VOCI DEL VARIETÀ / FEDERICO DELLE VOCI I direttori di doppiaggio di Fellini A CURA DI TATTI SANGUINETI CON LA COLLABORAZIONE E UNA FILMOGRAFIA DI GERARDO DI COLA FONDAZIONE FEDERICO FELLINI 1 Questa pubblicazione è stata realizzata dalla Fondazione Federico Fellini in collaborazione con la Cineteca di Bologna. Con il contributo della Direzione Generale Cinema - Ministero per i Beni e le Attività Culturali Aiuto: Alessandra Fontemaggi Segretaria di edizione: Rosellina D’Errico Redazione: Giuseppe Ricci Trascrizione testi: Mirco Cecchini, Francesca Chicchi, Lorenzo Corbelli, Rossana Mordini, Gina Saielli Progetto grafico della copertina: Damir Jellici Stampa: Ramberti Arti Grafiche Un particolare ringraziamento a: Gianfranco Angelucci, Gideon Bachmann, Daniela Barbiani, Pino Bruni, Valerio Caprara, Renato Cortesi, Andrea Crozzoli, Solvejg D’Assunta, Gian Luca Farinelli, Anna Fiaccarini, Giulia Graziani, Franco Interlenghi, Miro Gori, Michele Kalamera, Enrico Lancia, John Francis Lane, Francesca Leali, Oreste Lionello, Paolo Luciani, Stefano Masi, Roberto Mannoni, Andrea Meneghelli, Paolo Mereghetti, Vincenzo Mollica, Enzo e Glauco Ocone, Angelo Olivieri, Elio Pandolfi, Fiammetta Profili, Pier Luigi Raffaelli, Gian Piero Rizzo, Walter Santesso, Moraldo Rossi e inoltre Cinemazero, Reporters Associati, il Centro Espres- sioni Cinematografiche di Udine, la CVD di Roma e Elisabetta in particolare, la famiglia di Gerardo Di Cola e quella di Mario Maldesi. È vietata ogni riproduzione non autorizzata dei disegni e delle foto pubblicate. 2 Fondazione Federico Fellini Via Oberdan 1 - 47900 Rimini tel. 0541 50085-50303 / fax 0541 57378 www.federicofellini.it e-mail: [email protected] residente Pupi Avati Vice Presidente Giuseppe Chicchi Direttore Vittorio Boarini Consiglio d’Amministrazione Pupi Avati Marco Bertozzi Giuseppe Chicchi Carlo Fuscagni Angelo Libertini Stefano Pivato Italo Sala Comitato Scientifico Gian Piero Brunetta Michele Canosa Maurizio Giammusso Jean A. Gili Vincenzo Mollica Jacqueline Risset Gianni Rondolino Mario Sesti Giorgio Tinazzi Sergio Zavoli Responsabile delle iniziative Alessandra Fontemaggi Responsabile dell’archivio Giuseppe Ricci Segreteria Mirco Cecchini Segreteria amministrativa Andrea Cesari Lorenzo Corbelli 3 4 ISTRUZIONI PER L’USO Affidare a Tatti Sanguineti la cura di un volume da parte di una Fondazione che ha grandi responsabilità culturali e ne risponde ad Istituzioni pubbliche è comunque un azzardo, un rischio che si può correre solo se lo si è ben calcolato, mettendo nel conto che a volte i calcoli si possono sbagliare. Tatti, infatti, è un intellettuale creativo che nei momenti maggiormente felici del suo operare fa trasparire una fantasiosa genialità, nella quale però spesso si insinua una vena di sregolatezza che di quando in quando prevarica la genialità stessa. Questo non toglie che la Fondazione Fellini, la quale ha il compito istitu- zionale di conservare e diffondere la memoria storica del grande regista, abbia subito preso in considerazione la proposta, avanzata dallo stesso Sanguineti, di pubblicare un testo dedicato al doppiaggio nei film di Fellini. L’argomento è parso di tale importanza, così atto a fornire nuovi contributi allo studio dell’opera cinematografica del Nostro, tanto innovativo nel quadro degli studi felliniani, dove un tema di tale rilievo non ha trovato finora praticamente alcuna attenzione, che abbiamo ritenuto, confortati dalla partecipazione della Cineteca di Bologna, di imbarcarci in questa av- ventura, dato che di una vera e propria avventura si è trattato, anche perché da molte parti ci sono giunti autorevoli e amichevoli incoraggiamenti ad affrontare le incognite che sempre si presentano quando ci si muove su un terreno inesplorato per aprire nuove vie alla ricerca. Sanguineti dispone su questo argomento di un archivio enorme, una 5 sterminata congerie di materiali, tutti riferibili al tema delle voci nei film di Fellini, raccolta in molti anni e in attesa di essere utilizzata. Tanto vasto è l’archivio che solo una piccola parte è stata impiegata in questo volume ed è certamente giusto pensare, come affiora nelle sue pagine, a quelli che si potrebbero fare in seguito. Ma andiamo con ordine, un passo alla volta per non inciampare di nuovo. Qui basta notare che, fra il materiale già in parte sistemato per eventuali ulteriori pubblicazioni, vi sono più di sessanta testimonianze, tutte di ineccepibile interesse storico-documentario, che vanno da Carmelo Bene a Claudia Cardinale, da Valentina Cortese ad Arnoldo Foà, da Oreste Lionel- lo a Marcello Mastroianni, passando per Renato Cortesi, Carlo Croccolo, Solvejg D’Assunta, John Francis Lane, Nino Manfredi, Giulietta Masina, Elio Pandolfi e Walter Santesso. Uno straordinario archivio, dunque; la determinazione dell’archivista di selezionarlo, ordinarlo e trasformarlo in un libro; la disponibilità a colla- borare di Gerardo Di Cola, un cultore della materia alla quale ha dedicato il ponderoso volume Le voci del tempo perduto; l’impegno di Alessandra Fontemaggi ad essere il braccio e la mente della Fondazione affiancando Sanguineti durante tutta la complessa vicenda che ha scandito la redazio- ne del testo sono stati la combinazione che ha fatto scattare il processo produttivo il cui risultato qui finalmente vede la luce. Prima di procedere oltre è bene chiarire ai lettori, che vogliamo sperare molto numerosi e, quindi, non tutti specialisti, che quando parliamo di doppiaggio in Fellini non ci riferiamo, come normalmente si pensa, alla traduzione dei dialoghi di un film dalla loro lingua originale a quella del paese dove il film stesso è stato acquisito per la distribuzione, ma alle voci che Fellini dà a molti dei suoi attori, indipendentemente dalla lingua in cui essi parlano, non con un intento funzionale (come può es- sere quello di far comprendere al pubblico italiano un film americano), ma con finalità espressive, vale a dire per raggiungere risultati artistici. Di qui l’importanza delle voci che non appartengono agli attori e non hanno il compito di migliorare la loro dizione, ma sono interventi 6 creativi tesi ad arricchire di significati e di valori estetici l’opera. Tutto ciò appare chiaramente leggendo il corpo del volume, ricco di apporti inediti dello stesso Fellini, dei suoi collaboratori al doppiaggio e di molti altri. Tutti di grande interesse, ma fra essi si cela l’insidia: l’azzardo che la Fondazione ha deciso di correre si è insinuato nella testimonianza della vedova Giannini, raccolta da Sanguineti sotto il titolo Ultima telefonata alla signora Giannini, dove compare un riferimento a Suso Cecchi D’Amico e alla sua famiglia di pessimo gusto, aggravato dall’intonazione macabra. La signora Giannini avrà sicuramente detto quella frase, ma averla voluta registrare non credo sia un servizio reso alla verità e neppure alla stessa signora Giannini. Credo invece trattarsi, appunto, di sregolatezza, testimo- niata da un ulteriore accanimento contro la più autorevole sceneggiatrice del cinema italiano, che possiamo leggere nel lungo saggio con cui San- guineti accompagna il nucleo storico-filologico del libro, dove si giunge a contraddire apertamente i fatti storicamente accertati e dallo stesso Sanguineti riportati. Infatti, dai brani delle memorie dettate da Suso alla nipote e trascritti da Tatti, si può chiaramente dedurre che Suso giudica Giannini “un regista molto importante e di grandissimo talento” e che questo giudizio non contrasta con la constatazione che Giannini era anche “un incontenibile fanatico del lotto”. Non solo, ma dalla stessa fonte apprendiamo che nella rottura fra Suso e Giannini il gioco del lotto non ha avuto nulla a che fare, essa infatti fu determinata solo e unicamente dalla decisione della Titanus, cioè dal produttore Goffredo Lombardo, di affidare a Visconti la regia del Gattopardo togliendola a Giannini, al quale in un primo tempo l’aveva commissionata. La arbitraria interpretazione che Sanguineti dà di questa vicenda, avvitandosi in una polemica senza attinenza rispetto al tema del volume, sembra una fantasia fondata sugli stessi principi cabalistici a cui si ispirano i giocatori accaniti del lotto e tesa surrettiziamente a fare della vicenda stessa un’ennesima non necessaria esemplificazione del principio che “la storia la scrivono i vincitori”. Ovviamente la Fondazione ha fatto notare all’autore tutto ciò, così come 7 gli ha fatto notare la gratuità dell’affondo portato a Tullio Kezich perché nella sua biografia di Fellini, giustamente considerata in Italia e all’estero un testo fondamentale, non sono citati i direttori del doppiaggio. Inutilmente. D’altra parte la Fondazione non ha né vuole avere alcuna funzione che ab- bia, anche indirettamente, una qualche analogia con un intervento censorio e, quindi, il testo va in stampa così come lo ha voluto il suo autore. Al di là delle intemperanze, infatti, che nel caso di Kezich assumono anche echi goliardici, ci sembra che il libro costituisca comunque un contributo non rinunciabile agli studi felliniani, un contributo che potrebbe essere ricco di futuro e che non è giusto sottrarre agli studiosi, ai ricercatori e, più in generale, alla cerchia di lettori intelligenti e curiosi che possano apprezzarlo, a causa degli eccessi dell’autore, inopportuni certamente, ma pur sempre marginali rispetto al complesso di apporti critico-filologici originali che costituiscono il corpo del volume. D’altra parte, e anche questo non è un dato trascurabile, la Fondazione si è impegnata da tempo a pubblicare questo volume: si è impegnata con la comunità degli
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