Università Ca’ Foscari Venezia Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Scienze dell’Antichità: Filologia, letterature e storia dell’Antichità Tesi di Laurea Iscrizioni di Siriani tra l’Alto Adriatico e la Siria del Nord nel V e VI sec. d.C. Relatore Ch. Prof. Giorgio Ravegnani Correlatori Dott.ssa Flavia De Rubeis Dott.ssa Alessandra Rizzi Laureando Stefania Tadiello Matricola 815300 Anno Accademico 2012 / 2013 1 INTRODUZIONE Nel variegato panorama dell’Occidente tra V sec. d.C. e VI sec. d.C. una delle comunità che incuriosirono maggiormente gli studiosi dall’Ottocento ad oggi fu quella siriana in Alto Adriatico. Concordia, Aquileia e Grado sono alcuni centri in cui questi individui, provenienti dalla Siria del Nord (in particolar modo dall’area di Apamea), si sono concentrati. Le iscrizioni sono manifestazione concreta della loro presenza ed attività sul territorio. Già a prima vista è possibile notare alcune caratteristiche peculiari: ad esempio l’adozione della lingua greca orienta l’osservatore verso una possibile committenza orientale; tuttavia, è il contenuto dei testi a sciogliere ogni dubbio. La toponomastica, naturalmente, è il primo e più evidente elemento, che di norma compare in tutte queste iscrizioni. Segue l’onomastica, che può essere greca, ma anche semitica. Inoltre, l’adozione di determinate formule ed espressioni fornisce indicazioni importanti e, soprattutto nel materiale siriano, molto precise. Per riuscire a comprendere meglio le informazioni fornite dall’epigrafia alto-adriatica si è ritenuto opportuno considerare anche il materiale propriamente siriano e tentare un confronto, con lo scopo d’identificare al meglio questi individui e, laddove è possibile, coloro che, pur non usando il greco e non dichiarando l’origine o l’onomastica, potrebbero essere Siri od Orientali, ma anche di far luce sui motivi che spinsero questi individui a lasciare la loro terra e quanto il loro retaggio culturale abbia influenzato quello dei centri alto- adriatici. Hanno a loro volta dato vita a comunità indipendenti rispetto alla madrepatria, integrate con la società locale, oppure sono rimasti semplicemente dei gruppi o degli individui isolati, in una terra straniera? Per fare questo, però, oltre all’epigrafia è stato necessario considerare altri elementi, ovvero il contesto storico-geografico e quello artistico ed architettonico di entrambe le zone, fondamentale complemento all’analisi strettamente epigrafica. Dunque, questo testo si divide in tre parti: la prima è dedicata alla toponomastica siriana rilevata nelle iscrizioni alto-adriatiche di Concordia, Aquileia e Grado e alle vicende storiche di entrambi i territori; nella seconda parte ci si occupa delle differenze e delle somiglianze tra gli edifici ed i mosaici che costituiscono il contesto fisico e spaziale in cui sono collocate queste scritture; infine, nella terza si affrontano i testi e si traggono le conclusioni di questo studio. Le edizioni dei testi epigrafici siriani fornite da Prentice (AAES), dall’Università di Princeton (PAES) e Jalabert e Mouterde (IGLS), pur essendo datate, sono ancora alla base degli studi epigrafici sulla Siria, accanto ai corpora di riferimento per l’epigrafia greca e latina. Pierre Canivet et Lassus (1987) si sono occupati in modo diffuso del complesso di Nikertai, delle basiliche di Hūarte e delle loro iscrizioni. Tra le edizioni più recenti per l’epigrafia di Aquileia, Grado e Concordia sono L’évergetisme monumental chrétien en Italie et à 2 ses marges di Jean-Pierre Caillet (1993) e Le iscrizioni sepolcrali tardo-antiche di Concordia di Giovanni Lettich (1983), che integrano i lavori di Brusin-Zovatto (1957) e Forlati Tamaro (1978). Si aggiungono i lavori di Dussaud (1927), Mattern (1933), Lassus (1947), Tchalenko (1955-1958) e Balty (1977 e 1995) per il territorio, l’architettura, i mosaici di Siria. Fra i testi riguardanti la presenza orientale nell’Italia del Nord, oltre al prezioso lavoro di Cracco Ruggini, Vannesse (2010- 2011) offre degli spunti molto interessanti. Per quanto riguarda le cronologie, ho cercato di segnalare tutte le proposte di datazione presenti nei testi che ho consultato. Oltre a Introduzione alla storia bizantina di Giorgio Ravegnani, a Materiali di storia bizantina di Antonio Carile, è stato usato volume di G. G. Corbanese, Il Friuli, Trieste l’Istria dalla preistoria alla caduta del patriarcato (1984) per la cronologia degli episcopati di Aquileia e Grado. Quest’ultimo cita anche una recente pubblicazione di Rajko Bratož (Slovenija in sosednje dezele ned antiko in karolinsko debo zacetki slovenske etnogeneze, 2000) e C. von Czoerning (Das Land Görz und Gradisca, 1873). Sergio Tavano, in Aquileia e Grado. Storia arte cultura (1986) fa riferimento alla cronologia proposta da P. Paschini (Storia del Friuli, 1934), resa nota anche su Corbanese. Infine, si aggiungono le proposte di Germana Marchesan-Chinese (La basilica di Piazza della Vittoria a Grado, in AAAd, XVII, 1980). Per le datazioni dei papati ho usato l’Enciclopedia dei papi, prediligendo la fonte del Liber Pontificalis e rendendo note eventuali varianti, come il Martyrologium Romanum, il Martyrologium Hieronymianum e il Regesta Pontificum Romanorum ab condita ecclesia ad annum post Christum natum MCXCVIII di Philippe Jaffé, (1885-1888). Le date si riferiscono al momento della consacrazione (solo in qualche caso ho riferito la data di elezione) e di morte dei singoli pontefici. Per i patriarcati d’Oriente il testo di riferimento è Hierarchia Ecclesiastica Orientalis, Patriarcatus Costantinopolitanus di Giorgio Fedalto. L’obiettivo che si propone questo lavoro richiederebbe una ricerca più accurata ed estesa non solo alle altre località alto-adriatiche, come Salona, dove il numero d’iscrizioni di committenza orientale lascia intuire un’altra concentrazione interessante d’individui provenienti dall’area siriana. Da non trascurare sarebbero anche le iscrizioni di Siriani nel resto del Nord Italia, fino a Firenze, che in questa sede sono state tralasciate perché sono isolate. Si è quindi cercato di proporre delle ipotesi sulla base di materiali che lasciassero intuire delle interazioni sociali più ampie e significative possibili. 3 CAPITOLO I SIRIA DEL NORD ED ALTO ADRIATICO: DUE REGIONI A CONFRONTO Non sempre è facile orizzontarsi sull’argomento di partenza: la toponomastica. Innanzi tutto, la localizzazione dei toponimi che sono segnalati nelle epigrafi alto-adriatiche non è facile e vi sono località non ancora individuate con sicurezza. Grazie all’apporto significativo di Vannesse, che riassume efficacemente i dati principali di questi testi, possiamo avere un quadro di partenza sulla situazione toponomastica e valutare le tesi che sono state progressivamente avanzate dai vari studiosi. 1. La Siria settentrionale Il territorio (fig. 1) In generale, l’interesse per la topografia siriana si sviluppò già a partire dall’antichità, in modo sempre più preciso, specialmente nel XVII-XVIII sec. d.C. Dussaud pubblica nel 1927 la sua opera topografica, utile ancora oggi per la precisione e la ricchezza delle cartine e la chiara impostazione della descrizione delle regioni, cui sono dedicati i singoli capitoli. Fin da subito è chiaro quanto sia difficile individuare le località, non solo per il riconoscimento del toponimo antico greco-latino con quello moderno, nonostante l’aiuto fornito dai toponimi siriaci, ma anche per la pluralità di scelte e di confronti che si aprono davanti a noi nel momento in cui ci accingiamo a cercare delle risposte in merito, non sempre con successo. Il territorio preso in esame è un massiccio calcareo che forma il grande “margine” occidentale dell’altopiano siriano ed è inquadrato a nord e a nord-ovest dal Kurd Dagh (“la montagna curda”, attualmente tra il governatorato di Aleppo in Siria e la provincia turca di Kilis) e ad ovest dalle spaccature che vanno da nord a sud e in cui scorrono i fiumi Oronte ed Afrin. Questo massiccio si arresta all’altezza di Apamea a sud, mentre ad est degrada progressivamente nelle pianure interne, dove non si distingue se non per la natura del suo terreno, ossia vari tipi di calcare. La regione presenta tre gruppi di alture: a nord, il Djebel Si’man; al centro, le tre catene parallele del Djebel Bariša ad est, il Djebel il-‘Ala al centro ed il Djebel Dueili-Wastāni ad ovest; a sud, il Djebel Zāwīye o Djebel Riha 1. Quest’ultimo appare come un anticlinale (cioè uno strato geologico con una convessità in alto) calcareo, limitato ad est da una grande decrescenza che lo separa dalla pianura di Gāb ed è attraversato da una faglia in direzione nord-est/sud-ovest. 1 TCHALENKO, 1955, pagg. 55-57. 4 Essa è segnalata a sud-ovest di Riha da residui di formazione gessosa e ad ovest di El-Bara da una serie di centri vulcanici allineati nella stessa direzione. Intorno vi sono una serie di affioramenti di gesso che si sviluppano soprattutto ad est e a nord: una doppia linea di risorgive sul fianco orientale, seguendo la direzione parallela alla faglia che corre al di sotto di Hass, Ma’arrat en-Nouman e all’autostrada Damasco-Aleppo. Esse diedero luogo a piccoli widyān 2 perpendicolari al wādi periferico del Massiccio, nel quale confluiva l’acqua. La terra fertile e l’acqua penetrano a fondo, oltre la crosta rocciosa di questo Massiccio, poiché l’impermeabilità del suolo non consente la presenza di corsi d’acqua perenne in superficie 3. La zona pluviale compresa tra i 400 mm ed i 600 mm di precipitazioni si trova fra le terre coltivate della steppa interna e le aree umide del territorio costiero. Infatti è stata caratterizzata da un’economia particolarmente “flessibile” e modificata dagli sforzi dell’uomo tra il I sec. d.C. ed il VII sec. d.C., i quali hanno progressivamente influenzato tutto il Massiccio Calcareo 4. La presenza di vegetazione non è uniforme e continua, ma anzi piuttosto scarsa. L’amministrazione delle province siriane Il territorio di cui Apamea costituisce il centro, assieme all’area dominata da Emesa a sud ed una parte dell’Alta Siria a nord, era la Syria Secunda o Coele Syria, così come indicata da Plinio il Vecchio 5.
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