Lago d’Aral – Aral Sea Insieme di materiali sull’apocalittica tragedia silenziosa Materiali raccolti in rete da Daniele [email protected] Questa, per quanti ne fossero all’oscuro, è la storia dei disastri provocati intenzionalmente dall’azione dell’uomo in Asia Centrale. È la storia del lago d’Aral, gigantesco specchio d’acqua interno, circondato da zone aride e desertiche, ora pressoché condannato alla morte per prosciugamento. Come se non bastasse, oltre allo sconvolgimento del clima della regione, all’inquinamento elevatissimo, alla rovina della vita degli animali e della popolazione delle aree coinvolte, la tragedia assume anche caratteri particolarmente inquietanti e catastrofici a causa di una ex isola, ora collegata alla terraferma, le cui viscere nascondono un pericolo concreto per l’umanità intera…”buona” lettura. Di seguito un documento tratto dal sito: www.siamoiblei.com/aral Il Lago di Aral si trova in Asia Centrale a cavallo tra l'Uzbekistan occidentale ed il Kazakistan meridionale. Vedere ciò che resta dello specchio d'acqua - un tempo il quarto lago più grande del mondo per estensione - è praticamente impossibile a meno che non siate nelle condizioni di sorvolare la zona con un elicottero. Durante il nostro viaggio in Uzbekistan, nell'estate del 2001, ci siamo spinti sino a Moynaq, la città che più di altre porta i segni della scandalosa tragedia del lago di Aral, anzi dei laghi, da quando nel 1987 si è diviso in due. Un tempo uno dei maggiori porti dell'Aral Sea e sede di operose industrie di conservazione del pesce, oggi Moynaq si trova a quasi 80 Km dall'acqua: è un luogo fortemente condizionato dal disastro ambientale e ciò che resta della potente flotta di pescherecci è un desolante cimitero di navi inclinate e arrugginite che abbiamo visto con i nostri occhi. La popolazione di Moynaq è in diminuzione: oggi ci vivono circa 2000 anime, in massima parte di origine kazaka, che risentono pesantemente degli effetti della desertificazione e dell'inquinamento: malattie, deformazioni, clima torrido in estate e gelido in inverno, fastidiose tempeste di sabbia e sale. 1 Foto tratta dal sito siamoiblei.com/aral Il "benvenuto" in città ve lo darà un cartello posto all'entrata su cui è disegnato un enorme pesce. Il ricco passato di Moynaq legato alla pesca e alla presenza di industrie ittiche è descritto nel Museo allestito presso la Scuola di Musica: foto, dipinti, plastici, modellini di pescherecci in miniatura e persino qualche scatola ossidata contenente pesce salato vi racconteranno come era un tempo Moynaq. Due i cimiteri delle navi: il primo è vicino un deposito di gas, l'altro è nei pressi della centrale elettrica. Non pensate che la gente del luogo, imbarazzata per l'accaduto, vi aiuti a trovare i siti. Noi - dopo aver visitato i relitti - abbiamo trovato sbarrata la strada del ritorno da copertoni e vecchie marmitte. Abbiamo pensato ad uno scherzo dei bambini, ma non c'è dubbio sul fatto che gli abitanti del luogo siano scocciati dal continuo andirivieni di turisti. Gli abitanti, con una buona dose di autoironia, dicono che se ciascuno dei visitatori avesse portato un secchio d'acqua, Aral sarebbe tornato come prima! Paradossi a parte, il disperato e inutile tentativo di ristabilire lo stato dei luoghi risiede in putridi acquitrini in cui si abbeverano le greggi. Poco più lontano sorge un monumento ai caduti delle guerre: sorge in cima ad una collina che si eleva a picco su quelle che un tempo erano le sponde di Aral. Il monumento ai caduti della seconda guerra mondiale foto tratta dal sito siamoiblei.com/aral 2 Per capire come si è giunti ad un disastro di tale portata, bisogna tornare indietro di circa cinquant’anni. Il corso dei fiumi, immissari del lago, Syr e Amu Darya è stato deviato per consentire l'irrigazione delle piantagioni di cotone. Ma nel frattempo avveniva lo scempio. Ecco come, nel tempo, a partire dai primi anni ‘60 a seguito del prosciugamento, si è ridotto il lago di Aral. La sua estensione è diminuita del 50%, il suo volume del 75%, il livello si è abbassato di circa 20 metri, la costa è arretrata di 150 Km lasciando a secco porti e comunità tra cui Moynak. Bisognava contrastare gli Stati Uniti. Mosca ordinò più cotone e con questo espresse la condanna a morte per il lago di Aral. Almeno nei primi anni la produzione dei batuffoli crebbe davvero, al punto che tutta l'area divenne un imponente e invidiabile impianto monocolturale: un vero vanto per l'Urss. Il canale del Kara Kum fu aperto nel 1956, deviando cosi una larga parte della portata del fiume Amu-Darya nel deserto del Turkmenistan e milioni di ettari di terreno vennero irrigati a partire dal 1960. foto tratta dal sito siamoiblei.com/aral Per le popolazioni del luogo però il tempo di festeggiare non c'è stato. Anzi. La produzione del cotone divenne presto molto scadente e nel frattempo la maggiore quantità d'acqua necessaria per l'irrigazione delle piantagioni aveva prosciugato il lago di Aral, rendendone una parte un autentico deserto. Desertificazione a parte, la regione 3 fa i conti con l'inquinamento del suolo, dell'aria e dell'acqua potabile causato dalle migliaia di tonnellate di pesticidi usati nei campi. Quello di Aral è uno scempio che ha fatto ammalare e morire una parte della popolazione. Le pessime condizioni della rete idrica, che di per sé comunque distribuisce acqua contaminata da sale e pesticidi Bambini presso una pozza d’acqua malsana 4 Ancora uno zoom sulle condizioni igieniche Per portare l'acqua nei campi di cotone i pianificatori sovietici crearono una rete di canali e sbarramenti lungo il corso dei fiumi Amu Darya e Syr Darya, i principali affluenti del mare d'Aral. Il previsto incremento della produzione di cotone dovuto all' irrigazione intensiva non si è realizzato per la progressiva salinizzazione del suolo e l'inefficienza di un sistema in cui il 50% dell'acqua evaporava o si sprecava prima di raggiungere i campi a causa delle canalizzazioni a cielo aperto e spesse volte scavate nel terreno. I campi si ricoprirono piuttosto da uno strato biancastro fatto da una mistura tossica di sale, defolianti e fertilizzanti con cui i pianificatori sovietici ritenevano di incrementare le quote di raccolto. La spirale del disastro ecologico era ormai innescata: Tra il 1960 ed il 1980 l'area irrigata aumentò solo del 20%, ma raddoppiò la quantità d'acqua necessaria prelevata dai fiumi. Mentre il lago si prosciugava, le spiagge si ritiravano, i porti con i pescherecci che un tempo portavano a riva una quantità eccezionale di pesce, restavano a secco. Contestualmente sulla regione imperversavano sempre più spesso tempeste di sabbia miscelata alle sostanze chimiche usate in agricoltura. La rovina dell'ecosistema e la desertificazione hanno causato modifiche al clima. 5 Il fiume Amu-Darya a 200 km dalla foce, ormai privato della maggior parte del volume d’acqua, sottratto dai canali per l’irrigazione Desertificazione: villaggi fantasma, oggi invasi dalle dune del deserto Kyzyl-Kum che avanza 6 Ancora uno sguardo sul fenomeno di desertificazione Aral Sea agiva come termoregolatore, mitigando l'effetto dei venti siberiani d'inverno e delle alte temperature estive. Nel corso degli anni le piogge sono diminuite di dieci volte, l'inverno è divenuto più freddo, l'estate più torrida, il grado salino del del Mare d'Aral è aumentato di tre volte e delle 25 specie di pesce presenti ne sopravvivono solo due o tre. Impressionanti i dati sulla mortalità, decimate anche le specie animali Noi siamo stati a Moynaq in Uzbekistan. Un tempo questa città era un florido porto e la sua principale risorsa la pesca. Oggi a Moynaq il mare non c'è più, si è ritirato di 80 km. Il paesaggio è costituito da dune di sabbia, arbusti e stagni maleodoranti. La gente che vive nei dintorni (un milione di persone) è ammalata. I bambini nascono con orribili malformazioni. I pesticidi usati nelle piantagioni di cotone hanno inquinato tutto. Ma non solo. Al centro del lago vi è un'isola su cui circolano voci inquietanti su quello che si può trovare nei sotterranei dei laboratori abbandonati dagli scienziati sovietici. 7 Moinaq ha un quartier generale, in Asia Centrale si registrano le peggiori condizioni sanitarie del pianeta e considerato che pure l’acqua è inquinata, tutta la catena alimentare risulta compromessa. Su 700.000 donne residenti il 97% soffre di anemia: rispetto a cinquanta anni fa la percentuale è aumentata di cinque volte. La mortalità infantile è di circa l’80 per mille, contro una media italiana dell’8 per mille. I casi di cancro al fegato sono aumentati del 200%, quelli di tumore alla gola del 25%, mentre la tubercolosi e altre malattie dell'apparato respiratorio hanno raggiunto livelli incontrollabili. La scarsità dell'acqua potabile (che comunque passa prima dagli sterminati campi di cotone) ha determinato tifo, paratifo e dissenteria. Le indicibili sofferenze umane non sono le sole. La stoltezza relativa al dirottamento dei fiumi e alla desertificazione della zona ha fatto si che delle 173 specie di animali che vivevano nei dintorni del lago di Aral ne sopravvivano poco più di 30. L'inaridimento ha sconquassato l'habitat in cui vivevano l'antilope saiga e il raro onagro selvatico dell'Asia. La flora e la fauna dei Fiumi Syr Darya e Amu Darya non è più la stessa; le foreste si sono ridotte; in ciò che è rimasto del lago di Aral ci sono pochi pesci a causa dell'aumento della salinità. E poi c'è, appunto, l'isola di Vozrozhdenie: secondo gli abitanti del luogo il sito - in cui sembra i sovietici sperimentassero armi batteriologiche e chimiche - avrebbe causato fino agli anni '80 la morte di tantissime persone.
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