Nemi, elezioni: il Pd sostiene Carlo Cortuso NEMI (RM) – In una nota il Pd di Nemi esprime il suo sostegno al candidato Carlo Cortuso. "Il comitato direttivo del Pd di Nemi – si legge – all'unanimità ha votato il sostegno al candidato Carlo Cortuso e al gruppo di Ricomincio da Nemi per le prossime elezioni amministrative. Riteniamo che visto il vuoto di programmi seri a concreti, vista la totale mancanza di programmazione e visione ad ampio spettro del sindaco uscente e della sua giunta, vista la voglia di cambiamento che manifestano tanti e tanti cittadini, Carlo Cortuso e il suo gruppo di lavoro, il loro originale, pragmatico e serio programma, rappresentano l'unica possibilità di rinascita per Nemi. Siamo certi che Carlo Cortuso sia per il centro sinistra di Nemi, una figura di grande spessore e serietà in grado di garantire le diverse anime che compongono il vario panorama dell'elettorato di centro sinistra di Nemi, una persona di indiscussa integrità morale e di alta professionalità . Con grande soddisfazione per come si sono svolte le trattative anche con altre forze progressiste presenti a Nemi – conclude la nota del comitato direttivo del Pd di Nemi – siamo pronti per una campagna elettorale con l'obiettivo deciso di arrivare ad amministrare il paese. Renzi è l'uomo del Pd Alla fine delle votazioni dei circoli Pd il risultato è netto: Renzi rispetta le previsioni e conquista la maglia rosa, mentre Orlando non riesce a metterne in discussione la leadership. L'ex premier vince un po' ovunque e rilancia sulla legge elettorale. Secondo fonti mozione Renzi, Emiliano passa sul filo arrivando al 6,5-7%. La mozione Orlando denuncia 'anomalie' nel voto in varie Regioni: a Catania in 400 avrebbero votato senza tessera. 'Nessun broglio', replica la ministra Boschi. Sulla legge elettorale Renzi rilancia sulle Camere; "Facciano una proposta". E la Boschi: "Hanno bocciato tutto, tocca a loro". Anche Berlusconi in campo: 'Mattarellum inaccettabile'. "Si stanno concludendo in queste ore in tutta Italia e all'estero i congressi dei circoli del Partito Democratico. L'affluenza al voto degli iscritti al partito per i congressi scrutinati è del 58,1%, che propone una proiezione finale di votanti compresa tra 235mila e 255mila. Al momento, con i dati raccolti dall'organizzazione del Partito che coprono circa 4mila circoli, le tre mozioni hanno ottenuto voti: – Matteo RENZI 68,22% (141245 voti) – Andrea ORLANDO 25,42% (52630 voti) – Michele EMILIANO 6,36% (13168), per una somma totale di voti validi pari a 207.043". Si chiude il primo round del congresso Pd: oggi infatti sarà l'ultimo giorno per le assise dei circoli e già nel tardo pomeriggio dovrebbero arrivare i dati ufficiali. Confermati i trend di questi giorni, e anche la guerra di cifre: Renzi è saldamente al comando oltre il 60 per cento mentre Orlando veleggia intorno 30 per cento; Emiliano fa mostra di essere ottimista e secondo fonti del suo Comitato avrebbe raggiunto il 7%. "In poche ore in alcuni circoli ci sono state centinaia di iscritti e non credo sulla base di un improvviso entusiasmo, io esprimo preoccupazione. Io credo che tutto sia regolare ma voglio dire che quando in un circolo l'ultimo giorno utile si iscrivono 6-700 persone, poi il dibattito lo fanno in 6-7 e vanno a votare in 300, non credo che sia il partito che vogliamo. Ho scelto la linea di non presentare ricorsi". Lo afferma Andrea Orlando candidato alla segreteria del Pd a In Mezz'ora su rai3. Percentuale che però, stando ai calcoli dei renziani (che comunque non sarebbero inclini a lasciarlo fuori dalla contesa) è più bassa, addirittura sotto la soglia del 5% necessaria a poter restare in corsa. Secondo la mozione dell'ex premier la vittoria sarebbe vicina a quota 70%, mentre il ministro della Giustizia sarebbe poco sopra il 26%. Dati diversi dalla mozione del Guardasigilli che, stando ai propri conti, vede superare il 30% attribuendo a Renzi il 63,9% Pd or not Pd, Emiliano: "Scissione evitabile" Red. Politica Michele Emiliano dal palco della manifestazione della sinistra a Roma, che in un post su Facebook dice di aver convinto Renzi a votare nel 2018, chiede di non costringere con argomenti capziosi questa comunità (la minoranza, ndr) ad uscire dal Pd. "Noi speriamo di non dover dire cose drammatiche nelle prossime ore ma se dovesse essere necessario non avremo paura. Non costruiremo un soggetto avversario del Pd ma non aspetteremo altro che ricostruire questa comunità. Tutto questo, però, è evitabile, lo voglio dire ancora". Dal palco, il governatore toscano e candidato alla segreteria Enrico Rossi ha chiarito che "se si pensa di fare un congresso in poche settimane, una una conta per riconsegnare la guida del partito al segretario noi non ci stiamo. Il Pd è per sua natura un partito plurale e di centrosinistra, se si pensa di abolire la sinistra o che finisca per non contare nulla la responsabilità della spaccatura ricade su chi non vuole capire". Nel suo intervento, Roberto Speranza ha raccontato di aver avuto un colloquio con Matteo Renzi: 'Mi ha cercato e ho parlato con lui, come giusto sia perché è il segretario. Gli ho chiesto se la vediamo solo noi la scissione che c'è già stata in parte del nostro mondo?. Se non c'è una presa di consapevolezza sarà normale un nuovo inizio. Se il congresso non è il tentativo di rimettere insieme un mondo ma è solo rivincita o plebiscito a me non interessa entrare". E mentre Massimo D'Alema annuncia che domani non parteciperà all'assemblea del Pd", da Dario Franceschini arriva un appello per evitare la scissione: "I margini di trattativa ci sono sempre, dipende dalla volontà delle persone e sopratutto dobbiamo sapere che il Pd non è proprietà di alcuni capi che litigano tra di loro". "Il Pd – ha aggiunto Franceschini – è proprietà di alcuni milioni di persone che ci hanno creduto, che ci credono e che non vogliono questa divisione". E in attesa dell'assemblea PD di domani, il presidente della Puglia Michele Emiliano propone la sua 'ricetta': 'Adesso che abbiamo convinto Renzi a sostenere Gentiloni fino alla fine della legislatura senza fargli brutti scherzi, possiamo darci il tempo di riconciliarci e trovare le ragioni per stare ancora insieme". Ribatte Bersani: "Questa cosa non l'ho mai sentita: dovrà dirla Renzi, non Emiliano. E' il nostro governo, non possiamo lasciargli la spada di Damocle sopra. Intanto, nel Pd, tre candidati della minoranza Dem, stanno dicendo che non si può fare un congresso così, perché se si forzano le regole non può candidarsi nessuno". Intanto il ministro Graziano Delrio stempera le polemiche dopo il fuorionda in cui lamentava che Renzi non avesse fatto neppure una telefonata per evitare la scissione. "Sono per Matteo un fratello maggiore – dice a Repubblica – e come i fratelli maggiori ho il dovere di dirgli quello che ritengo serva", e gli ho detto: "'Devi togliere ogni alibi per evitare la rottura nel partito'" e gli ho "chiesto di essere flessibile, il più possibile in questa fase, in ballo c'è il futuro dell'Italia e del Pd". Poi la telefonata tra Renzi e Emiliano c'è stata: "Mi ha ascoltato. Infatti ci siamo sentiti a nostra volta". Secondo Delrio, la scissione "va evitata in ogni modo e stiamo lavorando per questo, ne vedremo l'esito". Intervistato dal Corriere della Sera aggiunge: "La scissione sarebbe la frattura nella diga, che oggi è ancora solida contro i populismi e la rabbia sociale. Ma io sono anche convinto che nessuno possa imputare a Renzi il minimo di responsabilità". Al segretario, Delrio non rimprovera niente nel merito: "Renzi ha fatto ogni sforzo possibile, si è mostrato sempre disponibile a seguire le indicazioni della minoranza. Lui voleva fare il congresso a dicembre, poi ha accettato di posticiparlo, quindi gli hanno chiesto che il partito fosse contendibile con primarie aperte. E infine dai candidati, Rossi, Speranza, Emiliano e anche Cuperlo, si è alzata la richiesta prepotente del congresso subito". Precisa quindi le parole nel video fuorionda sui 'posti' nelle liste: "Dico che in questo momento è meglio pensare ai destini del Pd e della nostra gente, più che ai calcoli di chi crede che, divisi, ci sarebbero più posti nelle liste. Non ascoltiamo i cattivi consiglieri, ma gli elettori che ci implorano di fare ogni sforzo". Pd, Renzi accelera: "Facciamo il congresso e chi perde il giorno dopo dia una mano" Pd spaccato in due? Si, ancora una volta. E qual'è la novità? Dopo l'intervento del segretario che ha detto ok al congresso ma in tempi rapidi (aprile) è scontro con la road map per le elezioni con la minoranza che chiede tempi più lunghi (settembre-ottobre). La direzione del Pd, a questo punto, a quanto si apprende, si chiuderà con il voto su due mozioni contrapposte: da un lato quella di maggioranza che convocherà l'assemblea per indire subito il congresso, dall'altro quella della minoranza che chiede tempi più lunghi, settembre- ottobre, per il congresso. "Credo che sia buon senso da parte di chi ha responsabilità di conduzione di una comunità accettare l'invito a fare il congresso prima delle elezioni". Lo ha detto Matteo Renzi parlando alla cruciale direzione del Pd sul futuro del partito e sul voto dopo il referendum e la sentenza della Consulta sull'Italicum. "Non possiamo più prendere in giro la nostra gente – ha detto in un altro passaggio – potete prendere in giro me ma non la nostra gente. Nel pieno rispetto dello statuto, con le stesse regole dell'ultima volta" si faccia il congresso. "Così che non si discuta da domani sulle regole.
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