MARCO CERONI SLAG GALLLERIAPIÙ MURDERERS’ ROW di Alessandro Ossani to sul loro cap. Aggiungiamoci il degli Yankees, quella bianca con le fatto che l’esposizione si intitola righe verticali blu. Ma è una scelta Earle Combs, Mark Koenig, Babe SLAG e il rimando a quelle miti- che permette a Ceroni di continua- Ruth, Lou Gehrig, Bob Meusel, che vicende torna anche solo per re ad indagare, attraverso nuove Tony Lazzeri: ovvero i primi sei assonanza, perché nel baseball la sperimentazioni tecniche, quello giocatori del line-up dei New York misura della produzione offensiva che è sempre stato il tema costante Yankees nel 1927. Formidabili e di un battitore si calcola tramite la della sua ricerca espressiva: il pae- spietati al punto da essere chia- percentuale di “slugging”, cioè la saggio urbano-metropolitano e gli mati “la schiera degli assassini”. media di palle colpite. Quello che elementi che lo abitano, frammen- “Murderers’ Row”, in realtà, era era il pezzo forte degli “assassi- ti di una realtà vissuta e condivisa, una definizione già usata anche ni”. I lavori che Marco Ceroni pre- immaginata e rielaborata. Ecco al- prima, negli anni ‘10. Ma poi è senta per la sua seconda personale lora tornare protagoniste le carene tornata ed è rimasta appiccicata a da Gallleriapiù ti aspettano schie- degli scooter come simboli tote- quella squadra lì. Per molti la più rati in fila come loro: affascinano, mici, pezzi solitamente modificati, forte di sempre. Quella che nel ‘26 terrorizzano, colpiscono e vanno a customizzati e assemblati con altri aveva perso le finali a gara-7, allo- segno. Uno dopo l’altro. E lo fan- materiali secondo un tuning per- ra la stagione successiva si arrab- no evidenziando anche come, nel sonalissimo. Lo scarto con la sua biò, vincendo 110 partite su 154. E giro di pochi anni, la ricerca di un produzione precedente risiede pro- quindi dritti alle World Series, non artista possa evolvere e completar- prio in una scelta di questo tipo, solo vinte, ma dominate. Perché la si pur restando consapevolmente perché Ceroni non solo utilizza la prestazione dei primi sei alla bat- legata a quelli che sono i suoi ri- ceramica, ma ne fa un uso esclusi- tuta ammazzava le partite, e per ferimenti privilegiati. Quello che vo. Ogni SLAG prende vita a par- i lanciatori avversari non c’era muta, innanzitutto, è la percezione tire dalla riproduzione della stessa scampo contro le loro mazze. Una dello spazio espositivo, al quale forma industriale di motorino, una squadra che in quella stagione pro- viene richiesto un dialogo con le parte di carena anteriore del mitico prio in battuta stabilì un punteggio opere che diventa imprescindibile Booster, compagno di scorribande medio di 307, una cifra spaventosa ai fini di ciò che si vuole raccon- ed icona di stile per almeno un paio per il baseball. Non facevano pau- tare. Non appena entri in galleria, di generazioni. Il calco ripetuto del ra: terrorizzavano. infatti, ti accorgi subito che SLAG pezzo genera una serie di scultu- Dovrei scrivere di una mostra d’arte racconta una storia, ma che al tem- re che si trasformano in maschere contemporanea, invece ho iniziato po stesso ne contiene altre al suo attraenti e minacciose, mandibole a raccontare una storia in bianco e interno, esattamente quante sono digrignanti che sembrano osser- nero intrisa di leggenda. Che pro- le “scorie” che la popolano. Scul- varti. Assassini che non hanno oc- babilmente con l’arte c’entra poco ture realizzate interamente in ce- chi, ma denti appuntiti e luccican- e niente, e con la mostra in que- ramica, risultato della produzione ti. Si riuniscono schierati in bande, stione ancora meno. Se non fosse dell’artista durante il periodo di forse appartengono ad un’unica che quest’ultima rievoca un imma- residenza al Museo Carlo Zauli di tribù. Alcuni attendono in panchi- ginario quasi primordiale, lontano Faenza. Un materiale che, rispetto na, pronti ad entrare in campo. E come quegli Yankees ma al tempo al contemporaneo, probabilmente tutti insieme intimidiscono, perché stesso attuale come il logo ricama- è “vintage” come la classica divisa fanno squadra. Opere che funzionano anche viste La parola SLAG risuona come un attraversa territori fisici e ideali, singolarmente, una di seguito all’al- mantra e compare nelle sembian- strade metropolitane e stati d’ani- tra, con i loro folli e viscerali detta- ze di un lettering primitivo e bru- mo, generando uno slang perso- gli di modellato, ma che all’interno tale, disegnato da Serretta tramite nale che confonde i sistemi delle della squad riescono ad amplifica- outlines caratterizzati da un segno comunicazioni di massa e rientra, re a vicenda la potenza espressiva crudo e graffiante, che riprende il in ultima istanza, in un linguaggio che trasmettono. I “teammates”, tipico stile delle tags alle origini tribale, dove l’iniziazione avviene quindi, ci sono, e non puoi fare a del fenomeno. Quelle che comin- proprio tramite la condivisione meno di notarli. Mancava solo un ciarono a invadere New York nei linguistica. po’ di quello che, in gergo sportivo, primi anni ‘70, e che di certo non É evidente che il concept della mo- si definisce come “the sound of the passavano inosservate nei pressi stra richiama, poi, anche quelle game”, un’ambientazione mimeti- della 161st Street/Yankee Stadium, che sono le dinamiche e le strate- ca e connotata, che permettesse di la stazione della metropolitana più gie comunicative e promozionali entrare immediatamente nel reale trafficata di tutto il Bronx, esatta- di brand: dal packaging apposi- mondo di SLAG. Così Ceroni ha mente di fronte a “The house that tamente ideato per le sculture in pensato di coinvolgere nel progetto Ruth built”. Impadronirsi di una limited edition al maxischermo espositivo, attraverso un’originale città attraverso la continua ripe- che trasmette il video di presen- operazione di featuring, due arti- tizione di un nome: un’attitudine tazione del nuovo prodotto. Una sti visivi che conosce ed apprezza, costante, selvaggia e coordinata al campagna pubblicitaria apposi- ciascuno dei quali si caratterizza tempo stesso, rievocata nel pro- tamente studiata per l’occasione, per una peculiare cifra stilistica e getto di scomposizione grafica del esito complessivo di altre collabo- compositiva, condividendo, però, lettering in forme astratte, esplose, razioni (Gabriele Colia, Veronica il medesimo background di riferi- che crescono e si sviluppano come Santi, Toni Brugnoli) che intera- mento: Stefano Serretta, la cui re- una vegetazione rampicante sui giscono su più livelli. SLAG come cente ricerca si snoda efficacemen- muri della galleria. La pittura liqui- marchio identitario e riconoscibile. te tra il campo dell’installazione e da di Bartocci si amalgama ai tratti D’altra parte c’è chi porta un cap- quello del disegno, e Giorgio Bar- segnici per mezzo di una gestualità pellino degli Yankees senza aver tocci, riconosciuto esponente della istintiva e pulsante, in cui l’uso del mai visto una partita di baseball, scena urban come autore di wall colore, applicato mediante studiate e chi non possiede nessun indu- painting ambientali site-specific. combinazioni e successive sovrap- mento ma che saprebbe ugualmen- Invitati a realizzare un intervento posizioni cromatiche, è il risultato te riconoscere quello stemma. Un murale ad hoc lungo le pareti del- di un flusso dinamico che tende marchio la cui popolarità arriva a la galleria, i due si muovono come ad un’apparente caos ma si traduce trascendere persino la dimensio- pitchers in azione sul diamante, in un energico ritmo compositivo. ne sportiva, perché rappresenta dimostrando una perfetta intesa Una danza rituale, un getting up di la perfetta sintesi tra il logo di un con l’artista, che veste i panni del pennellate dai toni acidi e metalli- team professionistico e quello di catcher e riceve un lancio ad effetti ci, abbinati alla gamma camouflage un’etichetta di moda, e che infat- speciali. Lavorando in combo rie- delle argille selezionate per la col- ti non invecchia mai. Così come i scono a dare forma a un ambiente lezione di “scorie”, che raggiunge “Bronx Bombers”, quelli del 1927, ibrido e vibrante, costruendo un la sua massima evoluzione proprio la “Murderers’ Row”. Il potente fa- apparato visuale che impatta e dia- nell’incontro e nella dipendenza scino dei lavori di Marco Ceroni, loga con le sculture in mostra. Uno con queste conturbanti figure. forse, sta proprio qui: rimandano a strike scaturito dalla condivisione Spingere un linguaggio al limite si- un immaginario preciso e definito, di un comune codice linguistico e gnifica condurlo nella zona in cui ma riescono ad aprirne subito un concretizzato in un’abile ed inedita le forze che lo creano e lo animano altro. Il line-up di sculture-scorie è operazione di graffiti-writing, che si manifestano al meglio. Trasfor- ancora lì, davanti a te: ti osservano interpreta lo spirito più autentico, mando gli ambienti della galleria e ti studiano, pronte per la battaglia si potrebbe quasi dire “vintage”, in una giungla urbana mutante, la dell’ultimo inning. Chiudi gli occhi del movimento, attualizzandone crew di artisti riesce a idealizzare e pensi che siano tornati, gli “assas- contemporaneamente l’esigenza visivamente le tensioni implicite sini”. Perché come loro sono terrifi- comunicativa in una relazione che nel rapporto tra il paesaggio e le canti, attraenti, desiderabili, e tutti supera i confini prestabiliti tra wri- presenze che lo abitano. Un rap- le vorrebbero avere in squadra. ting puro e arte contemporanea. porto romantico e conflittuale, che .
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