All’Institut français oggi lo scrittore algerino anti fondamentalista Boualem Sansal Evento di rilievo oggi pomeriggio all’Institut français: ospite Boualem Sansal, famoso scrittore schierati contro il fondamentalismo islamico, che presenta il suo discusso “2084 – La fine del mondo” Il famoso autore algerino francofono Boualem Sansal famoso autore algerino schierato contro il fondamentalismo islamico sarà all’Institut français Napoli, alle ore 18 di oggi martedì 17 maggio, ospite d’eccezione per la presentazione del suo ultimo romanzo “2084 – La fine del mondo”, vincitore del prestigioso grand prix du roman de l’Académie française 2015, (anche in versione italiana, edito da Neri Pozza); indicato dalla rivista francese Lire quale migliore libro dell’anno. Sansal descrive la vita nell’impero dell’Abistan ed il suo sistema teocratico totalitario. Il personaggio centrale Ati nutre seri dubbi e sospetti sulla fondatezza di questa teocrazia e decide di partire alla conquista di una nuova dimensione di vita. Il libro, che sta riscuotendo ampi consensi, è ispirato a “1984” di George Orwell: descrive una teocrazia che vi somiglia infatti molto ed è ambientato in un futuro prossimo in cui il mondo libero è stato soggiogato da uno stato totalitario, l’Abistan, che controlla le menti, ha cancellato il passato e ha reso tutti schiavi, un mondo futuro dove tutti gli incubi del presente sembrano realizzati nella forma di una feroce teocrazia totalitaria. In Francia il romanzo sul futuro dello scrittore algerino Boualem Sansal fa discutere molto. Sansal è stato pluripremiato per le sue pubblicazioni; ricordiamo, tra gli altri, il premio per la pace degli editori tedeschi nel 2011 e gran premio della francofonia dell’Accademia francese nel 2013. Dal suo primo romanzo, Le serment des Barbares (pubblicato nel 1999 da Gallimard), è stato ricavato un interessante film. Lo scrittore algerino è particolarmente attivo nella condanna del Fondamentalismo islamico già dal 1992, anno in cui morì il politico Mohamed Boudiaf, tra i fondatori del Fronte di Liberazione Nazionale, a cui seguì la morte di un suo amico, oltre e all’aumento delle persecuzioni, ed è vittima di persecuzioni, principalmente dopo la pubblicazione dei suoi libri. Nel 2012 stava per ricevere il Prix du Roman Arabe ma, in seguito alla sua partecipazione al Festival degli scrittori di Gerusalemme, gli fu revocato, nonostante le numerose proteste e l’indignazione. Avigdor Lieberman, Ministro degli Esteri israeliano, chiese ufficialmente che la Comunità internazionale si esprimesse contro questo evidente boicottaggio; un portavoce del Prix in quella occasione affermò invece che la decisione non era stata influenzata da Hamas. Nonostante le sue opere siano state bandite in Algeria, in Francia ha trovato successo letterario e poi consacrazione internazionale. È rimasto in Algeria e scrive in lingua francese. L’evento si tiene sia in lingua francese che in italiano. Presentazione a cura delle proff. Silvia Disegni e Valeria Sperti del Dipartimento di Studi umanistici, Università di Napoli Federico II. Il romanzo è ambientato nell’Abistan, un impero tanto vasto da coprire buona parte del mondo, 2084 è una data onnipresente – nessuno sa a cosa corrisponda – presente sui cartelli commemorativi affissi accanto alle vestigia dello Shar, la Grande Guerra santa contro i makuf che propagandano la Grande Miscredenza, citata in ogni discorso, impressa a fuoco nel cervello di ciascuno. C’è chi dice che la data 2084 si riferisce all’inizio del conflitto, altri ad un episodio o abbia a che fare con l’anno di nascita di Abi, delegato di Yölah, o il giorno in cui fu illuminato dalla luce divina, al compimento del suo 50esimo compleanno. Da quel giorno, il Paese dei credenti fu chiamato Abistan, il mondo in cui ci si sottomette con gioia alla volontà di Yölah e del profeta Abi, suo rappresentante sulla Terra. La totale armonia regna nell’Abistan: Nessuno riesce a dubitare delle autorità: gli Onorevoli e gli Adepti della Giusta Fraternità, i membri dell’Apparato. Nessuno pensa che Yölah possa avere offerto ad Abi di imprimere un nuovo inizio alla storia dell’Umanità. Eppure, la Grande Guerra santa è stata terribile e lunga e le sue conseguenze sono rotto gli occhi di tutti: interi quartieri sepolti sotto le macerie, muri crivellati, crateri giganteschi trasformati in immondezzai che fumano e appestano l’aria, edifici sventrati. L’abilang è la nuova lingua che ha sostituito tutte le altre lingue precedenti, ormai reputate idiomi senza importanza di non-credenti; tutta la storia passata dell’umanità non ha alcuna importanza nella Nuova Era. Tutto superato, spazzato via. Ogni potere è nella mano di Yölah che tutto sa e tutto decide e scegli anche chi merita istruzione, “morire per vivere felici”è il motto dell’esercito.Ma Ati, al ritorno a Qodsabad, capitale dell’impero, comincia ad avere dubbi, poi sospetti, dopo anni trascorsi in un sanatorio arroccato su una montagna e comincia a nutrire, a 35 anni compiuti, la tentazione di attraversare la Frontiera è andare lì dove si dice che vivano vivano i makuf ovvero i rinnegati, reietti propagandisti della Grande Miscredenza. Inoltre, mercoledì 18 maggio dalle 9 alle 11, all’Università degli Studi di Napoli Federico II (Via Porta di Massa, 1, aula 410), Sansal terrà pure una conferenza in francese intitolata “L’écriture comme lecture de la vie”, nell’ambito del ciclo di conferenze “La Francia oggi, riflessioni incrociate sugli avvenimenti parigini del 13 novembre”. L’evento è organizzato dall’Università Federico II, con l’impegno primario della prof. Silvia Disegni, in collaborazione con l’Institut français Napoli. Teresa Lucianelli.
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