Libro Su V. Bachelet

Libro Su V. Bachelet

70 a cura di Gli anni Giancarlo De Cataldo tra speranze e disillusioni VITTORIO BACHELET VITTORIO BACHELET Consiglio Superiore della Magistratura VITTORIO BACHELET Gli anni 70 tra speranze e disillusioni Il libro non sarebbe stato possibile senza la generosità del Curatore e degli Autori che, tutti, hanno offerto il proprio lavoro ed i propri contributi originali senza alcuna retribuzione, sulla sola base della condivisione ideale del progetto perseguito. Il Consiglio superiore della magistratura rivolge loro il più sentito ringraziamento. Allo stesso modo devono essere ringraziati Azione Cattolica, Ansa e Olycom/Gruppo LaPresse – che hanno concesso senza corrispettivo il diritto di pubblicare alcune delle foto che accompagnano i testi – nonché Maurizio Riccardi che ha messo a disposizione l'intero archivio fotografico da cui sono state tratte le immagini che arricchiscono la narrazione. La pubblicazione è stata promossa da un gruppo di lavoro composto dai dottori Olimpia VITTORIO BACHELET Monaco e Pasquale Serrao d’Aquino dell’Ufficio Studi e Documentazione, dal dottor Paolo Spaziani, Consigliere Giuridico del Vice Presidente nonché dal dottor Gabriele Fiorentino, Vicesegretario Generale del Consiglio superiore della magistratura. Gli anni 70 Insieme a loro ha prestato un fondamentale contributo il dottor Giulio Saletti, Portavoce del tra speranze e disillusioni Vice Presidente David Ermini. Un ringraziamento particolare va alla dottoressa Caterina Bocchino, direttrice della segreteria dell’Ufficio Studi e Documentazione senza la cui preziosa opera di raccolta, esame e collazione dei contributi e delle fotografie la pubblicazione non avrebbe visto la luce. a cura di Giancarlo De Cataldo Si ringrazia inoltre la dott.ssa Camilla Pergoli Campanelli, per il coordinamento editoriale e la cura del progetto grafico. IPZS S.p.A. Diritti di riproduzione riservati per tutti i Paesi 2020 © Consiglio superiore della magistratura - MIUR A norma della legge sul diritto d’autore e del codice civile, è vietata la riproduzione, totale o parziale, di questo volume in qualsiasi forma, originale o derivata, e con qualsiasi mezzo a stampa, elettronico, digitale, meccanico per mezzo di fotocopie, microfilm, film o altro, senza il permesso scritto dell’editore. In copertina Foto © Archivio Riccardi Vittorio Bachelet si definiva un inguaribile ottimista. Credeva realmente che, nonostante tutte le difficoltà, ci fosse sempre la possibilità di un futuro migliore per la vita del nostro Paese e delle nostre Istituzioni. Questa radicata convinzio- ne ha caratterizzato e determinato il suo impegno per la realizzazione del “bene comune”, attraverso la ricerca della mediazione come possibilità d’incontro, fon- data sull’ascolto e sulla reale apertura al confronto, guidata dagli ideali e dai valori che hanno sempre ispirato la sua azione. Egli era, infatti, certo che nell’im- pegno sociale e politico non esistessero rigide soluzioni prestabilite e che, pro- prio attraverso il dialogo, fosse possibile ricomporre le divisioni, mettendo da parte gli interessi particolari e recuperando così il senso più alto della politica. Nel novembre del 1976 il Parlamento lo nominò membro del Consiglio supe- riore della magistratura e il mese successivo ne fu eletto Vice Presidente. Alla guida dell’organo di governo autonomo della Magistratura seppe ricomporre le divisioni interne, coniugando fermezza di principi e disponibilità al dialogo, nella ricerca del punto d’incontro tra prospettive diverse, ma tutte orientate nella direzione dell’interesse generale. Questa capacità si basava sulla naturale mo- derazione con cui affrontava le tensioni, avendo come obiettivo l’individuazione di soluzioni sempre basate su scelte valoriali elevate. In quegli anni di drammatica e cruenta conflittualità, Vittorio Bachelet dimo- strò che era possibile consolidare le Istituzioni democratiche non attraverso lo scontro e la violenza, bensì dando piena attuazione ai principi della nostra Costi- tuzione. Era convinto che per sconfiggere il terrorismo non fossero necessarie misure eccezionali e che fosse indispensabile che la democrazia rimanesse fedele a sé stessa, nella convinzione che sarebbe stata in grado di rinnovarsi e, al contempo, di respingere qualunque attacco, smentendo così nei fatti l’assun- to su cui i terroristi fondavano le loro campagne di scardinamento dell’ordine democratico. 5 Per questo fu ucciso: perché incarnava il senso più autentico della demo- crazia costituzionale e dimostrava la possibilità di affrontare e risolvere i pro- blemi utilizzando le regole dello Stato di diritto. La sua dedizione al Paese, il suo profondo senso della comunità e dello Stato, in cui questa si organizza e si esprime, sono stati il motivo del suo assassinio a opera delle brigate rosse, per- ché egli testimoniava, con professionalità e integrità morale, che era possibile servire il bene pubblico realizzando una società più giusta, senza mai ricorrere alla contrapposizione aspra e pregiudiziale. È in questo senso che Vittorio Bachelet continua a fornire insegnamento e testimonianza, perché rappresenta ancora la forza della speranza capace di costruire nel presente per l’avvenire. Sergio Mattarella © Foto Quirinale 6 7 Preghiamo per il nostro presidente Sandro Pertini, per Francesco Cossiga, per i nostri governanti, per tutti i giudici, per tutti i poliziotti, i carabinieri, gli agenti di custodia, per quanti oggi nelle diverse responsabilità della società, nel parlamento, nelle strade continuano in prima fila la battaglia per la democrazia con coraggio e con amore. Vogliamo pregare anche per quelli che hanno colpito il mio papà perché, senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri Giovanni Bachelet 14 febbraio 1980 9 © Foto Archivio C.S.M. È necessario formare i giovani alla responsabi- lità, alla saggezza, al coraggio e, naturalmente, alla giustizia. In particolare dovrà coltivarsi nei giovani la virtù della prudenza… …la democrazia è conquista e vittoria quotidia- na contro la sopraffazione, è difesa dei diritti fatico- samente conquistati. Questa non è la via più lunga per una maggiore giustizia nella società: è l’unica via. Sono inguaribilmente ottimista e credo che, no- nostante tutte le difficoltà, ci sia la possibilità di un futuro migliore per la vita del nostro Paese e per la vita delle nostre Istituzioni. Vittorio Bachelet 11 © Foto Azione Cattolica INDICE 17 David ERMINI In memoria di Vittorio Bachelet, Vice Presidente del C.S.M. 25 Alberto Maria BENEDETTI Bachelet quarant’anni dopo 31 Giancarlo DE CATALDO Questo libro Istituzioni 35 Massimo BRUTTI Anni Settanta. Riformismo e conflitti 57 Giovanni BIANCONI Gli anni di piombo 69 Armando SPATARO Magistratura ed Istituzioni negli “anni di piombo”: un modello virtuoso 85 Carlo GUARNIERI Magistratura e politica: gli anni 70 97 Benedetta TOBAGI Una polifonia spezzata. La voce delle vittime e degli ex terroristi nella scena pubblica dal 1980 a oggi Società 123 Domenico DE MASI Anni Settanta 139 Filippo CECCARELLI Come parlavano © Foto Archivio Riccardi 13 153 Flavia PERINA Le donne 161 Lidia RAVERA Anni 70 nati dal fracasso 167 Pietrangelo BUTTAFUOCO Una visione di quegli anni 175 Ernesto ASSANTE La musica 187 Gianni MURA Lo sport 197 Alberto CRESPI Il cinema 12 febbraio 1980 209 Rosy BINDI Quel 12 febbraio del 1980 215 Nota biografica 219 Note biografiche degli autori © Foto Archivio Riccardi 14 15 David ERMINI Vice Presidente del C.S.M. “…perché deceduto il 12 febbraio 1980, non può apporre la propria firma”. In memoria di Vittorio Bachelet, Vice Presidente del C.S.M. Le labbra che quasi abbozzano un timido sorriso, un sorriso bonario eppure divertito, e gli occhiali dalle lenti spesse che sfumano nella dolcezza l’arguzia dello sguardo. Il ritratto di Vittorio Bachelet ce l’ho davanti, sulla libreria che fronteggia la mia scrivania. Un bel primo piano, in bianco e nero. Alzo gli occhi e lo guardo. I tedeschi hanno un verbo, nachleben, per indicare il vivere dopo la vita. Noi diciamo sopravvivere, sopravvivere nella memoria, ma è a mio avviso meno incisivo: nachleben, vivere dopo. Se c’è un luogo dove Bachelet, come un ologramma immortale, vive oltre la vita, beh, quel luogo è il Consiglio superiore della magistratura. Quel luogo è l’aula del plenum al terzo piano, l’aula a lui dedicata dove ogni mercoledì il Consiglio si riunisce in assemblea. Quel luogo è l’atrio davanti alla sala convegni dove è inciso il suo inno all’ottimismo. Quel luogo è qui, nello studio del Vice Presidente, dove con passione ed equilibrio Bachelet ha guidato il Consiglio negli anni dell’epicentro terroristico. Un po’ paradossale, in fondo. Perché Bachelet arrivò al C.S.M. come il marziano di Ennio Flaiano. Destando grande curiosità e qualche interrogativo. Certo, Bachelet era già un giurista apprezzato, un professore stimato di diritto amministrativo, era democristiano e amico di Aldo Moro e aveva guidato con un certo piglio innovatore l’Azione cattolica; ma non era né un politico né un uomo di governo né un avvocato né conosceva la magistratura e la giustizia ordinaria. Bachelet frequentava le aule universitarie, ma non aveva esperienza di aule di © Foto Azione Cattolica tribunale. In realtà Bachelet, eletto alla vicepresidenza il 21 dicembre 1976, fu figura 16 congeniale nella particolare congiuntura storico-politica e consiliare di quel tem- 17 po. Sei mesi prima, a metà giugno, le elezioni politiche avevano sancito l’irre-

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