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interno_libretto bianco_192_libretto bianco 13/02/20 14:51 Pagina 3 LIBRETTO BIANCO IN CENTO PAROLE interno_libretto bianco_192_libretto bianco 13/02/20 14:51 Pagina 5 PREFAZIONE di FERNANDA DI MONTE* Ho incontrato per la prima volta Lucia Visca nel 1990, a Roma presso il Palazzo degli esami, in via Induno, vicino a Trastevere, dove sostenevo l’esame scritto per diventare gior- nalista professionista. Faceva parte della commissione esa- minatrice, passava tra i banchi, in silenzio e con uno sguardo rasserenante. Una seconda volta, in cui ci conoscemmo per- sonalmente, fu durante un viaggio di otto giorni in Turchia, insieme alla collega Renata Mambelli. Da allora ci lega un’amicizia trentennale e forse per questo, o forse perché re- ligiosa delle Paoline, mi ha chiesto di scrivere la prefazione di questo suo libro-massimario su papa Francesco. Il 13 marzo del 2013 mi trovavo in piazza San Pietro, in attesa della fumata bianca che annunciasse l’elezione del nuovo Papa, a seguito della rinuncia di Benedetto XVI. Ero, tra i tanti convenuti, ancora con lo stupore di quanto acca- duto con le “dimissioni”, quando arrivò l’annuncio che il cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, era il nuovo pontefice col nome di Francesco. Un Papa che conquistò la folla presente e lontana con il sem- plice saluto e con la richiesta dell’essere benedetto. Il beato Giacomo Alberione (1884-1971), fondatore della Famiglia Paolina ha inculcato alle sue Figlie e Figli il rispetto per ogni Papa. Egli stesso attinse sempre abbondantemente dagli insegnamenti pontifici gli stimoli per la spiritualità e l’apostolato paolini. Nel suo Testamento, lasciato a tutta la - 5 - interno_libretto bianco_192_libretto bianco 13/02/20 14:51 Pagina 6 Famiglia Paolina, scrisse: «Sento la gravità, innanzi a Dio ed agli uomini, della missione affidatami dal Signore… Siamo fondati su la Chiesa ed il Vicario di Gesù Cristo e questa convinzione ispira sicurezza, letizia, coraggio». Francesco non è un Papa che lascia indifferenti, ma è tale che desta simpatie e antipatie, consensi e dissensi. Ma credo che per chi si dichiara credente ci debba essere sempre il ri- spetto del senso fidei e non dimenticare che il Papa è il rap- presentante del Cristo in terra. Lucia Visca, nell’introduzione, da giornalista, tende a pri- vilegiare il linguaggio della comunicazione sociale. Pertanto è evidente che c’è una ricezione della figura del Papa in qual- che modo omologata alla sensibilità dei mass-media, più in- teressati talvolta agli aspetti della visibilità; non a caso si fanno ampi riferimenti agli strumenti della spettacolarità (film, documentari, pubblicazioni varie...) e si usano espres- sioni come “leader mondiale” e simili, esponendo il tutto anche a fenomeni di papolatria. Le tre testimonianze citate alla fine consentono, però, di riequilibrare il discorso in una duplice direzione. Da un lato, ciò che preme al Papa è la riforma della Chiesa, ad intra delle sue stesse strutture; in questa direzione egli sta prodigando notevoli sforzi, a fronte di prevedibili resistenze. Dall’altro lato, emerge una interpretazione del ministero pe- trino che, liberato da prospettive “provinciali”, viene vissuto da papa Francesco a servizio della Chiesa nella sua interezza; non si tratta di proporre un modello di leaderismo mondiale, piuttosto di offrire elementi evangelici di valutazione rispetto alle contraddizioni del sistema economico e politico mon- diale. Se ogni Chiesa locale deve incarnare il Vangelo nei luoghi delimitati della propria testimonianza, è compito del - 6 - interno_libretto bianco_192_libretto bianco 13/02/20 14:51 Pagina 7 ministero petrino spingere la Chiesa tour court al servizio di tutta l’umanità, a partire dagli ultimi e dalle situazioni squi- librate; in ciò ampliando continuamente gli orizzonti e fa- cendosi carico delle gioie e dei dolori, delle speranze e dei cambiamenti a beneficio di tutti. Da laica, Lucia Visca ha sempre avuto attenzione alla re- ligiosità. Con questa raccolta su diverse tematiche, le parole di papa Francesco di cui conosciamo l’efficacia del linguaggio che ha la capacità di stupire e turbare e di non lasciare tran- quilli né i grandi né i piccoli del mondo, offre alle Lettrici e Lettori l’opportunità di un ulteriore approfondimento. * Fernanda Di Monte vive a Palermo dal 2001. Ha conseguito la laurea in Scienze religiose all’Università Gregoriana e il diploma come esperta in Comunicazioni sociali alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma. Dal 1968 fa parte della Congregazione della “Pia Società Figlie di San Paolo” (più conosciute col nome di Paoline). Giornalista professionista, ha lavorato per diversi anni alla rivista JESUS, occupandosi di informazione religiosa, tematiche femminili. È stata presidente dell’Associazione Comunicazione e Cultura Paoline ONLUS per il triennio 2013-2016. Attualmente è responsabile, per la Comunicazione e Eventi, delle due Librerie Paoline di Palermo. - 7 - interno_libretto bianco_192_libretto bianco 13/02/20 14:51 Pagina 8 interno_libretto bianco_192_libretto bianco 13/02/20 14:51 Pagina 9 INTRODUZIONE di LUCIA VISCA* «Durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà (un/il?) Pietro (il?) Romano, che pascerà il gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dai sette colli sarà distrutta ed il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo». Non fosse stata scritta nel XII secolo, la profezia di San Malachia, vescovo di Armagh, fondata da San Patrizio e an- cora oggi capitale religiosa dell’Ulster (Irlanda del Nord), sembrerebbe una cronaca dei giorni nostri. Mille tribolazioni e città distrutta sono pane quotidiano dei romani, con o senza Armageddon. Il Giudizio, Roma se lo sentiva sulla pelle la mattina dell’11 febbraio 2013 quando Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, celebrando la canonizzazione dei martiri di Otranto, annunciò l’impensabile: rinunciò al ministero petrino, al papato insomma, secondo quanto det- tato dal canone 332 del codice di diritto canonico. «Morto un Papa se ne fa un altro»: l’antico proverbio di una città abituata da 2000 anni ai tempi e alle prudenze della Chiesa Cattolica, perse immediatamente di significato. Il Papa non era morto, era solo stanco e intenzionato a godersi una serena pensione. «Dopo aver ripetutamente esaminato la mia co- scienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino... Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di vescovo di Roma, suc- - 9 - interno_libretto bianco_192_libretto bianco 13/02/20 14:51 Pagina 10 cessore di San Pietro, a me affidato per mano dei cardinali il 19 aprile 2005». Il commiato di Benedetto XVI non am- metteva repliche. Non è tutto. Trascorse poco più di un mese e Roma e il mondo, Urbi et orbi come la benedizione di Natale e Pasqua ma anche come una cosa che stupisce popoli e nazioni, sono chiamati a digerire un altro scossone. Il 13 marzo 2013, dopo un conclave tutt’altro che combattuto, al soglio di Pietro sale un gesuita, Jorge Mario Bergoglio, straniero e ita- liano al tempo stesso, argentino di cittadinanza, piemontese di ascendenza, figlio di un melting pot che lo ha reso ruvido e gioviale1. Non bastando la profezia di San Malachia: ecco che i professionisti di malaugurio scomodano Nostradamus. Michel de Nostredame, astrologo, alchimista ma soprattutto profeta esoterico, nel 1555 scrisse, nel libro Centuries et pro- phéties: «Il roman clero,/a Capodanno farà lo scrutinio,/di uno della Compagnia grigio e nero,/che giammai ve ne fu un di più maligno»2. E lui, Bergoglio, come la prende? Fin dai primi attimi del pontificato sembra beatamente lasciarsela scivolare addosso. Dritto per la sua strada, risoluto nelle sue convinzioni, Josè Mario stupisce nella sua disarmante semplicità. «Buonasera». Per aprire il dialogo con i fedeli assiepati in piazza San Pietro sceglie una parola di uso quotidiano. Una parola da vicino di casa perbene, da amico educato che entra in punta di 1) «Nella capitale argentina nasce il 17 dicembre 1936, figlio di emigranti pie- montesi: suo padre Mario fa il ragioniere, impiegato nelle ferrovie, mentre sua madre, Regina Sivori, si occupa della casa e dell’educazione dei cinque figli», cfr. Biografia del Santo padre Francesco, www.vatican.va. 2) Michel de Nostredame, Centuries et prophéties, centuria X, quartina 91. - 10 - interno_libretto bianco_192_libretto bianco 13/02/20 14:51 Pagina 11 piedi in casa d’altri. Uno che vince l’imbarazzo con lo scherzo e si presenta come il Papa «venuto dalla fine del mondo». Basterà aspettare qualche settimana per comprendere a quale mondo intenda mettere fine. «Buonasera», come «buona notte e buon riposo», come «buon pranzo» dopo l’Angelus della domenica, il suo marchio, una di quelle frasi in forza delle quali si finisce sui libri delle elementari. Giulio Cesare ha «Alea iacta est» (Il dado è tratto), Garibaldi ha «Obbedisco», Martin Luther King ha «I have a dream» (Io ho un sogno). Francesco ha «Buonasera», parola di disarmante semplicità, intenzione di amicizia per l’ultimo che lo ascolta. “Semplice” è il termine scelto per descrivere Bergoglio nella biografia ufficiale comparsa sul sito della Santa Sede3 e su L’Osservatore Romano4 il 14 marzo 2013, all’indomani dell’elezione: «Il primo Papa giunto dalle Americhe è il gesuita argentino Jorge Mario Bergoglio, 76 anni, arcivescovo di Buenos Aires dal 1998. È una figura di spicco dell’intero continente e un pastore semplice e molto amato nella sua diocesi, che ha girato in lungo e in largo, anche in metropo- litana e con gli autobus»5. Non mancano, nel testo, i riferimenti a uno stile di vita quotidiano che appare studiato da minuziose intenzioni pa- storali: «La mia gente è povera e io sono uno di loro», ha detto una volta per spiegare la scelta di abitare in un appar- tamento e di prepararsi la cena da solo.

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