Università Degli Studi Di Trieste

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE XXX CICLO DEL DOTTORATO DI RICERCA IN Storia delle società, delle istituzioni e del pensiero. Dal medioevo all’età contemporanea Percorsi adriatici. Mobilità studentesca e dinamiche sociali tra le universitates della Puglia, Padova e Venezia (XV-XVI secolo) Settore scientifico-disciplinare: M-STO/02 DOTTORANDO Claudio Caldarazzo COORDINATORE Prof.ssa Elisabetta Vezzosi SUPERVISORE DI TESI Prof. Andrea Zannini CO-SUPERVISORE DI TESI Prof. Michael Knapton ANNO ACCADEMICO 2016/2017 ANNO ACCADEMICO 2016/2017 INDICE Capitolo 1. Introduzione alla ricerca …………………………………….. p. 1 Mobilità studentesca e rapporti adriatici: tra tradizione erudita e lacerti storiografici ……………………………………………………………. p. 5 Studi in Terra d’Otranto ………………………………………………………… p. 7 Studi in Terra di Bari ………………………………………………………...… p. 12 Studi in Capitanata …………………………………………………………….. p. 16 Archivi e fonti …………………………………………………………………. p. 16 Questioni storiografiche e metodologie ……………………………………….. p. 20 Capitolo 2. Tra la Puglia e Padova ………………………………………. p. 23 Studi pre-accademici. Materiali sulla formazione locale in Puglia ……………. p. 24 A Padova nel Quattrocento, tappa principale del fenomeno migratorio ………. p. 36 Capitolo 3. Chi si muove, perché si muove. La mobilità studentesca dai territori della Puglia storica ………………………………………………. p. 43 Parte prima Casi di tradizioni familiari di studi …………………………………………….. p. 44 Carriere, mobilità sociale, reti di relazioni …………………………………….. p. 48 Parte seconda Dati biografici di studenti e dottori pugliesi …………………………………… p. 58 Note conclusive ………………………………………………………. p. 162 Appendice documentaria ……………………………………………. p. 164 Fonti e bibliografia ………………………………………………….... p. 234 CAPITOLO 1 INTRODUZIONE ALLA RICERCA 1 CAPITOLO 1 INTRODUZIONE ALLA RICERCA Al di là di contributi su specifiche figure di celebri dottori, e di elenchi, spesso poco affidabili, di nomi, non è mai stato tentato un censimento accurato della popolazione studentesca che si mosse dalle Puglie tra età tardo medievale e prima età moderna, né tantomeno proposta una ricostruzione delle trame di questa mobilità che caratterizzò i percorsi geografici e sociali di studenti e docenti di diritto e di arti e medicina. Soltanto un’indagine approfondita su un preciso caso di studio e cronologicamente delimitata, capace di prendere in considerazione uno specifico ambito politico-territoriale, i suoi gruppi e i suoi spazi sociali ben definiti, permette di studiarne i caratteri propri in tutta la sua complessità.1 Chi è che si muove? Perché si muove? sono le due domande sulle quali la presente ricerca è stata costruita. La scelta di voler studiare la componente pugliese, in modo particolare a Padova, vuole essere soltanto l’inizio di un piccolissimo contributo nella direzione di una ricostruzione notevolmente più ampia - sia da un punto di vista cronologico sia spaziale - della mobilità studentesca che originava dalle città meridionali e guardava agli Studia che, tra XV e XVI secolo, caratterizzavano il paesaggio accademico in Italia: soprattutto quelli del Nord, e Padova in modo particolare. Preme dunque sottolineare che Padova fu una tra le tappe delle peregrinationes academicae, probabilmente non l’unica per un buon numero di questi studenti ma sicuramente la più importante: non era una terra affatto aliena per chi proveniva dalle aree meridionali, in virtù di secolari consuetudini di rapporti, e un sicuro gruppo di fonti permette di ricostruire almeno i momenti più importanti dei percorsi di questi uomini di cultura. 1 Un suggerimento di questa portata, per la componente legista, è stato avanzato da Domenico Maffei nel suo saggio Prospero Rendella giureconsulto e storiografo. Con note su altri giuristi meridionali, in Monopoli nell’età del Rinascimento. Atti del Convegno internazionale di studio (22, 23, 24 marzo 1985), a cura di DOMENICO COFANO, vol. I, pp. 43-104, in particolare a p. 43. 2 L’arco cronologico, dagli inizi del Quattrocento sino alla metà del Cinquecento, è abbastanza ampio, ed è stato adottato per una serie di ragioni. Ho già avuto modo di verificare come qualche nome risulti attestato già verso la fine del Trecento nelle fonti disponibili.2 Una manciata più consistente di studenti pugliesi però è rintracciabile a partire dagli inizi del Quattrocento. Un documento, in particolare, può essere considerato come la ‘carta di fondazione’ che dà l’avvio a questa ricerca. Si tratta, infatti, dell’atto che vede la partecipazione congiunta, il 18 giugno 1400, di sei studenti pugliesi di diritto e di altri quarantasei studenti oltremontani e citramontani ad uno tra i momenti storici più delicati ed importanti della vita dello Studio padovano: la definitiva separazione tra l’università degli artisti da quella dei giuristi, che si era tradotta, già con il lodo arbitrale del 17 maggio 1399, nel raggiungimento di una sua autonomia istituzionale, nella capacità di elezione di un proprio rettore che avesse giurisdizione in materia civile sugli studenti della corporazione, della cessazione di qualsiasi giuramento di osservanza degli statuti giuristi.3 Le provenienze dei sei studenti toccano in buona sostanza tutte le tre province della Puglia storica di cui si dirà a breve: Francesco da Lecce, Nicolò da Monopoli, Nicola da Bari, Giacomo da Bitonto, Antonio da Vieste, Daniele dalla Puglia.4 Le ragioni della scelta possono poi trovare un punto d’appoggio anche su quello che era il contesto storico del territorio pugliese, almeno di buona parte di esso: e cioè caratterizzato dalla presenza del Principato di Taranto, aggregato feudale formatosi all’interno del Regno di Napoli e consolidatosi con gli Orsini Del Balzo tra il 1399 e il 1463.5 A questo può aggiungersi una continuità di rapporti, non sempre facili e felici, con Venezia, almeno sino al 1530. Da un punto di vista documentario, inoltre, la serie, cospicua, degli Acta Graduum Academicorum Gymnasii Patavini prende l’avvio dall’anno 1406, 2 CLAUDIO CALDARAZZO, “Qui ad Studia veniunt de longinquo”. Scolari pugliesi all’Università di Padova nel XV secolo: un percorso tra formazione accademica e prestigio sociale, tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Scienze storiche, geografiche e dell’antichità-DISSGeA, Corso di Laurea Magistrale in Scienze Storiche, a.a. 2012-2013, relatore prof. DONATO GALLO. 3 Su queste vicende si veda DONATO GALLO, Università e Signoria a Padova dal XIV al XV secolo, Trieste, Lint, 1998, pp. 37-41, doc. 5 pp. 80-87. 4 ANDREA GLORIA, Monumenti della Università di Padova (1318-1405), II, Padova 1888, n. 2110. 5 FRANCESCO SOMAINI E BENEDETTO VETERE (a cura di), I domini del principe di Taranto in età orsiniana (1399-1463), Galatina, Congedo, 2009. 3 anno in cui quello di Padova divenne lo Studio di Venezia. Infine, già agli inizi del secolo, è possibile rintracciare qualche piccolo caso di tradizione familiare di studi, fenomeno che si riscontra ancora nel secolo successivo, e che necessita di un ritaglio cronologico ampio. Se dunque sino al 1530 il contesto storico-politico può essere considerato come un limite ben preciso per concludere la ricerca, porgere lo sguardo un po’ oltre permetterà di rilevare non solo qualche nome in più, ma anche appendici di casi di tradizioni familiari, che continueranno almeno sino alla fine del secolo. La Puglia storica è dunque l’ambito politico-territoriale scelto per questa ricerca. Con essa si fa riferimento a quella realtà che durante il XV secolo presentava confini spesso mutevoli e non facilmente definibili a causa del succedersi e alternarsi di dinamiche politiche diverse e di domini diversi, che comportavano l’infeudazione di molti dei centri urbani. Non è affatto rilevabile una coincidenza assoluta di confini con quella che è l’attuale realtà amministrativa, poiché quella realtà quattro-cinquecentesca contemplava anche propaggini territoriali che mantenevano una continuità storica ed evoluzioni politico-amministrative comuni alle tre province delle cosiddette “Puglie”: Terra d’Otranto, Terra di Bari, Capitanata e Gargano. Una simile suddivisione territoriale è facilmente riscontrabile già nella ricca cartografia seicentesca6 ed è ben rappresentata nelle carte geografiche di Giovanni Antonio Rizzi Zannoni, astronomo del Settecento padovano, che nel suo Atlante Geografico del Regno di Napoli propose una suddivisione tra le tre province. Si vedono infatti la Terra d’Otranto, che comprendeva una porzione di territorio i cui confini si estendevano tra Matera e Tricarico, giungendo sino alla piana di Metaponto adiacente alla costa jonica; c’è poi la Terra di Bari, che presentava come estremi territoriali Monopoli, Barletta e Altamura; c’è, infine, la Capitanata con l’area garganica. Dal lavoro di ricerca è emerso, inoltre, che i centri che registrarono un maggiore spostamento furono, molto spesso, quelli posti sul mare, rilevanti da un punto di vista strategico ed economico e dove forte era il movimento commerciale favorito dalla presenza di componenti straniere: anche i veneziani - cosa nota - e in particolare alcune famiglie colà radicate da tempo, 6 JOHANNIS BLAEU Terra d’Otranto olim Salentina et Iapigia, in Theatrum Orbis Terrarum, Amsterdam, 1634. 4 costituivano uno tra i più importanti gruppi di operatori nei traffici commerciali, attivissimi anche in occasione delle locali fiere annuali. Soprattutto quelli della fascia costiera furono centri abitati popolosi, caratterizzati da una articolazione e mobilità sociale maggiore. La produzione e il commercio granario a Manfredonia, Barletta e Trani, quello oleario

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