![Fiori Di Campo. Storie Di Internamento Femminile Nell'italia](https://data.docslib.org/img/3a60ab92a6e30910dab9bd827208bcff-1.webp)
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MACERATA Dipartimento di Scienze della formazione, dei beni culturali e del turismo Corso di dottorato di ricerca in Human sciences Ciclo XXVIII Fiori di campo. Storie di internamento femminile nell’Italia fascista (1940-1943) Relatore Dottorando Chiar.mo Prof. Gennaro Carotenuto Dott. Matteo Soldini COORDINATORE Chiar.mo Prof. Angelo Ventrone ANNO 2017 Indice Introduzione .....................................................................................................................................I Elenco delle abbreviazioni .....................................................................................................1 I. Il contesto storiografico: avvio e sviluppo di una storiografia ai margini ...................................2 1. Memoria divisa, memoria reticente. Il passato fascista tra oblio e rimozioni .........................5 2. Una “normale” procedura di guerra: la centralità del momento resistenziale e la sovrapposizione con il confino ...........................................................................................37 3. «Pas de documents, pas d’histoire» .......................................................................................47 4. Il paradigma della Shoah: la memoria “forte” della deportazione ........................................51 5. Le prime testimonianze e i tentativi di ricostruzione “a caldo” ............................................56 6. La svolta documentaria e lo sviluppo degli anni Ottanta ......................................................65 7. Gli anni Novanta: microstoria, storia locale e tentativi di coordinamento............................ 83 8. Dal particolare al generale: le sintesi complessive e lo sdoganamento all’estero nel tornante del nuovo Millennio ...........................................................................................................93 II. L’internamento civile fascista .................................................................................................112 1. Gli anni Trenta: normativa di guerra e repressione in tempo di pace ..................................113 2. Verso la guerra: in preparazione dello stato d’emergenza ...................................................119 3. La politica antiebraica: i provvedimenti di espulsione e il problema dei profughi .............126 4. Lo scoppio della guerra: tra non belligeranza e preparativi per la mobilitazione ..............130 5. La dichiarazione di guerra: l’internamento diventa operativo ............................................148 6. L’Italia in guerra: la gestione dell’internamento .................................................................165 7. L’invasione della Jugoslavia: l’internamento degli «allogeni» e degli «slavi»................... 178 8. La svolta del 1943: i quarantacinque giorni e l’8 settembre ...............................................202 III. I campi di internamento femminile .......................................................................................217 1. La provincia di Macerata .....................................................................................................217 1.1 Treia - Villa La Quiete ...........................................................................................231 1.2 Petriolo - Villa Savini .............................................................................................287 1.3 Pollenza - Villa Lauri .............................................................................................301 2. La provincia di Chieti ..........................................................................................................347 2.1 Lanciano - Villa Sorge ...........................................................................................352 3. La provincia di Avellino ......................................................................................................372 3.1 Solofra - Palazzo Bonanno ....................................................................................382 4. La provincia di Campobasso ...............................................................................................400 4.1 Vinchiaturo - Stabile Nonno ..................................................................................412 4.2 Casacalenda - Palazzo Caradonio-Di Blasio .........................................................426 IV. Le internate ............................................................................................................................456 1. Statistiche sulle presenze e capienza dei campi ..................................................................456 2. Schedatura delle internate ...................................................................................................467 2.1 I dati anagrafici fondamentali ................................................................................471 2.2 La nazionalità .........................................................................................................473 2.3 Lo stato civile .........................................................................................................476 2.4 Le professioni ........................................................................................................478 2.5 La “razza” ..............................................................................................................480 2.6 Il colore politico .....................................................................................................483 2.7 Trasferimenti, ricoveri, rimpatri, proscioglimenti e liberazioni .............................486 2.8 Le schede ...............................................................................................................491 Bibliografia......................................................................................................................... 558 Sitografia ............................................................................................................................590 Indice dei nomi................................................................................................................... 593 Introduzione Introduzione L’emergenza legittima la prevenzione e la prevenzione si vale soprattutto del sospetto1. A partire dalla seconda metà dell’Ottocento cominciò a diffondersi in tutta Europa la cultura della prevenzione dei comportamenti pericolosi per l’ordine pubblico, da preferirsi a un tardivo intervento repressivo, ma, anziché indirizzarsi verso una prevenzione di carattere sociale, i governi infusero questo principio nelle modalità di gestione della pubblica sicurezza, optando per una prevenzione poliziesca attraverso l’introduzione e il progressivo potenziamento degli strumenti di polizia preventiva. Questi si dimostrarono inefficaci alla prova dei fatti, cioè non capaci di risolvere le conflittualità e le espressioni criminali o criminalizzate – nel caso ad esempio del reato politico – delle conflittualità sociali, ma soprattutto provocarono una compressione della legalità e della libertà, cosicché dalla battaglia, persa, contro la criminalità comune e politica, gli Stati uscirono «stravolti» perdendo «elementi di libertà, di uguaglianza, di tensione morale sui quali erano nati all’epoca delle grandi rivoluzioni»2. Le lacerazioni che accompagnarono la nascita dello Stato liberale italiano – frutto della sistemica incapacità della classe dirigente di consentire un efficace processo di integrazione delle classi subalterne – ne segnarono lo sviluppo, caratterizzato, per tutta la sua storia successiva, dalla costante contrapposizione fra un gruppo ristretto di forze politiche, con modesti allargamenti, tramite assimilazione, a componenti minoritarie dell’opposizione, e forze di opposizione rappresentate e autorappresentate come alternative non di governo ma di sistema, configurandosi in questo modo come “nemici interni” e introducendo nelle modalità di lotta politica italiana una dialettica amico-nemico che, come sottolineato da Massimo Salvadori, ha costantemente caratterizzato la storia dell’Italia unita, informando di sé gli strumenti repressivi, di volta in volta, approntati dai governi che hanno risposto alle tensioni sociali ricorrendo all’esercito, allo stato d’assedio e alle legislazioni speciali3. 1 M. Sbriccoli, Caratteri originari e tratti permanenti del sistema penale italiano (1860-1990), in L. Violante (a cura di), Storia d'Italia. Annali. Vol. 14. Legge diritto giustizia, Einaudi, Torino 1998, p. 489. 2 M. Sbriccoli, La piccola criminalità e la criminalità dei poveri nelle riforme settecentesche del diritto e della legislazione penale, in Id., Storia del diritto penale e della giustizia. Scritti editi e inediti (1972-2007), Giuffrè, Milano 2009, vol. I, p. 417. 3 Si veda in proposito M.L. Salvadori, La dialettica amico-nemico nella storia italiana e in altre storie, in A. Ventrone, (a cura di), L’ossessione del nemico. Memorie divise nella storia della repubblica, Donzelli, Roma 2006, in particolare alle pp. 11-13. !I Introduzione Modelli repressivi di antico regime si trovarono così a coesistere con la celebrazione della legge, delle garanzie costituzionali, delle libertà, e lo Stato unitario procedette nella lotta ai suoi nemici secondo la direzione già seguita dagli stati preunitari, presentandosi come «un blocco d’ordine assediato da nemici sempre diversi, ma coerenti nel metterne in questione la sopravvivenza»4, giustificando per questo la violazione dei diritti di libertà dei cittadini – garantiti,
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