Modigliana - Bellavista, Belvedere Di Modigliana - Castello Ottavo - Ibola, Val D'ibola

Modigliana - Bellavista, Belvedere Di Modigliana - Castello Ottavo - Ibola, Val D'ibola

Dizionario Geografico, Fisico e Storico della Toscana (E. Repetti) http://193.205.4.99/repetti/ Modigliana - Bellavista, Belvedere di Modigliana - Castello Ottavo - Ibola, Val d'Ibola ID: 2739 N. scheda: 31570 Volume: 1; 3; 6S Pagina: 293; 225 - 241, 705; 148 ______________________________________Riferimenti: 1160 Toponimo IGM: Modigliana Comune: MODIGLIANA Provincia: FC Quadrante IGM: 099-2 Coordinate (long., lat.) Gauss Boaga: 1723331, 4893065 WGS 1984: 11.79377, 44.1582 ______________________________________ UTM (32N): 723394, 4893239 Denominazione: Modigliana - Bellavista, Belvedere di Modigliana - Castello Ottavo - Ibola, Val d'Ibola Popolo: S. Stefano a Modigliana Piviere: S. Stefano a Modigliana Comunità: Modigliana Giurisdizione: Modigliana Diocesi: Faenza Compartimento: Firenze Stato: Granducato di Toscana (Romagna Granducale) ______________________________________ MODIGLIANA già Mudilianum e prima di tutto Castrum Mutilum nella valle del Marzeno. - Piccola città nobile della Romagna granducale, non ha guari terra cospicua con sovrastante castello, dove ebbe sede il primo stipite dei conti Guidi, attualmente residenza di un vicario regio, capoluogo di Comunità e di Giurisdizione con pieve propositura e collegiata (S. Stefano PP. e M.) nella Diocesi tuttora di Faenza, Compartimento di Firenze. Modigliana è posta nel grado 29° 27- 3- di longitudine e 44° 9- 44- di latitudine: circa 9 miglia a ostro di Faenza, 15 miglia a ostro-libeccio di Forlì, 10 miglia da Terra del Sole nella stessa direzione, 11 miglia a ostro-scirocco della Rocca di S. Casciano, e 13 miglia a grecale di Marradi. La situazione di Modigliana può dirsi vantaggiosa ogni qual volta si consideri che essa riposa nell-estremo lembo dei contrafforti dell-Appennino; fra i fiumi Montone e Lamone, sul confine di tre vallate, ossia di Valle Acereta, di Ibola e del Tramazzo , solcate da altrettanti torrenti, o fiumane , che confluiscono tutte dentro o sotto Modigliana, là dove perdono il loro nome per darlo alla più grossa fiumana del Marzano, che è pur essa tributaria del fiume Lamone alle Page 1/21 Dizionario Geografico, Fisico e Storico della Toscana (E. Repetti) http://193.205.4.99/repetti/ porte di Faenza. Il fabbricato di Modigliana è diviso in due quartieri; il primo è la parte più vetusta del paese, denominata il Castello; l-altro è la parte moderna, chiamata il Borgo. La più antica è posta alle falde del monte delle Forche, ultima diramazione del contrafforte che scende dalla schiena dell-Appennino fra i torrenti Ibola e Tramazzo , sopra un di cui risalto risiede l-antico e semidiruto castello di Modigliana. Dal quartiere del Castello a quello del Borgo si ha accesso sopra un ponte triturrito che cavalca la fiumana del Tramazzo. Nella parte antica trovasi il pretorio, che fu palazzo dei conti Guidi, lo spedale, il monte di pietà, il collegio e la chiesa de-PP. delle Scuole Pie, ecc.; mentre nel Borgo esistono le fabbriche più decenti, la chiesa collegiata, alcuni conventi e varii stabilimenti pubblici e privati. Si è molto disputato, a qual paese applicare si dovesse il Castrum Mutilum rammentato da T. Livio nei libri XXXI e XXXIII delle storie romane. Che Modigliana però debba a quel castello l-etimologia del suo nome, lo fa spontaneamente congetturare la piccola differenza che ha cangiato il castrum Mutilum nel castello de Mutiliano, e finalmente di Modigliana. Inoltre sembra fornire una plausibile conferma il sapere, che costà presso fia da cercarsi la posizione del castel Mutilo degli antichi, qualora si voglia starsene senza prevenzione alla geografia dei tempi, cui ne richiamano le descrizioni storiche del medesimo T. Livio, non che le parole di Strabone, di Plinio seniore, ecc. Avvegnachè quei classici accennarono che il paese dei Galli Boii continuava, verso l-Appennino con quello dei Liguri Etruschi, mentre dal lato orientale aveva per limite gli Umbri della tribù Sapinia, socii del popolo romano; cioè, degli abitanti delle valli del Savio (Sapis) e del Bidente. - Che poi il castrum Mutilum non appartenesse al territorio della tribù Sapinia, siccome opinava Flavio Biondo, ma bensì alla regione dei Galli Boii, lo indicò lo storico pavatino, sia allora quando, terminata la seconda guerra punica (anno di Roma 553, egli disse, che dai Galli Boii essendosi fatta una repentina incursione nel territorio limitrofo dei popoli alleati di Roma, il console P. Elio Peto ordinò, che si scrivessero tosto due legioni, cui aggiunse quattro coorti del suo esercito, e ne affidò l-impresa a C. Oppio prefetto de-socii, con ordine di dirigersi nella tribù Sapinia e di là penetrare nel paese de-Boii per dare addosso al nemico, scorrere e depredare il suo territorio. L-ordine del console fu eseguito, e da principio l-impresa riuscì favorevole alle armi romane; se non chè Oppio avendo creduto il castello Mutilo paese idoneo al magazzino delle vettovaglie, senza prima fortificare i luoghi intorno, né esplorare le mosse de-nemici, questi all-improvviso assalirono i romani e i loro alleati sparsi alla rinfusa, trucidandone da 7000 uomini, compresovi lo stesso prefetto dell-armata. Coloro che poterono scampare alla strage, senza duce e senza bagaglio, nella notte seguente, retrocederono passando dalle foci dei monti per vie disastrose e quasi impraticabili. (T. LIVII, Histor. Rom. Lib. XXXI). In quanto all-altro fatto, accaduto poco tempo dopo sotto il consolato di L. Furio Purpureone e di M. Claudio Marcello (anno di Roma 558), ecco con quali parole T. Livio si esprime: L. Flurius Purpureo alter consul per tribum Sappiniam in Boioe venit. Iam castro Mutilo adpropinquabat; cum veritus, ne intercluderetur simul a Boiis Liguribusque, eadem via, qua abdusserat, reduxit (loc cit. Lib. XXXIII). A coloro che domandassero fino dove il paese de-Liguri nel nostro Appennino si estendesse a quell-età, e come quelle tribù potessero avvicinare il paese degli Umbri Sarsinatensi, ossia i popoli della tribù Sapinia, io gl-inviterò a rileggere l-Articolo APPENNINO TOSCANO. (Vol. I pag. 101) della presente Opera. Solamente a questo proposito oltre quel passo aggiungerei in conforto di ciò due altri fatti citati dallo stesso istorico. Il Page 2/21 Dizionario Geografico, Fisico e Storico della Toscana (E. Repetti) http://193.205.4.99/repetti/ primo dai quali, sotto l-anno do Roma 561, e l-atro nell-anno dopo; quando cioè L. Cornelio Merula, e poi L. Quincio Flaminio, entrambi consoli, mossero le loro legioni non già per la Tribù Sapinia , come C. Oppio e L. Furio Purpareone fatto avevano per giungere nel paese de-Galli Boii, ma sivvero attraverso l-Etruria; dondechè Cornelio Merulo arrivò fra i Boii rasentando i confini dei Liguri (cioè per l-Appennino del Mugello), mentre l-altro console dal paese degli Etruschi passò in mezzo alla contrada dei Liguri; L. Cornelius Merula per extremos Ligurum fines exercitum in agrum Boiorum induxit-Quintius per Ligures in Boios venit. Dopo questi pochi cenni mi sembra inutile il cercare col Cluverio, con Sanson e con tanti altri geografi moderni il castel Mutilo nell-Appennino di Modena, oppure nel paese di Meldola sul Bidente, siccome qui lo collocava l-Abate Amati di Savignano. Dondechè, uniformandomi piuttosto al parere del dottissimo critico Muratori, mi gioverò della sua valevole sentenza, con la quale dichiarò: Mutilum, nunc Mutiliana, vetustissimum oppidum. Delle vicende peraltro di cotesto paese; del quando e del come il castel Mutilo prendesse il nome di castrum Mutiliano, lo ha taciuto costantemente l-istoria, al quale rapporto a Modigliana si mostra tuttora silenziosa fino al declinare del secolo IX. Imperocché il primo documento relativo alla corte di Modigliana del territorio faentino trovasi in una carta dell-8 settembre 896, scritta in Ravenna nell-anno IV di Lamberto re d-Italia, essendo pontefice Stefano VI, quando la contessa Ingelrada , figlia del conte Apaldo Palatino, vedova del duca Martino, donò al suo figlio Pietro diacono molte corti poste nella Romagna, dal mare fino al giogo delle Alpi sui confini della Toscana. Fra le quali corti è rammentata ancora questa di Modigliana, compresa nel territorio e giurisdizione di Faenza. - (HIEROM. RUBEI, Histor. Ravenn. Lib. V. - MURATORI Ant. M. Aevi T. I. - FANTUZZI, Monum. Ravenn. T. II). Che il preaccennato Pietro diacono, figlio della contessa Ingelrada e del duca Martino, donasse poscia le corti medesime, o tutte o in parte, agli arcivescovi di Ravenna, e che per tal causa questi ultimi acquistassero dei diritti sopra Modigliana, è opinione di varii scrittori romagniuoli, senza per ora poterla appoggiare ad alcuna pubblica scrittura sincrona capace di farne sicura fede. Checchè ne sia, fatto è, che il Fantuzzi scuoprì fra le carte dell-Arch. Arciv. di Ravenna varii documenti confacenti a dimostrare, come nel principio del secolo X abitasse in Ravenna una figlia del duca Martino e della contessa Ingelrada prenominati; la quale figlia portava lo stesso nome di sua madre. - (Vedere FANTUZZI, Monum. Ravenn. T. I. Carte del 3 settembre 909, e 13 novembre 910. Intendo dire della stessa contessa Ingelrada giuniore, della quale il Rossi nel citato libro delle sue storie ravennati, all-anno 924, racconta, qualmente intorno a quest-anno la contessa Englarata, chiamata anche Ingelrada, figlia del duca Martino, teneva una splendida corte nel suo castello di Modigliana, quando vi capitò il conte Teudegrimo Palatino di Toscana; e come questo giovane seppe guadagnarsi l-amore della nobile sua ospite a segno che ne ottenne la mano di sposa, per la quale cosa egli e la sua discendenza divennero signori di Modigliana. Quindi lo storico medesimo appoggiato a un commentario MS. di un canonico faentino, denominato il Tolosano, soggiunge: che il conte Teudecrimo incominciò a frequentare Ravenna patria della moglie sua; mentre sedeva in quella cattedra Pietro arcivescovo. Il qual pontefice ravennate a quel tempo mostrando delle pretensioni sopra il castello di Modigliana, si provò a viva forza di acquistarlo. Donde avvenne, che il conte Teudecrimo giunto in Ravenna mise le mani addosso a quel prelato conducendolo sua prigione nella rocca di Modigliana.

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