Sulla Festa romana del cinema il direttore di Circuito Cinema Roberto Ellero è intervenuto con un articolo che, apparso nel numero di ottobre del mensile Venezia News, ci sembra utile di seguito riproporre. Se il cinema non è un panda da salvare, come ha rilevato l’immaginifico Walter Veltroni alla vigilia della Festa romana, trovando oltretutto il modo di motivare per bene e una volta di più le sue truppe, ne con- segue che i festival cinematografici (comunque denominati: le discettazioni semantiche lasciano il tempo che trovano) non sono, non possono essere più soltanto, quelle nicchie protettive evocate da taluni per dare un senso al perdurare della forma festival, la cui storia risale cinematograficamente alla metà del Novecento per rifarsi ad un modello – quello delle esposizioni universali – varato addirittura un secolo prima, quale autorappresentazione del sistema produttivo capitalistico nella fase cruciale della seconda e decisiva rivo- luzione industriale (esposizioni internazionali si chiamavano infatti tanto la prima Biennale d’arti figurative del 1895 quanto la prima Mostra del cinema del 1932). Nel frattempo, come ognuno sa, è successo di tutto e, tanto per stare al cinema, dopo il riconoscimento di nobiltà artistica coincidente con gli anni della sua più marcata industrializzazione secondo il modello holly- woodiano (quasi che una cosa compensasse l’altra, nell’economia di quell’eterna doppiezza che gli è con- naturata e riconosciuta, almeno da Benjamin in poi), sono venute le profonde modificazioni dell’odierna era audiovisiva, con il cinema esploso nella galassia dei nuovi supporti, canali e contenitori. È a questo cinema, ormai in buona parte fuori di sé, che dovrebbe guardare la forma festival per definire i suoi opportuni aggiornamenti, evitando di trastullarsi troppo coi ricordi del passato e puntando piuttosto con decisione a comprendere il presente per programmare il futuro. La novità della Festa romana, diciamo pure il suo primo merito, consiste nella consapevolezza che per resti- tuire alla forma festival un senso occorre necessariamente restituirle una socialità, la stessa socialità di cui ha bisogno il cinema per uscire dalle nicchie del panda. Questa socialità chiama in causa luoghi e destinatari dell’evento prima ancora che le sue stesse modalità, peraltro necessariamente coerenti. E se altrove, Venezia per dire, ancora ci si attarda sugli addetti ai lavori e sulle cittadelle, qui l’opzione è esplicita: il pubblico e la città, anche al prezzo di sacrificare qualcosa in termini di dispersione organizzativa. Se c’è – come ha novembre rivendicato l’assessore all’effimero delle estati romane di trent’anni fa Renato Nicolini – una neanche troppo recondita continuità tra Massenzio e le Notti bianche, questo medesimo fil rouge transita anche per la Festa 2006 del cinema, nel senso che orienta la forma festival in direzione degli stessi protagonisti e scenari. E siccome si fa un gran parlare della concorrenza con Venezia, piace ricordare che su questi temi, in tempi decisamente non sospetti ma certo con lungimiranza, aveva cominciato a riflettere verso la metà degli anni Sessanta Luigi Chiarini, auspicando il trasferimento del festival all’Arsenale, nel corpo vivo di una Venezia insulare ancora popolare e popolata. E dire che, da destra, lo accusavano di voler fare la Mostra dei filosofi… Pistole contro DI Marco Dalla Gassa Il confine è labile. Moralità, ambiguità, potere. testa di ponte dell’Occidente in Oriente in ma si è alterato il suo DNA. Basterebbe vedere Due pistole puntate contro, un distintivo virtù del suo essere colonia inglese ed ora il trittico di pellicole del 1998, prodotte tutte nella tasca della giacca, forse ma non c’è specola privilegiata e preoccupata sui grandi dalla factory di Johnnie To, per assaporare il tempo per mostrarlo. Chi preme per primo il cambiamenti che accadono nella vicina senso del tragico e il gusto dolciastro del grilletto? Chi è dalla parte della ragione? Chi è Grande Madre Cina, Hong Kong parla da sem- veleno: A Hero Never Dies dello stesso To è dalla parte della legge? Uno sparo. Silenzio. pre ad un pubblico medio (e mondializzato) e un necrologio all’amicizia, The Longest Nite è The end. ad esso chiede di interrogarsi sulla questione un dileggio verso qualsiasi speranza di salvez- Se il poliziesco è un genere che ancora oggi forse più scottante di questi ultimi decenni: za e verso qualsiasi illusione di autodetermi- gode di intatta vitalità e “gira” su ogni come colmare lo iato che scinde gli stili di vita nazione, Expect the Unexpected (questi ultimi piattaforma di intrattenimento (fumetti, “occidentalizzati” di molti cittadini del piane- due film firmati entrambi da Patrick Yau) è romanzi, fiction, telefilm, cinema, ta, spinti verso un individualismo/capitali- un’epigrafe dedicata al sentimento di videogames) i motivi sono sempre gli stessi: smo/consumismo sempre più sfrenato, dalle inadeguatezza dell’uomo che vira nel più corre vacillando sulla sottile linea nera che dottrine sociali e/o dal pensiero religioso (ad cupo pessimismo. Quando poi appaiono pel- separa il morale dall’immorale, costringe il es. il confucianesimo) che impongono altri licole come Infernal Affairs di Andrew Lau e lato oscuro e quello presentabile dell’uomo a valori e altri comportamenti. I polizieschi Alan Mak o A Bullet Over Summer di Wilson guardarsi negli occhi (o allo specchio, se hongkonghesi – non sarà un caso – pullulano Yip, che rielaborano il conflitto identitario che preferite, per scoprirsi spesso troppo simili), di conflitti che minacciano di disgregare l’isti- scuote alcuni agenti infiltrati nelle triadi, offre, nei casi più estremi, una rappresen- tuto famigliare, che mettono i personaggi più oppure rarefatte esplorazioni di città deser- tazione credibile del lato anarchico dell’indi- retti di fronte alla tentazione del guadagno tiche (e quasi post-atomiche) all’interno delle viduo, mentre in quelli più conservativi veico- facile o del tradimento per biechi interessi quali si compiono indagini volutamente ostili la ideologie e valori spiccatamente unifor- individuali, che descrivono un mondo privo ai voleri dei propri superiori come nel caso di manti. La disillusione e il disorientamento del di qualsiasi legalità e ideale positivo. Eppure PTU – Police Tactical Unit di Johnnie To, è presente non fanno che regalare nuovi spunti negli ultimi anni, e più precisamente dal 1997, chiaro che il dissidio che si alimenta sotto la e nuove ragioni di esistere al genere. Non anno del trasferimento di poteri dalla Corona brace riguarda l’identità sociale di un’intera invecchia mai, anzi si espande, si contamina, britannica alla Repubblica Popolare Cinese, ad popolazione, ben rappresentata da quella la- Anno XX, n. 8 novembre 2006 si conforma e si deforma, si transgenera, si oggi, qualcosa è cambiato: spettacolarità più cerata dei poliziotti protagonisti. Anche le tri- Autorizzazione Tribunale di Venezia multigenera. Poliziesco, gangster film, crime raffinata e rarefatta, attorcigliamento dei adi, depositarie di un sistema di valori alter- n. 1070 R.S. del 5/11/1991 DIRETTORE RESPONSABILE Roberto Ellero movie, giallo, noir, detective movie, hard canovacci, incupimento degli sguardi, capito- nativo e, ipoteticamente, più solido (se non boiled, senza contare i film sulla mafia, gli lazione di qualsiasi speranza di giustizia, altro perché coercitivo), mostrano segni di Mensile edito dal Comune di Venezia yakuza eiga, i film processuali, quelli sulla polverizzazione degli affetti, intorpidimento disgregazione e disfacimento interno. Quelle Ufficio Attività Cinematografiche ribellione giovanile o sulle baby gang: più dei codici valoriali. che una volta erano guerre tra famiglie per REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE definizioni vengono coniate meno chiari Se si guardano i “classici” del poliziesco affermare la propria supremazia sulle altre e Palazzo Mocenigo, San Stae 1991 diventano i significati. E i contorni dentro i hongkonghese a cavallo tra gli anni Ottanta e imporre un nuovo equilibrio, diventano il 30125 Venezia quali si muovono i personaggi si fanno sem- Novanta – abbiamo scelto come esempi The simbolo dell’affermazione di un individualis- tel. 0415241320, fax 0415241342 pre più sfumati. Killer di John Woo, City on Fire di Ringo Lam, mo fratricida (Election di Johnnie To), il http://www.comune.venezia.it/cinema/ [email protected] A differenza di quanto si possa pensare, i Crime Story di Kirk Wong – ci si accorge che segno della resa al caos della contempo- migliori recenti esempi di crime movie non a guidare la mano di registi e attori erano raneità (One Nite in Mongkok di Derek Yee), DIRETTORE Roberto Ellero giungono soltanto da Hollywood, che impulsi (iper)realistici (nel caso di Woo di un il grido disperato di chi non sa più come co- REDAZIONE Norma Dalla Chiara (capo), dimostra, invero, un’inconsueta vitalità grazie realismo espressionista e barocco), ansie stituire qualsiasi forma, anche debole, di unità Noemi Battistuzzo HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: ad esempi come Collateral e Miami Vice di apocalittiche (nei riferimenti cristologici, nel- famigliare (A War Named Desire di Alan Cinzia Cimalando, Marco Dalla Gassa, Michael Mann o The Departed di Martin l’equiparazione di fronte al giudizio univer- Mak). È una Hong Kong tutta da vivere, nei Michele Gottardi Scorsese, ma anche e soprattutto dalle cine- sale del poliziotto e del criminale), illusioni di suoi tetti, nei suoi grattacieli, nelle sue strade, matografie asiatiche, con quella di Hong Kong progresso,
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