Relazione Annuale Sul 1982

Relazione Annuale Sul 1982

BANCA D’ITALIA ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEI PARTECIPANTI TENUTA IN ROMA IL GIORNO 31 MAGGIO 1983 ANNO 1982 (LXXXIX) CENTRO STAMPA - BANCA D’ITALIA 1983 BANCA D’ITALIA ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEI PARTECIPANTI TENUTA IN ROMA IL GIORNO 31 MAGGIO 1983 ANNO 1982 (LXXXIX) CENTRO STAMPA - BANCA D’ITALIA 1983 INDICE RELAZIONE DEL GOVERNATORE Pagina I. - L'economia internazionale. .............................. 3 II. - L'economia italiana LA FORMAZIONE DEL REDDITO E L'EVOLUZIONE CONGIUNTURALE. 57 La domanda interna. .......................... 67 L'offerta interna. ............................ 86 L'occupazione, le retribuzioni, i prezzi e la distribuzione del reddito 115 LA BILANCIA DEI PAGAMENTI 148 LA FINANZA PUBBLICA. .... 192 I MERCATI MONETARI E FINANZIARI 221 Le operazioni della banca centrale e la regolazione della base monetaria 228 L'attività delle aziende di credito. .... 248 Il mercato dei valori mobiliari .................... 273 L'attività degli istituti di credito speciale 297 I finanziamenti complessivi e la formazione di attività finanziarie. 325 LA VIGILANZA SUL SISTEMA CREDITIZIO _............... 341 III. - Considerazioni finali ................................ .. 381 IV. - L'Amministrazione e il bilancio della Banca d'Italia. 1':. RELAZIONE DEI SINDACI .................... 39" SITUAZIONE PATRIMONIALE E CONTO PROFITTI E PERDITE 45':' BILANCI DELLE SOCIETÀ CONTROLLATE E COLLEGATE. 57" DELIBERAZIONI DELL'ASSEMBLEA 85':- APPENDICE (in volume separato) Tavole statistiche e note metodologiche 5 Aspetti istituzionali 153 Legislazione . 165 Glossario .. 191 Siglario ... 205 Indici analitici 207 RELAZIONE DEL GOVERNATORE SULL'ESERCIZIO 1982 I. - L'ECONOMIA INTERNAZIONALE (A) L'ECONOMIA INTERNAZIONALE Il rallentamento della crescita economica iniziato all'indomani del se- condo shock petrolifero si è accentuato nel 1982 e si è giunti alla stagnazione sia nell'area industriale sia in quella dei paesi in via di sviluppo (tav. A 1). La disoccupazione si è ulteriormente estesa, toccando alla fine dell'anno nei paesi industriali livelli anche superiori al 10 per cento delle forze di lavoro, per effetto, in molti casi, del cumularsi di un aumento di queste ultime e di una contrazione del numero di persone occupate. L'inflazione, contrastata per mezzo di politiche restrittive, in ispecie monetarie, ha subito un brusco, e in parte insperato, raffreddamento, che ha ricondotto la dinamica dei prezzi in paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito ai bassi profili non più osservati dalla metà degli anni sessanta; se ciò ha consentito, a partire dall'estate, un abbassamento dei tassi d'interesse nominali, quelli reali sono rimasti assai elevati. Per la prima volta in sei anni il commercio internazionale si è ridotto in volume, del 2 per cento, e appare minacciato da crescenti tentazioni pro- tezionistiche. Gli squilibri nei pagamenti correnti fra grandi aree si sono at- tenuati; in particolare, gli ampi avanzi registrati nel biennio 1980-81 dai paesi esportatori di petrolio non si sono riprodotti. I paesi in via di sviluppo non petroliferi, colpiti dagli effetti della stagnazione mondiale e delle de- presse quotazioni internazionali delle materie prime, hanno subito un ulte- riore rallentamento della crescita, ora neanche sufficiente a mantenere co- stante il reddito pro capite. Questi paesi hanno inoltre dovuto fronteggiare i gravi problemi posti dal livello del debito estero e dagli alti tassi d'interesse; conseguentemente, le istituzioni e i meccanismi della cooperazione finanzia- ria internazionale sono stati chiamati a uno sforzo senza precedenti, inteso a salvaguardare la stabilità del sistema. Il disavanzo corrente dell'area, nono- stante l'accresciuto onere del servizio del debito, si è peraltro leggermente ridotto. Ancora un anno fa, nei commenti sull'evoluzione dell'economia mon- diale, si metteva in rilievo come il secondo shock petrolifero avesse avuto conseguenze meno traumatiche del primo, anche in virtù delle politiche di riequilibrio tempestivamente messe in atto nei paesi industriali. Gli accadi- menti del 1982, accostati a quelli del biennio precedente, inducono ora a ri- conoscere che gli effetti complessivi della crisi, pur se l'impatto è apparso di intensità relativamente contenuta, sono stati profondi e tenaci e che in essi la componente recessiva è dominante. 3 La prima crisi petrolifera impresse, nell'arco dei quattro semestri da metà 1973 a metà 1975, una scossa alle principali grandezze macroeconomi- che nei paesi industriali: nella media dei sette maggiori, il saggio annuo di variazione del prodotto lordo reale crollò dall'8 al — 3 per cento, l'infla- zione, oscillante dall'inizio del decennio intorno al 5 per cento, si elevò fino a raggiungere un massimo del 15, il tasso di disoccupazione sali di due punti, portandosi al 5-6 per cento. Alla fine del 1975 l'attività economica po- teva peraltro già dirsi normalizzata, con il ritorno a saggi di crescita vicini al 5 per cento, anche per il rapido ripristino di politiche espansive, fiscali e mo- netarie. Nei quattro anni successivi, tuttavia, gli squilibri nei pagamenti cor- renti restarono ampi; l'inflazione si stabilizzò su un valore medio dell' 8 per cento, notevolmente più alto di quello prevalente prima della crisi; prese corpo l'ipotesi che ciò potesse essere la conseguenza di un mutamento per- manente prodottosi nei meccanismi e nei comportamenti economici. Tav. A l PRODOTTO, INFLAZIONE E BILANCE CORRENTI NEI PRINCIPALI GRUPPI DI PAESI Al sopravvenire della seconda crisi petrolifera, le politiche economiche nei paesi industriali sono state quindi improntate a maggior cautela e mante- nute a lungo restrittive. Ciò, se da un lato ha finito col riportare l'inflazione al di sotto dei livelli perduranti fra le due crisi, dall'altro ha concorso a far si 4 che l'attività produttiva, pur rallentando meno bruscamente di quanto avve- nuto sei anni prima, rimanesse depressa anche dopo l'esaurimento dell'im- pulso recessivo direttamente trasmesso dall'aumento dei costi energetici e che il tasso di disoccupazione assumesse valori molto maggiori di quelli re- gistrati dopo il primo shock. Il prolungarsi per l'intero 1982 della fase ciclica avversa, nonostante la riduzione dei tassi d'interesse nominali avutasi in estate, ha smentito le pre- visioni di una ripresa nella seconda metà dell'anno. Gli effetti depressivi prodotti sulla domanda interna dal prudente comportamento dei consuma- tori, in presenza di sfavorevoli condizioni nel mercato del lavoro, dai bassi livelli di capacità utilizzata e dagli alti tassi d'interesse reali erano stati sotto- valutati; inoltre, non si era pienamente tenuto conto delle interazioni fra squilibri commerciali, flussi finanziari e tassi di cambio, e dei loro riflessi ne- gativi sulla domanda estera nei paesi industriali. La congiuntura, le politiche economiche e i cambi nei paesi industriali. L'evoluzione ciclica, i costi e i prezzi. — Il prodotto lordo reale dei sette principali paesi industriali lo scorso anno si è lievemente ridotto (tav. A 2). Tav. A 2 RISORSE E IMPIEGHI DEL REDDITO NEI PRINCIPALI PAESI INDUSTRIALI (contributo percentuale alla variazione del prodotto nazionale lordo) 5 Le economie del Nord-America si sono contraddistinte per l'importanza della contrazione (1,7 per cento negli Stati Uniti e 4,8 in Canada), ribal- tando la posizione occupata nel 1981, allorché si erano rese protagoniste di un primo tentativo di ripresa dopo la crisi del biennio 1979-1980. All'oppo- sto, il saggio di crescita del Giappone, pur notevolmente rallentato rispetto agli anni precedenti la crisi, si è mantenuto intorno al 3 per cento. Nella me- dia dei quattro maggiori paesi europei non vi è stato sviluppo del reddito; i saggi di variazione nei singoli paesi sono risultati compresi fra l'arretra- mento registrato nella Germania federale (1,1 per cento) e l'incremento pro- dottosi in Francia (1,5 per cento). La produzione industriale, nel complesso dei paesi considerati, ha continuato a, subire cospicui cedimenti (4 per cento rispetto al 1981), solo in parte compensati dallo sviluppo delle attività terzia- rie. La caduta più rilevante è stata osservata in Canada (11 per cento) e negli Stati Uniti (8 per cento), mentre nei paesi europei la diminuzione media non ha ecceduto il 2 per cento (fig. A 1; tav. aA 1). Fig. A l Produzione industriale (costruzioni escluse; indici depurati dalla componente stagionale; I trimestre 1979 =100) Fonti: FMI e Bollettini nazionali Alle differenze fra i tassi annuali di variazione del reddito nel Nord America e in Europa si è accompagnata una difformità dei profili ciclici che dura dall'estate del 1980 e non sembra destinata a ridursi prima della fine dell'anno in corso. Nel primo semestre del 1982, mentre nel Nord America la caduta del reddito si approfondiva, toccando minimi del 3,5 per cento in ragione d'anno negli Stati Uniti e di oltre il 7 per cento in Canada, nei paesi europei permanevano generalmente variazioni positive; successivamente, a 6 un calo dell'attività produttiva europea si è contrapposta una decelerazione della caduta nel Nord America. I consumi hanno fornito, come già l'anno precedente, un contributo generalmente positivo alla variazione del prodotto lordo, ma con un anda- mento differenziato all'interno dell'area. Essi si sono sviluppati soprattutto in Giappone, alimentati dalla decelerazione dei prezzi al consumo, e in Francia, dove lo stimolo alla domanda impresso dalle politiche fiscali messe in atto nel 1981 si è tradotto in maggiori acquisti da parte delle famiglie. Nella Germania

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