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VERCELLESE Le campagne occidentali della bassa pianura vercellese, un tempo spartite tra le diocesi di Vercelli e di Casale, sono, insieme al territorio biellese, tra le aree maggiormente interessate dalla diffusione della scagliola intarsiata, come attesta la concentrazione di più manufatti anche in singole località. L’esemplare più antico, datato al 1673, si conserva a Fontanetto Po: l’autore non si conosce, ma il disegno minuto dei girali incisi al tratto, rigorosamente bianco su nero, richiama modelli emiliani di metà secolo. Le di poco successive lastre di Francesco Leoni, carpigiano fuoriuscito, alla Grangia di Leri (1680) costituiscono precedenti importanti quando sul finire del Seicento un mastro locale, Giovanni Battista Olivetto da Occhieppo, consegna alla confraternita di San Francesco di Sordevolo un contraltare a intarsi vegetali intrecciati, che denota l’elaborazione di un linguaggio autonomo con immediati riscontri dall’altra parte del Piemonte, nei paliotti del Saluzzese. La vera stagione della scagliola nel Vercellese inaugura negli anni Venti e Trenta del Settecento ad opera di un comasco originario della Valle d’Intelvi, Pietro Solari da Verna. La sua attività itinerante lascia tracce a Palazzolo Vercellese, a Lamporo, a Livorno Ferraris (1728), e, risalendo verso Biella, a Cerrione (1723), a Pettinengo (1725) e a Guardabosone (1725). Il ricambio generazionale, che vede subentrare nella bottega i figli Giacomo, Francesco e Cristoforo, determina un sensibile rinnovamento improntato sull’impaginato nastriforme, che si preferisce ai temi del girale e della tarsia. L’intera trama decorativa è disegnata dalle evoluzioni mistilinee di un nastro piatto a cui si aggrappano racemi marmorizzati, pendono frutti e spiccano fiori. I baldacchini tirati tra le volute sopra le figurine dei santi al centro dei pannelli e i vasi fioriti montati su esili strutture evidenziano un aggiornamento dei modelli al gusto alla Bérain che passa attraverso le stampe d’oltralpe. L’opera a nastri si diffonde così localmente soprattutto attraverso le realizzazioni seriali di Cristoforo Solari, attivo sul territorio per più di vent’anni tra Bianzè, Saluggia e Crescentino. Negli anni Cinquanta il comasco mette a punto un numero ridotto di cartoni più volte ripetuti, segnalandosi per la produzione di paliotti dall’insolito fondo bianco. Scagliolista attivo in Piemonte, Paliotto, 1673. Fontanetto Po, Santissima Trinità, altare della Deposizione. Francesco Leoni (attr.), Pannello, 1680. Leri Cavour di Trino, Natività di Maria, altarino alterale. Giovanni Battista Olivetto, Paliotto con San Francesco, 1691. Rubiola di Sordevolo, San Francesco, altare maggiore. Bottega dei Marca, Paliotto, 1729. Sostegno, San Lorenzo, altare di Sant’Antonio da Padova. Pietro Solari, Paliotto, 1725 circa. Pettinengo, Santi Stefano e Giacomo, altare del Crocifisso. Pietro Solari (attr.), Paliotto con Madonna col Bambino, 1738. Livorno Ferraris, Misericordia, altare della Madonna del Carmine. Bottega dei Solari, Paliotto con la corona di spine, 1751. Roppolo Castello, San Michele Arcangelo, presbiterio. Cristoforo Solari (attr.), Paliotto con San Giovanni Battista e la Madonna delle Grazie, 1740-1760 circa. Saluggia, San Giovanni Battista, altare maggiore. Scagliolista attivo in Piemonte, Paliotto con stemma dei De Gregory, 1740-1760 circa. Crescentino, San Genuario, già altare della Madonna del Rosario. .

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