Topolinottanta AISA Associazione Italiana per la Storia dell’Automobile MONOGRAFIA AISA 113 Topolinottanta AISA - Associazione Italiana per la Storia dell’Automobile Mirafiori Motor Village - Torino, 19 giugno 2016 2 Prefazione Lorenzo Boscarelli 3 I progettisti e la tecnica della Topolino Lorenzo Morello 7 Dalla serie alla fuoriserie. Per vent’anni l’auto degli italiani Alessandro Sannia 10 Topolino da corsa Alessandro Silva MONOGRAFIA AISA 113 1 Prefazione Lorenzo Boscarelli a “Topolino”, fin dal suo apparire, attirò grandis- e meno noti, che si esercitarono ad offrire versioni Lsimi consensi, per la sua praticità ed economicità, “fuoriserie”. ed è una delle rare vetture che non sono mai “passate Perché la “Topolino” ebbe tanto successo? Innanzi- di moda”, mantenendo una popolarità, anche solo af- tutto per la qualità delle sue soluzioni tecniche, in cui fettiva, che l’ha resa e la rende, nell’immaginario, gra- la estrema semplicità – un motore 4 cilindri con albe- devole e divertente. Forse per il suo aspetto, appunto ro su due soli supporti di banco, carburante alimen- da simpatico roditore, forse perché tanti l’hanno nei tato a caduta, circolazione dell’acqua a termosifone, propri ricordi, diretti o narrati da altri, forse perché, senza pompa – era accompagnata da robustezza e da guardandola, suscita immediata simpatia e incredulità: una accettabile abitabilità, possiamo dire quasi un 2+2 com’è possibile che un oggetto così piccolo, di un’e- ante litteram. Un secondo fattore di rilievo è stato poca lontana, funzioni egregiamente, cioè sia “una l’impegno di Fiat ad aggiornare di continuo la vettura: vera automobile”? dalla “balestra corta” dell’esordio, alla semiellittica del Quando l’ingegner Dante Giacosa ne iniziò il proget- 1938, alle valvole in testa della versione B nel 1948, to non aveva ancora trent’anni e possiamo supporre all’aggiornamento estetico con la C del ’49, alla gam- che la giovinezza l’abbia reso più libero dai canoni ma di furgoncini e di versioni “Giardiniera”, che tra- tecnici dell’epoca e più creativo, così da ideare tan- sformarono la piccola vettura in una vera 4 posti, fino te soluzioni nuove, semplici, economiche ed efficaci. al modello interamente metallico del 1951, la “Belve- L’obiettivo iniziale di creare una vettura da porre in dere”, la cui diffusione rivaleggiò con quella della ber- vendita a sole 5.000 lire non fu raggiunto, ma ciò non lina fino al termine della produzione, nel 1955. diminuì l’apprezzamento per la “Topolino”, che ben Un altro motivo del successo della “Topolino” fu infi- presto raggiunse volumi di produzione molto supe- ne il quasi monopolio che in quegli anni la Fiat aveva riori a quelli allora usuali per le vetture Fiat. nel mercato italiano dell’automobile. Diversi costrut- Diversi costruttori affermati, fin dai primi del Nove- tori, nel Dopoguerra, proposero delle micro-vetture – cento, per ampliare la domanda del proprio prodot- come la Siata “Mitzi”, la Moretti “Cita”, la Volugrafo to hanno proposto vetture essenziali, di basso costo. “Bimbo”, oppure la ALCA “Volpe” (peraltro oggetto Un’antesignana fu la Peugeot “Bébé”, del 1905, al- di una truffa) – ma nessuno di questi aveva neppure tre furono la “Seven” dell’inglese Austin (1922) e la lontanamente le capacità tecniche, produttive e com- “Dixi”, della BMW (1928). merciali della Fiat. Alcune di quelle vetture ebbero un buon successo, Così la “Topolino”, nata per offrire a un più vasto ma nessuna uguagliò quello della Fiat 500 “Topolino” numero di potenziali automobilisti la possibilità di che, se non “mise al volante l’Italia”, come avrebbe diventarlo, divenne un simbolo dell’Italia che progre- fatto nel Dopoguerra la Fiat 600, ebbe grande diffu- diva, che si dava da fare, che stava per entrare in un sione, per la sua epoca e tenendo conto del trauma nuovo periodo della sua storia, in cui il progresso eco- sociale ed economico della Seconda Guerra Mondiale. nomico e l’evoluzione sociale avrebbero avuto ritmi Occorre pure sottolineare che, nata per utilizzi solo molto più rapidi che in passato. turistici e pratici, la Fiat 500 ebbe una rilevante car- Fa piacere pensare che questo passaggio d’epoca sia riera sportiva, nella sua forma standard e soprattutto stato accompagnato da un prodotto della tecnica, come base per innumerevoli vetture da competizione, la “Topolino”, che nella sua originalità, semplicità e che in varia misura hanno utilizzato i suoi componenti praticità, ancora guardiamo con ammirazione, diver- meccanici. Per non parlare dei tanti carrozzieri, noti timento e affetto. Lorenzo Boscarelli, presidente AISA e studioso di storia dell’automobile. 2 I progettisti e la tecnica della Topolino Lorenzo Morello All’inizio del terzo capitolo di un suo libro1, l’ingegner solo un’automobile completamente diversa da quelle Dante Giacosa ricorda, in una domanda a lui rivolta esistenti, concepita da tecnici competenti ma privi di dal professor Antonio Fessia, l’inizio del progetto del- condizionamenti, avrebbe avuto qualche possibilità di la Topolino; la domanda diceva: “Giacosa, il Senatore raggiungere l’obiettivo. Agnelli vuole una vettura piccola, economica, che possa essere Vetture minime, con peso da 300 a 450 Kg, erano di- venduta al prezzo di 5.000 Lire; se la sente di disegnarne lo sponibili nel mercato tedesco di quegli anni e furo- châssis, compreso il motore?” no considerate come riferimenti; fra queste, citiamo 5.000 Lire rappresentavano l’obiettivo di prezzo che le la FRAMO Stromer, la Goliath Pionier e la Standard autorità governative avevano posto per un’automobile Superior, che presentavano le caratteristiche riportate che facilitasse lo sviluppo della motorizzazione. nella tabella 1. La domanda citata fu formulata nella primavera del Tuttavia, nessuna avrebbe, probabilmente, soddisfatto 1934, quando si stava presentando a Milano la Balilla i clienti italiani, presentando caratteristiche non gradi- a quattro marce; il prezzo di 11.250 Lire della versione te, quali motori di origine motociclistica, rumorosi e a due porte, l’automobile più economica allora dispo- assetati, a due tempi raffreddati ad aria, freni meccani- nibile, dimostrava quanto ambizioso fosse l’obiettivo ci, carrozzerie in tela, tesa su tralicci metallici o di le- posto. gno, finiture essenziali. Inoltre, nonostante i contenuti In aggiunta, si deve puntualizzare che, anche con spartani, tutte superavano l’obiettivo di prezzo. un’automobile da 5.000 Lire di prezzo, l’era della mo- La direzione Fiat riteneva che anche un’automobile torizzazione di massa sarebbe stata ancora lontana, economica di modeste dimensioni dovesse avere carat- perché, in quegli anni, il prodotto interno lordo pro- teristiche tecniche e prestazioni simili a quelle della Ba- capite raggiungeva soltanto 3.200 Lire. lilla: carrozzeria interamente metallica, motore a quat- Il costo di una vettura era in gran parte determina- tro cilindri con cambio a quattro marce e freni idraulici. to dalla quantità di materiale impiegato e, quindi, dal Il risultato degli studi si materializzò nella 500, lanciata peso. Se la Balilla, con 710 kg a vuoto nella versione nel 1936 al prezzo di 8.900 Lit nella versione berlina più semplice, era venduta a 11.250 Lire, un’automobile trasformabile. L’obiettivo non fu raggiunto e il peso a da 5.000 Lire avrebbe dovuto pesare, in proporzione, vuoto, pur contenuto in 535 kg, confermò l’inelutta- solamente 315 kg; oppure, prevedendo in 450 Kg il bilità del parametro di 16 Lit/Kg. Il successo fu, co- peso dell’utilitaria desiderata, sarebbe stato necessario munque, grande, con 122.000 automobili prodotte dal ridurre il prezzo per unità di peso a circa 11 Lire/kg, 1936 al 1948, nel periodo comprendente la Seconda mediante semplificazioni ed economie difficilmente Guerra Mondiale, e altre 400.000 dal 1948 al 1955. identificabili. Le forme della 500 A furono ideate da Mario Revelli Antonio Fessia era il responsabile dell’Ufficio Tecnico di Beaumont, seguendo il filone dello stile aerodina- Motori Avio e Dante Giacosa il suo braccio destro; mico, in coerenza con la 1500 A e la prima 1100; il nonostante la mancanza di esperienza nell’automobi- primo prototipo della 500, la Zero A, Zero per richia- le, aderirono con incosciente entusiasmo alla richiesta mare la prima utilitaria del 1912 e A per aviazione, fatta. Evidentemente, il Senatore Agnelli riteneva che appariva come una 1500 in scala ridotta, con i caratte- ristici fanali a goccia incassati nei parafanghi; la forma definitiva, coerente con quella della 1100, uscì l’anno successivo. Si trattava di una berlina minima a due sole Lorenzo Morello, ingegnere, ha lavorato alla Fiat, dal 1970 al 2000. porte, con due posti e uno spazio dietro i sedili, da de- Al Centro Ricerche ha sviluppato propulsori ibridi, trasmissioni auto- dicarsi al trasporto di due bambini o di qualche valigia. matiche a controllo elettronico e il primo motore diesel a iniezione diretta Numerosi accorgimenti di progetto furono indirizzati per uso automobilistico. Nel 1987 è diventato direttore dell’Ingegneria motopropulsori Fiat Auto e sotto la sua guida è iniziata la produzione di nuovi motori fra cui una famiglia modulare con più di venti varianti. In seguito, è stato Docente alla Facoltà di Ingegneria dell’Autoveicolo presso il Politecnico di Torino. È autore di alcuni volumi, tra cui “FIAT: Storie 1. Dante Giacosa, Progetti alla FIAT prima del computer, Auto- d’innovazione tecnologica nelle automobili”. mobilia, Milano 1988. 3 alla riduzione del peso; oltre alle dimensioni conte- Il telaio della 500 A era ridotto ad un trapezio, for- nute in soli 3.215 mm di lunghezza, con un passo di mato dai longheroni e da tre traverse, alleggeriti da 2.000 mm, fu studiato un telaio più corto del passo, numerosi fori. La traversa anteriore era dotata di montando il motore, a sbalzo, sulla sua estremità an- un’insolita forma ad anello, si dice mutuata da quella teriore, e la sospensione posteriore, ancora a sbalzo, degli aerei con motori a stella.
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