La Viabilità in Provincia Di Grosseto Fra L’Età Romana E Il Medioevo

La Viabilità in Provincia Di Grosseto Fra L’Età Romana E Il Medioevo

92 Guida agli edifici sacri della Maremma LA VIABILITÀ IN PROVINCIA DI GROSSETO FRA L’ETÀ ROMANA E IL MEDIOEVO Carlo Citter LA VIABILITÀ ROMANA L’area oggi delimitata dalla provincia di Grosseto fu attraversata da una fitta rete di strade costruite per lo più fra III e II secolo a.C., di cui le principali erano: l’Aurelia (Vetus e Nova e Aemilia Scauri) e, nel sovane- se, la Clodia. Le fonti documentarie per la ricostruzione della viabilità romana principale sono: la Cosmografia dell’Anonimo Ravennate, la Geografia di Guidone (che indicheremo da ora in poi rispettivamente AR e GG, edite in Schnetz a cura di, 1940); la Tabula Peutingeriana (da ora TP edita in Miller 1916) e l’Itinerarium Antonini Imperatoris (da ora IA in Cuntz 1929). Ai fini della ricostruzione della viabilità tardorepubblicana non pos- sono essere usate AR e GG che sono invece, rispettivamente, una fonte bizantina e del pieno Medioevo, che registrano le modifiche all’assetto tradizionale a seguito delle vicende belliche del VI secolo. La viabilità romana è stata oggetto di studi di diverso spessore scien- tifico, talora ai limiti della fantasia, più spesso del tutto privi di un ri- scontro topografico. È chiaro, infatti, che la sola ricostruzione ideale di tracciati, svincolata da ogni verifica sulla natura geografica dei territori che attraversavano, è comprensibile solo in assenza di un’archeologia del paesaggio. L’A URELIA Cominciamo con i tracciati dell’Aurelia. Ho già trattato altrove il pro- blema della sinossi delle proposte che la ricca letteratura sull’argomento offre e rimando senz’altro a quel contributo per tutti i dettagli. In sin- tesi ripropongo qui quella che mi sembra la soluzione più coerente, formulata da Coarelli (1988): – l’Aurelia Vetus costruita fra 259 e 241 a.C. da Roma a Pisa con tracciato costiero; – l’Aurelia Nova costruita nel 200 o 144 a.C. da Pisa a Luni; – l’Aemilia Scauri costruita fra 115 e 109 a.C. con un nuovo traccia- to, interno, da Roma a Luni. La differenza fra i due tracciati era già stata proposta da Lamboglia (1937) per il tratto ligure, poi dalla Sordi (1971) per il tratto Vada- Pisa. Alle stesse conclusioni era arrivata la De Rossi (1968) per il tratto Roma Montalto di Castro. Dunque, su base archeologica, è dimostra- bile l’esistenza di due strade, talora unite in un unico tracciato, talora separate anche se a breve distanza, che da Roma, via Civitavecchia e La viabilità in Provincia di Grosseto fra l’Età romana e il Medioevo 93 mansio TP distanzamansio IA distanza località cosaI cosam Ansedonia albinia fl. VIIII Torre Saline telamone IIII Bengodi hasta fl. VIII Alberese umbro fl. VIIII ad lacum XXII TP - Grosseto reale Aprilem IA - San Martino XXIX saleborna XII Salebrone fattoria il lupo maniliana VIIII Manliana Bagni di Gavorrano populonio XII Populonium Vignale Cosa arrivavano a Pisa. Sembra giocoforza ascrivere l’evidenza topogra- fica all’Aurelia e in particolare la proposta di Coarelli consente di spie- gare questa dualità. Ciò mostra, pertanto, l’inconsistenza delle vecchie ricostruzioni, come quella di Miller, che non possedevano ancora que- sti dati. In aggiunta a questa ricostruzione ho proposto che le fonti itinerarie rispecchino la dualità topografica. In particolare che IA proponga il tracciato interno della Aemilia Scauri, mentre TP quello costiero dell’Aurelia Vetus. Ciò è dimostrato da numerosi elementi. In sintesi: – il numero delle mansiones riportate da IA fra Roma e Luni è di 18 contro le 34 di TP, che corrisponde bene all’idea di procedere il più possibile in linea retta evitando i trafficati punti di sosta costieri. E non sarà un caso che la TP riporti soste che possiamo ubicare con esattezza sulla costa, che non vengono invece riportate da IA. – ogni volta che IA non riporta una mansio segnalata da TP abbia- mo l’evidenza topografica di un tracciato interno che evita la costa. E all’opposto quando le due fonti riportano lo stesso punto, come a Cosa, abbiamo l’evidenza di due tracciati che si ricongiungono; – i due cippi miliari dell’Aemilia Scauri, quello di Volta di Rote fra Cosa e Talamone, che segna 91 miglia da Roma e quello di Rimizzano a sud di Pisa, che segna 188 miglia. Entrambi sono stati rinvenuti sui percorsi interni. La distanza dei due punti da Roma, calcolata sul trac- ciato interno, la Scauri, è rispettivamente di 93 e 189 miglia dunque cifre molto vicine a quelle segnate. Vediamo ora brevemente il tratto fra Cosa e Follonica che qui inte- ressa particolarmente. In primo luogo i dati archeologici, quindi una sinossi degli itinerari e le ubicazioni dei punti di sosta. – La ricognizione di superficie, l’aerofotointerpretazione e, come ab- biamo già detto, fonti degli inizi del secolo XIX relative a ritrovamenti di basolati hanno permesso di individuare i resti materiali di una stra- 94 Guida agli edifici sacri della Maremma da che, senza interruzioni, da Cosa-Ansedonia, talora con sdoppiamen- to (l’Aemilia Scauri) arriva fino all’ultima ansa dell’Ombrone e da qui, varcato il fiume, presenta una biforcazione: verso Grosseto-Roselle e verso Castiglione della Pescaia. – Come vedremo più avanti, il ricongiungimento e la separazione dei due percorsi si accorda perfettamente con la lettura degli itinerari. L’unico elemento di cui ancora mancano dati archeologici inequivoca- bili (ma c’è un significativo toponimo “Fosso Migliarino”) è la presenza di un duplice percorso lungo le opposte sponde dell’Ombrone fra Al- berese e Grosseto. Del resto la presenza di un lago presso Alberese può aver contribuito a cancellare le tracce di questa strada. L’opinione co- mune che individua l’Aurelia vetus nella strada sicuramente basolata rinvenuta sul tombolo costiero fra l’Ombrone e Castiglione della Pe- scaia contrasta con l’impianto generale che funziona da Roma a Luni. L’Aurelia vetus è una conseguenza dell’inizio del processo di romanizza- zione, difficile quindi che fosse realizzata marginalizzando le città di Roselle e Vetulonia. – Elementi sicuri dei ponti sull’Albegna, sull’Osa e sull’Ombrone sono stati segnalati a più riprese. – Elementi sicuri anche per le stazioni di posta di Telamon, Albinia e Hasta, mentre qualche incertezza permane ancora su Succosa, che co- munque va collocata presso la città antica (una rassegna in Citter 1995). Le ricerche archeologiche hanno permesso la sicura ubicazione delle mansiones di Albinia fluvius, Telamone e Hasta per le quali rimando alla bibliografia già citata: si tratta di siti di una certa consistenza, sempre in stretta relazione topografica con sorgenti e, nel caso di Hasta, è pre- sente anche un piccolo balneum. Le distanze riportate da TP concorda- no con l’evidenza topografica. Arrivati al ponte sull’Ombrone cominciano invece i problemi, per- ché i dati sono più labili. Cominciamo con elencarli in sintesi: – oltrepassato l’Ombrone dopo il cosiddetto Ponte del Diavolo, un tratto stradale costeggia il meandro fino al podere San Mamiliano dove si biforca: un tratto lungo circa 50 metri si dirige verso Grosseto, l’al- tro, appena accennato, ma chiaro, verso il tombolo costiero e quindi Castiglione della Pescaia. Che non si tratti di una strada lorenese è chiaro dal fatto che il passaggio moderno, mediante barca, era sul lato opposto del meandro e così è stato fino agli anni ’30. La chiesa di San Mamiliano, perfettamente allineata sulla strada nell’ultimo tratto visi- bile, è citata nel XII secolo come S. Mamiliani de tumulo e riesce diffi- cile credere che gli Aldobrandeschi, o qualcuno prima di loro, potesse- ro averla costruita. – lavori agricoli durante gli anni ’50 subito a nord dell’ultimo meandro dell’Ombrone, lungo la riva destra, al podere Salcino (e il to- La viabilità in Provincia di Grosseto fra l’Età romana e il Medioevo 95 Dati archeologici relativi a strade basolate nell’area del Prile Vetulonia Le Querciolaie Roselle Casoni del Terzo Grosseto San Mamiliano mare Tirreno ponimo è significativo) hanno portato alla luce grossi basoli di pietra di Moscona che non possono essere considerati come parte del paleosuo- lo, poiché la zona è tutta frutto di colmate alluvionali; – lungo il tombolo costiero la letteratura riporta numerose testimo- nianze di una strada basolata che sul posto viene ancora definita rialto del diavolo, evidentemente perché costruita su aggere; – c’è l’evidenza archeologica di un grande abitato ai piedi del colle di Castiglione della Pescaia, presso l’accesso al Prile; – le già citate testimonianze a San Mamiliano unite alle tracce di due vie basolate nella pianura a nord di Grosseto ben distinte, fra la riva in- terna del Prile e le colline di Roselle e Vetulonia, depongono a favore della ripetizione del sistema dei due tracciati anche in questa zona. Uno più interno, la Scauri, con evidenze a Casoni del Terzo, Il Serratone, Li- scheti, Il Lupo fino a casa Il Grilli; uno più esterno, la Vetus, poteva se- guire in parte l’andamento della centuriazione di Roselle dirigendosi nella zona di Rugginosa, dove sono stati trovati a più riprese tratti di strada basolata, senza dimenticare che presso Poggetti Vecchi era il porto medievale detto allo Stagno e poi Chiavano, forse uno dei porti interni a servizio della città di Roselle. Da qui verso Pietre Bianche, Le Quer- ciolaie dove sono altri resti di basolato. È fin troppo evidente che, co- steggiando il fosso Sestica, si arriva a L’Incrociata di cui parleremo me- glio più avanti, passando per Buriano, Vetulonia e Badia Vecchia, la pri- ma sede dell’abbazia di Sestinga. 96 Guida agli edifici sacri della Maremma Fin qui l’evidenza archeologica. Gli itinerari, secondo la nuova inter- pretazione, ci dicono che l’Aurelia Vetus dopo Hasta-Alberese arrivava a una mansio presso il fiume Ombrone, mentre l’Aemilia Scauri, distac- catasi verosimilmente dopo Cosa e comunque senza toccare né Telamo- na né Hasta, raggiunge la vetus a Salebrone-Saleborna toccando prima un Ad Lacum Aprilem.

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