Nuove prospettive di studio sulle artiste dal Rinascimento al Novecento Convegno Bologna, 19-21 febbraio 2009 a cura di Vera Fortunati Giovedì 19 febbraio mattino (ore 9.00-13.00) Protagoniste del barocco europeo Ann Sutherland Harris , University of Pittsburgh Ann Sutherland Harris was born in Cambridge, England and was educated in both the USA and the UK (BA 1961 & PhD 1965, University of London [Courtauld Institute of Art]). She has lived in the States since 1965, teaching at Barnard College and Columbia University, and at several other places before joining the faculty of the University of Pittsburgh as Professor of the History of Art and Architecture in 1984. There she teaches a wide range of courses to undergraduate and graduate students. Her research focuses mainly on 17 th century Europe, especially painters and sculptors working in Italy and France. She has a particular interest in artists’ drawings and what they reveal about artists’ ideas and intentions, as well as in artists’ self-perceptions and the roles they play as they interact with patrons and their demands. She has published books about Andrea Sacchi and Gian Lorenzo Bernini’s drawings and, most recently, a substantial survey of European 17 th century art and architecture (Laurence King, London; 2005; 2 nd ed. 2008). A full bibliography of her publications is available on her university’s web site. Dr. Harris became interested in the past and present situation of women during the late 1960s and 1970s, when she became an activist for improved status for women in academe. She testified before the US Congress in 1970 about the discrimination faced by women in higher education, and then helped to set up the Women’s Caucus for Art, an advocacy organization for women active as artists, art historians, and museum professionals: she was its first President (1972-74), and it is still active with many local branches and an annual meeting held in conjunction with that of the College Art Association. It has awarded prizes for lifetime achievement to many of the (now) best-known American women artists, beginning in 1978 with Isabel Bishop, Louise Nevelson, Georgia O’Keeffe, Selma Burke and Alice Neel. She also encouraged Wilhelmina Holladay to found a museum devoted to women artists, which she did twenty-one years ago: the National Museum for Women in the Arts in Washington, DC. Art history and activism came together when she and Linda Nochlin co-curated the traveling exhibition Women Artists, 1550-1950 for the Los Angeles County Museum in 1976-7 (also shown at the University Art Museum, Austin, Texas; the Carnegie Museum of Art, Pittsburgh; and the Brooklyn Museum, New York). She was responsible for artists active in the 16 th to 18 th centuries, and Nochlin for the artists working after 1800, and she contributed most of the catalogue entries for the earlier artists as well as an introduction that provided the essential historical background for the pioneering women artists who emerged in Europe in the mid-sixteenth-century. Since then, she has occasionally written about twentieth-century women, including Alice Neel (1900-84), Elizabeth Murray (1940-2006) and Edna Andrade (1917- 2008), as well as contributing catalogue essays, articles and reviews about Artemisia Gentileschi and Sofonisba Anguissola, and a survey of recent scholarship on Sofonisba, Artemisia, Lavinia Fontana and Elisabetta Sirani for the exhibition, Italian Women Artists from the Renaissance to the Baroque held at the women’s museum in Washinton in 2007. Donne artiste italiane come rivali: Elisabetta Sirani e Artemisia Gentileschi Artemisia Gentileschi (1593–1654?) ed Elisabetta Sirani (1638–1665) non si sono mai conosciute, ed è possibile che a Bologna (città nativa della Sirani) le notizie riguardanti la pittrice romana siano state piuttosto scarse. I suoi funerali a Napoli - tenutisi proprio nello stesso periodo in cui la Sirani cominciò a firmare i propri primi quadri - si svolsero senza solenni celebrazioni. Artemisia non riuscì a godere di un’ottima reputazione e non guadagnò con il proprio mestiere quanto Sofonisba Anguissola o Lavinia Fontana. Non diventò famosa, nonostante viaggi e soggiorni di lavoro a Firenze, Venezia, e Napoli. Giovanni Baglione si limitò a concederle pochissimi commenti nella Vita scritta per il padre Orazio nel 1642. Nonostante tutto, si può tuttavia ipotizzare che qualche notizia sull’attività di Artemisia a Firenze sia giunta ugualmente all’orecchio della Sirani, che invece non si allontanò mai da Bologna. Queste informazioni, pur trattandosi di solo voci frammentarie, servirono a suscitare in Elisabetta una carica di ambizione che, diversamente, non avrebbe mai avuto. Maria Caterina Limentani Virdis , Università di Sassari Caterina Virdis Limentani è cattedratica di Storia dell’Arte Moderna (L-ART/02) presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Sassari. Si è laureata con Corrado Maltese presso l’Università di Cagliari, dove è iniziata la sua carriera, e successivamente ha insegnato nella Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Sassari, tenendo corsi di Storia dell’Arte Fiamminga e Olandese, Storia dell’Arte Contemporanea, Storia dell’Arte Moderna, Iconologia e iconografia, Comunicazione visiva. La sua produzione è prevalentemente dedicata alla pittura e alla miniatura del Rinascimento europeo, con una predilezione per il Cinquecento: su questa tematica ha prodotto opere d’insieme coordinando anche lavori collettivi, con interventi su artisti come Bosch, Rubens, nei suoi rapporti con l’Italia, e Van Dyck. È inoltre specialista di indagini tecnologiche sui dipinti su tavola. Una parte delle pubblicazioni rivela peraltro il suo interesse per l’estetica e la produzione femminile. I suoi studi teorici si articolano fra la riflessione sul ruolo dell’analisi filologica, l’attenzione ai vari livelli dei significati e la problematica del formalismo fra percezione e ricezione. Dal 2002-203 ha diretto presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Padova il Corso di Laurea in Cultura e Tecnologia della Moda, da lei stessa ideato. Ha un’ampia e importante produzione nell’ambito dei Gender Studies. Una prospettiva di genere per la pittura olandese di genere: Judith Leyster La produzione di Judith Leyster (Haarlem 1609-Heemstede 1660), che il suo cognome avrebbe indicato come stella d’orientamento nell’orizzonte pittorico del suo tempo, di fatto cadde in un vuoto di memoria dal quale iniziò ad uscire faticosamente alla fine del XIX° secolo. Dopo una premessa teorica sul significato dei termini genre e gender , che in inglese corrispondono all’ambiguo termine italiano genere , la relazione, ripercorrendo gli itinerari critici sulla pittrice, giunge a valutare il peso e le conseguenze di una doppia appartenenza. Francesca Bottacin , Università di Urbino Francesca Bottacin , ricercatore e docente di Storia dell’arte fiamminga e olandese e di Storia dell’arte moderna italiana ed europea presso la facoltà di Lettere dell’Università di Urbino, si è formata nelle Università di Padova e Venezia e si occupa di arte di confine. Le sue ricerche sono rivolte soprattutto ai rapporti tra pittura neerlandese e italiana (Caravaggio e gli olandesi), con particolare riguardo alla pittura veneta (Tiberio Tinelli, su cui scrive una monografia nel 2004, e la sua conoscenza di Rubens e van Dyck; Joseph Heintz, etc.) e quella marchigiana (Giusto di Gand, Federico Barocci, storia del collezionismo regionale). A tali argomenti dedica curatele di convegni (Rubens, 1992), saggi, schede, recensioni e articoli in vari testi e cataloghi, nonché riviste quali “Critica d’Arte”, “Arte Veneta”, “Studi Veneziani”, “Notizie da Palazzo Albani”, “Venezia Arti”, “Bollettino del Museo Civico di Padova”. Numerosi suoi studi sono poi indirizzati alle donne nell’arte, sia antica (Marianna Carlevarjs, Giovanna Garzoni) che contemporanea, per cui ha curato esposizioni e cataloghi (Daniela Yais, Sivia Patrono). Diversi anche i contributi sull’Ottocento, dalla risistemazione del “Museo del Risorgimento e dell’Età contemporanea” di Padova, alla partecipazione a mostre (Padova 1994, Tracciati del Femminile… ; 2000, Dipinti dell’Ottocento… ), agli articoli e interventi a convegni (Ferrara, Genova) relativi a disegni di Giovan Battista Cavalcaselle di dipinti fiamminghi, all’ultima monografia su I disegni per la Gerusalemme Liberata di Giovanni De Min , 2008. Vizi privati e pubbliche virtù: Giovanna Garzoni dal ritratto alla natura morta La scoperta dell’istruttoria del processo per “Strigarie” intentato presso Il Santo Uffizio da Giovan Giacomo Garzoni, padre di Giovanna, nei confronti del di lei marito il ritrattista veneziano Tiberio Tinelli (BOTTACIN, 1998), unita alla conoscenza della pratica di Tiberio di far ritratti in miniatura (Il Libretto dei conti .., a c. di LANFRANCHI STRINA, 2000; BOTTACIN, 2000), non solo hanno portato alla luce una scabrosa vicenda privata ma hanno anche dato la possibilità di precisare gli inizi artistici della pittrice. Il ritratto “di minio”, con cui Garzoni per l’appunto principia la sua carriera (oltre alla già nota pratica di “Figura” con Palma il Giovane), pur se mai del tutto abbandonato, viene in seguito avvicendato dalla più asettica Natura morta. Sarà stata una scelta dettata unicamente dalla committenza o dalle richieste di mercato o le questioni personali possono aver in qualche modo interferito nelle sue preferenze? Attraverso un percorso pittorico e documentario si cercherà di chiarire tale peculiare evoluzione artistica. Giovedì
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