Ente Espositura curaziale della pieve di Livo 1773 gennaio 10 - 1943 giugno 23 Luoghi Preghena (Livo) Archivi prodotti Parrocchia di Sant'Antonio in Preghena, 1773 gennaio 10 - 1943 giugno 23 Storia Il paese di Preghena si allunga per quasi un chilometro sotto i campi terrazzati 'dei Grezi' alle falde del Monte Avèrt (Monte Pin). In esso convergono le strade provenienti dalla Valle di Rumo e dalla Valle di Bresimo, in prosecuzione per Cis, la Val di Sole e la Val di Non, rendendo quindi il paese importante nodo viario della zona(1).<br>La chiesa di Preghena è molto antica e la sua erezione si ritiene 'ab immemorabili'. La prima menzione si trova in un testamento del 1384(2) col quale una certa Giacoma fu ser Bonaventura da Bresimo disponeva tra l'altro di lasciare alcuni legati di olio a favore della chiesa di S. Leonardo di Preghena. La chiesa fu riconosciuta sotto il titolo di S. Leonardo (di Reims) fino alla metà del XV secolo, mentre in seguito la troviamo nominata con la doppia titolazione ai Ss. Leonardo e Antonio abate(3). Sembra che in seguito alla nuova dedica dell'altare maggiore, avvenuta intorno alla prima metà del XVI secolo, sia andato ad affermarsi come unico patrono S. Antonio abate, effetto che viene confermato dalla lettura dei documenti più antichi dai quali emerge chiaramente il lento abbandono dell'antico titolare. <br>L'erezione della cura d'anime, stando alle notizie riportate nelle risposte al questionario per la visita pastorale del 26 maggio 1925, risalirebbe al 1500 "dai documenti esistenti, quasi tutti in mano del Comune". E' certo comunque che il 12 agosto 1649 la chiesa di Preghena ottenne il fonte battesimale e con esso un sacerdote stabile con funzioni di primissario. Nel gennaio del 1773 la primissaria di Preghena fu elevata ad espositura curaziale della pieve di Livo. I confini dell'espositura erano rappresentati dalla curazia di Cis, dalla curazia di Baselga e Bresimo, dalla curazia di Rumo e naturalmente dalla parrocchia di Livo. Ben presto iniziarono le pratiche presso la Curia per ottenere l'indipendenza dalla chiesa pievana, ma solo nel 1920 vennero reluiti tutti gli obblighi di Preghena verso la parrocchia con il versamento da parte del Comune, in quanto patrono, di duemila lire. La povertà del Comune sembra essere stato comunque l'ostacolo principale all'erezione di Preghena a parrocchia, che avvenne infatti solo il 24 giugno 1943. Funzioni, occupazioni e attività Le chiese esistenti sul territorio con origini più antiche vengono denominate pievi ("pluif" in celtico, "plou" in bretone, "plêf" in ladino-friulano, "plaif" in engadinese, "ploâh" in ladino della Val di Non). L'origine del termine, lungi dall'essere stato studiato nella sua complessità, è però molto difficile da definire.<br>L'esigenza di garantire al popolo cristiano e in special modo a coloro che vivevano lontano dalle sedi vescovili quell'insieme di servizi sacramentali e pastorali che va sotto il termine generico di "cura d'anime" rese presto necessario l'invio di ecclesiastici nella campagne per annunciare il Vangelo anche lontano dalle mura cittadine(4). In Occidente ciò accadde a partire dalla seconda metà del IV secolo. Buona parte della storiografia chiama "pievi" i centri di cura d'anime sorti nel territorio extraurbano fin dal IV-V secolo ma è solo a partire dall'VIII secolo che il termine "plebs" cominciò a significare non solo la comunità cristiana ma anche il territorio in cui tale comunità risiedeva e l'edificio sacro al quale essa faceva riferimento. A una stabile suddivisione territoriale delle diocesi in circoscrizioni minori si giunse con la legislazione carolingia all'inizio del IX secolo. Questa estese anche all'Italia centro-settentrionale le norme che rendevano obbligatorio il pagamento della decima e precisò che gli introiti provenienti da tale pagamento dovevano essere destinati solo alle chiese battesimali. "Nacque in questo modo il "sistema" pievano, nel quale la realtà vivente (l'insieme del clero e del "popolo di Dio"), la realtà di pietra (il complesso degli edifici) e la realtà giurisdizionale (l'ambito territoriale di esercizio della giurisdizione spirituale, dal quale l'ente otteneva anche il suo 1/2 sostentamento) assumevano significativamente lo stesso nome: plebs, pieve"(5). Da questo momento si viene a creare una completa ripartizione del territorio diocesano in distretti ecclesiastici minori, che riproducevano strutture civili preesistenti o rispettavano determinati confini naturali. In seguito i mutamenti demografici spinsero alla formazione di nuove pievi, ma il "sistema pievano" non fu per questo scardinato mantenendosi stabile fino alla fine del XIII secolo. <br>Non è possibile attestare, dall'esame dei documenti pervenuti, se nel territorio trentino prima del 1000 il termine pieve fosse utilizzato nell'accezione sopra descritta (cioè indicante la triplice realtà istituzionale, edilizia e territoriale), per questo è necessario rivolgersi a fonti del XII secolo. Se ci si limita a prendere in considerazione le 68 circoscrizioni pievane della diocesi di Trento esistenti alla fine del XIII secolo si scopre che ben 33 di esse sono attestate prima del 1200 e altre 25 compaiono nella prima metà del XIII secolo.(6) Fonti archivistiche e bibliografia Note (1) A. GORFER, Le valli del Trentino: guida geografico-storico-artistico-ambientale. Trentino occidentale, Trento, 1975, p. 768.<br>(2) La pergamena, datata 13 novembre 1384, è conservata presso l'archivio parrocchiale di Bresimo, nel fondo pertinente l'ex curazia di Baselga.<br>(3) Cfr. APPR, "Pergamene", pergamena del 1472 luglio 19.<br>(4) E.CURZEL, Le pievi trentine. Trasformazioni e continuità nell'organizzazione territoriale della cura d'anime dalle origine al XIII secolo (studio introduttivo e schede), Bologna 1999, p.5 e segg. Si rimanda alla ricca bibliografia contenuta nel volume.<br>(5) Ibidem, p. 7<br>(6) Cfr. ibidem, p. 29 e tabelle riprodotte. 2/2.
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