Alida Valli: la signora del cinema italiano di Luisa Pagnacco Aveva solo sedici anni Alida Maria Laura Al - racconta chi l’ha conosciuta, enigmatica, cio carico di suspence. Nello stesso anno dà tenburger, nata baronessa von Marckenstein sfuggente spesso contraddittoria, mai svelata una delle sue migliori interpretazioni nel ca - und Frauenberg nel 1921, quando con acuta completamente. polavoro di Luchino Visconti, Senso . e premonitrice lungimiranza il suo insegnan - Nel dopoguerra tenta la strada del divismo Dopo un periodo di allontanamento dal ci - te Francesco Pasinetti, osservandola durante internazionale, affermandosi come una delle nema, che la vede esordire in teatro con La le lezioni di recitazione al Centro Sperimen - poche italiane a conquistare Hollywood, e a casa dei Rosmer di Ibsen, torna davanti alla tale di Cinematografia, dichiarò «Riconosco fuggirne per lavorare anche in Francia e sud macchina da presa nel 1957 diretta da Mi - le tue grandi doti di attrice, tu potrai fare America. Alida Valli attraversa la storia del chelangelo Antonioni, nel ruolo di oltraggia - moltissimo, sarai una rivelazione del cinema cinema internazionale con una carriera dura - ta convivente di un operaio della bassa pada - italiano». Nel 1936, adolescente acerba e vi - ta quasi settant'anni e con quasi cento film na nel film Il grido . Il suo straordinario ta - vace di una bellezza straordinaria, debutta in all’attivo lasciando sempre, comunque, un lento e le sue notevoli capacità espressive si I due sergenti , come allieva del Centro, met - segno indelebile nei film a cui partecipa. Do - consolidano e si esprimono in personaggi tendosi in luce con lo pseudonimo di Alida po il primo importante ruolo nella sofferta femminili intensi come Merope nell’ Edipo Valli nel genere dei “telefoni bianchi” in per - innamorata di Piccolo mondo antico , nel Re di Pier Paolo Pasolini o come la splendi - sonaggi allegri e sbarazzini. Con Piccolo 1941 interpreta, diretta da Alessandrini, la damente matura Draifa diretta da Bernardo mondo antico (1941) di Mario Soldati, tra - fiera nemica della Russia rivoluzionaria di Bertolucci in La strategia del ragno nel 1970, sposizione cinematografica del celebre ro - Noi vivi - Addio Kira . Il film, adattato da uno dei personaggi da lei più amati, e infine manzo di Antonio Fogazzaro, ottiene un Corrado Alvaro e Orio Vergani da un ro - con la perfida Marcella, ruolo modesto ma grande successo di critica ed un premio alla manzo di Ayn Rand e sceneggiato da Anton incisivo accanto ad Alain Delon, interpreti IX Mostra Internazionale d’Arte Cinemato - Giulio Majano, è stato presentato per la pri - per Valerio Zurlini di La prima notte di quie - grafica. Si trasforma, via via accostandosi a ma volta negli Stati Uniti nel 1986 in un te del 1972. personaggi più complessi, in una donna qua - unico spettacolo col titolo We the Living do - Nel 1997 Venezia la premia nuovamente si impenetrabile, altera, dai modi aristocrati - po che la Rand, a quarant'anni di distanza, con il Leone d’oro alla carriera, una carriera settembre ci, dotata di una notevole sensibilità inter - nello scoprirne l’esistenza ne apprezzò la sor - variegata tra cinema, teatro e televisione. E pretativa e di una bellezza malinconica e so - prendente fedeltà alla sua opera. Entrata nel - oggi, a dieci anni dalla sua scomparsa, le tri - ottobre fisticata. In tanti la vogliono per interpretare la scuderia hollywoodiana di David Selznick buta un doveroso omaggio con una rassegna eroine positive o negative da disegnare sullo nel 1947 la Valli viene scritturata per Il caso di film che la vogliono ricordare al grande schermo: da Alessandrini a Bonnard, da Paradine di Alfred Hitchcock nei panni del - pubblico: donna schiva e riservata, presenza 2016 Mattoli a Hitchcock, da Soldati a Reed, da la protagonista, una conturbante e misterio - dominante e garbata sul set, attrice poliedri - Antonioni a Bernardo e Giuseppe Bertoluc - sa vedova accusata d’omicidio. Nel 1954 una ca di grande spessore, straordinario talento e, ci, da Clément a Pontecorvo, eppoi Pasolini, Venezia invernale e grigia la accoglie sul set soprattutto, di ineguagliabile classe. Visconti, Zurlini, Argento, Camerini, Von di La mano dello straniero con la regia di Sol - Trotta. Difficile entrare in rapporto con lei, dati, in cui la città fa da sfondo ad un intrec - Fra thriller e denuncia: il cinema di Giuseppe Ferrara di Roberto Pugliese C’era una volta il cinema “impegnato”: dir - del CSC, ancora come critico durissimo del (Cento giorni a Palermo ), Falcone e Borselli - lo alla francese, engagé , suonava anche me - neorealismo (che gli pareva ormai piena - no ( Giovanni Falcone ), e Guido Rossa ( Gui - glio perché ricordava le giornate del joli Mai mente assorbito dal “regime”), infine come do che sfidò le Brigate Rosse ), sino a quel film sessantottino. Era il cinema che rifiutava documentarista sul campo e fondatore nel sconvolgente sul caso Ambrosiano-IOR e l'intrattenimento, si dichiarava orgogliosa - '69 della cooperativa Cine 2000, nonché in l’omicidio di Roberto Calvi che è I banchie - mente schierato e faceva proprio il precetto quello stesso anno esordiente con Il sasso in ri di Dio . Una catena di eventi che, sempre godardiano (“non fare film politici, ma fare bocca , primo esempio di docufiction, genere garantendo i ritmi serrati del thriller quasi politicamente i film”). Oggi, tra flussi e ri - che gli si rivelerà particolarmente consono. “all’americana” e con un uso sapiente di at - flussi (più che altro rigurgiti) sembrano pas - Da allora Ferrara ha percorso la strada tutta tori spesso celeberrimi, Ferrara ha descritto sate ere geologiche, ma in quello scorcio di in salita del cinema di denuncia, inanellan - con durezza cronachistica, estrema fedeltà quasi mezzo secolo fa il cinema italiano vis - do una per una tutte le menzogne, i misteri, ricostruttiva ( Il caso Moro ) e implacabile ri - se una stagione rovente di requisitorie ap - le trame nere d’Italia puntualmente affogate gore etico-politico. Pagato, manco a dirlo, passionate, istanze prerivoluzionarie, mili - nel sangue: dalla mafia (l’esordio) al ruolo con l’ostilità del “sistema”, la diffidenza dei tanze senza se e senza ma. onnipresente della CIA nei misfatti di mez - colleghi ed una vecchiaia tra indigenza e Giuseppe Ferrara (Castelfiorentino, 1932 – zo mondo ( Faccia di spia ), da Ustica ( Segreto oblio. Ricordarlo e rivederlo, oggi, non è no - Roma, 2016) le aveva anticipate tutte sin di stato ) al narcotraffico ( Narcos ), dal golpe stalgia, ma riconciliarsi con un cinema cui dagli anni '50: prima come liceale “contesta - dei colonnelli greci ( Panagulis vive ) all’ucci - per indignarsi bastava semplicemente rac - tore” ante litteram, poi come frequentatore sione di Moro ( Il caso Moro ), Dalla Chiesa contare la verità. Da Marsiglia, una città senza centro... di Jean-François Neplaz Regista, Fondatore del Film Flamme Anno XXX, n. 09-10 settembre-ottobre 2016 Autorizzazione Tribunale di Venezia Guardando dall’Italia, è difficile farsi un’idea centro. O, al massimo, potrebbe avere un Non è però cosa da poco far rientrare nei n. 1070 R.S. del 5/11/1991 corretta del centralismo francese. Un paese centro inventato dal cinema: una partita a ranghi chi non c’è mai stato. Per salvaguar - diReTToRe ReSponSAbile Roberto ellero costituito unicamente da periferie che circon - bocce sui binari del tram dalle parti del Porto dare l’idea della capitale (e quindi l’immagi - dano una città-capitale... una città-centro Vecchio ( Marius di Marcel Pagnol). Quelli ne stessa della gerarchia) non si è trovato Mensile edito dal Comune di Venezia malgrado il suo decentramento geografico. È che vogliono sminuire il suo essere città, dico - niente di meglio che dissolverla. Far assag - Assessorato alle Attività Culturali Circuito Cinema Comunale come se ogni cosa, persino ogni pensiero, si no che Marsiglia non è altro che un insieme giare ad ognuno il profumo della capitale e... irradiassero da questa struttura che si fa im - di borgate: un paesotto, insomma. È un mo - del capitale. Ma il profumo soltanto. RedAzione e AMMiniSTRAzione magine: in meccanica la si definirebbe un «ec - do come un altro per dire che sopravvivono Abbiamo fatto questo cinema “senza capita - palazzo Mocenigo, San Stae 1991 centrico». Senza dubbio questo movimento ancora delle usanze del passato, usanze che le” perché Marsiglia ed i suoi abitanti sono 30135 Venezia sbilenco, irrimediabilmente sbilenco, ha la l’urbanesimo greco o romano ha soltanto at - portatori di queste idee. Perché anche noi tel. 041.5241320, fax 041.5241342 virtù di rendere più umano attraverso la paro - traversato e di cui l’oggi ha perso ogni traccia. apparteniamo a questa gente, al cuore di http://www.comune.venezia.it/cinema/ dia ed il grottesco ciò che una capitale e le sue Costoro non vedono che, rispetto a un questa città che non è una capitale. Dove i [email protected] periferie hanno di serioso, di funzionale e di mondo centralizzato e gerarchico, Marsiglia “quartieri” non sono dei “quarti-mondi” ma facebook.com/circuitocinemaveneziamestre napoleonico nel loro rapporto reciproco. è un’ipotesi. Nient’altro che un’ipotesi: quel - dei mondi tutti interi, rabbiosamente vitali e Marsiglia è l’espressione stessa di questa paro - la di un mondo multicentrico. O per dirla al tempo stesso inafferrabili, in continua diReTToRe Roberto ellero dia, di questo grottesco e di questa eccentrici - con Paolo Conte quando canta di Genova: ebollizione... dei grandi vascelli che non CApoRedATToRe
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