe Barison, 2006 MASSIMO DE GRASSI, Eugenio Scomparini, 2007 MAURIZIO LORBER, Arturo Rietti, 2008 ENRICO LUCCHESE, Arturo Nathan, 2009 DANIELE D’ANZA, Vittorio Bolaffio, 2010 ALESSANDRO QUINZI, Giuseppe Tominz, 2011 Giuseppe Pavanello Alberto Craievich Daniele D’Anza Giuseppe Bernardino Bison P ROGETTO GRAFICO R INGRAZIAMENTI Studio Mark, Trieste Il presente volume deve molto alla disponibilità dei numerosi proprietari di dipinti rimasti nell’anonimato, che hanno reso possibile la documentazione delle opere: R EFERENZE FOTOGRAFICHE a loro va il più sentito ringraziamento da parte degli autori. Civici Musei di Padova Vantaggiose segnalazioni o interessanti suggerimenti Comune di Milano sono giunti da Charles Beddington, Paolo Bonassi, Dorotheum GmbH & Co, Vienna Chiara Buniolo, Maichol Clemente, Claudia Crosera, Fondazione Cassa di Risparmio Massimo De Grassi, Vittorio Domenichelli, di Padova e Rovigo, Padova Flora Gandolfi, Matteo Gardonio, Cristiano Gobbi, Fondazione Musei Civici Veneziani Damiano Lapiccirella, Enrico Lucchese, Sergio Momesso, Fototeca Fondazione Federico Zeri, Bologna Alessio Pasian, Francesca Rossi, Francesco Slocovich Hermitage Museum, San Pietroburgo e Fernanda dell’Antonia Slocovich, Alessandra Tiddia, Istituto di Storia dell’arte Denis Ton, Giorgio Zucco. della Fondazione Giorgio Cini, Venezia Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum, Innsbruck Il debito di gratitudine si estende ai responsabili di musei, istituzioni, gallerie e case d’asta, che hanno Paolo Bonassi, Trieste collaborato fattivamente alla ricerca: Irina Artemieva, Davide Banzato, Laura Basso, Carla Biscaro, Carlo Boldrin, Padova Angela Patrizia Bevilacqua, Monica Cavicchi, Matteo De Fina, Venezia Antonella Cosenzi, Angelo Crosato, Annalia Delneri, Luca Laureati, Udine Simona Di Marco, Giuliana Ericani, Zhanna Etsina, Euro Rotelli, Pordenone Claudia Ferrari, Serenella Ferrari, Ingeborg Fiegl, Giuseppe Schiavinotto, Roma Molly Frazier, Stefania Frezzotti, Laura Gaetani, Gilberto Ganzer, Vania Gransinigh, Susanna Gregorat, Emilio Lippi, Patrizia Loccardi, Barbara Lunazzi, Claudia Mark, Stefano Marson, Maria Masau Dan, Michela Messina, Claudia Morgan, Federica Moscolin, Stefano Patriarca, Furio Princivalli, Alessandro Quinzi, Lorenza Resciniti, Raffaella Sgubin, Monica Spezzigu, Annalisa Scotton, Giancarlo Tossani, Alessia Vedova. S TAM PA Tergeste grafica&stampa Stampato in Italia / Printed in Italy È vietata la riproduzione anche parziale © 2012, Fondazione CRTrieste In copertina: GIUSEPPE BERNARDINO BISON, particolare degli affreschi di Villa Spineda, Breda di Piave (TV) I S BN 978-88-907687-0-5 Premessa Il quattordicesimo volume della Collana d’Arte della Fondazio- ne CRTrieste è dedicato alla produzione artistica di Giuseppe Bernardino Bison. L’autore, grande amico di Giuseppe Tominz cui la Fondazione ha dedicato la precedente monografia della Collana, dopo un periodo di studi a Brescia e all’Accademia di Venezia, si stabi- lì a Trieste verso il 1805, dove si trattenne per quasi trent’anni prima di trasferirsi a Milano, città in cui trascorse in miseria e in solitudine gli ultimi anni della sua vita. La fortuna e la fama di Bison a Trieste sono principalmente le- gate alle pitture e alle decorazioni dei saloni del Palazzo della Borsa, che vennero eseguite insieme a Giovanni Scola, prose- guendo così una collaborazione rivelatasi proficua già per Pa- lazzo Carciotti. Nel trentennio di attività nel capoluogo giuliano, ove gli venne- ro commissionate numerose opere pubbliche e private, l’artista venne considerato uno tra i migliori e più qualificati dell’epoca nonché l’iniziatore della grande pittura triestina dell’Ottocento. Autore itinerante, si distinse anche in Istria e Dalmazia e seppe interpretare in maniera originale la grande lezione del Settecen- to veneziano del Tiepolo e del Guardi, oltre ad essere aperto alle influenze artistiche d’oltralpe. Con questa pubblicazione, la Fondazione intende dunque pro- seguire nell’attività di approfondimento e divulgazione dell’o- pera degli artisti giuliani dell’Ottocento e del Novecento, for- nendo così, non solo agli studiosi ma anche agli appassionati d’arte, un utile strumento di conoscenza. Massimo Paniccia Presidente della Fondazione CRTrieste 5 “Guizzante, nervoso, preciso e fulmineo” “Di nessuno fra i pittori che lavorarono a Trieste nella prima me- tà dell’Ottocento, il ricordo è rimasto così vivo fra i cittadini, co- me di Giuseppe Bernardino Bison. Si può dire che non v’è fa- miglia della buona vecchia borghesia triestina, che non conser- vi qualche quadretto di lui: o qualche scena d’osteria, o qual- che paesaggio fantastico, o qualcuna di quelle graziose vedutine a tempera, ch’egli dipingeva a dozzine, con fantasia inesauribile. La natura malleabile, la facoltà dell’immediato adattamento fece- ro accostare le opere del Bison ora al Guardi, ora al Piranesi, o- ra al Tiepolo, ora al Pannini, ora, infine, al Magnasco. Ma anche nei generi diversi, la sua mano si riconosce: il suo fare guizzante, nervoso, preciso e fulmineo, specie nelle figurine schizzate con brio, è personalissimo. Egli si valse di queste sue qualità proteiformi anche per dipinge- re in un genere affatto straniero, imitando i pittori di genere o- landesi del Seicento; e seppe rendere, in gustose scenette burle- sche, in vedute immaginarie di paesaggi nordici, in rappresenta- zioni della grassa vita rustica olandese, buona parte del fascino degli originali che, forse attraverso incisioni, gli erano serviti da modello. Continuò in cotesta varia attività fino alla fine, lavorato- re instancabile, nemico dell’ozio. Grosso modo si può dividere la pittura del Bison in due perio- di: barocco il primo, classicheggiante il secondo. Nutrita dal- le linfe pittoriche veneziane del tardo Settecento, la sua ar- te si era sviluppata con modelli troppo vistosi – erano i più im- portanti della pittura europea! – perché il ricordo non la tenes- se avvinta. Quel ricordo, infatti, non fu mai cancellato del tut- to. Ma uno spirito sensibile quale era il Bison non poteva non essere tocco dalle nuove correnti estetiche, che prendevan pie- de, principalmente da Roma, per tutta l’Europa. Fu verso il 1800 che nel pittore si andò compiendo l’accostamento al neo- 7 classicismo. Penso che ciò avvenne, o tale indirizzo certo si raf- forzò, a Trieste, città neoclassica tra le più interessanti d’Italia, dove Pietro Nobile, architetto di squisito equilibrio e di compo- stezza serena ed austera; Matteo Pertsch, d’origine tedesca ma formatosi a Milano alla scuola del Piermarini, Antonio Mollari da Macerata, andarono formando il nuovo volto della città improvvi- samente rigogliosa”. Quando Antonio Morassi scriveva queste parole, Giuseppe Ber- nardino Bison era un illustre sconosciuto. Si era nel 1930, e sor- prende l’acutezza dei giudizi, confermati dalla critica successiva. Oggi, a più di ottant’anni di distanza, viene pubblicata la prima vera monografia sull’artista, anche se non si cesserà mai di lodare il volume di Carolina (Carlina, per gli amici) Piperata, edito nel 1940. È un dovere dedicare questo ”Bison” alla studiosa triestina (lussignana di origini), che ricordiamo sempre presente negli e- venti culturali della città, cui ha voluto lasciare i dipinti di Arturo Fittke della sua collezione. Grazie alla Fondazione CRTrieste (già distintasi per aver promos- so nel 1996 l’edizione dell’album dei disegni di Bison conserva- to presso la Fondazione Scaramangà d’Altomonte) è stato infatti possibile dar corpo a un progetto ambizioso: e basterà dire che si è passati dalla cinquantina di opere presenti nelle pubblicazio- ni precedenti sul pittore a oltre cinquecento dipinti qui catalogati per comprendere la portata della nostra impresa. Dopo la monografia su Giuseppe Tominz dell’anno passa- to, non poteva mancare, infatti, nella Collana d’arte della Fon- dazione il volume sull’artista di punta della Trieste neoclassi- ca, vale a dire di uno dei momenti più alti nella storia della cit- tà per sviluppo economico e culturale. Vi soggiornò con suc- cesso per trent’anni, nel periodo della sua piena maturità, se- 8 gno di un apprezzamento ininterrotto, anche come frescan- 9 te: suo l’intervento decorativo nella Borsa, l’edificio di maggior prestigio nel nuovo contesto urbano, come negli interni del- la borghesia (purtroppo perduti): una borghesia che amava, da una parte, il realismo dei ritratti di Tominz, e, al contempo, le fantasiose tempere di Bison, dalla resa pittorica compendiaria. Una scelta stilistica di successo che s’inscrive in un’area di gu- sto ad ampio raggio, con seguaci ed emulatori, anche nel campo della pittura murale: esemplare il caso della Rotonda Pancera af- frescata da Giuseppe Gatteri, ora sciaguratamente condannata a un destino di rovina. Bison è stato un artista creativo come un torrente in piena. Era impensabile che una sola persona potesse affrontare il compito di portare a termine uno studio monografico provvi- sto di catalogo. Il cammino
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