Riutilizzo Sociale Dei Beni Confiscati Beni Confiscati Testa D’Ariete Dello Sfondamento Dell’Apatia Politica Vito Lo Monaco

Riutilizzo Sociale Dei Beni Confiscati Beni Confiscati Testa D’Ariete Dello Sfondamento Dell’Apatia Politica Vito Lo Monaco

Settimanale di politica, cultura ed economia realizzato dal Centro di Studi e iniziative culturali “Pio La Torre” - Onlus. Anno 7 - Numero 23 - Palermo 10 giugno 2013 ISSN 2036-4865 Riutilizzo sociale dei beni confiscati Beni confiscati testa d’ariete dello sfondamento dell’apatia politica Vito Lo Monaco l recente rapporto di Transcrime sull’economia criminale, del piccolo numero di beni confiscati, 163 su circa 20000 confiscati quale parliamo ampiamente in questo numero, ha il merito, tra alle mafie, ridate positivamente al riuso sociale, siano diventate Ii tanti, di porre all’attenzione dell’opinione pubblica, in un mo- la testa d’ariete dello sfondamento dell’apatia politica. L’opera mento delicato del Paese, due questioni rilevanti. La prima, rica- di bonifica antimafiosa delle imprese affidata al volontariato è vata dall’analisi del peso dell’economia criminale, riguarda la diventata una tavola di raffronto per le sottovalutazioni o com- spinta che ne potrebbe ricevere la crescita civile e economica del plicità della politica e un esempio di buona economia moderna Paese e dell’Europa se le politiche di contrasto contro le mafie e i dato da giovani che sfidano e sconfiggono la diffidenza iniziale corrotti fossero più efficaci e preventive e non solo penali. La se- dei territori e la farraginosità burocratica. Essi hanno dato indi- conda, non esplorata fino in fondo da questo primo rapporto, è la cato una strada per eliminare l’economia criminale che pro- constatazione di una espansione non omogenea delle mafie nelle spera nell’ambito dell’illegalità diffusa della corruzione, del voto varie regioni italiane. Ci sarebbe di capire se la diversificata “dispo- di scambio, della connivenza politica. nibilità”politica delle classi dirigenti locali o la Infine la Ricerca ha quantificato con ap- loro maggiore o minore sorveglianza democra- proccio scientifico i numeri del”fatturato ma- tica quanto abbia influito nel radicamento del L’opera di bonifica anti- fioso”, ne ha ridotto il peso rispetto alle fenomeno. È un ambito di ricerca da sviluppare mafiosa delle imprese stime, più mediatiche che scientifiche, ma nell’augurabile proseguimento dello studio. affidata al volontariato non la sua pericolosità antidemocratica. La Il rapporto evidenzia che i mafiosi come im- metodologia per valutare l’indice di mafio- prenditori sono bocciati. Investono nei settori a è diventata una tavola sità nelle varie aree geografiche italiane do- basso livello tecnologico e con più manodopera di raffronto per le sotto- vrebbe sollecitare governo e forze politiche (preferibilmente in nero) anche per conquistare valutazioni o compli- a coglierne la sollecitazione ad agire sul consenso sociale verso l’impresa mafiosa. piano della prevenzione e sulle migliorie da Questa è più interessata al riciclaggio dei pro- cità della politica e un apportare alla legislazione come chiesto dal venti illegali e criminosi che alla massimizza- esempio di buona eco- movimento antimafia, dalla legge anticorru- zione del profitto. Essa preferisce quelle attività nomia moderna zione al codice delle misure di prevenzione criminali che consentono il controllo del territo- (cd c. antimafia). Non tutte le amministra- rio. Ai primi posti stanno il narcotraffico, il racket, i rifiuti che dre- zioni locali interessati dalla presenza mafiosa nei loro territori si nano risorse, generano dipendenza della società locale e stretti sono date strumenti di analisi e contrasto come ha saputo fare rapporti con le amministrazioni pubbliche. Nonostante la repres- rapidamente Pisapia a Milano. Finora dal Governo delle larghe sione sempre più incisiva il “modello di sviluppo mafioso” è stato intese non sono venuti calendari specifici d’impegno antimafia sottovalutato dalle politiche nazionali ed europee anzi molto né sono venute forti sollecitazioni dalle varie forze politiche spesso abbiamo ascoltato esponenti di rilievo politico locale e na- come si evince anche dal ritardo con cui si sta affrontando la ri- zionale del centro e del nord (oltre che del sud) dire che l’econo- costituzione della Commissione parlamentare antimafia che, mia mafiosa comunque contribuisce allo sviluppo del Paese. Non secondo noi, dovrebbe essere aperta alla rappresentanza delle dimenticheremo facilmente quel ministro che con sincerità dichiarò organizzazioni antimafiose più rilevanti sul piano nazionale. che con le mafie dovevamo imparare a convivere o quegli impren- È possibile pensare al cambiamento senza mettere nell’agenda ditori immobiliari rampanti del nord, passati alla politica, sospettati queste tematiche? e sotto accusa di aver utilizzato i capitali criminali per la loro Lo chiediamo al Pd che si avvia a un congresso, spero, di ascesa economica e politica. svolta. Ma è possibile una svolta dimenticando che la questione La ricerca di Transcrime è utile anche per comprendere come un mafia è una questione politica? Gerenza ASud’Europa settimanale realizzato dal Centro di Studi e iniziative culturali “Pio La Torre” - Onlus. Anno 7 - Numero 23 - Palermo, 10 giugno 2013 Registrazione presso il tribunale di Palermo 2615/07 - Stampa: in proprio Comitato Editoriale: Mario Azzolini, Mario Centorrino, Gemma Contin, Giovanni Fiandaca, Antonio La Spina, Vito Lo Monaco, Franco Nicastro, Bianca Stan- canelli, Vincenzo Vasile. Direttore responsabile: Angelo Meli - In redazione: Davide Mancuso - Art Director: Davide Martorana Redazione: Via Remo Sandron 61 - 90143 Palermo - tel. 091348766 - email: [email protected]. II giornale è disponibile anche sul sito internet: www.piolatorre.it; La riproduzione dei testi è possibile solo se viene citata la fonte In questo numero articoli e commenti di: Alex Corlazzoli, Caterina Dadà, Tiziana Fantucchio, Melania Federico, Giulio Formoso, Umberto Ginestra, Michele Giuliano, Franco La Magna, Diego Lana, Salvatore Lo Iacono, Antonella Lombardi, Vito Lo Monaco, Nicola Magrini, Davide Mancuso, Filippo Passantino,Ro- berto Perotti, Angelo Pizzuto, Lucia Sandonato, Francesco Solaro, Gilda Sciortino, Maria Tuzzo. La lotta ai boss parte dalle confische Transcrime analizza il riuso sociale dei beni Davide Mancuso l primo passo per la vittoria definitiva sulle mafie è il riutilizzo so- ciale dei beni sottratti e confiscati alla criminalità mafiosa. Un Ipercorso iniziato nel 1982 con l’approvazione della Legge Ro- gnoni-La Torre, affinato dalla legge di iniziativa popolare sul riuso dei beni confiscati promossa da Libera e implementata dai progetti di riutilizzo finanziati dai Pon nazionali ed europei. Attraverso l’ana- lisi dei progetti del Pon Sicurezza 2000-06 e 2007-2013, il Centro interuniversitario Transcrime ha fatto il punto sull’utilizzo dei beni confiscati e sull’analisi complessiva dei progetti e dei modelli di riutilizzo. I progetti realizzati - Sono 58 i progetti di riutilizzo dei beni con- fiscati promossi e attuati sul territorio italiano attraverso il Pon Si- curezza 2007-13 e 15 quelli pilota finanziati nel 2000-06. I progetti comprendono complessivamente 4 Regioni (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia), 16 Province (tra le quali le siciliane Catania, Pa- lermo, Ragusa, Siracusa e Napoli, Reggio Calabria e Bari). Le re- gioni con il maggior numero di progetti finanziati sono Campania e Sicilia (24.1% e 43.1%) seguite dalla Puglia (20.7%). All’ultimo posto la Calabria con 7 progetti (12.1%). Tra le province primeggia duto con affidamento diretto, in 45 casi attraverso bando, in 10 Catania (10 progetti) seguita da Lecce, Napoli e Palermo (7), Ca- casi non è ancora ben chiaro. serta e Trapani (5). La maggior parte dei soggetti proponenti è composta da Comuni (38), in 19 casi sono stati consorzi, in uno le Il contesto socio-economico di riferimento - Il rapporto ha forze dell’ordine. utilizzato sette indicatori sintetici per misurare le principali si- tuazioni di criticità che i progetti di riutilizzo dei beni intendono I beni recuperati – Gli interventi dei progetti realizzati hanno ga- affrontare: la cultura diffusa dell’illegalità, il disagio sociale, l’as- rantito il recupero o l’adeguamento di 163 beni. La tipologia mag- senza di attività ricreative e culturali, il sottosviluppo economico giore è quella dei fabbricati, corrispondente a oltre la metà dei beni e la disoccupazione, i problemi legati alle fasce deboli tra cui gli confiscati (59.8%), soprattutto quelli con terreno annesso che ven- stranieri. gono utilizzati come aree verdi, parchi della legalità e aree agricole Gli indici sono stati calcolati per tutti i consorzi, i comuni e le produttive. Meno utilizzati appartamenti e ville (6.3%, e 4.9%), aree di comuni limitrofi interessati dai progetti di riutilizzo, e con- poco adatti rispetto alle finalità d’uso e alle destinazioni previste frontati con il valore medio nazionale, regionale e dell’area dai progetti di recupero. Obiettivo Convergenza, così da identificare se l’area interes- Solitamente si interviene su beni in stato di abbandono (75.9%), sata dal progetto mostra effettivamente una situazione di par- in cattivo stato (6%) e solo per il 15.7% in edifici in stato sufficiente, ticolare criticità rispetto alla media. discreto e ottimo. In Calabria il dato dei beni in abbandono sale al Dall’analisi appare evidente una certa aderenza tra i progetti 95%. attivati e i “bisogni” del territorio, seppur in misura diversa a se- conda delle finalità dei progetti, dell’area geografica e del pe- I tipi di intervento – La maggior parte degli interventi ha riguar- riodo di programmazione. In particolare sembra emergere che dato la ristrutturazione e l’adeguamento funzionale

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