STORIA ROMANA A (Lettere classiche) / STORIA ROMANA I (Lettere moderne) a.a. 2019-2020 Introduzione alla storia di Roma - 1 La ricostruzione storica della storia romana arcaica: attendibilità delle fonti scritte Liv., praef., 6-8 Quae ante conditam condendamve urbem poeticis magis decora fabulis quam incorruptis rerum gestarum monumentis traduntur, ea nec adfirmare nec refellere in animo est. Datur haec venia antiquitati ut miscendo humana divinis primordia urbium augustiora faciat; et si cui populo licere oportet consecrare origines suas et ad deos referre auctores, ea belli gloria est populo Romano ut cum suum conditorisque sui parentem Martem potissimum ferat, tam et hoc gentes humanae patiantur aequo animo quam imperium patiuntur. Le leggende che corrono cira l’età anteriore alla fondazione di Roma o circa la fondazione stessa, più convenienti a racconti di poeti che ad una fedele e documentata opera storica, non mi sento né di accettarle né di respingerle. Alle antiche età si suole fare questa concessione, di rendere più venerabili i primordi della città mescolando l’umano con il divino; e se mai ad un popolo deve essere lecito il fare sacre le sue origini e il riportarne agli dèi la fondazione, tanta è la gloria di guerra del popolo romano, che se esso ama vantare Marte come padre suo e del suo fondatore, le umane genti dovrebbero sopportare ciò altrettanto di buon animo come ne sopportano l’impero. Plut., Numa, 1 Anche all’epoca in cui visse il re Numa esiste una disputa tra gli studiosi, benché gli alberi genealogici che si fanno risalire sino a lui sembrino esatti. Però un certo Clodio, in un volume intitolato Indagine sulla cronologia sostiene che i famosi antichi registri andarono perduti durante il sacco di Roma ad opera dei Galli, così che quelli esistenti ora sono dei falsi e furono composti da persone che volevano fare cosa grata a certe altre, bramose di entrare a tutti i costi tra le prime famiglie e tra le più illustri casate della città senza avere con esse alcuna relazione. [Antologia delle fonti, I.1.1, T3] Liv., 6.1.1-3 Quae ab condita urbe Roma ad captam eandem Romani sub regibus primum, consulibus deinde ac dictatoribus decemuirisque ac tribunis consularibus gessere, foris bella, domi seditiones, quinque libris exposui, res cum uetustate nimia obscuras uelut quae magno ex interuallo loci uix cernuntur, tum quid rarae per eadem tempora litterae fuere, una custodia fidelis memoriae rerum gestarum, et quod, etiam si quae in commentariis pontificum aliisque publicis priuatisque erant monumentis, incensa urbe pleraeque interiere. Clariora deinceps certioraque ab secunda origine uelut ab stirpibus laetius feraciusque renatae urbis gesta domi militiaeque exponentur. Ho raccontato in cinque libri le imprese che, dalla fondazione di Roma fino al momento in cui conquistata [dai Galli], furono compiute, innanzitutto sotto i re, poi i consoli e i dittatori e i tribuni con potestà consolare, le guerre all’esterno e le sedizioni all’interno della città, tutte vicende oscure perché troppo antiche, allo stesso modo delle cose che per la grande distanza sono visibili con difficoltà, anche perché a quel tempo erano rari i testi affidati alla scrittura, sola custodia fedele della memoria delle imprese, e perché, anche se c’erano notizie nei commentari dei pontefici e in altri documenti pubblici e privati, per la maggior parte essi sparirono con l’incendio della città. Narrerò ora avvenimenti sui quali ci sono maggiore chiarezza o sicurezza, quelli che si succedettero in pace ed in guerra dopo che la città rinacque, come se fosse risorta più fiorente e vigorosa dalle sue stesse radici. [Antologia delle fonti, I.1.1, T1] Liv., 8.40.3-5 Hoc bellum a consulibus bellatum quidam auctores sunt eosque de Samnitibus triumphasse; Fabium etiam in Apuliam processisse atque inde magnas praedas egisse. nec discrepat quin dictator eo anno A. Cornelius fuerit; id ambigitur belline gerendi causa creatus sit an ut esset qui ludis Romanis, quia L. Plautius praetor graui morbo forte implicitus erat, signum mittendis quadrigis daret functusque eo haud sane memorandi imperii ministerio se dictatura abdicaret. nec facile est aut rem rei aut auctorem auctori praeferre. uitiatam memoriam funebribus laudibus reor falsisque imaginum titulis, dum familiae ad se quaeque famam rerum gestarum honorumque fallente mendacio trahunt; inde certe et singulorum gesta et publica monumenta rerum confusa. nec quisquam aequalis temporibus illis scriptor exstat quo satis certo auctore stetur. Alcuni scrittori ricordano che la guerra fu combattuta dai consoli e che essi ottennero un trionfo per la vittoria sui Sanniti; dicono anche che Fabio avanzò in Apulia e da lì portò via grandi prede. Ma c’è accordo sul fatto che in quell’anno fu dittatore Aulo Cornelio: il dubbio è se sia stato creato dittatore per condurre operazioni belliche o, piuttosto, dal momento che il pretore Lucio Plauzio si era gravemente ammalato, per dare il segnale di partenza alle quadrighe nella celebrazione dei Ludi Romani; compiuto il suo compito, che certo non richiedeva un’autorità da ricordare, avrebbe abdicato alla dittatura. Non è facile scegliere una tesi piuttosto che un’altra o preferire una tesi piuttosto che un’altra o preferire uno scritto piuttosto che un altro. Infatti io ritengo che 1 la memoria degli avvenimenti sia stata alterata dagli elogi che vengono recitati nei funerali, e dalle falese iscrizioni poste sotto le immagini degli antenati, dal momento che ogni famiglia cerca di attribuire a sé la fama delle imprese dei singoli e i documenti ufficiali delle vicende sono confusi, e non c’è uno scrittore dello stesso periodo di questi avvenimenti sulla cui autorità ci si possa sufficientemente fondare. [Antologia delle fonti, I.I.1, T4] Le fonti: la tabula dealbata del pontefice massimo, la raccolta degli Annales Maximi Serv. (auctus), in Aeneidos Vergili libros, I, 373 Così si compilavano gli annales: ogni anno il pontefice massimo aveva a disposizione una tavola sbiancata (tabulam dealbatam), su cui poneva l’intestazione attraverso la menzione dei consoli e degli altri magistrati; su di essa annotava giorno per giorno i fatti salienti, in patria e in guerra, per terra e per mare. Dalla diligenza del pontefice gli antichi trassero commentari annui in ottanta libri e li chiamarono Annali Massimi (Annales maximi) dai pontefici massimi, dai quali erano stati redatti. Alcuni sostengono che il termine annales derivi da Enea, perché anch’egli era sacerdote ed era chiamato pontefice dal poeta (i.e. Virgilio). [Antologia delle fonti, I.1.1, T5; cfr. anche Macrob., Sat., 3.217] Cato, Origines, fr. 77 Peter = Chassignet IV F I = FRHist, M. Porcius Cato, F80 (da Gell., Noctes Atticae, 2.28.4-7) Sed de lunae solisque defectionibus, non minus in eius rei causa reperienda sese exercuerunt. (5) quippe M. Cato, vir in cognoscendis rebus multi studii, incerta tamen et incuriose super ea re opinatus est. (6) verba Catonis ex originum quarto haec sunt: non lubet scribere quod in tabula apud pontificem maximum est, quotiens annona cara, quotiens lunae aut solis lumine caligo aut quind obstiterit. (7) usque adeo parvi fecit rationes veras soli set lunae deficientium vel scire vel dicere. Non meno i Romani si occuparono di trovare le cause delle eclissi di luna e di sole. Ma Marco Catone, uomo di grandi studi, ebbe opinioni incerte, superficiali ed affrettate su tali fenomeni. Ecco le parole di Catone dal quarto libro delle Origini: “Non vale la pena riportare i dati che si trovano sulla tavola del pontefice massimo, e cioè su quante volte ci sia stata carestia, quante volta la luce del sole o della luna si sia oscurata o per quale ragione si sia eclissata”. A tal punto considerò di poco rilievo conoscere e comunicare dati veri sulle eclissi del sole e della luna. [Antologia delle fonti, I.1.1, T7] I documenti pubblici, gli archivi I trattati Fest., s.v. clipeum p. 48.19-21 (ed. Lindsay) clipeum antiqui ob rotunditatem etiam corium bovis appellarunt, in quo foedus Gabinorum cum Romanis fuerat descriptum. (*foedus Gabinum) Dion Hal., 4.58.3-4 Ed affinché non sussistesse più in loro alcun timore per il futuro, né dubitassero che le concessioni fatte non si sarebbero mantenute stabilmente, (Tarquinio il Superbo) scrisse i termini in base ai quali i Gabini si sarebbero trovati in un rapporto di amicizia con i Romani e li ratificò immediatamente davanti all’assemblea e li confermò con giuramenti prestati sulle vittime. Esiste a Roma una testimonianza di questi giuramenti e si trova nel tempio di Zeus Pistius che i Romani chiamano Sancus: si tratta di uno scudo ligneo avvolto dalla pelle del bue che fu sgozzato in quell’occasione per prestare i giuramenti e sul quale furono incisi con caratteri antichi i termini del trattato stipulato. [Antologia delle fonti, I.1, T9]; cfr. anche Hor., Epist. 2.1.25-26 Liv., 2.33.4 Per secessionem plebis Sp. Cassius et Postumius Cominius consulatum inierunt. Iis consulibus (= 493 a.C.) cum Latinis populis ictum foedus (i.e. foedus Cassianum). Ad id feriendum consul alter Romae mansit: alter ad Volscum bellum missus. Cic., Balb., 23.53 Cum Latini omnibus foedus esse ictum Sp. Cassio Postumo Cominio consulibus quis ignorat? Quod quidem nuper in columna ahenea meminimus post rostra incisum et pescriptum fuisse. Chi ignora che durante il consolato di Spurio Cassio e Postumo Cominio è stato fatto un trattato con i Latini? Ricordiamo che fino a poco fa era inciso e registrato su una colonna di bronzo davanti ai Rostri. (*foedus Cassianum, 493 a.C.) [Antologia delle fonti,
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