I SINDACI in ROSSO I SINDACI in ROSSO Come Mal Amministrare Manuali Di Dunque, I Sindaci Rossi Sono Certamente Un E Avere Tanto Successo Bluff

I SINDACI in ROSSO I SINDACI in ROSSO Come Mal Amministrare Manuali Di Dunque, I Sindaci Rossi Sono Certamente Un E Avere Tanto Successo Bluff

8 Manuali di Conversazione Politica I SINDACI IN ROSSO I SINDACI IN ROSSO Come mal amministrare Manuali di Dunque, i sindaci rossi sono certamente un e avere tanto successo bluff. Dunque, come dimostrano le verifiche sul I SINDACI IN ROSSO Conversazione campo fatte dagli autori di questo libro, il mito dei Politica sindaci rossi fa acqua da tutte le parti: il loro pre- sunto buongoverno, sbandierato per anni da media compiacenti, in realtà è un malgoverno clientelare sistematico e patologico della spesa pubblica locale. Dunque, assoluzione per il cen- trodestra? Nemmeno per sogno. Anzi, diciamolo chiaro: il centrodestra ha problemi ancora più seri. Ed è ancora più colpevole. Ciò spiega perché, a dispetto dei loro bluff, i sindaci rossi vincono e continuano a vincere le elezioni amministrative con ampi margini di con- senso. E questo, piaccia o meno, contribuisce a consolidare nel Paese l’egemonia della sinistra comunista, postcomunista, cattolico dossettiana, mastelliana, clientelare. Se non affronta di petto questo nodo, il centrodestra non riuscirà mai a governare il Paese anche se torna a Palazzo Chigi. La riforma del Titolo V della Costituzione (quella del centrosinistra, del 2001, varata con tre voti di scarto), per quanto insufficiente sotto il profilo federalista, sposta comunque grandi quote di pote- re (spesa pubblica, competenze, decisioni...) verso gli enti locali. Senza la collaborazione dei Comu- ni, delle Province e delle Regioni, molte decisioni del governo centrale restano sulla carta o vengono vanificate. Sempre. E la mitica stanza dei bottoni di Palazzo Chigi scopre di avere i fili tagliati. a cura di Vittorio Feltri e Renato Brunetta Da vendersi esclusivamente in abbinamento a Libero. Supplemento al numero odierno. Tino Oldani, Stefano Bisi, Giuliano Cazzola, Euro 3,00 + il prezzo del quotidiano Andrea Costa, Arturo Diaconale, Giacomo Di Capua, Davide Giacalone, Antonio Guizzi, Gabriella Mecucci, Michele Ruschioni Libero 08-1 Parte 1-10-2006 19:45 Pagina 1 Manuali di Conversazione Politica I SINDACI IN ROSSO Come mal amministrare e avere tanto successo a cura di Vittorio Feltri e Renato Brunetta Libero 08-1 Parte 1-10-2006 19:45 Pagina 2 © 2006 Edizione speciale per Free Foundation for Research on European Economy Editing Andrea Mancia AD Gerardo Spera Segreteria di redazione Elvira Mercuri Stampa Lito Terrazzi, Firenze Libero 08-1 Parte 1-10-2006 19:45 Pagina 3 8 Indice Prefazione di Vittorio Feltri Introduzione di Renato Brunetta 1. Introduzione e guida alla lettura 7 2. Maria Rita Lorenzetti (Umbria): come costruire un’énclave di socialismo reale. Con i soldi pubblici 29 3. Sergio Cofferati (Bologna): servirsi della città, invece di servirla 53 4. Maurizio Cenni (Siena): l’orsacchiotto che fa bye bye (e dice molti no) a D’Alema 83 5. Sergio Chiamparino (Torino): un diligente esecutore dei disegni dei poteri forti. Tra sprechi e consulenze a go-go! 97 6. Leonardo Domenici (Firenze): il volpino che studia da volpone 127 7. Massimo Cacciari (Venezia): filosofo incomprensibile, sindaco inutilmente superbo, artefice della più assoluta incompiutezza 151 8. Antonio Bassolino (Napoli): dal “rinascimento” al disfacimento 185 9. Walter Veltroni (Roma): bravo intrattenitore, cattivo amministratore 219 10. Walter Veltroni (Roma): la carriera politica di un luogo-comunista ipocritamente buonista 253 11. L’interesse alla debolezza istituzionale e politica 273 Libero 08-1 Parte 1-10-2006 19:45 Pagina 4 Libero 08-1 Parte 1-10-2006 19:45 Pagina 5 Prefazione di Vittorio Feltri Libero 08-1 Parte 1-10-2006 19:45 Pagina 6 nche nei momenti di dominio incontrastato della destra, le grandi città sono finite, salvo poche eccezioni, in mano ai rossi. Non perché siano più bravi. Il fatto è che noi avevamo da lavorare. Abbiamo preferito il tornio o la macchina per A scrivere, alle sedute assembleari. Invece che per- dere ore a discutere su come “pilotare” questo o quel pri- mario in una Usl o Asl, o passare la notte bevendo cattivo caffè in bicchieri di plastica per collocare un amico a capo della nettezza urbana, noi ci davamo da fare con l’export e la fabbrichetta, trascurando i municipi. Siamo stati degli idioti. Così gli abbiamo dato in mano l’Italia. Prima, quan- do governava il centrodestra, offrendo a sindaci e presiden- ti di Regione sinistrorsi il potere di interdizione, di blocca- re cioè qualsiasi iniziativa sgradita del governo Berlusconi. Ora hanno tutto, e che si fa? Bisogna demolire il potere della sinistra costruendo sul territorio una rete di persone tenute insieme dagli ideali e dagli interessi. Una specie di partito cristiano che non c’è più, qualcosa che somigli alle idee di Oriana: libertà e tutela delle nostre tradizioni. Non si può più rimandare questo impegno. Berlusconi deve darsi una mossa e smetterla di pensarsi come leader solitario. Lui è indispensabile, ma c’è bisogno che invece di circondarsi di lacchè, abbia un paio di luogo- tenenti i quali abbiano presa sul popolo. Un nome già l’ho II Libero 08-1 Parte 1-10-2006 19:45 Pagina 7 Prefazione fatto in passato: Roberto Formigoni. Apprezzo anche Giu- lio Tremonti e Claudio Scajola. Berlusconi ascolti Brunet- ta, che ha idee chiarissime in proposito. Si tratta di minare l’egemonia politica e culturale della sinistra accettando la particolarità italiana. La quale prevede che la politica non sia un puro fatto di opinione quinquennale come in Ameri- ca o in Gran Bretagna, ma o c’è sotto casa, con le sue sezio- ni e i suoi circolini, oppure vincono quelli più abili e più militanti. E quelli ce li ha la sinistra, che oltretutto può con- tare su un apparato totalitario (o quasi) nel campo dei gior- nali e delle radio e televisioni, nonché internet con tutta la sua diavoleria elettronica e multimediale. Questa dell’occupazione delle giunte da parte dei rossi è una storia cominciata nel 1975. In quegli anni, mentre le Brigate rosse ammazzavano gli anticomunisti, nelle elezio- ni politiche il Pci cresceva, ma la Democrazia cristiana teneva. Ci sono stati pasticci e compromessi più indecenti che storici, ma la bandiera rossa non è mai salita sui pen- noni delle istituzioni. Invece in sede locale, si insediarono comunisti e affini: da allora non hanno più mollato munici- pi con annessi assessorati e poltrone di società pubbliche. Controllate sulle enciclopedie, se non ci credete. È andata così dovunque tranne che a Milano, Palermo, Catania e per caso, una volta, a Bologna. Sono stati astuti i figliocci di Togliatti. E lungimiranti. Il potere locale infatti alla fine inevitabilmente tracima oltre la diga comunale e dilaga fino a Roma. È una legge di natu- ra. Così è stato. Qui il professor Renato Brunetta e i nostri collaboratori ci spiegano come questo potere non sia basa- to sul consenso conseguito per la buona amministrazione, ma facendo leva sulla furbizia che benefica le clientele e penalizza la brava gente. Questi sindaci del cactus si fanno belli con i nostri soldi. Impoverendo le casse dello Stato che centralmente non è poi in grado di far applicare le leggi e le riforme perché in città e regioni si rema contro a tutta forza. Così ci troviamo dinanzi al mistero poco glorioso di un Paese anticomunista nella pancia come l’Italia, e che tale si III Libero 08-1 Parte 1-10-2006 19:45 Pagina 8 Prefazione è manifestato nei momenti decisivi, dal 1948 in poi, ma che poi si sdilinquisce prima per le maniere piacione di Fran- cesco Rutelli, poi per la barba da profeta babilonese di Massimo Cacciari e le boccucce di Rosa Russo Jervolino. E ora resta incantato specialmente per le feste cinemato- grafiche di Walter Veltroni, persona rispettabilissima per la competenza su Lassie e Rin Tin Tin, ma un tantino soprav- valutata come statista. Ripeto. L’Italia nei momenti decisivi, chiamata a sce- gliere, è sempre stata anticomunista. Voi direte: mica sem- pre, guarda il governo Prodi. Rispondo che c’è stata una truffa, probabilmente doppia. La prima è imputabile all’a- bilità dei mascheramenti, al fatto cioè che la logica delle alleanze ha ingannato molti che sono di sinistra come me, cioè pochino pochino. La seconda truffa è tragica e ahimè ormai irrimediabile. La conta dei voti, che pure premia in termini di consensi assoluti la Casa delle libertà, a causa della legge elettorale la punisce. Peggio per la Cdl che ha voluto questa legge. Ma la truffa non sta qui. Secondo Ber- lusconi c’è stata una vera e propria manipolazione delle schede elettorali. Troppo poche le schede bianche rispetto alla media delle precedenti consultazioni, qualcuno ci ha fatto una crocetta? Il Cavaliere ne è sicuro, e io riferisco. Ma la prossima volta occorre poter vincere senza biso- gno del fotofinish, rendendo vani trucchi e falsificazioni. Ed allora bisogna partire da una presenza forte nei nostri paesi e città. Finiamola con le beghe degli idioti di destra. Proviamo a unire le forze per liquidare i furboni di sinistra. In questo libro idee ci sono. E pure strumenti per smutan- dare il bluff dei sindaci in rosso. Avanti, con coraggio. IV Libero 08-2 Parte 2-10-2006 18:56 Pagina 1 Introduzione di Renato Brunetta Libero 08-2 Parte 2-10-2006 18:56 Pagina 2 unque, i sindaci rossi sono certamente un bluff. Dunque, come dimostrano le verifiche sul campo fatte dagli autori di questo libro, il mito dei sinda- ci rossi fa acqua da tutte le parti: il loro presunto buongoverno, sbandierato per anni da media com- D piacenti, in realtà è un malgoverno clientelare sistematico e patologico della spesa pubblica locale. Dun- que, assoluzione per il centrodestra? Nemmeno per sogno. Anzi, diciamolo chiaro: il centrodestra ha problemi ancora più seri. Ed è ancora più colpevole. Ciò spiega perché, a dispetto dei loro bluff, i sindaci rossi vincono e continuano a vincere le elezioni ammini- strative con ampi margini di consenso.

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