Corso di Laurea Magistrale in Pianificazione Territoriale, Urbanistica e Paesaggistico-Ambientale Curriculum: Planning for the Global Urban Agenda Tesi di Laurea Magistrale L’evoluzione della ciclabilità a Torino e Amsterdam. Una lettura attraverso la Prospettiva Multilivello sulle Transizioni Relatore Candidato Prof. Luca Staricco Matteo La Torre Correlatore Paolo Ruffino Anno accademico 2019/2020 Indice 1. Introduzione ............................................................................................................................. 2 2. La Prospettiva Multilivello sulle Transizioni (PMT) ................................................................ 3 3. Evoluzione dell’uso della bicicletta nel caso di Torino ........................................................... 10 3.1 Il macchinario del futuro (1850 – 1900) ............................................................................... 10 3.2 Il mezzo a portata di tutti (1900 – 1948)............................................................................... 21 3.3 La becana sotto pressione (1948 – 1975) ............................................................................. 35 3.4 Un assessore lungimirante (1975 – 1993) ............................................................................. 48 3.5 Parole d’ordine: ciclabilità urbana e riprogettazione dello spazio pubblico (1993 – 2001) .... 59 3.6 L’alba di un nuovo giorno (2001 – oggi) .............................................................................. 69 3.7 La lettura del caso di Torino attraverso la Prospettiva Multilivello sulle Transizioni ............ 79 4. Evoluzione dell’uso della bicicletta nel caso di Amsterdam .................................................... 91 4.1 In principio era la bicicletta (1860 – 1920) ........................................................................... 91 4.2 La bicicletta come mezzo di trasporto di massa (1920 – 1948) ........................................... 100 4.3 Il mezzo della rivoluzione (1948 – 1975) ........................................................................... 108 4.4 Gli anni del cambiamento (1975 - 1992) ............................................................................ 126 4.5 Make Amsterdam cyclable again (1992 - oggi) .................................................................. 138 4.6 La lettura del caso di Amsterdam attraverso la Prospettiva Multilivello sulle Transizioni ... 150 5. Il confronto tra i due casi studio ........................................................................................... 159 6. Conclusioni .......................................................................................................................... 163 Allegati ....................................................................................................................................... 166 Bibliografia ................................................................................................................................. 174 Sitografia .................................................................................................................................... 176 1 1. Introduzione La ricerca è incentrata sull’analisi degli aspetti che hanno favorito, rallentato e impedito la diffusione della mobilità ciclabile nei comuni di Torino e Amsterdam. Dal punto di vista della ciclabilità urbana, le due città, ad oggi, sono completamente diverse, basti solo pensare che il 36% degli spostamenti ad Amsterdam avviene in bicicletta, a fronte di un risicato 3% del capoluogo piemontese. Tuttavia, il numero di abitanti, al 2019, è molto simile, 872.316 a Torino contro gli 862.965 della capitale olandese, entrambe le città sono fortemente pianeggianti (ad eccezione di un’esigua percentuale collinare del comune piemontese), inoltre la superficie territoriale è rispettivamente di 130,01 km² e 219,33 km² (favorendo nettamente Torino in un’ottica di utilizzo delle due ruote), motivo per cui è più che lecito domandarsi come mai due centri urbani così simili si caratterizzino per una mobilità ciclabile così diversa. Approfondendo lo studio si è notato che Torino e Amsterdam condividono un passato molto affine, costellato da numerosi punti in comune. Malgrado ciò, il ruolo della bicicletta nelle due città è cambiato nel corso del tempo, e assieme ad essa è mutato anche il contesto in cui essa si poneva, influendo e subendo l’influenza degli usi e costumi, delle politiche e dei cambiamenti urbanistici ivi verificatisi. Tale processo è stato spiegato mediante l’utilizzo della teoria della Prospettiva Multilivello sulle Transizioni (PMT), che ha portato all’elaborazione di un’illustrazione schematica, basata sulla parte descrittiva delle due realtà. La scelta è ricaduta sulla PMT in quanto rappresenta un valido metodo di confronto, soprattutto se si decide di paragonare elementi apparentemente diversi tra loro. In questo modo si è riuscito a perseguire l’obiettivo di rappresentare il mutamento del regime del capoluogo piemontese e della capitale olandese, mostrando somiglianze e differenze, e proponendo alcune misure che potrebbero essere applicate a Torino, in virtù di quanto fatto ad Amsterdam. La tesi è strutturata nel seguente modo: all’interno del Capitolo 2 si espone la Prospettiva Multilivello sulle Transizioni, che rappresenta la base teorica della ricerca, nel Capitolo 3 e 4 si descrive l’evoluzione dell'uso della bicicletta, rispettivamente a Torino e ad Amsterdam, applicando la PMT, nel Capitolo 5 si è inserito il confronto tra i due casi studio, mentre il Capitolo 6 contiene le conclusioni finali. In aggiunta, è presente una parte riservata agli allegati, che include i questionari sottoposti ad un gruppo di esperti comunali di Torino e Amsterdam (nell’ambito del tirocinio svolto presso la Città di Torino, all’interno del programma Handshake), le cui risposte sono state molto utili ai fini della ricerca. 2 2. La Prospettiva Multilivello sulle Transizioni (PMT) Lo scopo di questo capitolo è descrivere la Prospettiva Multilivello sulle Transizioni (PMT), che fungerà da base teorica per la ricerca. In primo luogo, è rimarchevole puntualizzare che la PMT affonda le sue origini nel filone di pensiero riguardante le transizioni tecnologiche, che includono diversi campi come la storia della scienza, gli studi tecnologici e l'economia evolutiva. L’economista austriaco Joseph Schumpeter, agli inizi del XX secolo, nella sua Teoria dello sviluppo economico aveva posto l'accento sulle forze non economiche come motore della crescita, per cui l'attore umano era visto come la causa dello sviluppo economico, che si verificava come un processo ciclico. Successivamente il fisico statunitense Thomas Kuhn e l’economista italiano Giovanni Dosi formularono e ampliarono il concetto di paradigmi tecnici e traiettorie tecnologiche, per cui si elaborava una panoramica sul “problema tecnologico”, fornendo una definizione di quali fossero gli impedimenti e le possibili soluzioni [1]. Nello specifico, la Prospettiva Multilivello può essere identificata come uno strumento analitico che tenta di affrontare la complessità e la resistenza del cambiamento: focalizzandosi sulle dinamiche di più ampi sviluppi rispetto alle singole innovazioni tecnologiche, la PMT si occupa delle trasformazioni del sistema socio-tecnico, con particolare attenzione alle transizioni verso la sostenibilità e la resilienza [2]. La premessa di base della PMT è che le transizioni sono processi non lineari che scaturiscono dall'interazione di più sviluppi su tre livelli analitici: gli sviluppi autonomi di lungo periodo (il sistema esterno), il sistema di regimi (il luogo di pratiche consolidate e norme associate) e le nicchie (il luogo per le innovazioni radicali) [3]. I tre livelli sono brevemente descritti di seguito. Fig. 1. Livelli multipli sotto forma di gerarchia nidificata (Geels, 2002, p. 1261) - Sviluppi autonomi di lungo periodo Gli sviluppi autonomi di lungo periodo coincidono con il contesto più ampio, che influenza le dinamiche della nicchia e del regime. Essi riguardano i fattori macroeconomici e ambientali di lungo periodo che condizionano il sistema (urbano, della mobilità ecc.) ma che sono al di fuori del ________________________________________________________________________________ [1] Dosi, G., Technological paradigms and technological trajectories in “Research Policy” n. 11, 1982, pp. 147-155. [2] Grin. J., Rotmans J., Schot J., Transitions to sustainable development: new directions in the study of long term transformative change in “Research Policy”, n. 39, 2010, pp. 438-439. [3] Geels F.W., Technological transitions as evolutionary reconfiguration processes: a multi-level perspective and a case-study in “Research Policy”, n. 31, 2002, pp. 157–160. 3 controllo degli agenti del sistema stesso (il governo, l’industria ecc.). Un esempio di sviluppo autonomo di lungo periodo che può essere citato riguarda le crisi economiche o i conflitti bellici. Questi fenomeni di lungo periodo rappresentano, pertanto, ciò che dà origine alle finestre di opportunità, per cui può verificarsi un rafforzamento dei regimi oppure l’esatto opposto, ovvero che le nicchie generino delle innovazioni, affermandosi e diventando parte integrante del sistema (simile ad un processo di upscale) [4]. - Sistemi di regimi Nel 1977 Richard Nelson e Sidney Winter coniarono il termine “regimi tecnologici”, che si riferisce alle routine cognitive (come l'euristica, ovvero quella parte del metodo scientifico che si pone lo scopo di favorire l'accesso
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