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Sebastiano Ricci a Bologna: nuovi elementi sul rapporto con Carlo Cignani e la tradizione figurativa felsinea .......................................................................................................... 32 I.2. Ripensando i Fasti di Alessandro Farnese. Copia e invenzione tra Carracci e Luca Giordano ............................................................................................................................................... 42 I.3. Questioni di cronologia. Ricci da Piacenza a Pavia, e ritorno, nella biografia del suo primo allievo ................................................................................................................................. 59 I.4. Roma, Milano e Venezia: nuovi network e la necessità di una bottega ............................... 69 I.5. Organizzazione del lavoro e prassi operativa del giovane Ricci .......................................... 88 I.5.1. Le copie ............................................................................................................................ 88 I.5.2. I disegni preparatori ....................................................................................................... 93 I.5.3. I bozzetti .......................................................................................................................... 95 I.5.4. Gli stock-motif ..................................................................................................................105 CAPITOLO II Sebastiano Ricci da Firenze e Londra, con e senza bottega ............................................. 109 II.1. La bottega di Ricci, da San Geremia alle Procuratie ........................................................... 109 II.2. Nuove commissioni tra Venezia, Firenze e Belluno. I disegni nella prassi operativa tra il 1700 e il 1711 ...........................................................................................................119 II.3. Ricci a Venezia, 1708-1711. Prime tracce per una bottega ................................................ 132 II.3.1. 1708-1709. Un apprendista toscano tra Galeotti e Ricci: Agostino Veracini «glorioso discepolo di precettore sì grande» e la protezione di Ferdinando di Toscana .......................................................................................................... 133 II.3.2. 1709-11 c. Sebastiano Ricci con Francesco Polazzo per le nuove commissioni a Bergamo ........................................................................................................ 142 II.3.3. Gaspare Diziani tra incertezze documentarie e certezze grafiche ...................... 152 II.4. La bottega si scioglie: una tappa a Milano, i Ricci in Inghilterra e il caso di Portland House ............................................................................................................................. 155 3 CAPITOLO III La maturità di un artista, l’elasticità di una bottega. Ricci e i suoi collaboratori tra il 1716 e il 1734 ............................................................................................................................173 III.1. 1716-1729. Una bottega operosa per un nuovo mercato. Giovani e vecchie leve a servizio di Sebastiano Ricci .................................................................................................. 173 III.2. Incursioni bresciane: Antonio Paglia, Giacomo Zanetti e la questione dei lavoranti saltuari ................................................................................................................................ 179 III.3. L’allievo d’oltralpe: Daniel Gran e il suo «zweijährige Reyße nacher Welschland» ............... 185 III.4. I disegni nella prassi operativa intorno al 1720: la Caduta degli angeli ribelli, la pala dell’Angelo Custode e il dialogo con Francesco Solimena ................................................. 190 III.5. Il fedele Fontebasso, da “scolaro” a braccio destro ......................................................... 196 III.6. Ipotesi per altri artisti alla “scuola” di Sebastiano Ricci ................................................... 202 III.6.1. Nicola Grassi: allievo o collega di Ricci? .............................................................. 202 III.6.2. Gabburri detective: tracce per una biografia di Thomas Nerringer ................. 204 III.6.3. Giovanni Colombini scolaro di Ricci? .................................................................. 205 III.7. Felice Petricini, i «buoni auttori» francesi e alcuni indizi (grafici) sulle letture libertine di Ricci ................................................................................................................................ 206 III.8. La bottega al lavoro negli anni ‘20: collaborazioni, copie, repliche e varianti per un’impresa corale ....................................................................................................................... 214 III.9. 1730-1734. La fase estrema: il team Ricci–Fontebasso–Polazzo ..................................... 219 III.9.1. A volte ritornano: Francesco Polazzo, in caso di necessità ............................... 221 III.9.2. Francesco Fontebasso e il marketing delle incisioni ........................................... 226 CAPITOLO IV Disegnare nella bottega di Sebastiano Ricci. Retorica di un itinerario creativo ........ 235 IV.1. Esercizi e copie: la didattica dell’imitatio .............................................................................. 235 IV.1.1. Ancora sulle copie grafiche di Sebastiano Ricci. Dall’imitazione all’invenzione ....................................................................................................................... 237 IV.1.2. Imitare, imparare, registrare. Funzioni diverse per le copie grafiche da Sebastiano Ricci .............................................................................................................. 244 IV.1.3. Gli allievi imitano il Maestro, ma non solo: studi dal vero, da altri artisti e dai manuali didattici .............................................................................................. 250 IV.2. Strategie efficienti e formule ripetute. Garanzie di simulatio nei disegni per la bottega ..................................................................................................................................... 263 IV.3. Sulla scia del maestro: esempi di aemulatio nei disegni e dipinti dei collaboratori. Meditazioni grafiche e pittoriche sul tema della Natività ............................................................ 269 IV.3.1. Emulare Tiziano / Emulare Ricci ....................................................................... 270 IV.3.2. Da Veronese e Bassano a Paglia e Fontebasso. Diffusione dei modelli dentro e fuori la bottega di Ricci ....................................................................................... 276 ! 4 IV.4. Disegnare a servizio di altri artisti e di altre “botteghe” ................................................... 286 IV.4.1. Sebastiano e Marco Ricci: collaborazioni sulla tela e sulla carta ..................... 286 IV.4.2. Disegnare per altre maestranze. Alcune ipotesi di disegni per stuccatori ..... 294 IV.5. L’allievo sostituisce il maestro: Fontebasso e un caso di tentata superatio ...................... 299 NUOVI INTERROGATIVI E ALCUNE CONCLUSIONI ............................................!!!!!!............... 303 APPENDICE DOCUMENTARIA .................................................................................!!!!!!............... 311 BIBLIOGRAFIA ................................................................................................................................... 325 5 Avvertenza Le dimensioni dei disegni sono fornite in millimetri, quelle dei dipinti in centimetri. L’altezza precede la larghezza. Se non altrimenti specificato, i disegni sono stati realizzati su carta bianca. Come ricordato nell’Introduzione, tutti i disegni di Sebastiano Ricci conservati nell’album delle Gallerie dell’Accademia sono stati citati in uno stringato articolo-elenco di Antonio Morassi del 1926. Nel suo catalogo, Morassi specificava soggetto, tecnica e dimensione dei fogli, e seguiva quale ordine di trattazione il numero di inventario museale dei disegni. Nel momento in cui dovremo fornire dettagli bibliografici per i fogli veneziani di Ricci, nelle nostre note a piè di pagina non ripeteremo ogni volta il riferimento a Morassi, salvo isolate eccezioni in cui lo storico abbia aggiunto considerazioni ulteriori, utili ai nostri fini. Va da sé, dunque, che per ciascun disegno riccesco delle Gallerie dell’Accademia, andrà comunque tenuta a mente l’esistenza di questa
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