Il Borgo Di Apice Vecchia: Limiti E Potenzialità Dei Progetti Contro L’Abbandono

Il Borgo Di Apice Vecchia: Limiti E Potenzialità Dei Progetti Contro L’Abbandono

L’apporto della Geografia tra rivoluzioni e riforme. Atti del XXXII Congresso Geografico Italiano (Roma, 7-10 giugno 2017), a Cura di F. Salvatori, A.Ge.I., Roma, 2019, pp. 2091-2098. ELEONORA GUADAGNO1 IL BORGO DI APICE VECCHIA: LIMITI E POTENZIALITÀ DEI PROGETTI CONTRO L’ABBANDONO 1. Premessa Eletto uffiCialmente dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ‚Anno dei Bor- ghi d’Italia‛ e ‚Anno del Turismo Sostenibile‛2, il 2017 è diventato una fondamentale oCCasione per considerare l’insieme dell’heritage italiano come un’importante risorsa dal punto di vista occupaziona- le, soCiale, Culturale e psiCologiCo. Sulla scorta dell’iniziativa – finanziata dal Ministero, dalle Regioni, dall’Anci e dall’Enit – è stato anche promosso il programma interregionale ‚Borghi: viaggio italiano‛, nel quadro del Piano StrategiCo di Sviluppo del Turismo3, volto a valorizzare in chiave di sostenibilità i piccoli insediamenti e soprattutto i ‚paesi fantasma‛ (Bengtsson, 1977) dello stivale, luoghi deposita- ri di patrimonio naturalistiCo, umano, artistiCo e Culturale, meritevoli di essere reCuperati, se non dal punto di vista funzionale, almeno dal punto di vista turistiCo4. Le ragioni della parziale o totale dismissione di molti di questi insediamenti (in Campania se ne contano almeno sediCi) sono frequentemente riConduCibili a Cause naturali, Come frane e terremoti (Guidoboni, Valensise, 2012) che talvolta hanno favorito l’edificazione di nuovi centri abitati. Gli effet- ti di breve, medio e lungo periodo di queste disloCazioni sono stati studiati per Comprenderne i riflessi soCioeConomiCi, politiCi e culturali sulle Comunità coinvolte e il loro sradiCamento dallo spazio vissuto e dalla memoria (Politecnico di Milano, 2009; Arminio, 2013). L’obiettivo di questo contributo è, inve- Ce, quello di analizzare le suCCitate impliCazioni in Considerazione delle strategie di marketing e di ge- stione territoriale relative ai borghi abbandonati utilizzando, Come Caso, il Comune di ApiCe. Prendendo spunto dalla letteratura foCalizzata sui proCessi di patrimonializzazione turistiCa e ri- qualifiCazione territoriale (tra gli altri Dansero, Governa, 2003; Turco, 2012), con l’intento di compren- dere la possibilità di appliCare questi stessi parametri al ripristino dei Centri dismessi (Dagradi, 1997), 1 Università degli Studi di Napoli L’Orientale. Si ringrazia l’Ufficio Tecnico del Comune di Apice, la Prof.ssa E. Manserra (presidentessa della Proloco), nonché gli imprenditori F. Pepe e F. LiCCiardi per la di- sponibilità e le informazioni fornite. 2 In ottemperanza al Piano Strategico 2017-2022, alle linee guida della World Tourism Organisation (UNWTO) volte a valorizzare il patrimonio culturale materiale e immateriale, alle linee guida della SNAI, nonché alle più generali disposizioni relative alla Conferenza delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scien- za e la Cultura (1972). 3 A tale Piano partecipano 18 regioni e oltre 1.000 borghi. Gli obiettivi sono la costituzione di un Comitato per i Borghi turistici italiani, l’organizzazione di un Forum Nazionale sui Borghi, la redazione di un Atlante dei Borghi d’Italia un riconoscimento annuale da attribuire al borgo più smart dal punto di vista dell’innovazione turistica nonché la valorizzazione in chiave sostenibile per la rivitalizzazione delle are in- terne: www.viaggio-italiano.it (ultimo aCCesso 01/05/2016). 4 Secondo uno studio condotto dall’Emilia Romagna nel 2016, l’indice di internazionalizzazione dei bor- ghi si è attestato intorno al 30%, Con 15 milioni di turisti su tutto il territorio nazionale e un giro di affari di 950.000.000 €: http://www.touringclub.it/notizie-di-viaggio/il-2017-e-lanno-dei-borghi (ultimo aCCesso 01/05/2016). LiCenza Creative Commons: 2091 Attribution-NonCommerCial-NoDerivatives 4.0 International - ISBN 978-88-942641-2-8 2092 ATTI DEL XXXII CONGRESSO GEOGRAFICO ITALIANO si è sCelto Come oggetto di studio, quindi, ApiCe, il Cui Centro storiCo è stato parzialmente abbandona- to in seguito al terremoto del 1962 Che è divenuto poi Completamente disabitato dopo il sisma del 1980. L’incontro con gli attori territoriali pubblici e privati e l’analisi delle attività messe in atto dagli anni Duemila per riqualificare il vecchio nucleo urbano, associati a un’esplorazione delle fonti documenta- rie e normative, hanno permesso di analizzare i suCCessi e i limiti dei progetti di sviluppo promossi nello speCifiCo Contesto soCio-territoriale e le pratiChe loCali finalizzate alla riterritorializzazione del borgo. Infine, le immagini presentate sono state raccolte per illustrare l’evoluzione della destinazione d’uso dei costrutti materiali del centro storico e le pratiche di ‚messa in scena‛ del luogo in un’ottica patrimonializzante. 2. Il caso di Apice: anatomia di un paesaggio spettrale Situato nella valle del Calore (a 19 km ad est di Benevento e a 250 m s.l.m.), CirCondato dai monti Calvano, S. LuCia e RoCChetta e Confinante Con i Comuni di S. Giorgio del Sannio e Calvi, ApiCe è un centro agricolo dedito alla coltura della vite, dell’olivo e degli ortaggi fin dall’epoca romana5. La storia dell’antico centro di Apice (fig. 1a) è segnata indelebilmente dal terremoto del 21 agosto 1962 quando, in seguito a due sCosse del sesto e settimo grado della SCala MerCalli6, gli abitanti furono fatti evaCuare in ottemperanza a un’Ordinanza Comunale, seguita da un’istanza del Ministero dei Lavori PubbliCi7. Nonostante il paese non fosse Completamente distrutto, per il timore di Crolli strutturali, venne di- sposta la costruzione di un nuovo abitato sul versante opposto della collina (fig. 1b)8, in un sito ritenu- to geologiCamente più stabile, identifiCato nell’area del Cubante9, edifiCato Con abitazioni Che si rifan- no alle peculiarità urbanistiche degli anni Sessanta del Novecento. Inoltre, l’opportunità di fruire di fondi ad hoc per fronteggiare gli esiti del terremoto venne colta dall’amministrazione provinCiale e comunale per cercare di rilanciare l’economia apicese, attraverso la costituzione di un Piano di Inse- diamento Produttivo (PIP-1) Che ha ospitato solettifiCi e impianti di industrie di materiale plastiCo, di- smessi però a metà degli anni Novanta. 5 La SAU ad oggi è di 2.900,08 ha. 6 Epicentro fu l’area dei comuni di S. Arcangelo Trimonte e Molinara. Furono coinvolte 300.000 persone nei soli comuni maggiormente Colpiti: il basso numero di vittime (16 persone) fu dovuto ad un allertamento precoce. Dei 1.900 edifiCi di Apice, 300 vennero completamente distrutti (CatenaCCi, 1992). 7 O.C. del 7 settembre 1962; M.L.P. n. 23 del 31 gennaio 1963. 8 L. 1684/62 secondo le disposizioni della L. 445/1908. 9 Relazione Tecnica 7/63 (in Gizzi, 2012). LUOGHI ABBANDONATI, LUOGHI RITROVATI 2093 Figura 1. Comune di Apice. Fonte: Elaborazione dell’Autrice da HERE©, 2017. Attualmente il Comune di ApiCe (Che è parte della Comunità Montana del Fortore) ha un’estensione di 49 km² e presenta una struttura insediativa a case sparse, con un nucleo ben identifi- Cabile intorno alla piazza prinCipale (Piazza della RiCostruzione) e ventiquattro Contrade. CroCevia tra la Campania e la Puglia, Collegato a Benevento (SS SannitiCa), Campobasso (SS dei Due PrinCipati), Foggia (SS delle Puglie), Caianiello (SS Telesina), Napoli (A16) e situato al Confine Con la provinCia di Avellino, ApiCe si attesta Come uno dei prinCipali Centri del Beneventano10. Dispone inoltre di uno snodo ferroviario (ApiCe Centrale, nella Contrada Tignano) lungo la tratta Benevento-Foggia, sulla li- nea Roma-Bari, inattivo però dal 2015. Oggi il Comune Conta 5.686 abitanti: il saldo demografiCo, CresCiuto progressivamente fino al 1951 (quando ha raggiunto un totale di 7.349 abitanti) e diminuito fino agli anni Novanta (quando si Conta- vano 5.666 abitanti), ha fatto registrare una debole crescita dall’inizio degli anni Duemila. Tali varia- zioni sono essenzialmente dovute a ragioni migratorie: da paese di emigrazione il Comune è diventa- to meta di immigrazione per molti lavoratori stranieri che gravitano intorno all’area del beneventano (settore di Cura, edile e agriColo) e attualmente quasi il 3% è di Cittadinanza straniera, in prevalenza rumena, ucraina, marocchina e bangladese; il reddito medio annuo è di 8.342€ (-13% rispetto al dato provinciale). L’età media della popolazione del Comune è circa 43,7 anni, con una presenza maschile del 49,3%. Benché sia il terzo Comune del beneventano per tasso di natalità (8,2 ‰), l’indice di dipen- denza strutturale raggiunge 54,3 (elaborazione dati ISTAT). Nonostante gli sforzi profusi dall’amministrazione per rinnovare l’identità apicese, il nuovo centro è rimasto parzialmente disabitato finché il violento terremoto del 1980 non ha decretato l’inesorabile inaccessibilità dell’antico borgo, causando il totale trasferimento della popolazione nel nuovo inse- diamento (De Bellis, 2004). Malgrado le numerose rimostranze da parte degli abitanti, Che si sono bat- tuti per evitarne la totale dismissione, il Centro storiCo di ApiCe è diventato un museo a Cielo aperto Che offre tuttora la possibilità di riConosCere la vita di un tempo e di risCoprire le speCifiCità del patri- monio paesaggistico dell’area. Caratterizzati da una struttura ‚a conchiglia‛, esempio dell’architettura 10 Il Comune conta 8 filiali di banca, 3 farmacie, 3 scuole primarie e dell’infanzia, 2 secondarie di primo grado e 1 di secondo grado. Ospita inoltre uno storico mercato dell’usato settimanale e un merCatino dediCa- to ad antichità, artigianato, collezionismo e prodotti tipiCi locali di cadenza mensile. 2094 ATTI DEL XXXII CONGRESSO GEOGRAFICO ITALIANO rurale medievale in pietra, i fabbriCati di ApiCe11 si presentano generalmente Come gruppi di edifiCi a due piani Con Cortili interni (fig. 2) e mantengono un assetto viario orientato al Castello. È possibile, inoltre, riconoscere immobili nobiliari del XVIII e XIX secolo e abitazioni dell’inizio del Novecento. Figura 2. Apice VeCChia: abitazioni tipiChe. Fonte: Foto dell’autrice (2017). Per salvaguardare quest’importante eredità, dagli anni Duemila è in corso la strutturazione di un piano di sviluppo organico per promuovere il tessuto culturale ed economico di tutta l’area in cui si loCalizza il paese abbandonato per avvalorarne, dunque, la risCoperta turistiCa.

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