«ISRAELITA MA DI ECCEZIONE» Ebrei Perseguitati Nell’Università Italiana «ISRAELITA MA DI ECCEZIONE» Prefazione Di Luigi Dei

«ISRAELITA MA DI ECCEZIONE» Ebrei Perseguitati Nell’Università Italiana «ISRAELITA MA DI ECCEZIONE» Prefazione Di Luigi Dei

Gabriele Turi Gabriele Turi Gabriele «ISRAELITA MA DI ECCEZIONE» Ebrei perseguitati nell’università italiana «ISRAELITA MA DI ECCEZIONE» «ISRAELITA Prefazione di Luigi Dei FIRENZE FUP UNIVERSITY PRESS BIBLIOTECA DI STORIA ISSN 2464-9007 (PRINT) – ISSN 2704-5986 (ONLINE) – 37 – Gabriele Turi «Israelita ma di eccezione» Ebrei perseguitati nell’università italiana Prefazione di Luigi Dei FIRENZE UNIVERSITY PRESS 2021 «Israelita ma di eccezione» : ebrei perseguitati nell’università italiana / Gabriele Turi ; prefazione di Luigi Dei. – Firenze : Firenze University Press, 2021. (Biblioteca di storia ; 37) https://www.fupress.com/isbn/9788855182133 ISSN 2464-9007 (print) ISSN 2704-5986 (online) ISBN 978-88-5518-211-9 (print) ISBN 978-88-5518-213-3 (PDF) ISBN 978-88-5518-086-3 (EPUB) ISBN 978-88-5518-217-1 (XML) DOI 10.36253/978-88-5518-213-3 Graphic design: Alberto Pizarro Fernández, Lettera Meccanica SRLs Front cover: K.S. Malevič, De Sportlieden, 1928-1930 FUP Best Practice in Scholarly Publishing (DOI https://doi.org/10.36253/fup_best_practice) All publications are submitted to an external refereeing process under the responsibility of the FUP Editorial Board and the Scientific Boards of the series. The works published are evaluated and approved by the Editorial Board of the publishing house, and must be compliant with the Peer review policy, the Open Access, Copyright and Licensing policy and the Publication Ethics and Complaint policy. Firenze University Press Editorial Board M. Garzaniti (Editor-in-Chief), M.E. Alberti, F. Arrigoni, M. Boddi, R. Casalbuoni, F. Ciampi, A. Dolfi, R. Ferrise, P. Guarnieri, A. Lambertini, R. Lanfredini, P. Lo Nostro, G. Mari, A. Mariani, P.M. Mariano, S. Marinai, R. Minuti, P. Nanni, A. Novelli, A. Orlandi, A. Perulli, G. Pratesi, O. Roselli. The online digital edition is published in Open Access on www.fupress.com. Content license: the present work is released under Creative Commons Attribution 4.0 International license (CC BY 4.0: https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/legalcode). This license allows you to share any part of the work by any means and format, modify it for any purpose, including commercial, as long as appropriate credit is given to the author, any changes made to the work are indicated and a URL link is provided to the license. Metadata license: all the metadata are released under the Public Domain Dedication license (CC0 1.0 Universal: https://creativecommons.org/publicdomain/zero/1.0/legalcode). © 2021 Author(s) Published by Firenze University Press Firenze University Press Università degli Studi di Firenze via Cittadella, 7, 50144 Firenze, Italy www.fupress.com This book is printed on acid-free paper Printed in Italy a Tommaso, Viola, Ernesto e Bernardo Sommario Prefazione di Luigi Dei 9 «Noi oggi non dobbiamo obbedire mai più» 11 PARTE PRIMA UNA QUESTIONE ATTUALE Capitolo 1 Cultura storica e azione politica 19 Capitolo 2 Il Giorno e i giorni della memoria 25 Capitolo 3 Negazionismo? 31 Capitolo 4 Un difficile ritorno 41 PARTE SECONDA LA PERSECUZIONE Capitolo 5 L’istituzione universitaria 51 Capitolo 6 Vittime 69 Capitolo 7 I silenzi di Gentile 83 Indice dei nomi 97 FUP Best Practice in Scholarly Publishing (DOI 10.36253/fup_best_practice) Gabriele Turi, «Israelita ma di eccezione». Ebrei perseguitati nell’università italiana, © 2021 Author(s), content CC BY 4.0 International, metadata CC0 1.0 Universal, published by Firenze University Press (www.fupress.com), ISSN 2704-5986 (online), ISBN 978-88-5518-213-3 (PDF), DOI 10.36253/978-88- 5518-213-3 Prefazione Luigi Dei Magnifico Rettore Università degli Studi di Firenze Con piacere ho accolto l’invito a scrivere qualche riga di presentazione a questo bel volume di Gabriele Turi sugli Ebrei perseguitati nell’università ita- liana. Riflettere oggi sulle leggi razziali del 1938 – il libro viene concepito in -ef fetti nell’occasione dell’ottantesimo anniversario di esse – significa anzitutto ricordare una pagina ignominiosa della nostra storia nazionale e non è un caso che il 20 settembre 2018 le Università italiane abbiano voluto testimoniare que- sta memoria con la cerimonia delle scuse prima che del ricordo. La memoria è l’antitesi dell’indifferenza e l’indifferenza è un terribile morbo. Martin Luther King ammoniva: «non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio de- gli onesti». Ecco perché con quella cerimonia si volle invitare al ‘non-silenzio’, alla conoscenza, alla coscienza, alla responsabilità di ogni individuo di fronte al male. La poetessa polacca, Premio Nobel per la Letteratura 1996, Wisława Szymborska, in un verso di una sua poesia scrive «doveva essere il migliore degli altri il nostro ventesimo secolo…». E invece sappiamo che è stato il secolo del male, il secolo dei genocidi, il secolo in cui la politica ha reclamato con energia la sua forza di motore di emancipazione manifestandosi però drammaticamen- te con la contraddizione del male assoluto dello sterminio. C’è una poesia di Brecht, la cui origine è controversa, che si fa risalire ad un sermone di un pasto- re protestante che esortava a non essere indifferenti. La versione di Brecht dice. «Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubac- chiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano anti- patici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non FUP Best Practice in Scholarly Publishing (DOI 10.36253/fup_best_practice) Gabriele Turi, «Israelita ma di eccezione». Ebrei perseguitati nell’università italiana, © 2021 Author(s), content CC BY 4.0 International, metadata CC0 1.0 Universal, published by Firenze University Press (www.fupress.com), ISSN 2704-5986 (online), ISBN 978-88-5518-213-3 (PDF), DOI 10.36253/978-88- 5518-213-3 «Israelita ma di eccezione» ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare». Mi pare significativo ricordarla presentando un libro che insiste molto sul tema dell’indifferenza e del silenzio degli intellettuali. Un libro che ripercorre la storia di eventi vergognosi e infamanti, che invita i nostri giovani a costruire una coscienza civica e anticorpi in grado di preservare l’umanità da altre infamie. In questo senso l’approccio di Turi chiama in causa la responsabi- lità. Memoria e responsabilità: questo è il binomio che ci deve illuminare per la strada del progresso, anziché della regressione e della reazione all’indietro. Re- sponsabilità vuol dire lotta all’indifferenza, forse il peggiore dei mali. Recente- mente ho pubblicato sull’Informatore Coop un breve articolo sulla intitolazione della Casa dello Studente del Polo Scientifico a Gianfranco e Teresa Mattei, eroi della Resistenza. Scrivevo: «Perché dedicare una casa per gli studenti a Gian- franco e Teresita? La risposta è semplice: gli studenti universitari devono avere memoria, coscienza civile e rifuggire dall’indifferenza. Ci auguriamo che ogni volta che vedranno anche di sfuggita la lapide con questi due nomi, un passato di grandi ideali di libertà, democrazia, giustizia sociale resusciti dall’oblio. Ci auguriamo che questa casa, dove gli studenti dormono, vivono e s’incontrano, diventi luogo in cui matura, insieme alla crescita culturale, l’impegno civile che ci deve obbligare a essere sempre e ovunque “partigiani”. Perché ognuno, con le parole di Gramsci, possa pensare: “Sono partigiano, vivo, sento nelle co- scienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo… e ogni cosa che succede non sia dovuta al caso, alla fatalità, ma sia intelligente opera dei cittadini… vivo, sono partigiano, perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”». E bandire l’indifferenza significa tornare proprio al tema della memoria e della responsabilità, a un tema che dovrebbe essere pane quotidiano per i nostri giovani. Concludo questa mia breve intro- duzione richiamando una bella frase dello scrittore Josè Saramago: «noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo; senza memoria non esistiamo e senza responsabilità, forse, non meritiamo di esistere». Quel «noi oggi non dobbiamo obbedire mai più» pronunciato dal Rettore dell’Uni- versità di Pisa Paolo Mancarella il 20 settembre 2018 è un grande impegno mo- rale di memoria e responsabilità, sul cui solco mi pare si situi, perfettamente e coerentemente, questo saggio di Gabriele Turi. Firenze 17 novembre 2020 10 «Noi oggi non dobbiamo obbedire mai più» «Noi oggi non dobbiamo obbedire mai più»: così il rettore di Pisa Paolo Man- carella ha aperto il 20 settembre 2018 la “Cerimonia delle scuse e del ricordo” in cui, nell’80° delle leggi razziste, i rettori delle università italiane si sono scusati per l’espulsione dalle scuole e dalle università di studenti e docenti ebrei decretata nel 1938 dal regime fascista. È stata una cerimonia non formale: l’affermazione che i Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista «colpivano il set- tore che più di ogni altro rende un paese libero: quello della formazione, dell’e- ducazione e della ricerca» è stata contrappuntata da un’unica risposta ai diktat del regime – «tutti obbedirono» – e dall’insegnamento impartito nel 1938 da un padre ai propri figli: «Inutile sarà […] discutere sulle cosiddette teorie che ab- biamo letto […], inutile sarà cercare la dimostrazione che noi siamo della stessa razza degli altri nostri vicini […]; inutile lambiccarsi il cervello per vedere se noi siamo europei come gli altri o se gli altri sono più asiatici di noi – tutto ciò che si scrive e si scriverà in proposito non è una scienza, ma un indirizzo politico». Il rettore ricordava la frase di un serbo-bosniaco nell’anniversario del massacro di Srebrenica – «La malvagità non ha bisogno di gente malvagia, ma di persone ob- bedienti» – e concludeva con quella del priore di Barbiana: «L’obbedienza non è più una virtù».

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