Testi e testimonianze di critica letteraria 6 Roman Jakobson, linguistica e poetica a cura di Edoardo Esposito, Stefania Sini e Marina Castagneto a cura di Stefania Sini, Marina Castagneto e Edoardo Esposito Roman Jakobson: linguistica e poetica Ledizioni © 2018 Ledizioni LediPublishing Via Alamanni, 11 – 20141 Milano – Italy www.ledizioni.it [email protected] Il volume è stato realizzato grazie al contributo del Dipartimento di Studi Letterari, Filologici e Lingu- istici dell’Università degli Studi di Milano e del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università del Piemonte Orientale. Prima edizione: 2018 Stefania Sini, Marina Castagneto e Edoardo Esposito (a cura di), Roman Jakobson: linguistica e poetica. ISBN cartaceo: 978-88-6705-685-9 Copertina e progetto grafico: ufficio grafico Ledizioni Informazioni sul catalogo e sulle ristampe dell’editore: www.ledizioni.it Le riproduzioni a uso differente da quello personale potranno avvenire, per un numero di pagine non superiore al 15% del presente volume, solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da Ledizioni. Testi e testimonianze di critica letteraria Collana diretta da Edoardo Esposito e Laura Neri, Università di Milano Comitato scientifico Enza Biagini, Università di Firenze Roberto Ludovico, University of Massachusetts Amherst Caroline Patey, Università di Milano Tim Parks, Università IULM Daniela La Penna, University of Reading Roman Jakobson, 1978. With the permission by Linda Waugh, Executive Director of the Roman Jakobson Trust Indice I. POETICA E OLTRE Stefania Sini, Jakobson: prospettive plurali 13 JAKOBSON NEL XX SECOLO Linda R. Waugh, Working with Roman Jakobson: The Sound Shape of Language 25 Edoardo Esposito, Jakobson e l’Italia 43 Марина Сорокина, Нужна ли биография эмигранту? Роман Якобсон в московских архивах 61 Peter Steiner, Which Side Are You on? Roman Jakobson in Interwar Prague. 75 JAKOBSON E IL FORMALISMO RUSSO Catherine Depretto, Roman Jakobson et le formalisme russe 89 Andrei Ustinov, Roman Jakobson and the Generation «that Squandered its Poets» 105 Ornella Discacciati, La morte di Majakovskij e le questioni aperte dell’ultimo formalismo (Una generazione che ha dissipato i suoi poeti di Roman Jakobson) 123 Galin Tihanov, World literature, war, revolution: the significance of Viktor Shklovsky’s Sentimental Journey 139 RADICI E FRUTTI DELLO STRUTTURALISMO DI JAKOBSON Наталия С. Автономова, Роман Якобсон: о некоторых философских смыслах работы филолога 151 Patrick Sériot, Métaphore, métonymie, magie 163 Чжоу Ци-чао, Р. Якобсон, Ян Мукаржовский, Р. Ингарден и «литературность» 175 Stefania Sini, Il tenacissimo telos: assiologia del nuovo e il tessuto delle relazioni. 193 Giovanni Bottiroli, What is alive and what is dead in Jakobson. From codes to styles 213 IL TEMPO GRANDE DI ROMAN JAKOBSON Liu Dan, Roman Jakobson’s Poetics in China: 2000-2015 223 Elmar Holenstein, One or Two? Two Kindred Poems by Qianlong and Goethe 237 II. LINGUISTICA Marina Castagneto, Roman Jakobson: i tempi che precorse, i tempi che seguirono, prospettive future 267 JAKOBSON E LA LINGUISTICA DEL NOVECENTO Giacomo Ferrari, Jakobson and the boundaries of linguistics 281 Diego Poli, ‘Modellizzazioni lineari’ in de Saussure? Una ‘retrospettiva’ sollecitata da Roman Jakobson 295 IL CONTRIBUTO DI JAKOBSON ALLA LINGUISTICA STORICA Romano Lazzeroni, Jakobson e la nozione di marcatezza. Riflessioni di un indoeuropeista 315 FONETICA E FONOLOGIA Giancarlo Schirru, La struttura granulare del linguaggio. Jakobson e i tratti distintivi 327 Pierluigi Cuzzolin, Qualche osservazione sulla fonologia à la Jakobson 341 Emanuele Banfi,La fonologia segmentale e le (vere) coppie minime del cinese 351 FONOSIMBOLISMO Marina Castagneto, La forma fonica e grafica della lingua: ideofoni nei fumetti 365 Diego Sidraschi, Vocali e colori 387 MORFOLOGIA E SINTASSI Maria Napoli, «Mais, moi, j’adorais la grammaire dès le début.» La nozione di grammatica secondo Roman Jakobson 407 Massimo Vai, Osservazioni a margine di «les enclitiques slaves» di Roman Jakobson 421 LINGUISTICA DEL CONTATTO E METALINGUAGGIO Andrea Scala, L’interferenza fonologica in Jakobson e oltre 443 Vincenzo Orioles, La visione della lingua come sistema complesso: per un profilo della nozione di sottocodice in Jakobson 453 Gli autori 463 Indice dei nomi 465 In tutto il volume, il riferimento bibliografico ai Selected Writings of Roman Jakob- son, The Hague-Paris-New York / Berlin-Amsterdam-New York, Mouton Publish- ers, 1962-2013, avviene semplicemente attraverso la sigla SW e l’indicazione del numero del volume (I-X). Cfr. per il dettaglio il saggio di Linda Waugh, nota 6. L’uniformità redazionale che si è cercato di realizzare in questo volume ha comun- que tenuto conto dei limiti che non sono sembrati superabili ai singoli autori. I. POETICA E OLTRE Jakobson: prospettive plurali Stefania Sini «E si delineava chiaramente un fronte unico di scienza, arte, letteratura, vita, ricco di nuovi, ancora ignoti valori di futuro». Così nel 1977, conversando con Bengt Jangfeldt, Roman Jakobson racconta i suoi anni studenteschi trascorsi in un’«epoca di cataclismi» da cui sono travolti con gli assetti dell’Europa e del mondo intero tutti i campi della conoscenza. «Sembrava», ricorda l’anziano studioso guardando indietro a oltre sessanta anni prima, «che si stesse creando la scienza delle nuove leggi, la scienza in quanto tale, che apre immense prospettive e che introduce nell’uso nuovi concetti – concetti dei quali allora si diceva che non entrassero nei limiti abituali del senso comune».1 La Bildung esistenziale e scientifica di Roman Jakobson trova in questa humus di tumultuoso scardinamento e propulsiva trasformazione di contenuti e confini dell’e- pisteme la sua attiva e partecipata finalità. Nel corso della sua lunga operosissima vita attraverso il secolo ventesimo, Roman Osipovič non rinuncerà mai ad affiancare al rigore della ricerca specialistica l’esplorazione curiosa degli orizzonti limitrofi nel campo delle scienze e delle arti nel costante perseguimento di un «fronte unico» di intenti dalle radici comuni. Da qui ha preso giovane le mosse e da qui prosegue nella maturità e nella vecchiaia. Per me è stato molto importante il legame con l’arte con la quale non ho alcun rapporto attivo, fattuale, dove sono soltanto uno spettatore. In generale nella vita svolge un ruolo molto grande per me quella cosa che si chiama in maniera 1 ROMAN JAKOBSON, Budetljanin nauka: vospominanija, pis’ma, stat’i, stichi, proza [Il fu- turista della scienza; ricordi, lettere, versi, prosa], a cura di Bengt Jangfeldt, Moskva, Gileja, 2012, p. 21. («И ясно рисовался единый фронт науки, искусства, литературы, жизни, богатый новыми, еще не изведанными ценностями будущего. Казалось, творится новозаконная наука, наука как таковая, открывающая бездонные перспективы и вводящая в обиход новые понятия – понятия, о которых тогда говорилось, что они не укладываются в привычные рамки здравого смысла»; traduzione mia, come sempre, d’o- ra in avanti, salvo diversamente indicato). 14 Stefania Sini complicata interdisciplinary cooperation. Mi è sempre stato necessario guar- dare da questo punto di vista: ma cosa c’è nella lingua di diverso? Cosa non corrisponde a ciò nella poesia? Come ora vedo, è stato questo che ha attirato verso di me l’attenzione di alcuni artisti, nello specifico e in particolare di Ma- levič. Quando leggo i suoi appunti vedo che egli ha fortemente sentito le nostre conversazioni e che dal suo proprio lato artistico ha cominciato a pensare a cosa non appartiene alla pittura e a cosa nello stesso tempo è incomparabil- mente più vicino alla pittura che alla musica.2 La riflessione sulla lingua si genera dunque in Jakobson grazie al commercio rav- vicinato con l’attività dei poeti e degli artisti suoi contemporanei e alla coinvolta attenzione verso ciò che accade nel campo delle scienze; in tale feconda osmosi tra pratiche e discussioni teoriche attinenti a campi del sapere molteplici i confini tra Geisteswissenschaften e Naturwissenschaften risultano visibili sì ma al contempo elastici e porosi. Si tratta per lo studioso russo non soltanto di una convinta consape- volezza bensì di una scelta di vita, di un habitus a cui egli è rimasto sempre fedele in tutte le tappe della sua vita intellettuale. Tale habitus si traduce nel lungo e paziente lavoro di tessitura di reti di relazioni fra ambienti e persone di origine disciplinare diversa, nella sua partecipazione alacre a iniziative e progetti di ricerca promossi in seno a innumerevoli svariate istituzioni culturali.3 Se guardiamo all’elenco della sua 2 Ivi, p. 42. («Для меня очень важной была связь с искусством, к которому я никакого активного, действенного отношения не имею, где я только зритель. Это вообще в жизни играет очень большую роль для меня – то, что мудрëно называется interdisciplinary coo- peration. Мне всегда было нужно с этой точки зрения посмотреть: а что в языке иначе? Что в поэзии этому не соответствует? Как я теперь вижу, это было то, что привлекало ко мне внимание некоторых художников, в частности и особенно Малевича. Когда я читаю его записи, я вижу, как он сильно переживал наши разговоры, и как он, со своей, художнической стороны, начинал думать о том, чтò не является живописью, и чтò, в то же время, несравненно ближе к живописи, чем музыка»). 3 Scrive a tal proposito Natal’ja Avtonomova nell’intervento presentato in questo vo- lume: «La base esistenziale di questo enorme lavoro era manifestamente l’idea propria del pensiero russo della comunicazione come condizione di possibilità dell’attività
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