1 GIORNATE FAI DI PRIMAVERA 2016 (19-20 marzo) Luoghi nascosti a Udine e Gemona PALAZZO ANTONINI – MANGILLI – DEL TORSO E IL SUO GIARDINO Cultura e prestigio familiari UDINE Le notizie sono state raccolte, assemblate e stese dalla prof.ssa Francesca Venuto, referente del progetto “Alla scoperta dei beni culturali della città e del territorio” per il Liceo Classico “J. Stellini” di Udine. Materiale scolastico ad uso interno. 2 IL PALAZZO ANTONINI ~ MANGILLI - DEL TORSO A UDINE Il Palazzo udinese di Piazza Garibaldi che sarà aperto nelle Giornate di Primavera 2016 rispecchia il ruolo fondamentale delle famiglie committenti che l’hanno fatto costruire, l’hanno arricchito e trasformato lungo il corso dei secoli: gli Antonini, friulani, divenuti nobili in seguito a un cursus honorum di grande rilevanza, i Mangilli, commercianti d’origine bergamasca poi nobilitati, così come la famiglia borghese dei del Torso, di origini triestine, poi stabilitisi a Udine, commercianti anch’essi e poi inseriti per la loro intraprendenza e prestigio nella nobiltà locale. I loro intendimenti rappresentativi sono rispecchiati nell’ampio edificio che riflette il ruolo eminente svolto da ciascuna di queste casate nella società cittadina. La storia dell’edificio, secondo i documenti, inizierebbe il 22 febbraio 1447, quando ser Erasmo degli Erasmi, «decretorum doctor», livellò [si riferisce a contratto di livello: rendita] a m° Giovanni tintore, figlio del defunto Stefano di Ferrara, «domos suas de Grezano muratas solleratas cuppisque copertas cum curia et orto pospositis sitos in burgo Grezano extrinseco, in contrata Della Bevorchia». Fuori porta Grazzano (esistente e ancora ben visibile alla fine del secolo scorso all'inizio dell'attuale via Cesare Battisti, sull'angolo di palazzo Antivari-Kechler), davanti ai vasti spazi divenuti in seguito piazza dei Barnabiti (e oggi - con non lievi modifiche - piazza Garibaldi), sorgevano alcune casette tra le quali due dell’Erasmo ed una del fratello Antonio. Quest’ultima poi sarebbe passata in eredità alla famiglia di Giovanni Ricamatore (il celebre artista Giovanni da Udine), che proprio là vide la luce il 15 ottobre 1487. Era quello luogo di tintori, grazie anche alla presenza della roggia che attraversava (e attraversa ancora, benché coperta) e che creava non poche occasioni di litigio per il suo uso. 3 Nel 1452, il 17 dicembre, dopo che risse frequenti erano scoppiate per l'uso del lavatoio tra l’Erasmi ed un certo Andrea, figlio di Francesco Zani di Spilimbergo, ad evitare «omnem scandalum et ramchorem existentem inter prefatos tinctores», si deliberò che allo stesso Erasmo fosse concesso «locus habilis et idoneus in quo construi et fieri facere possit unum lavadorium in quo possit lavare facere possos sue tinctorie». Verso la fine del Quattrocento anche il figlio dell’Erasmi, Ambrogio, viveva in borgo Grazzano prope rugiam e che, il 16 marzo 1518, la casa Erasmi fu presa in affitto, per 9 ducati l’anno da Giovanni Fontana, architetto lombardo (ma abitante a Venezia) che Udine aveva chiamato a ricostruire il castello, assieme all’ormai famoso allievo udinese di Raffaello, distrutto dal terremoto del 1511 e da successivi incendi: impresa che ebbe inizio il 2 aprile 1517, su progetto dello stesso Fontana, ed alla quale per qualche tempo attesero contemporaneamente più di cinquecento persone. A partire dal Cinquecento Udine rinnovò suo volto: anche la committenza privata, accanto a quella pubblica, volle evidenziare il segno del proprio prestigio. Tra i mercati e i borghi esterni sorsero i palazzi delle casate inserite nel Libro d’oro della nobiltà udinese, istituito nel 1518, ma anche i palazzi di famiglie che aspiravano all’aggregazione al patriziato, arricchitesi soprattutto con le attività commerciali. Si costruiva secondo un modello di decoro e magnificenza urbana che conobbe il suo primo grande esempio nel palazzo degli Antonini progettato da Andrea Palladio. Ed è proprio all’incirca verso la metà del XVI secolo che un altro ramo della famiglia Antonini acquistò la proprietà degli Erasmi. Una lapide murata nel cortile interno del palazzo attesta che la costruzione dell'attuale palazzo fu iniziata nel 1577 per decisione di Daniele, figlio di Andrea, fratello del più giovane Floriano, e marito della nobile Felicita Hofer di Duino: DANIEL ANDR. F./ ANTONINUS/ AEDES A FU(N)DAME(N)TIS EXCITA/TAS SVAE SVORV(M)Q(VE) COMODI/ TATI PERFECIT EXORNAVITQVE)/MDLXXVII. Tuttavia, secondo recenti indagini archivistiche che verranno pubblicate a breve, l’edificio era però stato realizzato già alla metà del Cinquecento, quando Daniele (una volta divisi i beni paterni con gli altri fratelli in seguito al testamento del padre Andrea), vi andò ad abitare con la moglie. La lapide, che indica una data successiva, verosimilmente allude a ulteriori lavori di completamento proseguiti ben addentro agli anni ’70 del Cinquecento. GLI ANTONINI - La famiglia era originaria di Amaro, in Carnia, poi dal ‘400 un ramo della casata si portò a Venzone, e alcuni membri da lì a Udine. Nel 1491 gli Antonini acquistarono all’asta dalla Serenissima, insieme con il portogruarese Lucini, la Gastaldia di Saciletto e successivamente, nel 1516, anche la parte del Lucini. 4 Obbedendo alla politica della Serenissima volta alla infeudazione di nuovi territori, acquistati anche da ceti intermedi mercantili in possesso di cospicui mezzi, gli A. erano entrati appunto in possesso dell’intera Gastaldia [circoscrizione amministrativa governata da un funzionario della corte, che comprendeva anche la giurisdizione nel civile e criminale] di Saciletto (1491), nel basso Friuli, già feudo privato del Patriarca. Nel 1687 Saciletto fu trasformata in feudo comune a tutti i rami degli Antonini, con ingresso nel Parlamento della Patria del Friuli. Questa concessione rientra in una politica dei feudi che Venezia attuò a metà Seicento per sostenere i debiti causati dalla guerra di Candia. Gli Antonini potevano vantare come merito l’eroe Daniele, morto nella guerra di Gradisca, già allievo di Galilei a Padova e onorato con un monumento equestre in duomo a Udine. Nel 1518, dopo la serrata del Consiglio, gli Antonini per la loro ricchezza vennero iscritti nella prima matricola nobiliare [registro nel quale sono iscritti gli appartenenti a speciali categorie]: Andrea, padre di Daniele (il nostro personaggio), Bernardino e Floriano veniva perciò riconosciuto come autorevole esponente della classe dirigente locale. Ciò costituì una svolta decisiva per la diretta partecipazione della nuova aristocrazia agli organi comunali e alla spartizione delle cariche pubbliche (le serrate consiliari si susseguono in tutti i maggiori centri della Terraferma soggetti alla Dominante). La politica giurisdizionale friulana, a marcato carattere feudale, provocò un congelamento del settore economico e l’assenza di una classe imprenditoriale (la politica protezionistica veneziana stroncò i rapporti societari tra operatori toscani e famiglie autoctone più dinamiche: 1451, banditi i toscani dall’intero territorio). La supremazia dei castellani (costituenti una nobiltà composta di fortune e aderenze) vide il contrapporsi di una struttura dirigenziale di diversa estrazione sociale: gli A., ad esempio, vennero a coprire le più prestigiose magistrature del governo cittadino, strumenti essenziali alla detenzione e spartizione del potere. Poi il ruolo degli A. si allargò anche al campo della politica annonaria e all’attività assistenziale (con spiccate valenze bancarie). In parallelo gli Antonini acquistarono fondi nell’area urbana a cavallo della III cinta difensiva. La famiglia si distinse all’interno dell’élite dirigenziale cittadina, ma anche nell’intero territorio della Patria, specie nella fascia sud-orientale (a N-E di Aquileia), nella fascia centrale e in altri luoghi più discosti (oltre il Tagliamento). A ciò seguì l’espansione in città con questo e altri numerosi palazzi, tra cui emerge il Palazzo progettato dal Palladio già ricordato, Palazzo Antonini Belgrado (attuale sede della Provincia di Udine) e Palazzo Antonini sede dell’Università di Udine. A questi va aggiunto il Palazzo che si affaccia sull’odierna Piazza Garibaldi. Il palazzo sulla Piazza dei Padri Barnabiti – l’ordine religioso che si stabilì in quel comprensorio urbano, fondandovi un collegio-convitto di cui si tratterà in seguito - trovò la sua sistemazione definitiva, in forma monumentale, almeno per quanto riguarda la facciata, poco prima del 1680: scrive infatti, a ragione, in quell'anno Fabio della Forza: «Daniele [edificò] nella contrada di Grazzano fabbriche molteplici, ora accresciute a doppio palaggio». Il nuovo palazzo inglobava anche la casa vicina, più piccola, portando ad unità il complesso. Non si sa il nome di colui – architetto o capomastro - che ideò la felice soluzione, apprezzabile nella facciata esterna, caratterizzata dal doppio portale, a evidenziare la presenza di due esponenti di questo ramo familiare: nel Seicento, infatti, la casa fu abitata da Alfonso, celebre uomo d’armi e poeta che pubblicò le sue prime Rime sotto il nome accademico di «Sereno», e dal fratello Giacomo, capitano di cavalleria e governatore di Udine ma anche persona brillante per le straordinarie doti oratorie. Ricorda lo storico Capodagli che Alfonso, «essendosi unito con alcuni altri Soggetti letterati l’anno 1606, istituì la nobilissima Accademia de gli Sventati, e le diede degno ricovero nel proprio Palazzo; onde con universale consenso de gli Academici vi fu creato primo Principe della medesima». L'Accademia degli Sventati ebbe sede
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