ORDO Anni Academici 2019•2020 SOMMARIO

ORDO Anni Academici 2019•2020 SOMMARIO

pontificia università urbaniana ORDO Anni Academici 2019•2020 SOMMARIO Presentazione. 5 Pontificia Università Urbaniana . 9 Facoltà di Filosofia. 25 Istituto di Ricerca della Non Credenza e delle Culture (ISA) . 52 Facoltà di Teologia. 57 Facoltà di Diritto Canonico. 87 Corso superiore in Prassi e Giurisprudenza ecclesiastica . 99 Diploma in Diritto matrimoniale e processuale . 101 Diploma in Consulenza matrimoniale e familiare . 103 Facoltà di Missiologia . 107 Corso annuale di Formazione missionaria . 123 Istituto Superiore di Catechesi e Spiritualità Missionaria (ISCSM) . 127 Altri Corsi e Diplomi. 157 Dipartimento di Lingue . 159 Teoria e Prassi nell’Amministrazione dei Beni Ecclesiastici. 161 Centro Comunicazioni Sociali (CCS) . 162 Centro Studi Cinesi . 165 Contemporary Theory and Practice of Bible Translation . 166 Tradurre la Bibbia oggi, teoria e pratica . 169 Istituti universitari Aggregati e Affiliati alle Facoltà nei Cinque Continenti . 173 Ordo Anni Academici 2019-2020 PONTIFICIA UNIVERSITÀ URBANIANA Ordo Anni Academici 2019-2020 ab Universitate condita anno CCCXCII edizione sintetica dell’Ordo on-line www.urbaniana.edu ROMA 2019 La presente edizione sintetica dell’Ordo 2019-2020 fa riferimento all’edizione integrale pubblicata sul sito www.urbaniana.edu. Poiché l’edizione on-line consente il continuo aggiornamento dei dati essa fa fede circa l’esattezza delle informazioni. Pontificia Università Urbaniana 00120 Città del Vaticano Via Urbano VIII, 16 – 00165 Roma tel. 06.6988.9611 – fax 06.6988.1871 [email protected] – www.urbaniana.edu PRESENTAZIONE Quel che è giusto fare vvio la consultazione dell’Ordine degli Studi dell’anno accademico A 2019-2020 della nostra Università riportando in esergo le parole chiave del De officiis di Marco Tullio Cicerone (106-43 a.C.), opera da annoverare tra le molte della praeparatio evangelica, già fonte di ispira- zione per Padri e Monaci, poi manuale di etica adottato nelle univer- sità latine al loro esordio. Come è noto, il filosofo e retore romano la compone in forma di lettera pochi mesi prima della morte per parlare al giovane figlio Mar- co che sta completando gli studi ad Atene. L’intento è di concorrere al perfezionamento della sua formazione intellettuale passandogli il testimone generazionale. «Ho deciso di scrivere per te – precisa subi- to – ciò che ritengo particolarmente adatto alla tua età e alle mie re- sponsabilità [di genitore]» (I, 2). Cicerone non ha dubbi sul fatto che il sommo bene o felicità cui tutti gli esseri umani aspirano consista semplicemente nella tensione a discernere «quel che è giusto fare» per se stessi e per gli altri e che solo questo bene sia il comandato dal- la loro stessa natura che, «con la forza della ragione, concilia l’uomo all’uomo sia in direzione di una socialità del linguaggio, sia in direzio- ne di una socialità della vita» (I, 12). Esorta quindi il figlio Marco a concentrarsi sui compiti e sulle responsabilità che spettano all’uomo che vive in mezzo agli altri uomini. Lo sollecita a perseguire nella vita privata e pubblica il corretto rapporto tra l’honestum e l’utile, vale a di- re tra gli autentici propositi morali e la conseguente equità nel rincor- rere i guadagni materiali. Si diffonde nel persuaderlo che per conser- vare, proteggere e nobilitare tanto la propria vita quanto quella del- l’intero consorzio umano (omnis humana consortio), sia essenziale il permanente esercizio delle virtù dell’honestum: la conoscenza (sapien- tia), la giustizia (ratio societatis et humanitatis), la grandezza d’animo (magnitudo animi) e la temperanza (temperantia/decorum). Questa, in breve, l’eredità spirituale che Cicerone lascia al figlio ancora studente. Da ieri a oggi, a noi. Siamo immersi in un tempo nel quale utilitari- smo, efficientismo, elitarismo possono rivelarsi facili tentazioni anche per i sistemi dell’educazione universitaria, alimentate senz’altro dai freddi e talora ciechi processi pervasivi della globalizzazione economi- 5 ca e tecnologica. Cedervi può significare quantomeno oscurare il com- pito di integrale umanizzazione che è missione propria di qualsiasi isti- tuzione universitaria nel cui grembo la trasmissione di ogni forma di sapere dovrebbe attuarsi come “consegna generazionale” dell’honestum universale, sola via che consenta agli Studenti di imparare a “fare quel che è giusto” e così prepararsi ad essere artefici della costruzione di au- tentico futuro per sé e per tutti gli altri. Ma veniamo al noi prossimo. L’ordine degli studi delle istituzioni universitarie ecclesiastiche non dovrebbe allora distinguersi per una compiuta proposta di esperienze formative atte a «dilatare la ragione» (cf. Benedetto XVI, Caritas in veritate, 33) con la luce della rivelazione evangelica? In buona sostanza, gli studi ecclesiastici potranno svolgere l’auspicato ruolo strategico di contemporaneità con le “cose umane” se, attraverso lo sforzo di dilatazione ed elevazione dell’intelligenza, divengono laboratori di vie di pensiero e strumenti di azione che, dan- do «concretezza alla dimensione sociale dell’evangelizzazione, quale parte integrante della missione della Chiesa», consentano «di entrare in profondità in sistemi culturali diversi», fermentino «la crescita del- la coscienza umana universale» (Francesco, Veritatis gaudium, Proemio, 4 e 5), e promuovano il dialogo di tutti con tutti per sostenere «i valo- ri della reciproca conoscenza, della fratellanza umana e della convi- venza comune» (Francesco e Ahmad al-Tayyeb, Documento sulla Fratel- lanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune). Credo che po- nendosi questi stessi obiettivi Università e Facoltà ecclesiastiche possa- no dare uno specifico impulso alla “trasformazione missionaria” della Chiesa a vantaggio dell’omnis humana consortio. Veniamo infine al nostro qui e ora. Per l’Università Urbaniana, nati- vamente missionaria e multiculturale e la cui struttura è estesa agli at- tuali 107 istituti universitari aggregati e affiliati operanti nei cinque continenti, l’essere “in uscita” non è tanto una metafora programma- tica quanto la condizione comune a tutte le sue dinamiche accademi- che. La conoscenza delle tradizioni culturali e religiose dei popoli, lo studio di processi interculturali inclusivi, l’esplorazione di modi dialo- gali per l’annuncio del Vangelo suggeriti dai pluriformi contesti intel- lettuali e sociali, costituiscono una sorta di condivisa consapevolezza del “giusto da fare” nella varia attività di ricerca dei Docenti e dei Cen- tri di Studio come nella pianificazione dei percorsi formativi proposti dalle Facoltà e dall’ISCSM e delle iniziative convegnistiche. In questo quadro vale richiamare l’attenzione sulla creazione, e operativa già nel presente anno accademico, di una quarta sezione specialista (Licenza- 6 Dottorato) della nostra Facoltà di Teologia: Teologia pastorale e Mobilità umana (qui pp. 80-82). Unica nel suo genere, la sezione inaugura l’as- solvimento di un nuovo e imponente compito per la teologia cristiana. Essa è infatti interpellata a elaborare coerenti paradigmi di studio e di azione pastorale a fronte sia di un diverso modo delle persone umane di abitare gli spazi della terra e di sentirsi cittadini del mondo con le proprie rispettive differenze e senza tema di discriminazioni, sia del- l’incombere incessante di tragedie politiche ed economiche che co- stringono intere masse a disperati viaggi di migrazione e ad andare in- contro a umilianti rifiuti o emarginazioni. Per i colleghi Docenti, per gli Studenti e per quanti spendono le lo- ro energie in questa vitalità missionaria della nostra Università invoco la ricompensa che Dio dona ai giusti: prendere parte alla Sua gioia (Mt 25,21.23). Ad ognuno auguro il bene di un fecondo e lungimiran- te lavoro di semina delle ragioni della Speranza-per-tutti che lo Spirito di Dio suscita e sostiene nel cuore di ciascuna persona ovunque si tro- vi. Lavoriamo insieme e con entusiasmo! LEONARDO SILEO Rettore 7 «Questo documento [...] attesta [...] la forte convinzione che i veri in- segnamenti delle religioni invitano a restare ancorati ai valori della pa- ce; a sostenere i valori della reciproca conoscenza, della fratellanza uma- na e della convivenza comune; a ristabilire la saggezza, la giustizia e la carità e a risvegliare il senso della religiosità tra i giovani, per difende- re le nuove generazioni dal dominio del pensiero materialistico, dal pericolo delle politiche dell’avidità del guadagno smodato e dell’indif- ferenza basate sulla legge della forza e non sulla forza della legge». FRANCESCO e AHMAD AL-TAYYEB Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune «Per tutti unico deve essere l’obiettivo [propositum], e cioè che coinci- dano l’utilità dei singoli e quella dell’intera comunità [utilitas uniu- scuiusque et universorum], perché se ciascuno intende impadronirsene per sé, si dissolverà l’intero consorzio umano. [...] Tutti siamo sotto- posti alla stessa legge di natura, e per la stessa ragione certamente la legge di natura ci impedirà di fare violenza agli altri uomini [...]. Certamente è assurdo ciò che alcuni affermano, che mentre al padre o al fratello non toglierebbero nulla per il proprio vantaggio, diversa deve essere la considerazione che si ha degli altri concittadini. Costo- ro stabiliscono di non avere nessuna legge e nessun vincolo sociale per l’utile collettivo [nullam societatem communis utilitas]: la loro opi- nione distrugge ogni forma di convivenza all’interno della cittadi- nanza. Invece, quelli che dicono di tenere in

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