L'UNITÀ/DOMENICA 152 7 GENNAIO 1985 MILANO — -Io spero che la ma per intrappolare definiti­ volte non ammette scusanti. gente non si spaventi. Arrivare •BilSSMSI Parlano gli interpreti del balletto che vamente il principe. Chiaro Nella musica, ma anche in tut­ a teatro con l'idea di vedere II che un personaggio simile ri­ te le altre componenti dello lago dei cigni e trovarsi difron' debutta il 31 alla Scala, in una versione «filologica» chiede > molta espressività; spettacolo. Dalla coreografìa te qualcosa di molto diverso adesso mi diverto a interpre­ firmata da Rosella Hightower, può essere uno shock!-. È l'e­ tarlo. Ma devo dire che il di­ la direttrice del balletto della sordio di Maurizio Bellezza, il vertimento è subentrato in un Scala, ai costumi di Anna Anni, ventisettenne danzatore mila­ secondo • tempo. All'inizio il dalle scene alla regia firmate nese che, abbandonata la Scala mio fisico, sentendo la musica entrambe da Zeffirelli. Ma il peliamoli nel 1981 per il London Festival di Ciaikovski che non è cam­ balletto italiano, negli ultimi Ballet, è tornato a casa apposi­ biata, danzava d'istinto i passi anni, ha avuto un battage pub­ tamente per vestire i panni del tradizionali-. blicitario più invadente... principe Sigfrido nel Lago dei Doppio cigno cigni «rifondato» da Franco Renata Calderini, ventinove • E a ragione, sorride Anna Zeffirelli. Ma rifondato davve­ anni, transfuga al London Fe­ Rizzi. -Sulla carta ci sono tutti ro? \ * stival Ballet con Maurizio Bel­ gli ingredienti per l'avveni­ lezza, è della stessa opinione: mento d'eccezione. Il cast è di 'Andiamoci piano-, spiega •Per mela difficoltà è stata so­ primissimo livello. Noi prota­ Anna Rizzo, l'etoile della Scala prattutto psicologica. Ma gonisti abbiamo lavorato sodo che interpreta il ruolo di Odile adesso mi trovo a mio agio nel e con spirito d'equipe. Sarebbe nel secondo cast (nel primo che per Zeffirelli ruolo di Odette. Non mi sem­ bello poter dire che siamo stati debutta il 31 gennaio. Odile è bra di essere defraudata di un pubblicizzati tutti in e guai mi­ Carla Fracci). -In fondo Zeffi- pezzo del mio personaggio per­ sura per questo sforzo. Invece, relli si è attenuto alla fiaba La Odette non è più un cigno, ma ste, che sa che gli manca l'amo­ na, Pierina Legnani, la cui pia­ ché considero questo Lago dei purtroppo non è stato così: Michele Placido protagonista storia è la stessa, i personaggi fanciulla con la memoria ge­ re vero e combatte per averlo. cevole rotondità oggi fa sorri­ cigni uno spettacolo autonomo •Eppure; aggiunge Renata di «Pizza Connection» sono quelli tradizionali. Anche stuale del cigno: All'inizio, questo principe è un rispetto all'originale. Odette è Calderini, -mi pare che anche se Odette e Odile sono due per­ dere. una fanciulla pura, tutta posi­ A pochi giorni dall'atteso de­ giovane, quasi un teppistello «Si, fa sorridere-, conferma il corpo di ballo abbia fatto sone diverse e incarnano l'una butto del nuovo Lago dei cigni con la barba, perchè, Franco tiva. Ma il modo di interpre­ molti sforzi. Io sono appena l'amor sacro e puro, l'altra l'a­ Anna Razzi. -Ma chissà che ef­ tarla non è uno solo. Il ruolo si scaligero, diretto dalla presti­ Zeffirelli, nel primo atto, si è fetto deve aver fatto sul pub­ tornata da Londra e noto le more profano, il succo del vec­ giosa bacchetta di Lorin Maa- ispirato a un quadro di Brue- presta a molte sfumature, è ab­ differenze. Mi pare che questo chio Lago del 1895, c'è tutto blico di allora quella Legnani bastanza libero. E finalmente zel e vestito nei costumi di An­ gel, e tutti sono un po' fiam­ nel ruolo del cigno! Sono con­ Lago abbia infervorato i giova­ Certo, alla Zeffirelli-. minghi, un po' goffi. Ma poi, valorizzato appieno anche dal­ na Anni, tre dei sei protagonisti vinta, comunque, che anche la musica. Con un direttore co­ ni: *Eh già, r.ia non è stato faci­ distribuiti in due cast ci pre­ nel terzo atto, ritorna ad esse­ • Bisogna aspettare it debut­ re aristocratico e raffinato-, questo non-cigno di Zeffirelli me Lorin Maazel i tempi della le dimenticare il Lago dei cigni sentano il loro personaggio. Il farà discutere. Odile, il perso­ musica saranno rispettati e to-, bisbiglia Maurizio Bellez­ tradizionale e i suoi passi», si principe Sigfrido, secondo Più problematiche, pare, le naggio che interpreto, lo spin­ nessuno potrà bluffare. Noi za. -Bisogna aspettare il giudi­ intromette Renata Calderini Maurizio Bellezza (nel secondo trasformazioni di Odet- to del Male, è molto complessa. ballerini siamo viziati. Esigia­ zio del pubblico e della critica. che nel secondo cast interpreta cast, il principe è Marco Pierin) te/Odile. Franco Zeffirelli ha Subito nel primo atto appare mo che l'orchestra ci assecondi Io non mi vedo quando danzo e la candida Odette (nel primo è più profondo del solito. sdoppiato il personaggio come come una seduttrice. Come e poi se suona male perché ral­ non posso avere la visione com­ cast, Odette è Alessandra Fer­ -Non 1/ povero spaesato che era nelle intenzioni di Ciaiko- una gitana che tenta di amma­ lenta i tempi siamo sempre pleta del balletto. Noto una ri). -Io che ho interpretato sia non sa mai da che parte anda­ vski non rispettata però nella liare il principe. Poi, alla fine pronti a critica re. Questa vol­ grande quantità di persone sul il cigno bianco che il cigno nero re-, racconta il giovane balleri­ gloriosa coreografia del 1895 palcoscenico e non vedo i cigni, del secondo atto, diventa Salo- ta non ci saranno scusanti per solo fanciulle con delle tuni- in versioni molto tradizionali no che a Londra è molto ap­ firmata da Marius Petipa e Lev me, una creatura enigmatica. nessuno». come quella di John Field, ho prezzato. -Non un principe' Ivanov. Coreografìa-caposaldo chette di chiffon. Chissà quan­ Una specie di sfinge stilizzata. In effetti, la grande produ­ do ci farò l'occhio...: fatto uno sforzo psicologico per che attende che l'amore gli ca­ che affermò nel doppio ruolo Infine, si trasforma nell'alter- entrare nel mio nuovo perso­ schi addosso, ma che se lo va a del cigno bianco e nero le grazie Un momento delle prove del zione scaligera ilcui debutto è naggio Innanzitutto perché cercare. Che rinuncia alle fe­ di una grande ballerina italia­ ego di Odette. E lirica, dolcissi- «Lago dei cigni»' stato procrastinato per ben due Marinella Guatterini Il film «Pizza Connection» con Michele Placido diretto da Damiano Damiani Ma questa piovra non colpisce più PIZZA CONNECTION - Regia e sceneggiatura: Damiano Da­ miani. Interpreti: Michele Placido, Mark Chase, Ida Di Bene­ detto, Simona Cavallari, Massimo Di Franco\ich, Renato Mo­ ri. Fotografia: Nino Celeste. Italia. 1985. Non è il seguito della Piovra televisiva, anche se la pubbli­ cità lo spaccia, comprensibilmente, per tale. Ma ci sono gli stessi attori, da Michele Placido a Renato Mori, e lo stesso regista, Damiano Damiani, tornato a lavorare «alla grande» dopo anni di faticoso silenzio. Peccato che i risultati non siano all'altezza delle aspettative. Girato in tutta fretta, cer­ cando di sfruttare il successo televisivo della Piovra (a propo­ sito, è di ieri la notizia che ci sarà un vero seguito in 6 puntate diretto stavolta da Florestano Vancinì), questo Pizza Conne­ ction lascia nello spettatore come un senso di disagio, e fa rimpiangere i più maturi film di argomento mafioso che Damiani ha girato nel corso di questi ultimi vent'anni (da II giorno della civetta a Confessione di vn commissario di polizia al procuratore della Repubblica passando per L'owertimento). Che cosa non funziona in Pizza Connection? Parecchie cose, a cominciare dalla sceneggiatura che, pur evitando 1 rischi del crudo fumettismo tipico del filone •mafioso», semplifica sociologicamente il fenomeno dell'assunzione del giovani killer nei ranghi della criminalità organizzata. Eppure Da­ miani è uno specialista del «genere», conosce la tragedia sici­ liana, sa che fare un film sulla mafia oggi significa partire da un'idea «spettacolare», di pura finzione, per risalire via via all'intreccio di interessi economici e politici pilotato dalle nuove, arrembanti centrali mafiose. • - L'operazione gli riuscì benissimo con La piovra, dove l'ar­ chiviazione delle vecchie «mafiologie» coincideva con la mes­ sa a fuoco di uno stile cinematografico asciutto, oggettivo, quasi fenomenologico, in bilico tra denuncia e ritmo da «poli­ ziesco». Pizza Connection, invece, compie un salto indietro, recupera una dimensione vagamente «mitica», anche se de­ purata di ogni tentazione romantica, della mafia, faticando a centrare quello che — crediamo — voleva essere uno degli obbiettivi del film: l'analisi del consenso di cui gode la mac­ china di distribuzione del reddito messa in moto dall'econo­ mia mafiosa. Incerto tra film d'azione e indagine antropologica, Damia­ ni finisce con il confezionare una specie di Giorno dello scia­ callo all'italiana, con il killer implacabile e super pagato che si ritrova invischiato in una «sceneggiata» dai risvolti simbo­ lici. Tutto ruota attorno ad un importante attentato che la mafia ha deciso di effettuare a Palermo. Allo scopo viene richiamato da New York, dove gestisce una squallida pizze­ ria, il fedele killer Mano (un Michele Placido in piena forma), colà emigrato anni prima in cerca di fortuna. Appena giunto a Palermo, Mario ritrova il fratellino Mi­ chele (Mark Chase), che nel frattempo si è messo nei guai cercando di redimere la sedicenne Cecilia (Simona Cavallari) costretta a prostituirsi dalla sfiorita madre Amanda (Ida Di Benedetto). Novello Charles Bronson, Mario mette le cose a posto minacciando i «protettori» della fanciulla con un coltel­ laccio da cucina e intanto cerca di coinvolgere Michele nella preparazione dell'agguato.
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