INTRODUZIONE Creare Un Gruppo Ultras È Difficile: Farlo Ad Imperia È Ancora Più Difficile

INTRODUZIONE Creare Un Gruppo Ultras È Difficile: Farlo Ad Imperia È Ancora Più Difficile

INTRODUZIONE Creare un gruppo Ultras è difficile: farlo ad Imperia è ancora più difficile. Oltre alle normali difficoltà e alla repressione sempre più accentuata contro cui è costretta a scontrarsi ogni tifoseria italiana, noi dobbiamo lottare contro qualcosa ancor più difficile da sconfiggere: una città glaciale e senza passione, con gente pronta solo a criticarti e ad ostacolarti. Essere Ultras di una squadra come quella nerazzurra è una sofferenza continua e le delusioni sono all’ordine del giorno. Nel corso degli oltre vent’anni della nostra storia, la società è fallita due volte, abbiamo visto vincere solo un paio di derby, abbiamo perso ogni tipo di spareggio (sia per la promozione, che per la salvezza) e le vittorie nelle partite alle quali tenevamo particolarmente si contano sulle dita della mano di un monco. Noi, però, abbiamo sempre cercato di onorare i colori della nostra città, ci siamo sempre schierati contro chi non faceva il bene dell’Imperia Calcio, contro quelli che promettevano e non mantenevano e contro chi voleva il nostro scioglimento. Per noi essere “Samurai“ ha sempre significato sostenere, in ogni occasione ed ovunque, l’Imperia, qualunque fosse stato il campionato e l’esito finale, sopportando gli innumerevoli disagi e i tanti 1 chilometri macinati per i colori sociali e per onorare il nome del nostro gruppo. Abbiamo avuto anche noi momenti di grigiore e commesso alcuni errori pagati a caro prezzo, ma, come qualsiasi gruppo Ultras che si rispetti, siamo stati pronti a ripartire, rimboccandoci le maniche, senza piangerci addosso. Con questo libro vogliamo celebrare i ragazzi che, con enormi sacrifici, hanno fatto in modo che il gruppo restasse in piedi, che hanno fatto sì che lo striscione fosse presente ovunque e che hanno tenuto sempre vivo lo spirito dei Samurai. L’Imperia non è mai stata e mai sarà una questione di vita o di morte, ma è qualcosa d’importante per noi Ultras della nostra città. I “Samurai Ultras Imperia“ difenderanno ovunque i colori nerazzurri e quello che rappresenta il nostro striscione. Questa è la nostra storia. STAGIONE 1982/1983. SERIE C2 La stagione 1982/1983 segna l’inizio dell’avventura del nostro gruppo. Lo striscione, lungo dieci metri, blu con i bordi neri, la scritta “ Samurai “ bianca, un elmetto nero in mezzo e la data 1982 sul fianco, fa la sua prima apparizione domenica 31/10/1982 in occasione dell’incontro casalingo con il Casale. 2 Per quale ragione la scelta del nome del nostro gruppo è caduta su Samurai? Bisognava cercare un nome originale, non i soliti “Boys”, “Commandos”, “Brigata” o “Fossa” di moda all’epoca. La scelta è caduta sul nome di questa famosa casta di guerrieri giapponesi, valorosi e custodi di un proprio codice d’onore che, oltre il comportamento sul campo di battaglia, ne regolava anche la vita spirituale e terrena. I Samurai (o “bushi”che letteralmente significa “uomini che combattono”) erano al completo servizio del loro padrone e per lui erano pronti all’estremo sacrificio: il nostro unico padrone, per il quale combattiamo e combatteremo, sono i colori nerazzurri. Lo striscione, battezzato da una fumogenata tricolore verde bianco e rossa, è collocato sul lato destro della gradinata Nord, affiancato da quello centrale “Ultras“ (la scritta completa è “ L’Imperia è una fede, gli Ultras i suoi profeti”) e da “Los aficionados” sulla sinistra. Presenti anche gli striscioni “Imperia club Bar Giorgio” e “Imperia club Bar Carlo “. L’esordio è vincente. Uno a zero contro coloro che entreranno nel novero dei nostri nemici storici: i “Boys” nerostellati, presenti al “Ciccione” in una trentina e saranno l’unico gruppo Ultras che metterà piede nella nostra città in tutta la stagione. Dopo 3 novanta minuti d’insulti reciproci c’è un tentativo di contatto a fine gara, sedato dalle forze dell’ordine. Il momento per noi è importantissimo, poiché segna una sorta di passaggio di consegne con gli storici gruppi del passato, “Commandos” e “Ultras Boys “. La situazione ambientale è molto diversa da quella dei gloriosi anni ’70: la città, dopo le recenti delusioni, si è disaffezionata alla squadra, lo stadio è frequentato mediamente da seicento spettatori, ben lontani dai tre/quattromila e talvolta più, degli anni della promozione in serie C e degli spareggi per l'approdo in serie C1. Cerchiamo, nonostante tutto, di ricreare qualcosa nella Nord: realizziamo un adesivo che riprende una scritta che campeggia sul muro esterno della gradinata (“Il sangue del nemico sprecato non sarà, anche il conte Dracula è dell’Imperia Ultrà“) ed apriamo il primo tesseramento. Per l’organizzazione delle trasferte, nelle quali il nostro striscione viene sempre esposto, ci appoggiamo preferibilmente agli Imperia club “Bar Giorgio” e ” Bar Carlo“ con l’aiuto, talvolta, dell’emittente radiofonica locale “Radio Progetto”. Alcune sono obiettivamente impossibili: il girone comprende anche diverse squadre sarde, il Civitavecchia ed il Foligno. 4 Ad Asti, il 7/11/1982, ci facciamo notare con un principio d’incendio provocato dalle torce da noi lanciate, prima del fischio d’inizio, sull’erba secca ai bordi del terreno di gioco: devono intervenire gli addetti allo stadio e sono minuti di tensione, con le forze dell’ordine che non apprezzano molto l’improvvisato rogo. Domenica 28/11/1982 si parte in treno alla volta della Spezia. Il clima non è certo simile a quello che incontreremo diciotto anni dopo: poco pubblico per uno Spezia in piena crisi societaria. La domenica successiva, il 05/12/1982, ci rechiamo, ancora in treno, a Tortona, dove incontriamo per la prima volta i “Lions Supporters”, con i quali non ci sono screzi, nel segno del reciproco rispetto. A Savona, il 27/02/1983 assistiamo ad un derby tranquillo, nel rispetto di una sorta di patto di non belligeranza con gli “Ultras Savona”, siglato anni prima, in funzione anti-matuziana e anti-toscana. I problemi, semmai, nascono con le forze dell’ordine che non tollerano il lancio di alcune torce, dal settore superiore della tribuna dove siamo assiepati, verso il terreno di gioco e la panchina savonese. Domenica 13/03/1983, a Casale, le vecchie ruggini tornano a galla, aiutate dall’infelice scelta di farci mettere nello stesso settore (distinti) dello stadio “Palli”: il dopo partita è contraddistinto da una 5 sassaiola da una parte all’altra del fetente canale Lanza, dove è parcheggiato il nostro pullman. Pullman che, dopo mezz’ ora, scortato, può dirigersi verso il casello autostradale. L’ultima trasferta dell’anno ci porta, domenica 22/05/1983 ad Alessandria, nello splendido “Moccagatta”, che mostra un bel colpo d’occhio nella curva grigia. L’ insperata vittoria permette alla nostra squadra di cogliere due punti fondamentali per una salvezza che sarà raggiunta solo alla penultima giornata, con la società in grave crisi. La classica invasione di campo “acchiappa maglie“ segna la fine della prima stagione del nostro gruppo. STAGIONE 1983/1984. SERIE C2 La situazione ambientale è sempre la stessa, se non peggiorata: l’indifferenza quasi totale della città nei confronti dei Nerazzurri è contrastata solo dalla nostra presenza nella gradinata Nord: sui muri cittadini compaiono le prime scritte “Samurai“. Periodicamente, volantini da noi realizzati invitano i nostri coetanei a tifare con noi. E’ realmente difficile andare avanti. La città non s’identifica più nella squadra composta quasi totalmente da “stranieri“, mercenari da una stagione e via, ed il cui nuovo presidente, Bruno Bonacina, è uno sconosciuto mobiliere brianzolo. 6 L’andamento del campionato è, in ogni caso, positivo e contribuisce a creare un minimo d’entusiasmo, per tirare avanti, con i soliti noti ad esporre lo striscione. La prima trasferta è domenica 25/09/1983 a Tortona, in treno: c’è un primo contatto verbale con i “Lions Supporters“ prima dell’incontro, con scambio di materiale ed idee, poi ognuno nel suo spicchio dei distinti del “Coppi“ a tifare. Domenica 13/11/1983 a Casale, nemmeno a dirlo, la trasferta è calda, nonostante le gelide condizioni atmosferiche. I problemi cominciano all’arrivo del nostro pullman nei pressi dello stadio. Un gruppetto di “Boys“ nerostellati ci circonda: sono momenti di tensione, volano insulti e qualche spintone, una sciarpa è strappata via. L’arrivo di una volante pone momentaneamente fine al diverbio. Dieci minuti dopo il fischio d’inizio c’è un tentativo di carica dei “Boys“ per cercare di sottrarci lo striscione: gli animi si riscaldano, volano monetine, ma il decisivo intervento delle forze dell’ordine impedisce nuovamente che divampi la rissa. A fine partita, non può mancare l’ormai classica sassaiola dalle due fetide sponde del canale che fiancheggia lo stadio. Invitati energicamente a salire sul pullman, veniamo scortati fino al casello autostradale. 7 La partita casalinga disputata domenica 11/12/1983, contro la vice capolista Alessandria, rappresenta un appuntamento importante: per l’occasione abbiamo ordinato duecento sciarpe in acrilico a strisce orizzontali nerazzurre e contemporaneamente una serigrafia ci ha preparato degli speciali stampi (a proposito, qualcuno dovrà ben decidersi ad andare a pagarli!) con la scritta “Ultras Imperia“ da noi disegnata. Armati di una speciale vernice bianca e di due spatole, stampiamo a mano una dopo l’altra le duecento sciarpe. Dopo cinque pomeriggi d’incessante impegno e dopo averle messe a seccare sulla stesa di un terrazzo, il lavoro è finito e le nostre prime sciarpe sono pronte: verranno vendute tutte in meno di un’ora. Realizziamo anche dei volantini per invitare il maggior numero di persone a recarsi allo stadio per sostenere la squadra in questa importante gara. La gradinata Nord è piena, allo stadio ci sono circa duemilacinquecento persone: la prima sciarpata firmata “Ultras Imperia” può essere fatta. Il prepartita è segnato dal furto di uno striscione dell’“Imperia club Bar Giorgio“. Poiché le “volpi” hanno l’abitudine di sistemarli al mattino, agli “Ultras Grigi“, giunti in massa ad Imperia intorno alle tredici, non pare vero di poter prelevare il prezioso bottino.

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