Ugo Riccarelli” Di Ciriè, Con Numerose Proposte Di Visione

Ugo Riccarelli” Di Ciriè, Con Numerose Proposte Di Visione

Comune di Cirié Biblioteca Civica “Alvaro Corghi” Liber Notiziario Bibliografico della Biblioteca Civica ‘A.Corghi’ di Ciriè Anno VIII, n° 57, DICEMBRE 2019 Gentilissimo lettore, ecco il n. 57 di Liber con il quale sottoponiamo alla Sua attenzione 95 pagine dedicate alle nuove acquisizioni della Cineteca “Ugo Riccarelli” di Ciriè, con numerose proposte di visione. Le ricordiamo che Liber potrà essere consultato dagli appassionati di libri sia in forma cartacea presso la Biblioteca sia in formato elettronico sul sito internet del Comune di Cirié. (www.cirie.net). Cineteca “Ugo Riccarelli” Pagina 2 Pagina 3 13 Tzameti Un film di Géla Babluani. Con George Babluani, Pascal Bongard, Aurélien Recoing, Fred Ulysse. Thriller - durata 93 minuti. - Francia, Georgia, 2005. Sébastien (Georges Babluani), un ragazzo come tanti, decide di seguire delle misteriose istruzioni indirizzate a qualcun altro, senza sapere dove queste lo porteranno. Finirà in un luogo di degenerazione e gioco d'azzardo clandestino, dove alcuni uomini scommet- tono su chi sopravvivrà alla roulette russa. Opera prima che ha fatto molto parlare nelle varie kermesse in cui è stata presenta, 13 Tzameti è un thriller che parte bene, salvo poi diventare piuttosto ridondante e poco originale con il passare dei mi- nuti. L'universo cinico e depravato che viene raccontato, dove i ricchi giocano (letteralmente) con la vita dei poveri, ha un suo fascino e non manca una (seppur piccola) interessante riflessione sociale. Ma l'andamento narrativo è un po' telefonato e la tensione si sente solo a tratti. Notevole la fotografia in bianco e nero ma, in fondo, la cornice vale più del quadro. A est di Bucarest Un film di Corneliu Porumboiu. Con Mircea Andreescu, Teo Corban, Ion Sapdaru, Teo- dor Corban, Mirela Cioaba. Cast completo Titolo originale: A Fost Sau N-a Fost?. Drammatico - durata 89 minuti. - Romania, 2006. Nella cittadina di Vaslui, un giornalista televisivo (Teodor Corban) è impegnato a prepara- re una puntata speciale del suo talk show. Nel giorno del sedicesimo anniversario della caduta del regime di Ceausescu, vuole trovare risposta alla domanda: la rivoluzione è stata fatta anche nella sua città? I suoi ospiti si dileguano e l'uomo si ritrova a dover fare la trasmissione con un professo- re di storia alcolizzato (Ion Sapdaru) e un anziano signore (Mircea Andreescu). Corneliu Porumboiu, per il suo esordio, sceglie di andare a toccare un nervo scoperto della storia della Romania, sollevando una questione centrale della moderna identità del paese: la storia l'abbiamo fatta o solo subita? Ci siamo sollevati contro il tiranno, o abbiamo solo ballato sul suo cadavere? A Est di Bucarest è un film profondamente poli- tico, attraversato da un umorismo nero, una vena di sarcasmo che investe i protagonisti e un gusto surrealista che esplode nella lunga sequenza finale del talk show, trasformato rapidamente in farsa. I personaggi di Porumboiu appaiono sconfitti fin da subito, la provincia è un mondo piccolo e gretto: nonostante una sorridente (forse condi- scendente, e a tratti indigesta) empatia, il regista costruisce un'efficace opera sulla banale inumanità della Storia. Leggermente acerba nella confezione, ma da vedere. Caméra d'or al Festival di Cannes 2006 come miglior opera prima. Pagina 4 A tempo pieno Un film di Laurent Cantet. Con Aurélien Recoing, Karin Viard, Serge Livrozet, Jean- Pierre Mangeot, Monique Mangeot. Titolo originale: L'Emploi du temps. Drammatico - durata 133 minuti. - Francia, 2001. Vincent (Aurélien Recoing), improvvisamente, perde la sua prestigiosa posizione in un'a- zienda di consulenza ma non ha il coraggio di rivelarlo alla sua famiglia, né di chiedere loro sacrifici economici. Decide così di inventarsi una serie di bugie arrivando anche a truffare gli amici pur di riuscire a mantenere un tenore agiato. Dopo aver raccontato i conflitti tra classe operaia e dirigente in Risorse umane (1999), Laurent Cantet passa dall'altra parte della scrivania e prova a immedesimarsi nei panni di un manager alle prese con problemi economici di una certa portata, anche se non legati alla sua mera sopravvivenza. Lo sguardo del regista è sempre lucidamente ancora- to alla realtà, aiutato dai suoi protagonisti a tracciare un quadro il più vero possibile del mondo del lavoro e a com- pilare un'analisi sociale tanto dettagliata quanto difficile da trovare, ad esempio, nel cinema di Hollywood. L'ingan- no perpetrato da Vincent diventa così metafora della falsità edulcorata di un mondo, quello dell'odierna borghesia, fatto di apparenze e incapace di venire a patti con la realtà. Non privo di imperfezioni, cali di tensione e momenti di stanca, è però complessivamente ben scritto e ben interpretato e rappresenta un'altra indagine sociale riuscita per Cantet. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. A rotta di collo Un film di Ted Wilde. Con Harold Lloyd, Babe Ruth, Brooks Benedict, Ann Christy, Bert Woodruff. Titolo originale: Speedy. Commedia - durata 85 minuti. - USA, 1928, “Speedy” (Harold Lloyd) perde il suo lavoro a causa dell'eccessiva passione per il baseball. Intanto, l'ultimo tram a cavalli della città – guidato dal nonno della sua ragazza – viene ru- bato per essere tolto dalla circolazione: “Speedy”, insieme a degli amici, farà di tutto per riprenderlo. L'ultimo lungometraggio muto con Harold Lloyd (protagonista della scena slapstick degli anni precedenti, con film come Preferisco l'ascensore del 1923) è una pellicola nostalgica, che riflette sul tempo che passa: il cinema sta cambiando, e Lloyd, che era uno dei protagonisti del muto, dovrà fare spazio al “nuovo”, e in- sieme a esso la vita nelle città, in cui un tram a cavalli è un oggetto d'antiquariato da mandare in pensione. Non è una pellicola perfetta (troppe le pause e i momenti di stanca nel corso della visione), ma A rotta di collo colpisce per un finale d'inseguimento che ricorda i migliori momenti di Lloyd e della sua comicità acrobatica. Da segnalare l'ap- parizione di Babe Ruth, campione di baseball dell'epoca. Il DVD contiene anche il bonus film Il castello incantato. Pagina 5 The Addiction Un film di Abel Ferrara. Con Christopher Walken, Lili Taylor, Annabella Sciorra, Edie Falco, Paul Calderon. Horror, durata 82 min. - USA 1994. Kathleen Conklin (Lili Taylor) viene aggredita da una misteriosa donna (Isabella Sciorra) che si rivela essere una vampira e che la condanna al suo stesso destino mordendola al collo. L'istinto bestiale rischia di prendere definitivamente il sopravvento sull'umanità recondita di Kathleen, ma forse l'incontro con un suo simile ormai quasi asceta (Christopher Walken) può farle credere in una possibile alternativa. Insieme al successivo Fratelli (1996), si tratta del risultato più compiuto e riuscito della collaborazione tra il regista e il fido sceneggiatore Nicholas St. John. Ferrara raggela il materiale horror in un bianco e nero che ben si adatta alla messa in scena quasi stilizzata ed è questo il telaio tecnico su cui viene innestata una riflessione sulla propensione al male, con ampio uso (e forse abuso) di citazioni filosofiche e di rimandi storici ai massacri senza senso del ventesi- mo secolo. La tendenza all'eccesso sempre dimostrata dall'autore newyorkese trova il suo compimento in questa storia, intrecciata di dialoghi che possono essere indisponenti quanto affascinanti e punteggiata di sequenze non facili da dimenticare. L'incontro con il “mentore” interpretato da Walken, le crisi di astinenza e la festa di laurea che diventa un banchetto di vampiri difficilmente lasciano indifferenti. Così come la sequenza finale nel cimitero, insie- me aperta e conclusiva, che riesce compiutamente a riassumere in pochi secondi tutta le insanabili contraddizioni della natura umana e, per riflesso, dell'oggetto filmico in questione. Una pellicola decisamente non per tutti i gusti, ma a suo modo necessaria, che si candida, con generosità e anche presunzione (intellettuale), a parlare di temi universali attraverso una narrazione non lineare e coraggiosa. Un affare di famiglia Un film di Kore'eda Hirokazu. Con Lily Franky, Sakura Andô, Mayu Matsuoka, Kirin Kiki, Jyo Kairi, Miyu Sasaki. Titolo originale: Shoplifters. Drammatico - durata 121 minuti. - Giappone, 2018. Osama (Lily Franky) e il piccolo Shota (Jyo Kairi) compiono alcuni piccoli furti nei super- mercati per contribuire al sostentamento famigliare. Sono in cinque in casa, ma a loro si aggiungerà la piccola Yuri, figlia di due genitori che le prestano ben poche attenzioni… Regista tra i più significativi del cinema giapponese contemporaneo, Hirokazu Kore-Eda torna a trattare una delle tematiche più sviluppate nella sua filmografia: il rapporto biolo- gico tra genitori e figli, rispetto alla connessione che si può creare anche tra chi non ha un reale legame di sangue. Un tema presente, ad esempio, nel bellissimo Father and Son (2013), con cui questo Un affare di famiglia ha molto a che fare. Nonostante la riproposizione di spunti già trattati nelle opere precedenti, Kore-Eda riesce a trovare una rinnovata ispirazione nella profondità della scrittura, forte di un montaggio impeccabile e di dialoghi scritti con grande cura. Fin dalla prima sequenza di taccheggio al supermercato, si ha la sensazione che il film abbia una forza cinematografica non banale, alternando momenti più leggeri ad altri fortemente drammatici, puntando sui dettagli (i piedi della piccola Yuri quando le tagliano i capelli) e su una cura realizzativa davvero impressionante. Tra le nume- rose sequenze notevolissime, si segnalano in particolare i dialoghi tra i protagonisti e i poliziotti prima di andare in galera: spunti che fanno riflettere sugli importanti temi morali che la pellicola mette in scena. E nel doppio, commo- vente sguardo finale dei due bambini, ancorati a un passato che deve rimanere tale per il ritorno (forzato?) dai ri- spettivi genitori biologici, sta tutta la forza di un film che scorre magnificamente dall’inizio alla fine, senza intoppi e con una grandezza drammaturgica piuttosto rara. Uno dei migliori film di Kore-Eda.

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