Mirko Riazzoli [email protected] Guglielmo Oberdan Guglielmo Oberdan nacque a Trieste il 1º febbraio del 1858. Il suo nome originariamente fu un altro, ossia Wilhelm Oberdank. Fu il figlio illegittimo di Josepha Maria Oberdank, una slovena di Gorizia, e del soldato veneto Valentino Falcier, arruolato nell'esercito austro-ungarico e che la lasciò prima del parto. A causa della sua illegittimità e dell'abbandono operato dal padre, prese il cognome materno (la madre si sposò nell'estate 1862 con un altro uomo, Francesco Ferencich, che provvide al mantenimento di entrambi). In gioventù decise di italianizzare il proprio nome e cognome in Guglielmo Oberdan, una scelta con ampia valenza politica. La sua propensione pro italiana maturò durante gli studi superiori, iniziati nel 1869: in questo periodo iniziò a leggere il periodico mazziniano “Gazzettino Rosso” e si iscrisse alla Civica Scuola di Ginnastica, retta dall'irredentista Gregorio Draghicchio (1851-1902). Fu in questo periodo che entrò in contatto con Riccardo Zampieri (1859-1930, giornalista), Adolfo Liebmann, Domenico Giovanni Battista, detto Menotti Delfino (1858-1937, tenore) ed altri che diverranno esponenti dell'irredentismo. Fondò con i suoi amici la Società di mutuo soccorso per studenti bisognosi, sciolta dopo un anno dalle autorità. Trascorse i primi anni di vita in una città segnata dai contrasti fra i fedeli all'Austria e gli irredentisti. Si distinse nelle attività scolastiche e nel 1877, grazie ad una borsa di studio del comune di Trieste (ottenuta per aver terminato “con distinzione” il corso di studi), poté iscriversi al Politecnico di Vienna (giunse in città il 13 giugno), ove studiò per divenire ingegnere. Nel 1878 l'Austria proclamò la mobilitazione per occupare militarmente la Bosnia e l'Erzegovina come deciso nel Congresso di Berlino (13 giugno-13 luglio 1878): quando ricevette la chiamata alle armi (10 luglio, arruolato nella 14a Compagnia del 22° Reggimento Weber), Oberdan dovette interrompere gli studi, ma non volendo servire sotto le armi austriache disertò e, forse aiutato da organizzazioni patriottiche italiane, abbandonò Vienna per trasferirsi in Italia ove giunse il 20 luglio assieme a due compagni di Pirano a bordo della nave da carico Stella d'Italia, sbarcando presso Senigallia. Assieme agli altri esuli si recò ad Ancona dove, presso la sede del giornale repubblicano Il Lucifero1, poterono prendere contatto con altri irredentisti, tra cui l'avvocato Aurelio Salmona (1850-1890) che li aiutò a trovare una prima sistemazione e Matteo Renato Imbriani (1843-1901). Grazie a quest'ultimo poté andare a Roma il 17 agosto (venne qui ospitato dal Salmona), iscriversi all'università e proseguire gli studi in ingegneria. All'ultimo anno fu però costretto ad interrompere gli studi poiché, a causa di alcune sue opinioni, il sussidio assegnatogli dallo Stato italiano gli venne revocato. Continuò a dedicarsi all'attività politica, mantenendo contatti con gli irredentisti e partecipando alla fondazione a Forlì, il 9 ottobre, della Federazione nazionale tiratori scelti (questa avrebbe dovuto comprendere anche una Falange di volontari votati alla morte a cui Oberdan aderì, prima avvisaglia delle sue successive decisioni). Intervenne 1 Giornale fondato il 16 gennaio 1870 da Carlo Morellet e Virgilio Felicioli. 1 Mirko Riazzoli [email protected] poi con un discorso pubblico, il suo primo, il 28 dicembre per celebrare i fatti di Villa Glori e Mentana (scontri avvenuti tra le forze garibaldine che volevano entrare a Roma e quelle papaline), a nome del Comitato triestino-italiano. La morte di Giuseppe Garibaldi (1807-1882), da lui conosciuto nel 1878, fu un duro colpo per la sua causa e anche a livello personale. Fu lo stesso Oberdan a portare la bandiera di Trieste ai suoi solenni funerali svoltisi a Roma. Questa morte fu causa di scoraggiamento degli esuli che avevano riposto in lui le loro speranze. Forse per reazione, il Comitato triestino-italiano deliberò di attuare una azione clamorosa in occasione dei festeggiamenti per celebrare i 500 anni di dedizione della città all'Austria (dedizione avvenuta nel 1382), stabilendo di uccidere l'arciduca Carlo Ludovico (1833-1896), dato che per l'occasione era infatti in programma anche la sua visita. Il 9 luglio venne tirato a sorte il nome dell'attentatore, Aurelio Girardelli. Questi però si suicido il 14, allora Oberdan si candidò per portare a termine la missione. Si recò a Trieste, ove giunse il 30 luglio, dotato di 2 bombe “Orsini!” 2. Inizio a perlustrare la città alla ricerca di un posto idoneo all'attentato ma senza successo, anche perché l'arciduca si era recato all'esposizione e l'aveva lasciata da una uscita secondaria per poi lasciare la città. Il 2 agosto, dopo aver fallito nel progetto, verso sera Oberdan assistette ad una manifestazione pro austriaca, contro la quale lanciò uno dei suoi ordigni uccidendo una persona e ferendone 18. Questa azione causò grossi problemi, sia a lui da un punto di vista morale, sia alla sua causa e venne criticata dalla stampa, anche da quella irredentista. Il 15 agosto era nuovamente a Roma, ove il Comitato approvò il suo operato. Iniziò allora la discussione per un nuovo progetto di attentato di cui discusse a Napoli con Matteo Renato Imbriani e che venne rapidamente approvato dai vertici irredentisti. Per attuare il nuovo progetto, questa volta contro l'imperatore Francesco Giuseppe (1830-1916) in visita a Trieste (17 settembre 1882), Oberdan lasciò Roma il 14 settembre, dotato di due bombe. Questa volta operò congiuntamente ad altri irredentisti (tra cui l'istriano Donato Ragosa (?-1909), con cui si era sempre mantenuto in contatto). Questi lo mise in contatto anche con l'avvocato Giuseppe Fabris-Basilisco (1837-1913), ex irredentista e ora informatore austriaco. Guidati dal vetturale friulano Giuseppe Sabbadini, varcarono il confine il 16 settembre a Ronchi (Gorizia) e si separarono. Ragosa proseguì per l'Istria, da cui tornò poi in Italia avendo constatato la mancanza di intenti rivoluzionari; Oberdan invece, denunciato da due spie che si erano infiltrate fra gli irredentisti (Giuseppe Fabris-Basilisco, che ricevette un compenso di circa 20.000 lire, e l'ungherese Francesco de Gyra3), fu catturato dai gendarmi in una locanda dopo aver opposto resistenza (addosso gli ritrovarono anche le due bombe di cui era dotato), venne portato nelle carceri di Monfalcone e in seguito in quelle di Trieste. Venne condannato a morte da un tribunale militare austriaco per diserzione e cospirazione4, avendo confessato le intenzioni di attentare alla vita dell'imperatore Francesco Giuseppe. Fu impiccato a Trieste nel cortile interno della Caserma grande il 20 dicembre 18825. Il 4 novembre il governo aveva dibattuto sulla possibilità di commutare la pena in un ergastolo, anche in seguito alla presentazione ad opera della madre di Oberdan di una domanda di grazia, ma non venne raggiunta l'unanimità per cui la 2 Così chiamate in onore del rivoluzionario Felice Orsini che forse le aveva inventate. 3 Le prove vennero ritrovate da Francesco Salata nel 1919, l'autore dell'opera Guglielmo Oberdan secondo gli atti segreti del processo: carteggi diplomatici e altri documenti inediti, con illustrazioni e facsimili, Bologna, Zanichelli, 1924 4 Il Ragosa venne condannato in contumacia al carcere; Sabbadini venne condannato a morte, condanna poi commutata in dodici anni di carcere. Oberdan non venne invece condannato per l'attentato del 2 agosto, questo reato venne archiviato. 5 Contro questa condanna si era mobilitata la stampa di vari paesi, oltre a varie personalità, compreso Victor Hugo che telegrafo: “L'Empereur d'Austriche a en ce moment un grâce a faire. Qu'il signe cette grâce et il sera grand.” 2 Mirko Riazzoli [email protected] proposta venne accantonata. Post mortem La sua salma venne recuperata dall'Italia solo nel 1923, quando venne sepolta a Trieste. Gli venne dedicato un mausoleo6 presso il palazzo del Consiglio regionale del Friuli- Venezia Giulia, nello stesso posto dove all'epoca dei fatti si trovava la caserma in cui fu impiccato. A Treviglio (Bergamo) gli venne dedicato un Istituto Tecnico Commerciale, a Trieste gli venne dedicato un liceo scientifico, e, dal dopo guerra, varie piazze, vie e istituti scolastici in molte città italiane. Oberdan è ricordato anche in un canto, diventato molto popolare, come La Canzone del Piave7, insieme a Nazario Sauro (1880-1916) e Cesare Battisti (1875-1916) oltre che nell'Inno a Oberdan8, cantato anche da Milva. Giosuè Carducci, per commemorare il martire Oberdan, pubblicò sul Resto del Carlino un'epigrafe in suo onore, la quale fu successivamente incisa su una lapide inaugurata il 20 dicembre 1907 e riportante il seguente testo: «In memoria XX dicembre 1882 Guglielmo Oberdan morto santamente per l'Italia, terrore ammonimento rimprovero ai tiranni di fuori ai vigliacchi di dentro - Giosuè Carducci XX dicembre 1907» Nel periodo del conflitto venne anche realizzata una pellicola a lui dedicata, intitolata Guglielmo Oberdan, il martire di Trieste9 e realizzata da Emilio Ghione nel 1915. Lo stesso anno vennero realizzati anche altri film sullo stesso argomento, uno di Enzo Longhi intitolato Trieste o I vendicatori di Oberdan10 e infine Il capestro degli Asburgo 11 di Gustavo Serena. Il suo impegno irredentista e la sua lotta antiaustriaca, accantonate con la firma della Triplice Alleanza (Italia-Germania-Austria Ungheria), venivano ripresi e utilizzati per la mobilitazione nazionale. 6 Foto di monumenti a lui dedicati si possono trovare
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